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Personaggi e interviste

Matilde, il regalo più bello per Lino Banfi: un Natale da favola

L’attore comico celebra il suo primo Natale nei panni di bisnonno, presentando la piccola Matilde ai suoi fan.

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    Il cuore di Lino Banfi, il nonno d’Italia per antonomasia, è più leggero che mai. Per l’attore infatti il Natale 2024 sarà da ricordare per sempre. Banfi, 88 anni, ha accolto nella sua vita un nuovo, dolcissimo membro della famiglia: la piccola Matilde, sua pronipote. La notizia dell’imminente nascita delle piccola era stata anticipata all’inizio del mese dalla figlia dell’attore Rosanna, che con un post sui social aveva annunciato la nascita della bambina di sua figlia Virginia, per il 13 dicembre. E così è stato. Un giorno speciale, quello di Santa Lucia, che sembra un omaggio alla nonna Lucia, scomparsa un anno e mezzo fa. “Ti aspettavamo a gennaio, hai deciso di venire al mondo prima e hai scelto un giorno particolare per nascere. Mi sa che mamma Lucia ci ha messo lo zampino”, ha scritto Rosanna, emozionata e commossa.

    Nata il giorno di Santa Lucia con un pensiero alla bisnonna Lucia

    In un video postato sui social, Lino Banfi ha presentato al mondo la sua pronipote, stringendole teneramente l’indice. “Eccola qui, questa è Matilde, finalmente ve la presento”, ha detto l’attore con la sua proverbiale simpatia, aggiungendo: “Saluta tutti, vi augura un Buon Natale e Buon anno”. Un momento di grande tenerezza, che ha commosso i fan di tutto il Paese.

    Sorrisi, coccole e un amore infinito per il Natale del bisnonno d’Italia

    La gioia di Lino Banfi è ancora più grande se si pensa alle difficoltà affrontate dalla nipote Virginia, mamma di Matilde. La giovane donna, infatti, ha dovuto affrontare una menopausa precoce a soli 31 anni. Nonostante le difficoltà, grazie alla determinazione e all’aiuto dei medici, è riuscita a realizzare il suo sogno di maternità.

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      Stefano De Martino: «Voi, undici maschi tutti sudati sotto la stessa doccia… e sarei io il gay?»

      Il ballerino ricorda gli insulti da ragazzo per la sua passione per la danza: «Andavo in sala con trenta ragazze, ma a me davano del gay. Non capivo la logica».

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      Stefano De Martino

        Sul palco del suo Meglio Stasera Summer Tour, Stefano De Martino ha deciso di raccontare con ironia uno dei capitoli più delicati della sua adolescenza: i pregiudizi affrontati quando scelse la danza invece del calcio.

        «Il calcio non faceva per me, la danza sì» ha spiegato al pubblico. Ma ogni volta che arrivava a lezione con il borsone rosa su cui campeggiava la scritta “Arte Danza”, le reazioni non mancavano: battute, insulti, prese in giro. «Mi davano del gay, e con termini anche peggiori» ricorda.

        Col tempo, però, ha imparato a rovesciare lo stigma con la stessa leggerezza che lo accompagna oggi in tv. «A sentire il mio avvocato, era meglio. Avrei risolto metà dei problemi» ha scherzato, strappando risate e applausi.

        E poi il paradosso: «Non capivo la logica. Io tutti i pomeriggi in sala con trenta ragazze, e loro, i “maschi veri”, undici sotto la stessa doccia… sudati. E il gay sarei io?»

        Un modo diretto e autoironico per ribadire quanto certi cliché su virilità e orientamento sessuale siano ancora oggi privi di senso.

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          Per Meghan Markle, un sold out che non corrisponde al successo dei suoi prodotti

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            Meghan ha fatto di nuovo centro. O forse no. Il secondo lancio del suo marchio As Ever è andato sold out nel giro di poche ore, nonostante lei stessa avesse garantito scorte abbondanti. Dai vasetti di marmellata di albicocche al miele ai fiori d’arancio, fino ai fiori commestibili, tutto è sparito dagli scaffali online. Ma se il pubblico ha comprato a occhi chiusi, le papille gustative degli esperti si sono già ampiamente ribellate.

            Prezzi da principessa, sapori da… rivedere

            Certo, l’estetica c’è: confezioni eleganti, nomi evocativi, e un’operazione social da manuale. Meghan esulta su Instagram, ringrazia i fan e annuncia con fierezza: “Sold out… di nuovo!”. Peccato che una celebre esperta americana, Donna Collins – conosciuta negli Stati Uniti come la “regina delle conserve” – abbia demolito con eleganza british il cuore della proposta: la marmellata alle albicocche. Secondo la Collins, è troppo liquida (nonostante la pectina, che dovrebbe solidificarla) e, peggio ancora, non è nemmeno biologica: le albicocche usate da Meghan sarebbero trattate con pesticidi. Non proprio l’ideale per un brand che si propone come chic e totalmente naturale.

            Il mistero del “tutto esaurito”

            Molti iniziano a farsi una domanda fastidiosa: il sold out è reale o è solo marketing? I più maliziosi sospettano che le quantità messe in vendita siano minime, utili più per far notizia che per soddisfare la domanda. Ma se c’è una cosa che Meghan ha imparato bene, è creare hype. E in questo, va detto, è imbattibile.

            Dalla marmellata al vino: il gusto della duchessa si fa alcolico

            Come se non bastassero confetture e tè, ora arriva anche il vino. Il primo luglio debutta un rosé dalla Napa Valley selezionato personalmente da Meghan e dai suoi esperti enologici. L’obiettivo? Accompagnare con stile i barbecue estivi americani. E ovviamente, sarà disponibile in quantità esclusiva solo sul sito As Ever.

            “As Ever” o “As If”?

            Insomma, il marchio lifestyle di Meghan Markle continua a far parlare di sé: mix perfetto tra storytelling emotivo e packaging da Instagram, ma ancora con qualche inciampo sul contenuto. Sarà pure tutto esaurito, ma i giudizi degli esperti iniziano a pesare. E no, non basta un vasetto da 12 euro con l’etichetta beige per convincere chi mastica marmellate da una vita.

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              Elio Finocchio è il “gay più bello d’Italia”: «Il mio cognome? Me lo tengo. Cambiarlo sarebbe stato una sconfitta»

              Dipendente dell’Hard Rock Café, due volte volto delle campagne contro il bullismo, Finocchio spiega perché non ha mai pensato di rinunciare al cognome. «Mio padre mi propose di cambiarlo, ma significava non essere più parte della famiglia». E sulle app di incontri: «Tutto ridotto all’osso, come un fast food».

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                Una fascia, un cognome e una storia che si porta dietro da sempre. Elio Finocchio, 37 anni, romano, dipendente dell’Hard Rock Café, è stato incoronato “gay più bello d’Italia”. Un titolo che accoglie con orgoglio e ironia, consapevole che il suo nome – da sempre facile bersaglio di battute – è diventato parte integrante della sua identità. «È una cosa che nasce con me, me la porto da quando ero piccolo e mi ha fatto crescere immediatamente. Se non avessi reagito allora, oggi non sarei qui», racconta.

                La vittoria ha riportato la corona nel Lazio dopo tredici anni. Per lui è soprattutto il simbolo di un percorso di resilienza iniziato quando il padre gli propose, a diciott’anni, di cambiare cognome per evitargli prese in giro. «Gli dissi: “Papà, io non toccherò mai il mio cognome, perché cambiarlo significherebbe non essere più parte della famiglia. Sarebbe stata una sconfitta”». Una scelta che, col tempo, si è trasformata in forza. «Quando qualcuno mi prende in giro oggi è come se mi dicesse: buongiorno, come stai».

                La sua prima settimana da “reggente” l’ha definita «una tranvata». Catapultato in interviste, social e riflettori, Finocchio avverte già il peso della responsabilità. «Sento di essere portavoce di una comunità che è sempre nell’occhio del ciclone per i diritti. Ci sta, e si va avanti a testa alta».

                Il suo impegno non è nuovo: nel 2007 prestò il volto alle campagne della Gay Help Line e di Diritti Ora, diventando simbolo contro bullismo e discriminazioni. Ma dietro la fascia c’è anche un uomo che sogna una famiglia. «In Italia non mi sento discriminato, ma neanche tutelato appieno. Non mi sento al sicuro: c’è ancora troppa disinformazione, ignoranza e bigottismo».

                Sulle app di incontri è netto: «Rispetto chi le usa, ma si è perso l’approccio umano. È tutto ridotto all’osso, come un fast food: voglio questo, me lo prendo. Io preferisco la vita reale, ridere, scherzare, parlare. Lo schermo riduce l’umanità».

                Il suo nome oggi corre sui social, tra sfottò e sostegno. Lui sorride, abituato da sempre a convivere con quell’ironia. «Me lo tengo – dice – perché la vera vittoria è non darla mai vinta a chi ti prende in giro».

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