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Musica

Oggi per Arisa è un giorno speciale: esce “Canta ancora”, il suo nuovo singolo anti-bullismo

Esce oggi “Canta Ancora”, un brano per il quale la cantante Arisa ha composto testo e melodia. Una canzone alla quale Rosalba Pippa tiene molto, che parla di amore, di protezione e di quel legame indissolubile che lega una madre al proprio figlio.

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    Un brano capace di rendere omaggio al coraggio delle madri, una carezza per i cuori colpiti dal dolore. Questo e molto altro rappresenta Canta ancora, una canzone nuova di zecca per la brava Arisa, per la quale l’artista nata a Genova nel 1982 si è calata nelle vesti – per lei piuttosto inusuali – di autrice sia del testo che della melodia.

    La storia di Andrea Spezzacatena

    Un brano dal contenuto “robusto”, che affronta, anche se in una forma delicata, lo scottante e purtroppo attualissimo tema del bullismo. Che rappresenta anche la colonna sonora del film Il ragazzo dai pantaloni rosa diretto da Margherita Ferri, in uscita il prossimo 7 novembre. La pellicola racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena, un adolescente che tre giorni dopo aver festeggiato il quindicesimo compleanno si toglie la vita. Il film verrà presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 24 ottobre.

    Il dolore di una madre

    “Andrea è stato vittima di bullismo, di quella realtà che non dovrebbe mai esistere e che lo ha portato ad una sofferenza talmente profonda da non riuscire più a vivere. Sconvolge pensare che il mondo non sia stato in grado di accogliere la sua diversità con amore e rispetto ma il dolore più grande è quello che ha dovuto affrontare sua madre che ha visto suo figlio spegnersi e che ogni giorno si trova a vivere questo vuoto. Così Arisa descrive il brano, in grado di rendere con grande pathos questo episodio drammatico.

    LaC ne aveva parlato in una puntata del suo format Primi piani

    La madre del ragazzo, originaria di Crotone, aveva raccontato la sua storia in una puntata del format dell’emettente tv calabrese LaC Primi piani nel 2023, sottolineando la profonda fragilità del figlio e la sua battaglia contro il bullismo. Un dramma nel cuore della Capitale che ebbe come protagonista un fragile ragazzo di 15 anni appena. Presso il centralissimo rione Monti c’era la sua scuola, il Liceo Scientifico Cavour, uno dei più prestigiosi in città. Dove Andrea subì costanti derisioni da parte di alcuni compagni, decidendo un giorno di attaccarsi una sciarpa al collo e liberarsi da un peso che era divenuto insopportabile. Un dramma senza colpevoli ma con molti responsabili, in primis la società attuale in grado spesso di spersonalizzare, classificare e livellare tutto. Senza tener conto delle differenze che rappresentano il bello di ogni individuo, il suo valore distintivo più grande.

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    L’omaggio di Arisa a mamma Teresa

    “Quando canto queste parole penso a lei a tutte le madri che portano sulle spalle il peso del mondo per i propri figli e che farebbero qualsiasi cosa per proteggerli. Ma che in certi momenti si trovano impotenti di fronte all’odio e all’ignoranza. La loro bellezza e la loro forza anche nel dolore più atroce non svanisce mai. Una madre non smette mai di amare e di proteggere anche quando non può riabbracciare il proprio figlio. Con questa canzone voglio rendere omaggio al coraggio delle madri, come quella di Andrea, e ricordare a tutti che ogni vita merita rispetto e amore, nessuno deve sentirsi solo e giudicato per chi è”.

    Perchè la musica prosegua, nonostante tutto

    Conclude la cantante: “Le ferite del bullismo possono essere devastanti e il dolore di una madre che perde un figlio è tale che nessuna parola può lenirle. Spero che questa canzone possa essere una carezza per questi cuori infranti, un modo per dire ‘canta ancora’ nonostante tutto, la voce conta e il tuo amore vive per sempre”.

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      Musica

      Iva Zanicchi ricorda Ornella Vanoni: «L’ho amata tantissimo», ma riaffiora una vecchia frase che oggi suona davvero imbarazzante

      L’Aquila di Ligonchio parla di un legame artistico profondo, ma nella memoria riaffiora un giudizio lontano che oggi stride con il dolore per la scomparsa della cantante milanese

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        Sono giorni di ricordi, nostalgia e parole pesanti di emozione attorno alla figura di Ornella Vanoni. Tra le voci che l’hanno salutata con calore c’è quella di Iva Zanicchi, che in queste ore ha raccontato di averla «sempre amata tantissimo», ripercorrendo decenni di palcoscenico condiviso. «Insieme abbiamo fatto tante cose. Ho tanti ricordi con lei, abbiamo fatto Sanremo insieme, la Mostra internazionale di musica leggera, Canzonissima. L’ho sempre amata e stimata tantissimo, lei era sincera, spietatamente sincera», ha dichiarato la Zanicchi con evidente commozione.

        Due regine della musica italiana

        Vanoni e Zanicchi hanno attraversato, da protagoniste, stagioni irripetibili della musica italiana. Diversissime nella voce, nella presenza scenica e nell’immaginario, sono però rimaste legate da un percorso artistico parallelo fatto di incontri, tensioni e rispetto reciproco. Iva oggi ne restituisce un ritratto affettuoso, quasi intimo, ricordando una collega capace di «spietata sincerità», in scena come nella vita.

        Quel vecchio giudizio che torna a galla

        Eppure, scavando nella memoria collettiva, riaffiora un episodio curioso: quando, molti anni fa, proprio Iva Zanicchi si lasciò sfuggire, con ironia o con leggerezza, la frase secondo cui Ornella Vanoni «non sapesse cantare». Un giudizio che all’epoca fece rumore e che oggi, riletto alla luce delle sue parole, assume tutt’altro sapore. Non c’è polemica, non c’è rievocazione amara: solo il gioco spesso crudele del tempo.

        Un addio segnato dall’affetto

        Oggi resta la riconoscenza e resta il senso di perdita per una figura che ha segnato un’epoca, oltre la musica, oltre le polemiche e le battute. E nelle parole di Iva c’è l’eco di una stagione in cui due donne, così diverse, hanno visto e costruito pezzi importanti della stessa storia.

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          Musica

          Beyoncé al Gran Premio di Las Vegas in tuta Ferrari super attillata: look da corsa, curve esplosive e tifoseria d’eccezione

          Prima l’ingresso nel paddock in pelle bianca stile motociclista, poi la trasformazione in tifosa Ferrari con una tutina rossa e nera aderentissima: Beyoncé ha catalizzato l’attenzione sugli spalti del GP di Las Vegas, mentre in pista la scuderia non è riuscita a mantenere le aspettative.

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            Il weekend di Las Vegas ha offerto glamour e motori, ma sulle tribune gli occhi erano soprattutto su Beyoncé. La cantante è apparsa al fianco di Jay-Z con un look da motociclista in pelle bianca decorato da inserti neri e rossi, completato da stivali a spillo e guanti senza dita. Un ingresso «da urlo», come l’hanno definito i commentatori presenti al circuito.

            La trasformazione da tifosa Ferrari
            Per la gara notturna Beyoncé ha scelto un secondo look, ancora più appariscente: una tutina racing rossa e nera con dettagli metallici e una cerniera gioiello dorata, aderentissima e impossibile da ignorare. L’artista si è mostrata sorridente in tribuna, scattando foto e incitando la Rossa, circondata da amici e staff.

            In pista non è andata come sperato
            L’effetto Beyoncé però non ha portato fortuna alla scuderia. Nonostante l’entusiasmo sugli spalti, la Ferrari ha faticato a trovare ritmo per tutta la gara, con Charles Leclerc che ha chiuso al quarto posto e Lewis Hamilton ottavo. Un esito sotto le attese, soprattutto in un appuntamento così scenografico per la Formula 1.

            Il pubblico, intanto, ha continuato a osservare divertito le reazioni della star americana, diventata in poche ore uno dei volti simbolo del fine settimana del GP. E, come sempre, i social hanno amplificato ogni sguardo, ogni posa e ogni curva della popstar texana.

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              Robbie Williams: “Sto perdendo la vista per colpa del Mounjaro, ma continuerò a usarlo”

              Robbie Williams racconta di star perdendo la vista dopo mesi di Mounjaro, il farmaco anti-obesità diventato un fenomeno globale. Il cantante ammette di fare fatica a distinguere i fan ai concerti e collega il problema alle iniezioni dimagranti. Intanto le agenzie regolatorie monitorano da vicino possibili effetti collaterali oculari, mentre cresce l’allarme su una rara neuropatia del nervo ottico.

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                Robbie Williams non è nuovo a confessioni intime, ma questa volta il tono è più cupo del solito. Nell’intervista rilasciata al The Sun, l’ex Take That racconta di temere addirittura la perdita della vista a causa delle iniezioni di Mounjaro, il farmaco GLP-1 diventato popolare tra chi vuole dimagrire velocemente. E a far scattare il campanello d’allarme è stato un episodio all’apparenza banale: una partita di football americano vista in TV. “Non riuscivo a distinguere i giocatori, erano solo macchie verdi su uno sfondo verde”, ha ricordato.

                Convinto che non fosse un normale segnale dell’età, Williams si è rivolto subito a un ottico. La diagnosi? Una variazione improvvisa e importante della prescrizione, tanto da richiedere un cambio di occhiali. “Non credo sia l’età. Credo siano le iniezioni di Mounjaro”, ha dichiarato. Parole che hanno fatto il giro del mondo, non solo perché pronunciate da una star planetaria, ma perché toccano uno dei nodi più delicati legati ai nuovi farmaci anti-obesità.

                Il cantante, 50 anni, ha ammesso che il problema sta iniziando a influenzare anche la sua vita sul palco: vedere chiaramente il pubblico, specialmente nelle platee più ampie, è sempre più difficile. Eppure, nonostante tutto, Williams dice di non essere pronto a interrompere la terapia. “Sono così malato che probabilmente continuerò finché non mi sarà completamente scomparsa la vista da un occhio”, la frase choc.

                Intanto il suo caso riaccende i riflettori sugli effetti oculari segnalati da alcuni pazienti che assumono Mounjaro, semaglutide e altri GLP-1. In diversi paesi, le autorità sanitarie stanno monitorando un possibile legame con una rara neuropatia del nervo ottico, una condizione che, se non individuata in tempo, può portare a gravi conseguenze visive. Ad oggi, gli esperti non hanno trovato un nesso causale certo, ma le segnalazioni sono abbastanza numerose da invitare alla prudenza.

                Williams stesso sottolinea di non voler demonizzare il farmaco. Il suo obiettivo, dice, è solo raccontare ciò che gli sta accadendo. E lo fa senza perdere il suo consueto tono tagliente: “Io non sono un esempio da seguire, mai stato. Ma se succede a me, può succedere a chiunque”.

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