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Cinema

La favorita agli Oscar 2025 è proprie lei, Nicole Kidman

Trionfatrice a Venezia come interprete femminile, l’attrice è in corsa per il premio Oscar: per molti critici sarà lei a vincere l’ambita statuetta dorata.

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    Nicole Kidman è, secondo diversi giornalisti e testate, la prima candidata all’Oscar per la migliore attrice 2025, visto che ogni anno che passa il rapporto tra la Mostra del Cinema di Venezia – dove la Kidman ha vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile – e i premi Oscar si rafforza. Anche La stanza accanto di Pedro Almodóvar risulti tra i favoriti alla prossima edizione degli Academy Awards.

    Sempre sulla breccia

    Il suo è un momento professionale d’oro, vissuto a 57 anni, anche se in precedenza non ha mai avuto alti e bassi, mantenendosi sempre tra le attrici più acclamate del panorama mondiale. Protagonista, di recente, della serie più importante del mese della piattaforma Netflix, un thriller il cui finale è davvero un colpo di scena.

    Insieme a Banderas in Babygirl

    Tuttavia, la presenza della Kidman in laguna non era ovviamente legata alla sua serie Netflix: è sbarcata al Lido per presentare uno dei film più attesi dell’edizione, Babygirl di Halina Reijn, dove è la protagonosta femminile insieme ad Antonio Banderas.

    Dopo Eyes Wide Shut, un altro film a tinte rosse

    Thriller dalle atmosfere erotiche, è diretto e scritto da Halina Reijin. Sophie Wilde e, soprattutto, Harris Dickinson, rappresentano la quota giovane del cast dove la Kidman spicca in maniera assoluta come protagonosta. Nella finzione lei è una dirigente di successo che inizia una relazione compromettente con il suo stagista. Un ruolo che potrebbe rimandare ad un’altra pellicola dalle suggestioni legate all’eros, Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Non siamo su quei livelli… ma in generale la pellicola ha riscosso ottimi consensi.

    Ha scalzato la Jolie dalla vittoria della Coppa Volpi

    Sebbene Angelina Jolie,esaltata dalla critica per la sua interpretazione di Maria Callas in Maria, la Coppa Volpi di Venezia, un po’ inaspettatamente, è stata vinta dalla Kidman per Babygirl. A dispetto di chi la critica, giudicandola “algida” e “rigida” nelle sue interpretazioni.

    Il motivo della sua assenza alla consegna del premio

    Il giorno nel quale avrebbe dovuto ritirare il premio al Lido, purtroppo è venuta a mancare lsua madre. Una notizia che l’attrice ha appreso poco dopo essere arrivata a Venezia. Naturalmente, l’attrice è ripartita verso casa, incaricando la regista Halina Rejin di leggere un suo scritto: “Sono arrivata a Venezia oggi per sapere che la mia coraggiosa e bellissima madre, Janelle Anne Kidman, è morta poco prima. Sono sotto shock e devo andare dalla mia famiglia, ma questo premio è per lei. Mi ha formato, guidato e creato. Sono più che grata di poter pronunciare il suo nome a tutti voi attraverso Halina. La collisione tra la vita e l’arte è straziante. Il mio cuore è spezzato”.

    Sicuramente, in caso di vittoria dell’Oscar – quotazione la sua che nell’ambiente va per la maggiore – siamo certi che avrà un pensiero per mamma Anne anche in quella occasione.

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      Cinema

      Pretty Woman, il retroscena clamoroso: Richard Gere disse no, Julia Roberts lo convinse con un biglietto

      La commedia romantica più amata di sempre rischiava di essere un dramma sociale con un finale amaro. Richard Gere non voleva il ruolo, Julia Roberts non era la prima scelta. Ma poi successe la magia: tra imprevisti, risate vere e giacche comprate per strada, Pretty Woman diventò leggenda.

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        Pretty Woman è entrato nella storia come il film che ha consacrato Julia Roberts a icona planetaria e ha rilanciato Richard Gere come protagonista romantico per eccellenza. Ma dietro la favola metropolitana da quasi mezzo miliardo di dollari al botteghino, si nasconde un retroscena che in pochi conoscono.

        Nella prima versione della sceneggiatura, scritta da J.F. Lawton, il film finiva in tragedia. Vivian veniva abbandonata da Edward e la sua amica Kit moriva di overdose durante una gita a Disneyland. Altro che commedia: un cupissimo dramma sociale, senza lieto fine. Fu solo con l’arrivo della Disney e del regista Garry Marshall che il copione prese una svolta radicale. Si decise di trasformare la storia in una fiaba urbana, con un finale romantico e memorabile.

        Anche il casting fu un percorso a ostacoli. Julia Roberts, all’epoca una promessa ancora in ombra, dovette sostenere due audizioni per conquistare il ruolo. I dirigenti Disney volevano nomi più noti: Meg Ryan, Jennifer Connelly, persino Winona Ryder vennero considerate. Tutte rifiutarono, in parte per via del tono iniziale troppo duro del film.

        Quanto a Richard Gere, il no fu quasi categorico. L’attore rifiutò più volte il ruolo di Edward, finché Julia non si presentò a New York con un biglietto scritto a mano: “Per favore, dì di sì”. Fu il gesto decisivo. La chimica tra i due, una volta sul set, fece il resto.

        Molte delle scene più amate furono improvvisate. La chiusura del portagioie sul dito di Vivian? Inventata sul momento. La risata fragorosa davanti alla TV? Vera, provocata da Marshall che solleticava i piedi di Julia. Anche la celebre giacca rossa fu comprata per strada dai costumisti dopo averla vista indosso a una sconosciuta.

        Oggi Pretty Woman è un classico senza tempo. E se un sequel non si farà mai — per volontà del cast e dopo la scomparsa di Garry Marshall — resta intatto il fascino di un film nato da mille imprevisti, ma entrato nel cuore di tutti.

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          Cinema

          Brad Pitt sorprende tutti: “Mai avuto esperienze gay. Me ne pento un po’”

          “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale, ho perso quell’occasione”, rivela Brad Pitt, parlando anche della sua rinascita dopo il divorzio e dell’amore ritrovato con Ines de Ramon. Ma i nodi con i figli restano.

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            Brad Pitt si racconta senza maschere. Ospite del podcast “Armchair Expert” condotto da Dax Shepard, l’attore 60enne ha regalato al pubblico una chiacchierata intima, disarmante e piena di ironia. E proprio con una battuta ha ammesso quello che nessuno si aspettava: “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale. Ho perso quell’occasione”, ha detto con il suo sorriso sornione, aggiungendo: “E se mai dovessi averla, non saresti tu”, rivolgendosi al conduttore.

            Una frase leggera, ma che racconta anche una certa libertà interiore, lontana da rigidità o mascolinità tossiche. Brad Pitt si è mostrato per quello che è: un uomo consapevole dei propri limiti, ma anche capace di riderci su.

            Durante l’intervista, l’attore ha poi affrontato temi ben più seri, come il periodo buio seguito alla separazione da Angelina Jolie nel 2016. “Ero in ginocchio”, ha confessato. Un dolore che lo ha spinto a cercare aiuto: “Ho iniziato a frequentare gli Alcolisti Anonimi. Stavo provando qualsiasi cosa. Avevo bisogno di un reset totale”.

            Il percorso, avviato in sordina e senza proclami, lo ha portato a una nuova consapevolezza. “In quei gruppi ti senti autorizzato a dire: ‘Ok, vado oltre il mio limite e vedo che succede’. E poi ho iniziato ad amarli”, ha spiegato, parlando con rispetto di quel periodo delicato.

            Oggi, accanto a lui c’è Ines de Ramon, con cui ha una relazione dal 2022. La serenità sembra essere tornata, almeno sul piano sentimentale. Ma resta tesa la situazione con alcuni dei sei figli avuti con Jolie: secondo indiscrezioni, alcuni di loro avrebbero deciso di abbandonare il suo cognome, segnando una distanza ancora profonda.

            Brad Pitt, però, non si nasconde. Parla di sé con leggerezza quando può, con dolore quando serve. E in entrambi i casi, lascia il segno. Meno icona da copertina e più uomo reale, fatto di ferite, cambiamenti e, perché no, anche di qualche rimpianto ironico.

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              Cinema

              Krypto conquista Hollywood (e i cuori): boom di adozioni canine dopo l’uscita di Superman

              La presenza scenica di Krypto, il fedele amico a quattro zampe di Superman, ha ispirato migliaia di persone a cercare un cane da adottare. Ma gli esperti mettono in guardia: servono consapevolezza e responsabilità.

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                Il nuovo capitolo cinematografico dedicato a Superman, firmato da James Gunn, è un successo su più fronti. Non solo ha convinto il pubblico e rassicurato la Warner Bros. Ma ha anche innescato un fenomeno curioso e positivo nel mondo reale: un’impennata nelle ricerche online per adottare cani. E il merito, almeno in parte, è tutto di Krypto, il supercane.

                Fin dai primi trailer era chiaro che il cane venuto da Krypton avrebbe avuto un ruolo centrale, rubando spesso la scena al nuovo Clark Kent interpretato da David Corenswet. Nato nei fumetti nel 1955 come semplice spalla di Superboy. Krypto si è presto guadagnato un posto stabile nell’universo DC, diventando protagonista di svariate versioni animate e cinematografiche.

                Nel film di Gunn, il legame tra Superman e Krypto si ispira direttamente all’esperienza personale del regista con il proprio cane adottato, Ozu, uno Schnauzer mix che ha cambiato la sua vita. La relazione tra Kal-El e il suo compagno peloso è definita come una “foster situation”. Ovvero un’adozione temporanea, ma come spesso accade, si trasforma in qualcosa di molto più profondo. Chi ha mai accolto un cane in casa sa bene che, a un certo punto, diventa difficile stabilire chi ha salvato chi.

                Ma l’effetto-Krypto non si è fermato allo schermo. Secondo quanto riportato da The Wrap, citando i dati dell’app di addestramento Woofz, subito dopo l’uscita del film le ricerche su Google per “adottare un cane vicino a me” sono aumentate del 513%. Mentre “adozione di un cane da salvataggio” ha registrato un balzo del 163%. Anche le ricerche specifiche per la razza Schnauzer sono salite alle stelle (+299%), proprio perché Krypto – e Ozu – appartengono in parte a questa categoria.

                James Gunn ha commentato con emozione la notizia: “Questo film mi ha portato tante benedizioni. Forse la più grande è questa ondata di attenzione verso l’adozione. Ozu non capisce cosa sta succedendo, ma se lo sapesse, ne sarebbe fiero”.

                Tuttavia, come sottolinea Natalia Shahmetova, CEO di Woofz, è fondamentale non lasciarsi guidare solo dall’entusiasmo: “Adottare un cane è un impegno reale. L’euforia passerà, ma il vostro amico a quattro zampe resterà. Bisogna essere certi di potergli dedicare tempo, amore e l’educazione necessaria”.

                Non sarebbe la prima volta che un trend cinematografico porta con sé adozioni impulsive, seguite da abbandoni. È già accaduto con i dalmata dopo La Carica dei 101 o con i labrador dopo Io & Marley. In questi casi, sono proprio i cani – e le strutture che li accolgono – a pagare il prezzo più alto.

                Krypto ha sicuramente fatto la sua parte nel promuovere l’adozione. Ma sarebbe il primo a ricordarci che ogni cane ha bisogno di una casa stabile, amorevole e duratura. Adottate, ma solo se siete pronti davvero a essere una famiglia.

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