Musica
Morgan, ci risiamo eh?

Ho appena letto i messaggi – davvero vergognosi – che Morgan ha inviato alla sua ex Angelica Schiatti e a Calcutta. Lei, come spesso capita a donne nella sua medesima situazione, si definisce «sola e abbandonata dalle istituzioni», incassando la pronta solidarietà delle colleghe. Calcutta, che è il suo fidanzato attuale, interrompe ogni legame con la Warner che ha messo sotto contratto Castoldi. Ma vediamo di ricapitolare i fatti, in attesa del processo che stabilirà i fatti e della sentenza che verrà emessa da un tribunale.
Morgan the stalker
Angelica Schiatti accusa il suo ex Morgan di stalking. Nel pezzo pubblicato sul Fatto Quotidiano sono riprodotti messaggi particolarmente violenti e minacciosi rivolti da Marco Castoldi alla sua ex e a Calcutta . Angelica poi pubblica un messaggio su Instagram incassando e riceve la solidarietà di molte colleghe, tra le quali Elodie, Emma, Rose Villain, Andrea Delogu, Rachele Bastreghi dei Baustelle, BigMama, Erica Mou e Giorgia Soleri, per citarne alcune.
In questo Paese si va per le lunghe
La denuncia della Schiatti risale al 2020. L’udienza preliminare si è svolta a Lecco il 10 ottobre del 2023, la prossima è fissata al 13 settembre 2024. Campa cavallo… Il quotidiano riporta le chat private nelle quali Morgan, una volta che Schiatti ha chiuso la relazione, avrebbe continuato a cercarla insistentemente, arrivando a insultarla e minacciarla, scrivendo anche al nuovo compagno della donna, Calcutta.
Messaggi di una volgarità inaudita
Dopo la denuncia è stato attivato il Codice Rosso e Morgan ha subito una perquisizione in casa. Comunque l’ex Bluvertigo ha continuato a inviare alla donna messaggi minatori, oltre ad aver pubblicato in alcune chat video e foto erotici che la riguardano: «E adesso per la gioia di tutti i segaioli del mondo vi sparo una tripletta di video porno di A. che vi mettono a posto per qualche anno», con in allegato una foto di Schiatti. A chi gli ha fatto notare in chat la gravità del gesto, il musicista ha risposto: «Non posso condividere con qualcuno un po’ di santa troiaggine di una troia che ha fatto la troia perché è troia e sa fare solo la troia?». Caro Morgan, sarai anche un mediocre musicista (tutto da dimostrare…) ma come uomo è meglio non pronunciarsi.
Castoldi contro tutti
Non pago di tutto questo immondezzaio, Morgan avrebbe finto di essere il rapper Willie Peyote per ricontattare Angelica e proporle una collaborazione. Contattando pure la madre di lei accusandola di avere manipolato la figlia, scrivendo: «Se mi incazzo esplode il vulcano e Angelica si scava la bara». Non contento, avrebbe contattato alcune amiche di Schiatti, sostenendo che lei non è fedele col nuovo compagno: «Siamo una famiglia di bovini-ovini allargata nel senso di orifizio anale che conta una dozzina di maschi adulti».
Pure razzista
Morgan avrebbe persino coinvolto due ragazzotti – di cui uno pregiudicato, tanto per gradire – per pedinare, forse persino per minacciare Angelica e portarla da lui perché «ho bisogno di svuotare le palle». In un messaggio che Morgan avrebbe inviato via Telegram a Calcutta si legge: «Ehi piccola merdina secca. Quando il tuo piccolo cazzo non verrà più succhiato dalla mia donna te lo metterà in culo quello di un negro gigante. Tu possa essere maledetto e andare dove sta tua madre infame cane». Nonostante ciò, i giudici non hanno emesso un esplicito divieto di avvicinamento alla donna.
La Schiatti ringrazia per la solidarietà
Angelica Schiatti oggi scrive: «Grazie di cuore per la solidarietà e l’affetto che sto ricevendo da molti di voi. Sono stata in silenzio quattro anni e continuerò a restarci (tanto sono i fatti che parlano per me) sperando che la giustizia possa fare il suo corso in tempi umani. Mi sono sentita e mi sento molto sola e abbandonata dalle istituzioni. Questa mia è la condizione di una donna che trova il coraggio per denunciare in Italia, che cerca di difendersi e di tutelare la propria dignità e che non dovrebbe MAI essere lasciata sola».
Parlano gli uomini, menzione speciale per Paradiso
Due commenti al maschile che valgono la pena di essere diffusi. Il primo a firma di Tommaso Paradiso, che non ho mai apprezzato come musicista ma che dal punto di vista delle idee su Morgan è apprezzabilissimo: «Tutta la mia solidarietà. Che paese di merda, lo mandassero ancora in televisione a spiegarci la vita».
Calcutta si manifesta leggermente più in punta di penna: «Odio parlare della mia vita privata anzi odio parlare ma adesso mi tocca. Oggi sono usciti diversi articoli che parlano di quello che ha dovuto subire la mia ragazza in questi 4 anni. Vi assicuro che i fatti atroci riportati nell’articolo sono solo una piccola parte di quelli accaduti e hanno modificato la nostra vita più di quanto si possa immaginare. La cronaca purtroppo parla troppo spesso di vicende simili che finiscono nel peggiore dei modi».
L’etichetta discografica complice
Calcutta parla anche della Warner, l’etichetta per la quale Morgan ha appena firmato un contratto: «Warner Music Italia (che non posso taggare perché è già nella lista account bloccati) ha deciso di offrire un contratto a questo persecutore nonostante fosse a conoscenza dei fatti. Per questo mi sembra giusto interrompere ogni mio possibile rapporto lavorativo con questa etichetta. Le canzoni che scrivo non saranno più disponibili per gli/le interpreti del loro roster, e tutti i suoi dipendenti non sono più i benvenuti ai miei concerti. Non sarà un piacere neanche incontrarli per strada sinceramente perché chi si comporta così restando in silenzio ai miei occhi è complice. Guardatevi dentro ogni tanto».
E la Warner Music Italy che fa? Con un comunicato annuncia che «Alla luce dei contenuti e dei messaggi emersi e riportati dalla stampa italiana», ha dato mandato ai suoi legali per interrompere il rapporto contrattuale in corso con Morgan «lasciando che la questione sia dibattuta nelle giuste sedi».
E la musica? Ma vaaa… quella da tempo non conta più nulla e, nel caso di Morgan, si è smaterializzata da tempo immemore. Nonostante questo schifo, in Italia ci sarà sempre qualcuno che sosterrà che Castoldi è un genietto del rock.
“La droga apre i sensi a chi li ha già sviluppati e li chiude agli altri. Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa”
(Marco Castoldi, Max, 2010)
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Musica
Mahmood firma “Le Cose non Dette”, la canzone originale del nuovo film di Muccino tra musica, cinema e silenzi che pesano
Una canzone che nasce per il cinema e diventa parte del racconto. Mahmood è la voce e l’autore di “Le Cose non Dette”, brano originale dell’omonimo film di Gabriele Muccino, con un cast corale e una colonna sonora diretta da Paolo Buonvino.
Quando cinema e musica si incontrano sul terreno delle emozioni non dette, il risultato difficilmente passa inosservato. Mahmood interpreta e firma “Le Cose non Dette”, la canzone originale dell’omonimo nuovo film di Gabriele Muccino, mettendo la sua voce al servizio di una storia che ruota attorno a parole mancate, scelte sospese e legami complessi.
Il brano accompagna un film corale che vede protagonisti Stefano Accorsi, Miriam Leone, Claudio Santamaria e Carolina Crescentini, volti diversi ma complementari di un racconto che, già dal titolo, promette introspezione e tensione emotiva. La musica non è un semplice contorno: è parte integrante della narrazione, un filo invisibile che lega le scene e ne amplifica il peso.
Mahmood tra pop e cinema
Per Mahmood non si tratta solo di prestare la voce, ma di entrare nel cuore del progetto anche come autore. “Le Cose non Dette” nasce pensata per il film, cucita su immagini e atmosfere, lontana dall’idea di una canzone inserita a posteriori. La sua scrittura, spesso attenta alle fragilità e ai silenzi, trova qui un terreno naturale, dialogando con il linguaggio cinematografico di Muccino.
Il mondo emotivo di Muccino
Il cinema di Gabriele Muccino ha sempre fatto delle relazioni e dei conflitti interiori il proprio centro gravitazionale. Affidare la canzone originale a Mahmood significa puntare su una sensibilità affine, capace di raccontare l’irrisolto senza urlarlo. Il titolo condiviso tra film e brano rafforza questa fusione, trasformando la musica in una sorta di voce parallela della storia.
Un cast che moltiplica i punti di vista
Accorsi, Leone, Santamaria e Crescentini compongono un mosaico di personaggi che promette dinamiche intrecciate e sguardi differenti sullo stesso nodo emotivo. In questo contesto, la canzone diventa un elemento di raccordo, un commento emotivo che attraversa le traiettorie dei protagonisti senza sovrapporsi ai dialoghi.
La colonna sonora firmata Buonvino
A dare unità all’universo musicale del film è Paolo Buonvino, che produce e dirige l’intera colonna sonora. Il suo intervento garantisce coerenza e respiro cinematografico, creando uno spazio sonoro in cui “Le Cose non Dette” di Mahmood può risuonare senza stonature, inserita in un disegno più ampio e strutturato.
Cinema, musica e parole taciute si intrecciano così in un progetto che punta tutto sull’emozione trattenuta. E quando le cose non vengono dette, spesso è la musica a farsi carico di raccontarle.
Musica
L’indomita Mina immagina il ritorno in scena: smoking, Sinatra e un sogno che è anche un incubo
“Farò uno sforzo per illudervi un po’”. Con poche righe, Mina costruisce il concerto del suo ritorno e insieme lo smonta. Orchestra, coro, smoking alla Sinatra e ospiti leggendari evocati come fantasmi. Un sogno per il pubblico, un incubo dichiarato per lei.
Mina non torna. O forse sì. Ma solo a parole, e solo alle sue condizioni. Basta una dichiarazione, apparentemente leggera, per riaccendere un immaginario che non si è mai spento. “Il concerto del mio rientro sulle scene?”, scrive, e da lì parte un racconto che è insieme promessa, parodia e dichiarazione d’indipendenza artistica. Come sempre, è Mina a dettare il ritmo.
“Farò uno sforzo per illudervi un po’”, dice subito, mettendo le cose in chiaro. L’illusione è concessa, ma resta tale. Poi l’immagine prende forma: grande orchestra schierata a semicerchio, coro, ingresso in smoking, travestita da Frank Sinatra. Non una Mina nostalgica, ma una Mina che gioca con i miti, li indossa e li cita senza mai inginocchiarsi.
Il concerto immaginato come teatro mentale
Non è un annuncio, non è una promessa. È una scena costruita con precisione, quasi fosse un numero di teatro. Mina entra, presenta ospiti d’onore come Elvis, Ella, Gardel. Li introduce come se fossero lì, ma sappiamo tutti che non lo sono. Ed è proprio questo il punto: il concerto esiste solo nel racconto, in quello spazio sospeso dove l’artista controlla tutto e il pubblico può solo immaginare.
Ironia, distanza e controllo totale
“Non male. Che ne pensate?”, chiede, con quella leggerezza che in realtà è una forma di potere. Mina si concede il lusso di scherzare su ciò che per altri sarebbe un evento epocale. Si diverte persino a concedere dei bis, come se stesse già governando l’applauso, anticipandolo, ridimensionandolo. È il suo modo di restare lontana, pur parlando a tutti.
Sogno per voi, incubo per me
La frase che chiude il quadro è la più sincera e la più spietata: “Piccolo sogno per voi, piccolo incubo per me”. In poche parole c’è tutto il senso del suo rapporto con il palco. L’amore del pubblico da una parte, il peso dell’esposizione dall’altra. E poi la conclusione, secca, definitiva: “Per ora non posso fare di più”.
Non c’è malinconia, non c’è nostalgia. C’è consapevolezza. Mina non annuncia un ritorno, lo evoca per dimostrare che potrebbe farlo, ma non ne ha bisogno. Anche senza salire su un palco, resta lì: centrale, indomita, padrona assoluta del suo mito.
Musica
Fedez e Marco Masini, la cover “segreta” di Sorrisi: foto scattata in anticipo e lontano dagli altri Big
Mentre gli altri Big posano il lunedì, Fedez e Marco Masini anticipano tutti e scattano la foto per la cover di gruppo di Tv Sorrisi e Canzoni già domenica sera. Un set riservato, senza incrociare gli altri artisti: un piccolo favore per due nomi tra i più quotati in Riviera.
A Sanremo non conta solo chi sale sul palco, ma anche quando e come ci arriva. E la storia della cover di gruppo di Tv Sorrisi e Canzoni lo dimostra. Fedez e Marco Masini hanno infatti scattato la famosa foto già domenica sera, a porte chiuse e lontano dagli altri Big, tutti immortalati invece nella giornata di lunedì. Un anticipo che non è passato inosservato.
Il set è stato blindato, senza incontri casuali né backstage affollati. Uno scatto rapido, mirato, riservato. Un piccolo favore concesso a due artisti che, in Riviera, risultano tra i più quotati e osservati. Non un colpo di scena clamoroso, ma uno di quei dettagli che raccontano molto delle dinamiche sanremesi.
Lo scatto lontano dagli altri Big
La scelta di anticipare la foto evita sovrapposizioni, attese e incroci inevitabili quando il Festival entra nel vivo. Mentre il resto del cast posa compatto il lunedì, Fedez e Masini hanno già archiviato l’impegno. Un’operazione silenziosa, quasi chirurgica, che lascia tutti al loro posto e senza rumore.
Un favore che pesa come un segnale
In Riviera certe attenzioni non sono mai casuali. Il fatto che lo scatto sia avvenuto a porte chiuse suggerisce una gestione calibrata dei tempi e delle presenze. Fedez e Masini arrivano a Sanremo con aspettative alte e un’attenzione mediatica costante, e questo anticipo sembra fatto apposta per non aggiungere tensioni inutili.
La macchina di Sorrisi e il timing perfetto
Per Tv Sorrisi e Canzoni la cover resta un rito intoccabile, ma anche il rito si adatta ai protagonisti. Anticipare lo scatto non cambia l’immagine finale, ma racconta il dietro le quinte di un Festival dove ogni dettaglio viene oliato con precisione. Tutto appare uguale, ma non tutti passano nello stesso momento.
Sanremo, anche fuori dall’Ariston
Alla fine, la foto è una sola e il risultato è lo stesso per tutti. Ma sapere che qualcuno è passato prima, in silenzio, aggiunge un livello di lettura in più. A Sanremo, anche una cover può diventare una mossa strategica. E Fedez e Marco Masini, questa volta, hanno giocato d’anticipo.
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