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Musica

Antonello Venditti: la Polizia dovrebbe accompagnare i cortei, non contrastarli

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    L’album Cuore del popolarissimo cantautore romano compie 40 anni. Un evento del genere merita grandi festeggiamenti, che si concretizzeranno in una riedizione del disco nei negozi il prossimo 14 giugno, con annesso un tour celebrativo intitolato Notte prima degli esami – 1984-2024 40th Anniversary. Partenza prevista con 3 concerti a giugno presso le suggestive Terme di Caracalla (anteprima all’Arena di Verona il 19 maggio), approdando poi in alcuni dei luoghi più prestigiosi della Penisola e infine, a dicembre, nei palasport.

    Dietro di lui… Miss Ciccone

    Alcuni giorni fa Venditti ha postato sui social che il suo concerto al Circo Massimo del 2001 risulta al quinto posto nella classifica dei live gratuiti più affollati di sempre. Avanti di una posizione rispetto al recente show di Madonna sulla spiaggia di Copacabana. Ma al cantautore, record a parte, interessa sottolineare soprattutto il valore della musica cosiddetta “leggera”: «Senza musica popolare contemporanea l’Italia non sarebbe il paese unito che è oggi», ha affermato in una conferenza di presentazione.

    Sangiuliano è un suo grande fan

    «La musica deve entrare in Costituzione. Sarei più felice di essere ricordato per una legge in questo senso che per le mie canzoni». Un progetto concreto che il cantante sta discutendo col Ministero della cultura, che patrocina il tour. Fortuna vuole che, a parte una visione politica piuttosto differente… il ministro Sangiuliano si dichiara suo grande fan («Una volta per vederlo sono addirittura andato a una Festa dell’Unità»).

    Il ruolo della Polizia

    Sempre ispirato dai temi sociali e politici, Venditti racconta: «Se sono qui lo devo all’aver sempre esercitato la critica». E più nello specifico: «Il diritto di manifestare è sacro, la polizia dovrebbe accompagnare le manifestazioni, non opporvisi. In un Paese democratico questo è un confine che non deve esistere. La polizia non deve stare da nessuna parte, deve accompagnare la libertà, se la manifestazione è autorizzata la deve accompagnare e difendere».

    Pronta la risposta del sindacato

    Frasi che, naturalmente, hanno scatenato la reazione del sindacato di Polizia Fsp, attraverso il suo segretario generale Valter Mazzetti, che così ha risposto al cantautore di Sotto il segno dei pesci: «In un Paese democratico tutti hanno il diritto di manifestare ed è la Polizia a garantirlo. Non a caso noi in questo 2024 arriveremo ad accudire circa 15.000 manifestazioni, assicurando quell’ordine e quella sicurezza che, però, devono essere di tutti”. E perché ci sia sicurezza, prosegue sempre Mazzetti, esistono “precise prescrizioni che i manifestanti devono rispettare, ed essere autorizzati non vuol dire affatto fare tutto quello che passa per la propria testa”.

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      Musica

      Dieci canzoni per accendere lo spirito delle feste: la playlist perfetta per il Natale

      Una selezione di canzoni che mescola tradizione e modernità, ideali per riempire la casa di atmosfera natalizia, accompagnare una cena, un viaggio o semplicemente una serata di relax.

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      la playlist perfetta per il Natale

        Quando si avvicina dicembre, una delle prime cose che facciamo per entrare nello spirito delle feste è cercare la musica giusta. Le canzoni natalizie hanno un potere unico: riportano alla mente ricordi, rituali familiari e sensazioni di calore che nessun’altra colonna sonora sa evocare. Preparare una playlist, dunque, è quasi un gesto rituale. Ma quali brani scegliere per creare l’atmosfera perfetta?

        Dai classici americani alle hit internazionali più recenti, alcune canzoni sono diventate veri e propri pilastri del Natale contemporaneo. Molte di esse, infatti, registrano ogni anno nuovi record di ascolti, segno che la tradizione musicale legata alle feste è viva e continua a rinnovarsi.

        1. “All I Want for Christmas Is You” – Mariah Carey

        Pubblicata nel 1994, è ancora oggi uno dei brani più ascoltati al mondo durante il periodo natalizio, tanto da raggiungere spesso la vetta delle classifiche internazionali.

        2. “Last Christmas” – Wham!

        Un altro evergreen, uscito nel 1984 e rimasto uno dei simboli più pop del Natale. La sua melodia malinconica ma irresistibile è ormai immancabile in ogni playlist.

        3. “It’s the Most Wonderful Time of the Year” – Andy Williams

        Classico del 1963, richiama in pochi secondi tutto ciò che associamo alle feste: luci, riunioni familiari e gioia condivisa.

        4. “Jingle Bell Rock” – Bobby Helms

        Vivace e immediatamente riconoscibile, dal 1957 è la scelta perfetta per dare una spinta di energia ai momenti di festa.

        5. “Santa Tell Me” – Ariana Grande

        Tra le hit natalizie moderne più amate, uscita nel 2014, unisce pop contemporaneo e atmosfera brillante, diventando rapidamente un nuovo classico.

        6. “Rockin’ Around the Christmas Tree” – Brenda Lee

        Registrata quando Brenda Lee aveva solo 13 anni (1958), è tornata in auge negli ultimi anni grazie ai social e alle playlist digitali.

        7. “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!” – Dean Martin

        Una delle melodie più iconiche legate all’inverno: romantica, rilassante e perfetta come sottofondo per una serata in casa.

        8. “Feliz Navidad” – José Feliciano

        Brano del 1970 diffusissimo a livello globale, unisce lingua inglese e spagnola e porta con sé un’energia contagiosa.

        9. “Underneath the Tree” – Kelly Clarkson

        Pubblicata nel 2013, è considerata una delle migliori canzoni natalizie degli ultimi anni, grazie alla sua produzione brillante e alla voce potente della cantante.

        10. “White Christmas” – Bing Crosby

        È il singolo più venduto di sempre nella storia della musica (dato Guinness World Records). Un capolavoro intramontabile che chiude la playlist con eleganza.

        Questa selezione unisce stili diversi e decenni lontani, dimostrando quanto la musica natalizia riesca a superare il passare del tempo mantenendo intatto il suo fascino.

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          Musica

          Giorgia, la rinascita dopo il silenzio: “Ho pensato di smettere, ora canto meno ma sento di più”

          “Ho pianto davanti al pianoforte e ho pensato di ritirarmi”, confessa Giorgia. Dopo anni di successi, la cantante rivela di aver attraversato una crisi profonda ma di aver trovato una nuova consapevolezza: “Il mio posto è nel passato, ma con lo sguardo al presente. Ora canto meno, ma vivo ogni parola.”

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            Ci sono momenti in cui anche le voci più forti vacillano. Per Giorgia, uno dei simboli della musica italiana, quel momento è arrivato dopo anni di palchi, premi e applausi. “Ho passato un periodo difficile — racconta —. Ho pianto davanti al pianoforte e al computer. Ho buttato via tutto quello che scrivevo, ho pensato di ritirarmi. Non avevo più punti di riferimento. Molti sono morti.”

            Un dolore sommesso, ma reale, che ha spinto l’artista a interrogarsi sul senso stesso della musica. “Negli ultimi anni è cambiato tutto: il modo di fare canzoni, di comunicare, di ascoltare. Io mi sono trovata spaesata, come se fossi rimasta in un’altra epoca.”

            La svolta interiore
            Invece di arrendersi, Giorgia ha scelto di ricominciare da sé. “Ho iniziato a studiare di nuovo, a capire dove fosse la mia voce, non solo quella che si sente ma quella interiore. Ho capito che il mio posto è nel passato, ma con uno sguardo contemporaneo. Non posso e non voglio inseguire le mode.”

            È in questo percorso che la cantante ha trovato un nuovo equilibrio, più maturo, più essenziale. “Ho deciso di cantare meno, non mi interessa più dimostrare quello che so fare. Ora mi interessa dire, trasmettere, raccontare. Voglio che le parole abbiano più spazio delle note.”

            Il coraggio del cambiamento
            Per chi la segue da anni, abituato ai suoi virtuosismi vocali, può sembrare un cambio radicale. Ma per Giorgia è una liberazione. “Ho sempre avuto una voce grande, e a volte me ne sono servita per nascondermi. Adesso ho voglia di essere più nuda, più vera.”

            Il suo nuovo progetto, che nasce proprio da questa fase di introspezione, promette di essere il più personale di sempre: meno effetti, più sostanza. Una musica che guarda indietro per ritrovare se stessa, come un cerchio che si chiude solo per aprirsi di nuovo.

            “Le parole oggi sono il mio centro — dice —. Mi servono per capire chi sono. Non ho più bisogno di cantare per forza, ma di ascoltare quello che mi resta dentro.”

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              Musica

              Marco Mengoni accende i rumor su Sanremo: “Una vita intensa, ora aspetto la seconda”. E sul ritorno al Festival come ospite…

              Sedici anni di carriera, un trionfo all’Ariston nel 2023 e ora un nuovo capitolo alle porte. Mengoni racconta il suo momento artistico, parla di “vite che cambiano” e non smorza i sospetti su un possibile ritorno a Sanremo: “Perché no?”. Tra attesa, strategie e quell’aura da eterno perfezionista, il pubblico già sogna un bis.

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                Marco Mengoni gioca a nascondino con le aspettative, come solo lui sa fare. A pochi mesi dal Festival di Sanremo targato Carlo Conti, l’artista rimette in circolo un’idea che i fan accarezzavano da tempo: rivederlo sul palco dell’Ariston. E basta una frase, pronunciata con la sua solita calma disarmante, per far riesplodere i rumor. “Quante vite in sedici anni di carriera? Una, ma molto intensa. E quindi adesso aspetto la seconda”, racconta, lasciando intendere che qualcosa bolle in pentola.

                Il riferimento al Festival è stato inevitabile. Mengoni, che nel 2023 ha conquistato il pubblico con Due vite, non dice mai troppo, ma nemmeno troppo poco. “Tornare a Sanremo? Perché no?! Dipende sempre dal progetto. Sono quello dell’ultimo momento, quindi non lo so… ma mai dire mai”. Un non-no che assomiglia parecchio a un sì, soprattutto considerando l’affetto smisurato che lega il cantante al palco che più di una volta ha segnato la sua carriera.

                La sensazione è quella di un artista in piena metamorfosi. Mengoni parla del suo percorso come di un ciclo che si è chiuso e di un altro che sta iniziando: una seconda vita, appunto. Una ricerca continua, che passa per la musica ma anche per il modo di raccontarsi, di stare sul palco, di dare un senso nuovo a un repertorio già iconico.

                Carlo Conti, da parte sua, non ha mai nascosto la stima per Mengoni e sicuramente non gli dispiacerebbe averlo come ospite o presenza speciale. E il pubblico sarebbe già lì ad accoglierlo, forte del ricordo dell’esibizione perfetta che lo ha reso uno dei protagonisti assoluti dell’ultimo decennio sanremese.

                Per ora, nessun contratto, nessuna conferma, nessuna indiscrezione concreta. Solo una frase che vale più di un indizio: “Non so cosa succederà”. Ed è esattamente quando Mengoni non sa cosa succederà che succede qualcosa.

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