Cinema
Matt Damon a torso nudo a Favignana: il suo fisico da Ulisse manda in tilt i fan
Durante una pausa dalle riprese di The Odyssey, Matt Damon sfoggia un fisico scolpito nel mare di Favignana. Le immagini hanno fatto impazzire il web e acceso l’interesse sul duro allenamento che l’attore ha seguito per incarnare il ruolo di Ulisse nel nuovo film di Christopher Nolan.

Le immagini di Matt Damon a torso nudo, immortalato su uno yacht a Favignana durante una pausa dalle riprese di The Odyssey, hanno fatto il giro del mondo. L’attore, impegnato nel nuovo film di Christopher Nolan nei panni di Ulisse, ha conquistato tutti sfoggiando muscoli scolpiti, una barba grigia da eroe epico e una forma fisica invidiabile.




Indossando un costume blu navy, Damon si è goduto una giornata di relax tra birre, chiacchiere con gli amici e spettacolari salti mortali in mare, dimostrando una vitalità degna di un giovane atleta. Le foto non solo hanno mandato in tilt i social, ma hanno anche acceso la curiosità dei fan, impazienti di scoprire il regime di allenamento seguito dall’attore per raggiungere tale forma fisica.

Non era la prima volta che Damon mostrava i frutti della sua preparazione. Già lo scorso 25 marzo era stato fotografato sul set a torso nudo, con i pantaloni cammello bagnati e l’aria fiera di chi si è calato completamente nel personaggio. Accanto a lui, nelle scene successive, è apparsa Zendaya, che si vocifera interpreti Atena, avvolta in un elegante abito color crema.
A rivelare alcuni retroscena sulla preparazione fisica dell’attore è stato Ben Affleck, grande amico di Damon, che in un’intervista a GQ ha raccontato: “Sta girando questo film con Chris Nolan e farà un sacco di acrobazie. È un ritorno ai tempi di Bourne Identity, dove devi davvero imparare a combattere. Ci siamo detti che è passato un bel po’ da allora.”



Anche il personal trainer Jason Walsh, che ha lavorato più volte con Damon, ha confermato che dietro ai risultati non ci sono trucchi, solo disciplina e metodo: “Non esistono scorciatoie. C’è una grande incomprensione su cosa serva davvero: molti vogliono imbrogliare, ma i migliori partono dalle basi e costruiscono da lì.”
Nonostante l’impegno e la determinazione dimostrati per The Odyssey, Matt Damon in passato non aveva nascosto quanto possa essere duro sottoporsi a certi regimi di preparazione. “Se non è il tuo lavoro, allenarti tre ore al giorno, seguire una dieta rigidissima e rinunciare a tutto quello che ti piace, è davvero noioso”, aveva confessato in un’intervista a Total Film nel 2017.
Eppure, guardando il suo Ulisse pronto a salpare nel mare di Favignana, sembra proprio che, ancora una volta, il sacrificio abbia dato i suoi frutti.
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Cinema
Gal Gadot si giustifica: “Biancaneve è andato male perché mi hanno fatto parlare contro Israele”. Sì, certo, come no: basta crederci
Ospite in una trasmissione israeliana, la star di Wonder Woman ha detto che Hollywood penalizza chi non prende posizione contro Israele. Ma intanto Biancaneve resta un disastro al botteghino.

Quando un film va male, c’è chi si assume le responsabilità e chi cerca giustificazioni creative. Gal Gadot appartiene decisamente alla seconda categoria. Il live-action di Biancaneve prodotto dalla Disney, in cui interpretava la Regina Cattiva, si è rivelato un tonfo al botteghino. Le recensioni tiepide, la partenza lenta e l’assenza di entusiasmo da parte del pubblico parlano chiaro. Ma per l’attrice israeliana il motivo non sarebbe artistico, bensì politico.
Ospite del programma The A Talks su un’emittente israeliana, Gadot ha offerto una spiegazione sorprendente: «C’è pressione sulle celebrità affinché parlino contro Israele. E, sai, è successo». Tradotto: se Biancaneve è stato un fiasco, la colpa è del clima ostile verso il suo Paese.
Il ragionamento, a dir poco ardito, non si ferma lì. «Posso sempre spiegare e cercare di dare un contesto su ciò che accade qui. E lo faccio sempre. Ma alla fine, le persone prendono le proprie decisioni. E sono rimasta delusa che il film ne sia stato incredibilmente colpito e che non sia andato bene al botteghino. Ma funziona così. A volte vinci, a volte perdi».
Parole che hanno immediatamente sollevato reazioni contrastanti. Perché se è vero che Hollywood non è mai stata neutrale sulle questioni geopolitiche, accusare le dinamiche internazionali di aver affossato una pellicola già zavorrata da mesi di critiche appare come un tentativo goffo di autoassoluzione. Non a caso, il pubblico si chiede se non sia più onesto riconoscere che la Disney abbia sbagliato strategia, che la sceneggiatura non abbia convinto e che l’ennesimo live-action del colosso non abbia portato nulla di nuovo.
Il fatto che Gal Gadot continui a presentarsi come vittima di un complotto politico globale rende il tutto ancora più surreale. Perché, alla fine, i numeri parlano: Biancaneve ha deluso, indipendentemente da Israele, dalla geopolitica o dalle pressioni sulle star. A volte non è il mondo contro di te, è solo che il film non funziona.
Cinema
Lino Banfi beffato dall’intelligenza artificiale: “Non posso permettere che la mia voce sia usata per pubblicità meschine”
Il popolare “nonno d’Italia” passa alle vie legali contro ignoti che hanno usato l’intelligenza artificiale per imitarlo. «È un inganno che strumentalizza la credulità popolare. Ho incaricato l’avvocato Giorgio Assumma: i responsabili e i loro intermediari dovranno essere puniti severamente».

La tecnologia ha colpito uno degli attori più amati dal pubblico italiano. Lino Banfi ha denunciato la diffusione sui social di un video truffa in cui la sua voce, clonata grazie all’intelligenza artificiale, viene usata per promuovere una presunta crema miracolosa. Una pubblicità ingannevole che lo ha indignato profondamente.
«Non posso permettere che la mia identità personale, umana e professionale, apprezzata da tanti amici come quella di un serio nonno di famiglia, sia volgarizzata per una pubblicità meschina che tende a strumentalizzare la credulità popolare al fine di perpetrare un futile inganno», ha dichiarato Banfi, con parole dure e senza margini di fraintendimento.
L’attore, simbolo di decenni di commedie entrate nella memoria collettiva, ha deciso di reagire senza esitazioni. «Ho già incaricato il mio avvocato Giorgio Assumma – ha spiegato – di intraprendere le opportune iniziative legali in tutte le sedi competenti, anche a livello internazionale, affinché i colpevoli e i loro intermediari vengano severamente puniti».
Il caso si inserisce in un fenomeno sempre più diffuso: l’uso dell’intelligenza artificiale per creare “deepfake” di personaggi famosi, capaci di confondere anche gli spettatori più attenti. Una tecnologia che, se usata male, rischia di minare la fiducia e di generare truffe in serie, colpendo la reputazione di artisti e volti noti.
Banfi, intanto, guarda avanti con i suoi progetti reali, quelli veri, che lo riportano al grande schermo. In un’intervista al Messaggero ha raccontato di aver appena terminato due lavori: un film con Pio e Amedeo, dove interpreta un ex professore di filosofia alle prese con l’Alzheimer in una casa di riposo, e un docufilm sulla sua stessa vita. «Mi sono sempre detto: facciamolo quando sono vivo, che se lo facciamo da morto…».
Tra finzione e realtà, tra ironia e indignazione, Banfi resta saldo nella sua identità di “nonno d’Italia”. Questa volta, però, non per far ridere, ma per difendere il diritto sacrosanto a non essere trasformato in un fantoccio digitale al servizio di truffe online.
Cinema
Trump e il piano per Hollywood: “La riporterò all’età dell’oro”. Voight, Gibson e Stallone i suoi ambasciatori
Donald Trump vuole rimettere mano a Hollywood. E, in perfetto stile trumpiano, lo fa con un proclama roboante: l’industria cinematografica americana è “grande ma travagliata”, ha perso terreno a favore di altri paesi, e serve un rilancio epico. Il piano? Tre ambasciatori speciali direttamente dal gotha del cinema action e conservatore: Jon Voight, Mel Gibson e Sylvester Stallone.

L’annuncio è arrivato su Truth Social, con il consueto tono magniloquente: “Questi tre talenti saranno i miei occhi e le mie orecchie, farò quello che suggeriscono. Hollywood tornerà più grande e forte di prima!” Un endorsement che trasforma tre stelle in emissari personali del presidente eletto, con il compito di riportare l’industria americana ai fasti del passato.
Hollywood made in Trump
Che il presidente abbia un conto aperto con il mondo dello spettacolo non è un segreto. La mecca del cinema, roccaforte liberal, non ha mai nascosto la sua ostilità nei suoi confronti. Lui, da parte sua, ha sempre ricambiato con accuse di “decadenza”, “woke culture” e “declino economico”. Ora, con Voight, Gibson e Stallone, prova a mettere un piede dentro il sistema.
L’idea di Trump è chiara: Hollywood deve tornare “americana” e smetterla di perdere colpi rispetto ai concorrenti esteri. Secondo il tycoon, negli ultimi anni l’industria ha ceduto troppo spazio a produzioni straniere, compromettendo il primato a stelle e strisce. E chi meglio di tre veterani dell’action per invertire la rotta?
Oscar a rischio dopo il disastro
Intanto, mentre Trump pianifica il futuro di Hollywood, il presente resta incerto. Il devastante incendio che ha colpito la città ha lasciato un bilancio tragico, con morti e migliaia di sfollati. E ora la notte degli Oscar, prevista per il 2 marzo, è appesa a un filo.
L’Academy resiste, ma il Sun ricorda che un eventuale annullamento sarebbe un evento senza precedenti in 100 anni di storia. Nel frattempo, secondo il Drudge Report, c’è già un “piano B”: un’edizione ridotta e all’aperto, come accadde nel primo anno di pandemia.
Uno scenario che si scontra con la grandiosa visione trumpiana: mentre il tycoon sogna di riportare Hollywood all’età dell’oro, la realtà impone scelte ben più drammatiche.
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