Personaggi e interviste
La prima notta d’amore tra Francesca Pascale e Berlusconi: a metà fra Scherzi a parte e Beautiful
Francesca Pascale racconta la sua relazione con Silvio Berlusconi tra passioni improvvise, gelosie teatrali e post-it da fiction. Dalla prima notte d’amore ad Arcore fino all’addio, passando per brillantini e dichiarazioni nostalgiche, la sua versione dei fatti è una commedia all’italiana. Ironica, surreale e molto berlusconiana…

C’è chi si innamora a una festa, chi a un concerto, e poi c’è Francesca Pascale: che ha dato il primo bacio a Silvio Berlusconi davanti alla televisione. Una scena da commedia romantica girata a Villa San Martino, con lei 25enne e lui 74enne, che al primo approccio sentimentale non ha detto “Anch’io”, ma: «Potrei essere tuo nonno». Una battuta che, se fosse uscita dalla bocca di un uomo qualsiasi, avrebbe provocato un “ciaone”. Ma lei, partenopea doc e con la faccia tosta delle grandi protagoniste, non si è lasciata impressionare. «Ti desidero», ha detto. E da lì è iniziata una storia che – tra gossip e critiche – è durata dieci anni. Altro che flirt da tabloid: una relazione vera, fatta di passione, complicità e… post-it provocatori.
Biglietti d’amore, gelosie e niente nozze
«Cara Sofia, stanotte Francesca non ci sarà»: questi i messaggi che Berlusconi lasciava in giro per casa. A firmarli era lui stesso, e Sofia – sia chiaro – non esisteva. Ma serviva a far infuriare Francesca, che racconta di essere stata “gelosissima”. Una sorta di gioco, come in certe sitcom d’altri tempi, ma con Villa Certosa come set. E il matrimonio? Mai preso in considerazione. Non per mancanza d’amore, ma per rispetto verso i figli del Cavaliere: «Non lo avrei mai sposato, né simbolicamente né davanti a un sindaco. Per me Marina, Piersilvio e gli altri venivano prima».
“Ho amato Silvio più della mia vita”
A due anni dalla scomparsa di Berlusconi, Francesca racconta un amore ancora presente, vivo, bruciante. Non c’è nostalgia costruita, ma dolore sincero. «Mi manca ogni giorno, era il mio migliore amico. Pagherei per passare ancora un anno con lui». La ferita più grande? Non aver potuto dirgli addio: «Non mi è stato permesso. È stato il dolore più atroce della mia vita». Un lutto personale, privato, vissuto a margine di un funerale pubblico.
Dopo la Turci, il silenzio
Sul capitolo Paola Turci, invece, Pascale è laconica. «Un fallimento. Se non sei felice, è meglio andare via». La decisione è stata sua, presa con l’aiuto dell’esempio di un’altra donna forte: Marina Berlusconi, che considera un punto di riferimento. «Sono e morirò berlusconiana», dichiara senza esitazione. Ma questo non le impedisce di stimare Renzi, che definisce «democratico e progressista». Una posizione non facile, in un ambiente che – parole sue – le ha fatto la guerra per la sua omosessualità, l’uso dichiarato di marijuana e la mancanza di ipocrisia.
Una madre, un consiglio, un destino
Nel racconto più intimo, c’è spazio anche per un ricordo toccante: quello della madre, poco prima di morire. «Mi disse: “Sono contenta che lo ami, ma proteggiti”». Un avvertimento dolceamaro, come tutta la vicenda di Francesca Pascale: ironica e amara, pop e tragica. In fondo, il suo amore con Silvio è stato così: una lunga serie tv a metà tra Beautiful e Un posto al sole, dove il cuore batte forte… anche sotto un cielo politicamente nuvoloso.
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Personaggi e interviste
Teo Mammucari tagliato a Domenica In: «È finita, oggi ho fatto due minuti»
Il gioco telefonico affidato a Mammucari nella nuova edizione di Domenica In è passato da quasi mezz’ora a poco più di un quarto d’ora, fino al taglio improvviso in diretta. «Mi avete fatto fare due minuti», ha scherzato lui, ma la battuta nasconde un retrogusto amaro.

Sorridente ma visibilmente infastidito, Teo Mammucari ha chiuso la seconda puntata di Domenica In con una battuta che è suonata più come un messaggio: «È finita, oggi ho fatto due minuti». Il suo spazio nel contenitore domenicale di Mara Venier si è infatti ridotto drasticamente rispetto alla prima puntata, quando il comico romano aveva debuttato con un gioco telefonico dedicato alla storia della Rai.

Se due settimane fa la gag aveva occupato quasi mezz’ora di diretta, questa volta il tempo a disposizione è sceso a una manciata di minuti. Lo si è capito subito, sin dall’impostazione: via il tabellone centrale, sostituito da un semplice telefono sul palco, e via anche le lunghe interazioni con il pubblico che avevano caratterizzato l’esordio. Uno schema più asciutto, forse pensato per lasciare spazio ad altri blocchi della trasmissione, ma che ha finito per comprimere del tutto la presenza di Mammucari.
Quando un autore, dietro le quinte, ha detto chiaramente “no” a un’ulteriore telefonata da casa, Mammucari ha reagito a modo suo, trasformando la delusione in sarcasmo: «È finita, oggi ho fatto due minuti!». Poi l’abbraccio a Mara Venier, un sorriso tirato e un ringraziamento pubblico alla padrona di casa, che ha provato a smorzare i toni: «Qualcosa cambierà in corso d’opera», ha detto, lasciando intendere che la formula del programma è ancora in via di assestamento.
Lo showman, entrato quest’anno nel cast accanto a Tommaso Cerno ed Enzo Miccio, aveva accolto con entusiasmo l’invito di Mara, descrivendo la sua presenza come «un ritorno alla leggerezza in un programma storico». Ma tra tagli, tempi risicati e prove di equilibrio tra comicità e quiz, il suo ruolo sembra ancora in cerca di una definizione.
Dietro le quinte, qualcuno parla di semplici esigenze di scaletta: la puntata del 28 settembre, infatti, ha avuto blocchi più lunghi del previsto, soprattutto quelli musicali e le interviste con gli ospiti. Altri, invece, leggono nella riduzione del suo spazio un segnale più profondo: una difficoltà d’inserimento nel ritmo e nel tono di una trasmissione ormai saldamente identificata con la conduzione “materna” e rassicurante di Mara Venier.
Mammucari, che da sempre gioca sul filo dell’ironia tagliente, ha preferito non aggiungere altro. Ma la sua battuta finale è rimbalzata sui social in poche ore. E ora in molti si chiedono se quella del prossimo weekend sarà davvero una nuova puntata… o l’ultima “telefonata” per Teo.
Personaggi e interviste
Simona Ventura perseguitata da uno stalker: “Mi ha violentato, fa parte di una psicosetta” – L’incubo raccontato a Le Iene
Lo stalker, intervistato da Giulio Golia, accusa Ventura di far parte di una “setta satanica” e di averlo violentato: “Si è sdraiata accanto a me mentre ero incosciente”. La coppia: “Viviamo nella paura, ma non ci faremo intimidire”.

Da anni Simona Ventura e Giovanni Terzi vivono un incubo. A perseguitarli è un uomo di 48 anni, residente a Torino, che li riempie di minacce di morte, insulti e accuse deliranti. “Voglio morta Simona Ventura”, “Ti distruggo con le mie mani”, “Basta spararle un colpo di fucile”: sono solo alcuni dei messaggi inviati alla coppia, che ha deciso di denunciare e parlare pubblicamente del caso.
L’uomo, affetto da disturbi psichiatrici, è stato rintracciato e intervistato da Giulio Golia per Le Iene. Nell’intervista, ha mostrato un atteggiamento confuso e paranoico, accusando la conduttrice di essere a capo di una “psicosetta” che lo avrebbe manipolato e violentato: “Nel 1998 Simona Ventura si è sdraiata nel letto mentre io ero incosciente all’ostello di Venezia. Con lei c’era Victoria Cabello. Lei mi ha rovinato la vita”.
Un racconto senza alcun riscontro, ma che riflette la gravità della sua condizione. “Sono malato psichiatrico falsamente – ha aggiunto –. Ho solo reagito d’impulso, non volevo minacciare davvero”. Eppure, come mostrato dalle chat, da tempo inonda i social di messaggi d’odio, definendo Ventura “cocainomane” e promettendo di “ucciderla come merita”.
La conduttrice e il compagno hanno raccontato di aver inizialmente sottovalutato la situazione. “La polizia ci disse che era una persona tranquilla – ha spiegato Terzi –. Poi, dieci giorni fa, ha ripreso a scriverci con violenza”. Da qui la nuova denuncia per stalking e la decisione di rendere pubblica la vicenda.
Ventura, visibilmente provata, ha commentato: “Nessuno merita di vivere sotto minaccia. La paura è reale, ma non ci faremo zittire. Voglio solo che la giustizia intervenga e che chi soffre di queste patologie venga davvero aiutato”.
Un caso che accende ancora una volta i riflettori sul tema della sicurezza e sull’abuso dei social, dove la follia e l’odio possono trasformarsi in un’arma contro chiunque, anche contro chi, come Simona Ventura, cerca soltanto di vivere la propria vita lontano dal terrore.
Personaggi e interviste
Alessandro Preziosi: “La bellezza è stata un’opportunità, ma la vera sfida è farsi amare”
Una carriera costruita tra istinto e studio, un talento raffinato che ha trovato maturità col tempo. Preziosi confessa: “All’inizio non ero pronto al successo, ma la paternità mi ha insegnato cosa conta davvero”.

Una laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti, poi un cambio di rotta improvviso: Alessandro Preziosi racconta di aver ascoltato il suo istinto. «Ho deciso di trasferirmi a Milano per studiare all’Accademia dei Filodrammatici. È così che è iniziato tutto», spiega al Corriere della Sera. Oggi definisce la recitazione «il mestiere più bello del mondo», anche se ammette che la sua carriera è nata più per caso che per calcolo: «Il nostro è un lavoro che si basa sull’essere scelti, e finché continueranno a farlo, continuerò a recitare».
Il successo arriva presto e in modo travolgente. Con Elisa di Rivombrosa Preziosi diventa il volto di un’intera generazione di fiction. Ma dietro la popolarità si nasconde anche un senso di smarrimento: «Quando è arrivata Elisa di Rivombrosa non ero pronto. Non ero all’altezza di quel prodotto così ben fatto, della mia partner Vittoria Puccini, della regista. Mi sono trovato dentro qualcosa che non sapevo gestire. Per anni mi hanno proposto solo ruoli in costume, tanto che quando è arrivato Mine Vaganti ho avuto difficoltà enormi a ritrovare la mia voce nel presente».
La bellezza, spesso considerata un’arma a doppio taglio, per lui non è mai stata un limite: «Ma quale limite? Se fossero tutti così limiti… Nei miei lavori ha contato al cinquanta per cento, l’altro cinquanta era altro: studio, lavoro, vita. Poi col tempo cambia tutto. I figli crescono, arrivano i lutti, le priorità si spostano, e anche la percezione della bellezza si trasforma».
Sul fronte privato, Preziosi non nasconde le fragilità: «L’amore non corrisposto lo conosco bene. Ti mette davanti alle tue domande, ti obbliga a guardarti dentro. Il vero problema non è amare, ma farsi amare».
Padre di due figli — Edoardo, nato nel 1995, ed Elena, nel 2006 — l’attore riflette sulla paternità con lucidità e rimpianto: «Essere padre mi ha fatto capire il senso della vita, ma avrei voluto essere anche genitore, vivere con loro sotto lo stesso tetto. È una dimensione che mi manca. Ho fatto il padre, ma non sempre ho potuto esserci nella quotidianità. E questo resta un rimpianto».
Poi aggiunge, con orgoglio: «Il dato di fatto, però, è che loro sono venuti su benissimo». Un pensiero che racchiude la serenità di chi ha imparato, nel tempo, che la vera bellezza — quella che resta — è saper costruire legami autentici.
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