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Musica

Un disco e un tour nato dietro le sbarre

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    Tra i 5 album selezionati per la Targa Tenco nella categoria “album a progetto” c’è Parole Liberate Volume 2. Un progetto non solo “dedicato a” ma anche “fatto da”, che ha coinvolto la popolazione carceraria italiana proponendo un processo di scrittura, iniziato nelle carceri e finalizzato con la collaborazione di alcuni artisti.

    Alcuni nomi di qualità hanno lavorato alle musiche

    I testi dei detenuti sono diventati canzoni grazie all’apporto di alcuni musicisti italiani (da Bandabardò a Marco Machera, Flavio Giurato, Pivio e Morgan) oltre a maestri assoluti come Pat Mastelotto, batterista dei King Crimson e Tony Levin, bassista di fiducia di Peter Gabriel, Pink Floyd, John Lennon e molti altri.

    Non solo disco

    L’iniziativa è promossa anche da un tour che tocca Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia, a cui partecipano molti degli artisti impegnati nel disco, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Al centro di tutto c’è l’affermazione del diritto a esprimersi, rompendo il circolo vizioso che condanna chi ha sbagliato alla pena aggiuntiva dell’emarginazione a vita, senza la possibilità di riscatto. “Ci piacerebbe che la 50a edizione del Premio Tenco assegnasse un riconoscimento a questi testi e a queste persone” – dice il direttore artistico Paolo Bedini – “e che si mantenesse un livello di attenzione alto su questi temi.”

    Le date del tour

    4 luglio PISA Villa Medicea di Coltano
    con Bandabardò, Finaz, Riccardo Monopoli e Synaesthesia

    7 luglio – SANTA MARGHERITA LIGURE (GE) – Villa Durazzo Castello
    con Teresa Plantamura e Riccardo Monopoli

    19 luglio – AMEGLIA (SP) Villa Romana di Bocca di Magra
    con Enrico Maria Papes, Paolo Archetti Maestri, Teresa Plantamura

    20 luglio – SANTO STEFANO DI MAGRA (SP) piazza della Pace
    con Giorgio Canali, L’Isola dei Cipressi Viventi e Riccardo Monopoli

    13 settembre – CASTELLAZZO BORMIDA (AL), Fondazione Luigi Longo
    con Paolo Bonfanti, NuovoNormale, Riccardo Monopoli

    29 settembre – CREMONA, Centro Eventi Fiera di Cremona
    con Paolo Enrico Archetti Maestri, Riccardo Monopoli e Clara Graziano

    12 ottobre – GENOVA, Teatro Modena (Teatro Nazionale di Genova)
    con Pivio, NuovoNormale, Paolo Enrico Archetti Maestri, Marco Machera e Riccardo Monopoli.

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      Musica

      Sanremo 2026, gli underdog che potrebbero sorprendere tutti: dalle Bambole di Pezza a Sayf, passando per Eddie Brock e Maria Antonietta

      Rock, rap, cantautorato e hype social: Bambole di Pezza, Sayf, Eddie Brock e il duo Maria Antonietta & Colombre sono i nomi meno noti ma più curiosi di Sanremo 2026. Artisti diversi, storie lontane, un’unica possibilità: trasformarsi da sorprese del cast a protagonisti della kermesse.

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        In mezzo ai ritorni eccellenti e ai grandi nomi che hanno già calcato l’Ariston, Carlo Conti ha infilato una manciata di artisti meno noti, outsider veri. Quei nomi che fanno drizzare le antenne agli appassionati e che spesso diventano le rivelazioni del Festival. Quest’anno la pattuglia degli underdog è più interessante che mai, un mix inedito di punk, rap, indie e viralità social.

        Bambole di Pezza, le rocker pronte allo scandalo
        Sono loro la quota più esplosiva del cast. Le Bambole di Pezza, punk rock band milanese attiva dall’inizio degli anni Duemila, arrivano a Sanremo con la stessa energia diretta, femminista e irriverente che le ha rese un’icona underground. L’immagine è potente, la formazione rinnovata, le chitarre sono alte: se al Festival ci sarà un momento “scandalo”, è probabile che porti la loro firma. Per molti, la vera storia rock dell’edizione.

        Eddie Brock, il fenomeno TikTok che porta le valigie ai turisti
        La sua ascesa è stata rapida quanto imprevista. Edoardo Iaschi, classe 1997, in arte Eddie Brock, è passato dall’essere operatore turistico a diventare un caso social grazie al singolo Non è mica te: oltre 20mila video su TikTok, una presenza costante nella Viral Top 50 Italia e un pubblico che cresce a vista d’occhio. Nonostante i numeri, lui resta con i piedi per terra: «Porto ancora le valigie ai turisti». Una storia perfetta da Ariston.

        Sayf, il rap genovese che mescola melodia e strada
        Tra gli emergenti più attenzionati dai contest internazionali c’è Sayf, italo-tunisino, classe 1999. Scuola genovese, flow pulito e testi che alternano rabbia e introspezione. Conti ha fiutato il potenziale e ha deciso di dargli il palco più importante: per molti potrebbe essere lui l’erede dei rapper che negli ultimi anni hanno trasformato Sanremo in una rampa di lancio.

        Maria Antonietta & Colombre, l’indie che diventa mainstream
        Chiamarli underdog è quasi improprio. Maria Antonietta — nome d’arte di Letizia Cesarini — ha debuttato nel 2012 con un album prodotto da Brunori Sas e da allora è considerata una delle voci più importanti dell’indie italiano. Al suo fianco Colombre, alias Giovanni Imparato, cantautore raffinato con una candidatura al Premio Tenco. Insieme hanno pubblicato Luna di miele, un disco che ha conquistato critica e pubblico. Il loro è un debutto che porta qualità, scrittura e un tocco di poesia all’Ariston.

        Samurai Jay

        Come sopra: rapper napoletano, classe 1998, ha collaborato con tanti colleghi celebri, da Gigi D’Alessio a Fred De Palma. Il suo boom è arrivato l’estate scorsa con il singolo Halo: vitale su TikTok, un botto tale che Conti ha deciso di investire su di lui. Verso tormentone: “E’ tutto sbagliato / sta andando tutto al contrario”.

        Una sorpresa è sempre dietro l’angolo
        La squadra dei Big è affollata, competitiva, piena di nomi con un passato da classifica. Ma Sanremo, si sa, ama ribaltare le aspettative: spesso le rivelazioni arrivano proprio da chi non è ancora sulle copertine. E quest’anno il ventaglio degli outsider di Carlo Conti è più interessante che mai.

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          Musica

          Addio a Sandro Giacobbe: si è spento a 75 anni il cantautore di “Signora mia”, voce gentile della musica italiana degli anni Settanta e Ottanta

          Sandro Giacobbe, autore di successi che hanno segnato intere generazioni, è morto a 75 anni. Da oltre dieci anni combatteva contro un tumore che aveva affrontato con dignità e ironia. Dai primi trionfi con “Signora mia” e “Gli occhi di tua madre” fino alle collaborazioni recenti, Giacobbe ha attraversato decenni di musica italiana lasciando un repertorio intenso, popolare e riconoscibile. Lascia la moglie e i figli Andrea e Alessandro.

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            Sandro Giacobbe si è spento nella sua casa di Cogorno, vicino a Genova. Aveva 75 anni e da tempo lottava contro un tumore che aveva affrontato con lucidità e una forza discreta, condividendo negli ultimi mesi alcuni passaggi della malattia con il pubblico. Cantautore appartato, amato per la sua voce limpida e per la capacità di raccontare sentimenti e fragilità, Giacobbe è stato una presenza costante nella musica italiana dagli anni Settanta in poi.

            Nato nel 1949, aveva conquistato le classifiche nel 1974 con “Signora mia”, brano che divenne un successo nazionale e che entrò anche nella colonna sonora del film di Lina Wertmüller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Due anni dopo arrivò il terzo posto al Festival di Sanremo con “Gli occhi di tua madre”, una delle sue interpretazioni più note. Seguì una stagione di popolarità intensa, con canzoni che hanno accompagnato generazioni di ascoltatori.

            La sua carriera non si era mai interrotta. Nel tempo Giacobbe aveva alternato nuove produzioni, collaborazioni e presenze televisive, mantenendo un legame profondo con la sua Genova. Nel 2020 aveva realizzato con Don Backy il brano “Genova”, una dichiarazione d’amore alla città. E ancora, nel 2023, aveva inciso “Lettera al gigante”, scritto dal figlio Andrea, segno di una storia familiare che attraversava anche la musica.

            La malattia lo aveva costretto a rallentare, ma non a perdere il suo tono sereno. Qualche mese fa, ospite di Domenica In, aveva parlato con sincerità del percorso affrontato insieme alla moglie Marina Peroni, accanto a lui dal 2010. Con delicatezza e un sorriso che non voleva spegnersi, aveva mostrato le conseguenze della terapia, raccontando la paura, la stanchezza, ma anche il coraggio con cui aveva cercato di vivere ogni giorno.

            Oggi il mondo della musica ricorda un artista gentile, lontano dagli eccessi, capace di lasciare un segno con canzoni che hanno attraversato decenni di storia italiana. La sua voce, dolce e riconoscibile, resta nelle melodie che ha consegnato al pubblico e nel ricordo di chi l’ha conosciuto, ascoltato e amato.

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              Musica

              Fiorello lancia Giorgia verso Sanremo 2027: nasce in diretta il sogno di un Festival “utopistico” che fa impazzire già i social

              Durante una chiacchierata in diretta, Fiorello propone a Giorgia di prendere in mano la direzione artistica di Sanremo 2027. Lei scherza, lui rilancia, e tra battute e mezze promesse il pubblico intravede l’ipotesi di un Festival completamente diverso, “utopistico”, come lo definisce la cantante. Una suggestione che potrebbe trasformarsi in qualcosa di più.

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                Sanremo non dorme mai, nemmeno quando il prossimo Festival è ancora lontano. E così basta un botta e risposta tra Fiorello e Giorgia per scatenare un turbine di ipotesi, meme e sogni collettivi. Tutto nasce da un’idea buttata lì con l’entusiasmo che solo Fiore può permettersi: Giorgia direttrice artistica di Sanremo 2027. Una suggestione che accende immediatamente la fantasia del pubblico.

                Il momento in cui nasce il “Sanremo utopistico”
                Giorgia, col suo stile elegante e autoironico, prende la palla al balzo: «Tu ci saresti? Quando parli di questo Sanremo ipotetico, impossibile, utopistico…». Una risposta che non chiude, anzi apre. Perché invece di liquidare l’idea, la cantante ci gioca, la rigira, la rende improvvisamente plausibile. È un attimo e la rete impazzisce.

                Fiorello rilancia e spiazza tutti
                La replica dello showman è immediata: «Ne parliamo, Giorgia. Se ci sei tu magari mi viene lo sghiribizzo». È la frase che sposta l’asticella: non è più una battuta, non è più una fantasia dei fan. È un “chissà”. È un “forse”. Ed è abbastanza perché la macchina del Festival inizi simbolicamente a muoversi, come fosse già quasi gennaio.

                Perché la proposta ha fatto breccia
                L’idea funziona perché mette insieme due mondi che il pubblico ama: l’autorevolezza musicale di Giorgia e la follia creativa di Fiorello. Un Sanremo guidato da una delle voci più iconiche della musica italiana avrebbe un profilo totalmente nuovo, più tecnico, più emozionale. E con Fiore che entra in scena “a sghiribizzi”, il potenziale di spettacolo sarebbe altissimo.

                Il sogno collettivo dei fan
                Per ora, ovviamente, è solo una chiacchiera. Un gioco. Ma a Sanremo i giochi, a volte, diventano realtà molto più in fretta del previsto. E l’idea di un’edizione utopistica firmata Giorgia ha già acceso un entusiasmo che nessun comunicato ufficiale potrebbe generare. Basta un lampo, un dialogo leggero, e il 2027 sembra già dietro l’angolo.

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