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Musica

Le canzoni della Resistenza: la colonna sonora del 25 aprile

Dai canti partigiani ai brani contemporanei, un viaggio tra note e parole che tengono viva la voce della Liberazione

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    Non è festa, il 25 aprile. È una promessa. Un giuramento collettivo, sottoscritto ogni anno da chi sa che la libertà è una conquista da difendere giorno per giorno. E la musica, come spesso accade, è il veicolo più potente per custodire la memoria e tramandarla. Perché se le parole si dimenticano, le canzoni no.

    A fare da apripista, naturalmente, è “Bella Ciao”. Non un semplice canto partigiano, ma l’inno universale dell’antifascismo. Nato dal cuore della Resistenza italiana, cantato sulle montagne e nelle piazze, oggi è stato reinterpretato in mille versioni, ma quella dei Modena City Ramblers resta una delle più iconiche. Una bandiera sonora, capace di attraversare le generazioni.

    Accanto a lei, “Fischia il vento”, scritto dal medico e poeta Felice Cascione, suona come una marcia solenne verso l’ideale. La versione di Maria Carta restituisce tutta la forza struggente di quel canto, con versi che non lasciano spazio all’equivoco: “E se ci coglie la crudele morte / Dura vendetta verrà dal partigian”.

    C’è poi “Oltre il ponte”, firmata da Italo Calvino e musicata da Sergio Liberovici: “Avevamo vent’anni e oltre il ponte… tutto il bene del mondo avevamo nel cuore”. Parole che fotografano il coraggio di una generazione che ha scelto da che parte stare.

    Ma non è solo il passato a cantare. “Guardali negli occhi” dei C.S.I., contenuta nella raccolta “Materiale resistente 1945-1995”, è una testimonianza diretta di quanto la Resistenza non sia affare d’archivio, ma materia viva. “Perché se libero un uomo muore, non importa di morire”, canta Giovanni Lindo Ferretti, e il verso resta scolpito nell’anima.

    Anche Francesco Guccini, in “Quel giorno d’aprile”, rievoca la Liberazione con lo sguardo del bambino che era: “L’Italia cantando ormai libera allaga le strade…”. La musica si fa racconto, memoria intima e collettiva.

    Lo stesso vale per “La Libertà” di Giorgio Gaber, una riflessione profonda, quasi filosofica, sulla libertà come scelta e responsabilità. E per “Le storie di ieri” di Francesco De Gregori, scritta nel cuore degli anni ’70 e reinterpretata anche da Fabrizio De André, che mette a nudo il rischio del ritorno dei fantasmi del passato.

    A proposito di De Gregori, “Viva l’Italia” è una canzone che andrebbe insegnata a scuola: “L’Italia liberata… l’Italia che resiste”. Un atto d’amore per un Paese imperfetto, ma capace di rinascere.

    La voce ironica ma profondamente tragica di Enzo Jannacci in “Ma Mi”, brano scritto da Giorgio Strehler, racconta in dialetto milanese il dolore e la dignità di chi ha resistito senza mai tradire.

    Poi ci sono gli anni recenti, quelli in cui la memoria ha dovuto cercare nuove forme. “Liberi tutti” dei Subsonica e Daniele Silvestri è una di queste: una fuga a tutta velocità dalle catene invisibili del presente. Un grido contro l’omologazione, un invito a resistere.

    Infine, “Lettera del compagno Laszlo al colonnello Valerio” di Giorgio Canali. Una canzone cruda, diretta, che restituisce l’eco della giustizia sommaria che ha chiuso il ventennio fascista. Una voce fuori dal coro, ma necessaria.

    Ecco, il 25 aprile è anche questo: un jukebox della memoria. Una playlist che pulsa sotto la pelle dell’Italia, tra bande musicali, vinili graffiati e playlist Spotify. Ogni nota, un fiore sul sentiero della libertà.

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      Musica

      Taylor Swift e Travis Kelce, è ufficiale: l’amore da fiaba diventa un fidanzamento

      Lui, campione di football dei Kansas City Chiefs, si inginocchia con l’anello; lei condivide le immagini e scrive: «La vostra insegnante di inglese e il professore di ginnastica si sposeranno». In dodici minuti oltre un milione di visualizzazioni.

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        Taylor Swift e Travis Kelce non si nascondono più: il loro amore è pronto a fare il grande passo. La cantante americana più seguita e discussa del pianeta e il campione della NFL hanno ufficializzato il fidanzamento con un post su Instagram che ha mandato in tilt i social.

        Nelle immagini pubblicate da Taylor, lui è inginocchiato con l’anello in mano, lo sguardo emozionato e la posa da manuale della proposta perfetta. Accanto, la popstar commenta con ironia: «La vostra insegnante di inglese e il professore di ginnastica si sposeranno». Una frase semplice, ma sufficiente a mandare in visibilio milioni di fan.

        Il post, in appena dodici minuti, ha raccolto oltre un milione e trecentomila visualizzazioni e una pioggia di commenti. C’è chi si congratula con la cantante, chi ricorda i due anni d’amore vissuti sotto i riflettori e chi, con un pizzico di sarcasmo, già immagina l’album che nascerà da questa nuova fase della vita sentimentale di Taylor.

        La storia tra Swift e Kelce è cominciata due anni fa, quasi per caso, quando lui aveva provato a consegnarle un braccialetto con il suo numero di telefono durante un concerto. Da lì, un avvicinamento graduale, le prime uscite insieme, fino alle foto negli stadi americani che hanno ufficializzato la relazione. Taylor è stata vista più volte sugli spalti a sostenere i Kansas City Chiefs, diventando una presenza fissa nelle tribune vip, mentre Travis ha imparato a destreggiarsi tra palchi musicali e passerelle mondane.

        La loro è diventata una delle coppie simbolo della cultura pop contemporanea: lei regina indiscussa della musica, lui star dello sport americano. Una combinazione che ha acceso i media internazionali, tra gossip e business: secondo alcune stime, la sola presenza di Taylor sugli spalti avrebbe incrementato audience televisiva e merchandising della NFL.

        Ora l’annuncio del fidanzamento segna l’inizio di un nuovo capitolo, con tanto di anello e foto da manuale. Resta da vedere quando e dove si terrà il matrimonio, ma una cosa è certa: qualunque location sceglieranno, sarà l’evento mondano dell’anno.

        Taylor, che ha sempre trasformato la sua vita privata in materia prima per le sue canzoni, potrebbe persino regalare al pubblico un nuovo album ispirato a questa storia d’amore. Intanto i fan si godono l’ennesima dimostrazione che, quando la musica incontra lo sport, l’effetto è sempre esplosivo.

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          Piero Pelù, il “Rumore dentro” diventa cinema

          Non un’autocelebrazione, ma un viaggio intimo tra musica, ferite personali e nuove rinascite, nato dall’acufene che ha cambiato per sempre la sua vita.

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          Piero Pelù

            Alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia, fuori concorso, debutta Rumore dentro, il documentario che Francesco Fei ha dedicato a Piero Pelù. Un ritratto sorprendente, che si distacca dalla classica celebrazione di carriera per diventare piuttosto un percorso fisico e spirituale. Tutto nasce dall’“incidente acustico” che tre anni fa ha provocato al cantante un acufene cronico, una condizione che lo accompagna ogni giorno. «Il rumore che sento è costante, non va mai via», ha spiegato Pelù in un’intervista al Corriere della Sera. «Ho dovuto imparare ad adattarmi, come fa l’acqua, come fa la musica».

            Da quell’episodio, che lo costringe oggi a salire sul palco con doppi auricolari e cuffie protettive, è partito un viaggio che nel film si traduce in un road movie tra la Camargue e i deserti del Marocco, intrecciando ricordi, riflessioni e incontri. Una tappa fondamentale è quella con Santa Sara, figura venerata dalle comunità nomadi: «Non sono un pellegrino, resto laico. Ma sentivo l’urgenza di raccontare un mondo marginale, che ho sempre sentito vicino».

            Non manca un passaggio obbligato con i Litfiba, evocati in un pranzo “simbolico” nella sua casa. Nessun ritorno all’orizzonte, ma la consapevolezza di un legame che resta parte integrante della sua storia musicale.

            Il documentario si ferma poco prima di un evento centrale per Pelù: il concerto SOS Palestina del 18 settembre a Firenze, organizzato a sostegno di Medici Senza Frontiere. L’artista ha chiarito la sua posizione: «Non è contro Israele né uno spazio per slogan antisemiti. È un invito a guardare oltre le versioni ufficiali, a dare voce a chi non ce l’ha». Ha condannato l’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma ha sottolineato come la storia non possa essere ridotta a quell’episodio: «No al terrorismo, anche quello di Stato, che sia la strage di Bologna o le azioni del governo Netanyahu».

            Pelù si è espresso anche sulla possibilità di tornare a suonare in Russia: «Non mi sento né come Pupo né come Al Bano. Non andrei a Mosca, ma nemmeno in Ucraina finché non avrò chiarezza su cosa sia accaduto davvero alla popolazione russofona del Donbass».

            Dentro Rumore dentro c’è però anche spazio per la dimensione più intima: il rapporto con il nipotino Leo, che lo chiama affettuosamente “nonno Pasqua”. Un ruolo che Pelù vive come una missione: «Cerco di lasciare un segno alla nuova generazione, così come fece mio nonno con me. Se oggi mi definisco pacifista, è anche grazie al suo esempio».

            Un film che racconta dunque non solo l’artista, ma soprattutto l’uomo: vulnerabile, combattivo e pronto a trasformare il dolore in nuova energia creativa.

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              Con 550 sterline a notte ti puoi sentire come George Michael

              La lussuosa casa della star, prematuramente scomparsa, si trova a Goring-on-Thames nell’Oxfordshire. Recentemente è stata resa disponibile per tutti i turisti su AirBnB alla cifra di 550 sterline a notte. Nel frattempo l’ex compagno negli Wham! persa di farlo rivivere digitalmente.

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                Se sei un fan dell’artista scomparso il giorno di Natale del 2016, da oggi potrai concederti l’emozione di una vacanza (lunga o breve sta alle dimensioni del tuo portafoglio) nella casa dell’indimenticabile cantante.

                Dormendo dove ha dormito lui

                La lussuosa casa della star, prematuramente scomparsa a Natale del 2016, si trova a Goring-on-Thames nell’Oxfordshire. Disponibile per tutti i turisti su AirBnB alla modica cifra di 550 sterline a notte. Come si legge sul quotidiano The Sun, la proprietà, che risale al XVI secolo, è composta da una camera da letto ed è collegata alla casa principale. Nella tenuta ci sono degli splendidi giardini e una piscina e si trova vicino a una chiesa del X secolo. Una fonte vicina alla faniglia della popostar ha affermato che: “È stato molto apprezzato dai fan del cantante che sono grati dell’opportunità di vivere in prima persona la casa di George”.

                Un’operazione simile a quella di Abba Voyage

                Nel frattempo stanno girando voci su un ritorno di George Michael sul palco in versione ologramma. La società Nobby’s Hobbies Holdings, che gestisce l’eredità di Michael, ha dichiarato che “L’attività del gruppo si amplierà nei prossimi tre anni per includere esibizioni pubbliche dal vivo”.

                Michael virtuale sul palco con l’ex compagno Andrew?

                Il compagno di band degli Wham!, Andrew Ridgeley, lo scorso anno confidò che gli sarebbe piaciuto rivedere il gruppo sul palco in uno spettacolo in stile Abba Voyage, ma questo avrebbe sollevato questioni di genere etico: “Il mio pensiero sarebbe: ‘Fantastico!’ Avere gli Wham! al loro massimo splendore, suonare dal vivo. Certo, esistono questioni etiche. Quella decisione sarebbe da prendere da me e da chi gestisce l’eredità di George, se mai si dovesse realizzare. Io non posso parlare per loro, non so come si sentirebbero al riguardo. Ma penso che si potrebbe fare, e penso che potrebbe essere fatto eccezionalmente bene. Pagherei per vederlo!”.

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