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Cinema

Amal Clooney nel mirino di Trump: rischia sanzioni e divieto d’ingresso negli Stati Uniti

Amal Alamuddin Clooney, stimata giurista internazionale, rischia di finire nella lista nera del presidente Trump per aver collaborato alla richiesta di mandato d’arresto internazionale contro il premier israeliano. Il provvedimento, anticipato dal Financial Times, potrebbe coinvolgere anche i suoi beni e la sua vita a Los Angeles.

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    È la legge contro la politica. E per una volta, la legge rischia di soccombere.
    Amal Alamuddin Clooney, icona globale della giustizia e dei diritti umani, potrebbe presto non poter più rimettere piede negli Stati Uniti, paese dove ha costruito casa, famiglia e futuro. La colpa? Aver osato sfidare uno degli alleati più potenti dell’America di Donald Trump: il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

    La rivelazione, firmata Financial Times, è di quelle che fanno tremare. Il ministero degli Esteri britannico ha allertato diversi avvocati residenti negli Stati Uniti sul rischio imminente di sanzioni personali. Tra loro spicca il nome di Amal, la cui carriera si è spesso intrecciata con le cause più scomode della geopolitica internazionale.

    La vicenda prende corpo mesi fa, quando la Corte Penale Internazionale dell’Aia, sotto la guida del procuratore capo britannico Karim Khan, emette un mandato di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella devastata Striscia di Gaza.
    Un’azione che ha scatenato l’ira del presidente Trump, insediato nuovamente alla Casa Bianca da gennaio 2025, deciso a proteggere gli alleati israeliani anche a costo di colpire chiunque osi contestarli.

    «Come avvocata per i diritti umani, non accetterò mai che la vita di un bambino abbia meno valore di quella di un altro», aveva dichiarato senza esitazione Amal, rivendicando il proprio ruolo nel gruppo di esperti che ha sostenuto il procuratore Khan. Un’affermazione che oggi potrebbe costarle molto cara.

    L’ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso febbraio prevedeva già sanzioni contro Khan. Ora però il cerchio si stringe, e rischia di coinvolgere direttamente anche Amal Clooney: divieto d’ingresso negli Stati Uniti, congelamento dei conti correnti, sequestro delle proprietà sul territorio americano.
    Rimarrebbe salva, per ora, soltanto la residenza britannica lungo il Tamigi, acquistata insieme a George Clooney come rifugio discreto fuori dai riflettori hollywoodiani.

    Amal, da sempre impegnata nelle sfide più ardite del diritto internazionale, non è nuova alle tempeste mediatiche e politiche.
    Dopo gli studi a Oxford e il lavoro negli studi londinesi più prestigiosi, ha difeso giornalisti perseguitati, donne vittime di violenza, popolazioni dimenticate in conflitti dimenticati.
    Una carriera brillante, culminata nella collaborazione con le Nazioni Unite e in una visibilità globale rafforzata anche dal matrimonio con una delle star più amate di Hollywood.

    Ma proprio il cognome Clooney ha reso inevitabile il bersaglio. George, attore e regista apertamente democratico, ha sempre criticato Donald Trump, accusandolo più volte di voler soffocare la libertà di stampa: «Vediamo un governo che multa e intimidisce le aziende per controllare i media», aveva dichiarato alla CBS.
    Un attacco al quale Trump aveva replicato senza mezzi termini, definendolo «una star di serie B e un opinionista fallito». Non certo il clima ideale per sperare nella clemenza presidenziale.

    Oggi Amal tace, ma il suo pensiero è scolpito nelle dichiarazioni rese alla Corte Penale Internazionale: «Non esistono conflitti al di sopra della legge. Non esistono leader al di sopra della legge.»
    Un messaggio chiaro, che difficilmente lascerà spazio a compromessi.

    Secondo il Financial Times, insieme a lei rischiano sanzioni anche figure di spicco come l’ex giudice britannico Adrian Fulford, la baronessa Helena Kennedy e l’avvocato Danny Friedman. Una lista di nomi illustri pronti a pagare il prezzo della loro fedeltà alla giustizia internazionale.

    In questo nuovo scenario, la battaglia di Amal Clooney non è più solo quella di un avvocato per i diritti umani.
    È diventata la battaglia di chi crede che anche davanti al potere più feroce, la legge debba poter ancora parlare.
    Anche se la voce dovesse arrivare da oltre oceano, filtrata dalle sanzioni, dalle rappresaglie e dal gelo diplomatico di una nuova America.

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      Cinema

      Al Bano torna al cinema con Giampaolo Morelli: niente Sanremo, ma una partecipazione speciale

      L’artista di Cellino San Marco sceglie il grande schermo. Nel cast del film con Morelli e Ilaria Spada, interpreterà se stesso in una scena chiave. Per lui un ritorno alla recitazione all’insegna dell’autenticità.

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        Niente Sanremo, ma un set cinematografico. Al Bano torna davanti alla cinecamera e lo fa entrando nel cast di La regola dell’amico, nuovo film di Giampaolo Morelli che lo vede anche protagonista insieme a Ilaria Spada. Per l’artista pugliese si tratta di una partecipazione speciale, un cameo che conferma la sua capacità di attraversare linguaggi e media senza perdere riconoscibilità. L’idea è semplice ma efficace: portare Al Bano al cinema come Al Bano, senza maschere, sfruttando la sua naturale ironia e quel carisma popolare che dal vivo continua a riempire piazze e teatri.

        Una presenza-simbolo

        Nella pellicola, il cantante interpreterà se stesso, entrando in una dinamica narrativa che promette leggerezza e autoironia. Una scelta che si inserisce nel filone dei cameo celebri, pensati per sorprendere il pubblico e aggiungere una nota di autenticità. Non un personaggio costruito, quindi, ma un volto che porta con sé decenni di carriera, successi internazionali e un immaginario immediatamente identificabile. Per Morelli, che firma anche la regia, è un modo per giocare con il mito pop e allo stesso tempo riportarlo in un contesto narrativo contemporaneo.

        Un’altra vita oltre il Festival

        La decisione di declinare l’invito a Sanremo lascia spazio a un progetto diverso, lontano dalla gara ma non dai riflettori. Al Bano dimostra così di volersi muovere in territori paralleli, tra televisione, set e tour. In un’industria che tende a ripetere formule collaudate, il cantante sceglie una strada laterale, rinnovando il rapporto con il pubblico attraverso un linguaggio differente. Nessuna nostalgia, semmai la voglia di raccontarsi ancora. E di farlo con leggerezza, in un ruolo che non pretende di reinventarlo, ma si limita a restituire quello che è: un’icona pop italiana capace di attraversare generazioni e formati, rimanendo sempre riconoscibile.

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          Cinema

          Claudio Amendola tra verità, bugie e vita vera: niente social, confessioni in tv e il ritorno al cinema accanto a Pandolfi e Gerini

          In sala dal 6 novembre, “Fuori la verità” vede Amendola padre in un reality che svela segreti e fragilità. Dal ricordo dei Cesaroni alla vita lontano dai social, passando per l’uso di cocaina ammesso a “Belve”: «Non parlo di Francesca Neri, sono affari miei e suoi».

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            Claudio Amendola torna sul grande schermo con Fuori la verità, film di Davide Minnella in uscita il 6 novembre con PiperFilm. Interpreta un padre che partecipa con la famiglia a un reality dove esplodono segreti e bugie. «Ho letto il copione d’un fiato: moderno, pieno di roba, sulla famiglia, la televisione, i rapporti, la verità e le bugie», racconta. «E se ti offrono un film con Claudia Pandolfi e Claudia Gerini non dici di no». Un progetto che lo riporta al cinema dopo anni di forte presenza televisiva: «Il cinema mi deve incuriosire. È successo con Noi e la Giulia, Suburra e questo».

            Verità, bugie e vita vissuta

            Nel film si parla di segreti. Amendola non nasconde di conoscerli bene: «Sono stato un gran bugiardo, da ragazzino mi sono portato appresso menzogne per lustri. Quasi sempre bianche, qualcuna grigia». Ricorda episodi da commedia nera: lo stereo rubato dodici volte e una messinscena con vetri rotti per coprire la sua distrazione, perfino un muro di chiesa picconato per recuperare strumenti musicali. «Alcune bugie reggono da quarant’anni», ammette con ironia.

            Lontano dai social, “vera” visibilità in tv

            Amendola ribadisce la scelta di non avere profili social. «Non ho i social ma se mi racconto in tv mi apprezzano, come quando sono andato a Belve. Ho fatto un outing importante, da allora vanno tutti lì a raccontare i fatti loro». A proposito della fine della storia con Francesca Neri, mette un punto: «Mi avete mai sentito parlare di Francesca Neri da quando ci siamo separati? No. Sono affari miei e suoi».

            I Cesaroni, la Roma e i progetti paralleli

            Guardando alla serie che lo ha reso simbolo della romanità contemporanea, dice: «La famiglia dei Cesaroni era molto simile alla mia». E sui ristoranti che gestisce chiarisce: «Un piano B, non si sa mai. Lasciare qualcosa ai figli non è male e i diritti SIAE non bastano». Poi un sogno dichiarato: «Nessuno potrà dirmi che la Roma non vincerà mai lo scudetto».

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              Cinema

              Jeff Bezos vuole Lauren Sanchez come nuova Bond Girl? Il gossip che scuote Hollywood

              Secondo fonti vicine a Rob Shuter, il fondatore di Amazon, ora proprietario della saga 007, sarebbe “ossessionato” dall’idea di far recitare sua moglie nel reboot in arrivo.

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              Jeff Bezos vuole Lauren Sanchez come nuova Bond Girl? Il gossip che scuote Hollywood

                Dal superyacht alle passerelle, dalla luna di miele veneziana ai red carpet di Ibiza, la love story tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez è più seguita di una saga Netflix. E oggi al gossip si aggiunge un colpo di scena: secondo Rob Shuter, insider del gossip con la sua newsletter #ShuterScoop, l’uomo più ricco del mondo vorrebbe trasformare la sua musa — ex conduttrice televisiva e pilota — nella protagonista femminile del nuovo James Bond 26. «È ossessionato», riferisce un anonimo addetto ai lavori: «Non è un casting di fantasia — Jeff vuole lei sullo schermo, punto e basta».

                La notizia ha fatto il giro delle testate, dalla Hindustan Times, che sottolinea come Bezos stia cercando di catapultare la moglie al centro del franchise 007, sfruttando l’influenza derivante dall’acquisizione di MGM Studios, a Economic Times, che mette in guardia: la sua pressione rischia di compromettere le dinamiche creative di un marchio iconico. Anche OutKick non risparmia ironia: «Lei non è un’attrice, ma è la sua musa. Quando spendi 8 miliardi, ottieni quello che vuoi», ha commentato un esperto di Hollywood.

                Il reboot, al momento noto come Bond 26, sarà diretto da Denis Villeneuve (Dune) e scritto da Steven Knight (Peaky Blinders). Il nome di Sanchez, però, è solo uno dei tanti rumor. Sydney Sweeney, ad esempio, viene citata da altre fonti come favorita per incarnare la nuova Bond girl, grazie al suo appeal e al rapporto con il regista.

                Un po’ di contesto — e scetticismo

                L’idea può sembrare l’ennesimo capitolo di una soap firmata Bezos: si sono parlati di pistolotto spaziale, matrimonio da favola con star omaggio e flirt paparazzati. Ma trasformare l’altra metà del tuo cuore in protagonista Bond? Forse troppo perfetto. La situazione ricorda troppo il romanzo Quarto Potere (Citizen Kane), dove un magnate tenta di trasformare la sua amante in attrice di successo — con effetti disastrosi.

                Lauren Sanchez, 55 anni, ex giornalista di Alburquerque diventata filantropa, pilota e co-proprietaria del Bezos Earth Fund, non ha alcuna esperienza cinematografica rilevante — se non una comparsata nello spazio a bordo del volo Blue Origin. Nonostante ciò, le voci in merito persistono: la sua figura diventa un elemento di narrazione perfetta per un’industria in cui il potere economico si fonde sempre più spesso con la creazione dei contenuti.

                In sintesi

                Per ora si tratta solo di voci. Nessuno ha confermato ufficialmente la partecipazione di Lauren Sanchez al prossimo film di 007. Ma la copertura mediatica è già globale, alimentando dibattiti sul potere, il merito e il confine tra amore e interesse nel cinema. Dietro ogni rumor c’è un mondo che osserva: e, in fondo, un po’ ci piace sognare che nel futuro di Bond possa esserci anche un cameo… o qualcosa in più.

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