Viaggi
Spiagge da sogno con pochi euro: i mari più belli (e meno costosi) d’Europa
Dall’Albania al Montenegro, passando per le isole greche meno battute: guida ai paradisi balneari con mare cristallino, cucina da sogno e prezzi accessibili

Estate non fa rima con conto in rosso. O almeno non più. Perché viaggiare senza spendere una fortuna è ancora possibile, basta saper scegliere il luogo giusto e avere voglia di lasciarsi stupire da mete meno inflazionate ma altrettanto incantevoli. I prezzi esorbitanti di alcune località del Mediterraneo – con lettini a 100 euro al giorno e cene da capogiro – hanno spinto molti turisti a cercare alternative. E le alternative, per fortuna, non mancano. Anzi, in alcuni casi il mare è più pulito, la cucina più autentica, l’ospitalità più calorosa.
È il caso dell’Albania, per esempio. Un tempo ignorata dal turismo internazionale, oggi è una delle sorprese più belle d’Europa. La Riviera albanese offre spiagge da cartolina, acque trasparenti e una cucina che sa di Grecia e Balcani insieme. A Ksamil, a pochi chilometri da Saranda, il mare è di un turchese quasi caraibico e i prezzi restano bassi: con 15 euro si può affittare un ombrellone con due sdraio e con altrettanti si cena in riva al mare. Gli alloggi? Semplici ma puliti, spesso a conduzione familiare, con camere vista mare a 30-40 euro a notte.
Un’altra perla low cost è il Montenegro. In particolare, la zona tra Budva e Petrovac, ma anche la Baia di Kotor, patrimonio Unesco, dove il mare incontra la montagna in uno scenario che ricorda vagamente i fiordi norvegesi. Qui il turismo è in crescita, ma i prezzi restano contenuti. Le spiagge sono libere o semiattrezzate, i ristoranti servono pesce freschissimo e birra locale a meno di 2 euro. E la sera, tra musica dal vivo e tramonti rosa, il fascino balcanico fa il resto.
Anche la Grecia ha ancora angoli segreti, lontani dalla confusione di Mykonos o Santorini. Isole come Ikaria, Tinos, Amorgos o Alonissos offrono paesaggi spettacolari, spiagge silenziose, villaggi bianchi e cupole blu senza l’invasione dei grandi flussi turistici. Qui la vita scorre lenta, i ritmi sono autentici, le pensioncine sul mare chiedono 40-50 euro a notte per due persone e con pochi spiccioli si fa colazione con yogurt e miele, si pranza con pita calda e si cena con souvlaki e ouzo. La Grecia vera esiste ancora, basta uscire dalle rotte più battute.
Per chi preferisce rimanere in Italia ma evitare le cifre folli della Sardegna o della Costiera amalfitana, una soluzione è la Calabria ionica. A Soverato, a Roccella o a Capo Rizzuto il mare è limpido, le spiagge sono ampie e sabbiose, e i borghi alle spalle conservano un’anima antica. I prezzi, complice la minore richiesta rispetto ad altre zone del sud, sono rimasti umani: si dorme con 40 euro, si pranza con 10, si parcheggia gratis e si viene accolti con sorrisi veri. È l’Italia più sincera, meno patinata, ma più generosa.
Infine, una meta che pochi considerano ma che ha molto da offrire è la Bulgaria, in particolare la zona di Varna e delle spiagge d’oro, sul Mar Nero. Sì, il nome fa sorridere, ma il mare è pulito, le strutture moderne, i prezzi ridicoli. Una cena completa con vino locale costa meno di 20 euro, e in spiaggia il lettino si paga 5 euro. Non è (ancora) una destinazione di tendenza, ma proprio per questo può sorprendere.
Certo, non tutti i comfort delle mete di lusso saranno garantiti. Forse non troverai il beach club con DJ set al tramonto o il prosecco ghiacciato servito con le ostriche. Ma troverai il tempo. La libertà e il silenzio. E quel tipo di vacanza che ti fa risparmiare soldi, ma anche ansia. Una vacanza senza dress code, senza prenotazioni obbligatorie, senza troppe stories da postare. Solo mare, vento, e la sensazione – rara – di essere davvero lontano da tutto.
E non serve prendere un volo intercontinentale. Basta cambiare punto di vista. Il paradiso può essere a un’ora di volo. E, con un po’ di fortuna, anche a portata di portafoglio.
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Viaggi
Turismo, effetto Albania in calo: troppi rincari, gli italiani scelgono la Puglia (e i weekend brevi)
Sembrava il nuovo Eldorado del turismo low cost, ma oggi l’Albania fatica a mantenere le promesse. Tariffe in aumento, servizi non sempre all’altezza e convenienza in calo: gli italiani tornano indietro. Letteralmente. E per molti il mare, ora, è quello di casa.

Dimenticate le folle entusiaste del post-pandemia, quando la costa albanese veniva dipinta come la nuova Croazia: più economica, più autentica, più selvaggia. Il 2025 segna una frenata netta. «Abbiamo registrato un calo importante già alla fine dell’estate scorsa», racconta Michele Viola, tour operator di Goodays. «Quest’anno la discesa è ancora più evidente. Le richieste per l’Albania sono pochissime. I gruppi scelgono altre mete».
I dati parlano chiaro: rispetto al boom del 2022, la domanda per l’Albania è crollata. E le motivazioni sono semplici: «Se prima il rapporto qualità-prezzo era interessante – spiega Viola – oggi non più. I rincari non giustificano certi disagi. E con i redditi familiari sempre più bassi, anche il concetto stesso di vacanza viene ridimensionato».
Così chi rinuncia all’estero, resta in Puglia. Magari solo per un weekend, magari in un Bed&Breakfast, magari a due ore da casa. Ma ci resta. «Funziona molto la formula delle mini-vacanze – conferma Viola – mentre per chi ha più budget, vanno fortissimo i tour organizzati: Egitto, Dubai, Spagna. Il giro d’affari tiene, ma l’Albania non è più centrale».
E c’è anche chi invita alla cautela, come Massimo Salomone, presidente del settore Turismo di Confindustria Bari e Bat: «L’Albania è cresciuta, vero. Ma il binomio qualità-prezzo non è più così scontato. Servizi, trasparenza e organizzazione fanno la differenza. La Puglia resta più affidabile».
Dello stesso avviso Piero Innocenti, presidente vicario Fiavet Puglia: «La fascia media cerca convenienza, ma pretende qualità. Se i costi salgono, e i disservizi restano, il turista si sente tradito. Grecia e crociere reggono. Ma l’Albania, almeno per ora, perde terreno».
Morale: il mare è sempre più blu. Ma stavolta, dalla parte italiana dell’Adriatico.
Viaggi
Travel grocery, quell’irresistibile voglia di supermercato in vacanza
Fare la spesa all’estero nei supermercati può diventare una forma di intrattenimento e un’occasione per entrare in contatto con usi e costumi sconosciuti. Sui social lo chiamano Travel Grocery e si sta diffondendo ovunque.

Una vacanza che si rispetti non può dirsi tale senza la curiosità di scoprire come e cosa mangiano nel luogo in cui ci troviamo, soprattutto all’estero.
Un’esperienza per sentirsi integrato
Nei supermercati all’estero ci sentiamo anche noi un po’ local, curiosando fra gli scaffali di alimenti che suscitano la nostra curiosità, non diffusi a casa nostra. E’ proprio in quel luogo che abbiamo la possibilità di scoprire cibi tipici, magari da riportare in valigia come ricordo della vacanza. Frequentare un supermercato del posto in cui siamo in vacanza è come aprire la loro porta di casa, un modo per entrare nella loro cultura.
Virale sui social
Si chiama Travel Grocery – battezzato tale e diventando virale su TikTok – e rappresenta una nuova tendenza da registrare: quello di fare la spesa nei supermarket del Paese che ci ospita temporaneamente, alla ricerca dei prodotti più strani e delle squisitezze tipiche, per un’immersione nella cultura e nei costumi del luogo. In italiano possiamo tradurlo con “turismo nei supermercati”.
Qui da noi il cosiddetto km zero
Dai megastore degli USA ai piccoli supermercati delle isole greche, senza dimenticare la nostra ltalia, dove si diffonde sempre più il reparto dei prodotti locali e a “chilometro zero”, permettendo ai turisti l’esperienza culinaria del Belpaese.
Cultura e divertimento
“Con il loro grande assortimento di prodotti tipici e curiosità, i supermercati diventano per i turisti uno spaccato della cultura del Paese che stanno visitando: entrare a fare la spesa, quando si è in viaggio, è un’esperienza che arricchisce e diverte”, ha dichiarato Umberto Zola, Responsabile Online Sales EU di SumUp.
Un elemento di attrazione
Prosegue Zola: “Il trend del Travel Grocery, consacrato dai content creator di TikTok, è particolarmente interessante da intercettare per gli esercenti: i supermercati e i negozi di alimentari possono valorizzare le proprie caratteristiche di unicità e diventare un fattore di attrazione anche per le nuove generazioni, offrendo un’esperienza d’acquisto sempre più variegata e smart. In questa direzione, è fondamentale fornire diverse opzioni di pagamento per semplificare e velocizzare la spesa dei turisti. Come emerge dal nostro recente Osservatorio Alimentari Cashless, infatti, anche in questo settore i pagamenti digitali sono in costante crescita, +29,2% nel primo trimestre 2024 rispetto all’anno precedente”.
Viaggi
Grottaglie tra le stelle: la Puglia in corsa per diventare il primo spazioporto europeo dei voli Virgin
Richard Branson guarda alla Puglia come rampa di lancio dei viaggi spaziali. Il progetto coinvolge lo spazioporto di Grottaglie, già designato nel 2018 per missioni commerciali. Possibili ricadute milionarie e nuova vita per il Sud come hub del turismo aerospaziale.

Dal rosso della terra tarantina al nero dello Spazio il salto è breve, almeno nelle intenzioni. Virgin Galactic ha infatti scelto Grottaglie come possibile base europea per i propri voli suborbitali. Un’intesa firmata con l’Enac, l’autorità italiana per l’aviazione civile, apre ora a uno studio di fattibilità che dovrà dire se l’aeroporto pugliese può davvero trasformarsi nel primo spazioporto operativo del continente.
Non un semplice annuncio, ma un percorso scandito da tappe precise: la fase iniziale dello studio si chiuderà nel 2025 e servirà a verificare le condizioni tecniche e logistiche. Dai requisiti delle piste alla compatibilità dello spazio aereo, fino al supporto di un’area chiamata ad accogliere clienti privati e missioni di ricerca. Una sfida che richiede anche armonizzazione normativa, perché l’industria spaziale americana e quella europea parlano ancora lingue diverse.
A fare da cornice c’è l’aeroporto di Grottaglie, già dal 2018 etichettato come spazioporto commerciale dal Ministero dell’Ambiente. Una scommessa che la Regione Puglia e il governo italiano hanno deciso di sostenere, con 70 milioni di euro destinati a infrastrutture e adeguamenti. Non solo piste e hangar: a Maruggio nascerà persino un centro di addestramento per simulare la vita in orbita sfruttando il mare, con esercitazioni pensate per futuri turisti spaziali e ricercatori.
Il progetto è destinato a far discutere. Da un lato c’è la retorica visionaria di Richard Branson, pronto a immaginare i suoi passeggeri ammirare lo Stivale italiano dall’oblò della navetta. Dall’altro, la concreta possibilità di innescare un indotto economico e tecnologico che potrebbe cambiare il volto del Sud. L’idea di voli suborbitali regolari, fino a più missioni a settimana, porterebbe ricadute dirette su lavoro, ricerca e turismo, trasformando Grottaglie in un avamposto del Mediterraneo.
Resta il nodo principale: passare dalla suggestione alla realtà. Ma questa volta, tra le promesse e i proclami, c’è un accordo nero su bianco. E l’ipotesi che dalla Puglia, terra di ulivi e mare, partano davvero viaggi verso le stelle non è più solo fantascienza.
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