Personaggi e interviste
La risposta infelice di Aurora Ramazzotti scatena la polemica sui bimbi in aereo
Aurora Ramazzotti è tornata a far parlare di sé con un’uscita decisamente polemica sui social riguardo ai viaggi in aereo con bambini piccoli. La figlia di Michelle Hunziker ha risposto con forza a un commento che criticava i genitori che viaggiano con i figli, scatenando una discussione tra i suoi follower. Scopriamo cosa è successo e come ha reagito Auror

Viaggiare in aereo con bambini piccoli è sempre stato un tema caldo, soprattutto quando si parla di comfort degli altri passeggeri. Aurora Ramazzotti, recentemente diventata mamma del piccolo Cesare Augusto, ha voluto dare il suo punto di vista in merito. La discussione è esplosa quando un utente ha commentato che i bambini dovrebbero essere portati in viaggio solo quando sono più grandi, per non disturbare gli altri passeggeri. Aurora, conosciuta per il suo carattere schietto e la sua presenza sui social, non ha esitato a rispondere.
Il pensiero di Aurora
Aurora ha condiviso la sua esperienza di mamma con i suoi follower, rivelando di aver affrontato un lungo viaggio in aereo di 12 ore con il piccolo Cesare. Rispondendo a una domanda di una fan su come gestire i viaggi in aereo con i bambini, la Ramazzotti ha spiegato di fare sempre tutto il possibile per far stare tranquillo il suo bambino durante il volo. Tuttavia, ha anche chiarito di non voler cedere alla pressione di chi critica i genitori con figli piccoli a bordo.
La polemica
L’utente che aveva sollevato il tema, in disaccordo con il pensiero di Aurora, ha affermato che i bambini dovrebbero essere portati in aereo solo quando sono abbastanza grandi da non disturbare gli altri passeggeri, evocando la possibilità che il volo diventasse un’esperienza sgradevole per chi cercava di godersi una vacanza senza sentire pianti o rumori infantili.
“Non è una vostra responsabilità, è figlio mio!”
Aurora non ha tardato a replicare con un lungo sfogo su TikTok, sottolineando che, sebbene fosse consapevole del caos che può scaturire viaggiando con un bambino, sarebbe stato “assurdo” aspettare che il figlio fosse più grande per poter volare. Nel video, la figlia di Eros Ramazzotti ha spiegato: “Non è una vostra responsabilità, è figlio mio. Sento che è un mio dovere, ma non per il bambino, ma perché sono terrorizzata dal parere delle persone. Preferisco non chiudere occhio e stare dietro al bambino piuttosto che dare fastidio”.
L’alternativa è stare a casa
Aurora ha poi continuato il suo sfogo dicendo che la critica di chi suggeriva di aspettare che il bambino fosse più consapevole era del tutto infondata. “Chi è il bambino qui?”, ha dichiarato. “Se tu vuoi leggere un libro e farlo serenamente, stai a casa”, ha esortato la Ramazzotti, aggiungendo che viaggiare può essere fastidioso per tutti, non solo per i bambini, ma che è importante essere organizzati e responsabili delle proprie emozioni.
Un messaggio forte e chiaro: “Metti le cuffie”
La polemica ha raggiunto il suo apice quando Aurora ha concluso il suo sfogo con una battuta decisa, rivolgendosi a chi non tollerava la presenza di bambini durante il volo. “Tu solo sei responsabile per te stesso e tu odi vedere i bambini a prescindere? Prendi una macchina e vai in un hotel per adulti, oppure metti un cao di paio di cuffie e non rompere i cogl*ni”, ha chiosato Aurora, mandando un messaggio diretto a chi non gradisce i bambini a bordo.
Le reazioni sui social: tra sostegno e critiche
Come era prevedibile, la risposta di Aurora ha suscitato reazioni contrastanti sui social. Da un lato, molti genitori e utenti hanno applaudito la sua franchezza e la sua difesa della libertà di viaggiare con i bambini. Dall’altro, però, c’è chi ha continuato a sostenere che i voli lunghi con bambini piccoli possano effettivamente diventare un disagio per gli altri passeggeri. L’uscita di Aurora ha acceso un dibattito acceso, ma sicuramente ha messo in luce una questione spesso taciuta: la difficoltà di viaggiare con i bambini piccoli e la responsabilità di tutti nel cercare di rendere il viaggio il più piacevole possibile per tutti.
Il caso di Aurora Ramazzotti ha riaperto una riflessione su cosa sia giusto o meno quando si viaggia in aereo con bambini. Se da un lato non si può negare che il viaggio possa diventare una sfida, soprattutto per i genitori, dall’altro va ricordato che ogni passeggero ha il diritto di godersi il volo, senza troppi disagi. La chiave potrebbe essere il rispetto reciproco e la comprensione delle difficoltà che ogni tipo di viaggiatore può incontrare.
In ogni caso, l’incidente sui social ha mostrato ancora una volta che, quando si tratta di bambini, non esistono mezze misure. O si è pronti ad accettarli, o si sceglie di prendere le dovute precauzioni per evitare ogni tipo di malumore.
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Personaggi e interviste
«Credevo che sarei morta in un letto d’ospedale». Bianca Balti racconta la paura, la malattia e il coraggio di sentirsi viva
Dopo l’asportazione del seno nel 2021 per la mutazione del gene BRCA1, aveva rimandato la rimozione delle ovaie: “Non è una decisione facile. Ho avuto paura di sentirmi meno donna”. Una battaglia personale che oggi trasforma in testimonianza collettiva, per dare forza a chi si trova davanti alla stessa scelta

C’è un giorno che Bianca Balti non potrà mai dimenticare. L’8 settembre 2024, in un pronto soccorso della California, i medici le dissero che aveva un tumore ovarico al terzo stadio. La diagnosi arrivò come una sentenza. «Credevo che sarei morta in un letto d’ospedale e che le mie figlie sarebbero cresciute senza madre», racconta oggi la top model, 40 anni, nel suo nuovo diario online. Una confessione che scava nell’intimità della paura più grande: quella di non esserci più.
La modella, icona internazionale, ha scelto di condividere la sua storia partendo da quel momento buio. «Non avevo mai sperimentato la mortalità fino ad allora», scrive. Il cancro non era più un concetto astratto, ma una realtà che si prendeva spazio nella sua vita, costringendola a guardare in faccia l’ipotesi più terribile.
La mutazione genetica e le scelte difficili
Bianca non era del tutto impreparata. Nel 2021 le era stata diagnosticata la mutazione del gene BRCA1, che aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare tumori al seno e alle ovaie. All’epoca decise di sottoporsi subito a una mastectomia preventiva, ma non fece lo stesso con le ovaie. «Rimandavo. Molti, dopo, mi hanno chiesto: se lo sapevi, perché non l’hai fatto? Ma bisogna essere gentili con le donne… Perché non è una decisione facile da prendere», spiega.
Le ovaie, dice, sono parte della femminilità, del desiderio di maternità che non aveva ancora accantonato: «Io volevo altri figli, li ho sempre voluti. Togliere le ovaie è un pezzo di identità che senti di perdere. Ho avuto paura di sentirmi meno donna». Parole che pesano come un macigno in un dibattito medico spesso dominato da fredde statistiche, e che lei riporta sul piano emotivo ed esistenziale.
Il pianto, la fede e Google
Quando ricevette la diagnosi, la sua prima reazione fu disperazione. «La mia prima reazione fu piangere. Non riuscivo a respirare. Ho pensato: sono una stupida, dovevo farlo prima», ha confidato in un’intervista al Corriere della Sera. In quelle ore, la fede che negli anni aveva costruito come un rifugio personale fu messa alla prova. «Dodici anni fa sono tornata sobria e ho costruito una fede che fosse mia, dolce e indulgente. Quella fede è stata messa alla prova la notte in cui ho digitato su Google: il cancro ovarico al terzo stadio è curabile?». La risposta era spietata: «Non sempre».
Una rinascita condivisa
Oggi Bianca è viva e festeggia la vita. Ha deciso di trasformare la sua esperienza in un percorso collettivo: un blog in cui invita le persone a scegliere un giorno da celebrare. «Non deve essere necessariamente legato alla malattia. Potrebbe essere il giorno in cui hai lasciato una relazione che ti stava distruggendo. Il giorno in cui sei sopravvissuto a un incidente. Il giorno in cui hai capito di voler andare avanti».
L’iniziativa ha già trovato eco: oltre 150 persone hanno scritto sul blog, condividendo la propria data simbolica. Un flusso di testimonianze che conferma la potenza di un gesto semplice: segnare sul calendario il giorno in cui si è sopravvissuti e ricordarlo ogni anno come un anniversario privato di resilienza.
Una vita nuova con le figlie
Al centro di tutto, restano le sue figlie, Matilde e Mia. La paura più grande, dice, era quella di lasciarle senza una madre. È stato pensando a loro che ha trovato la forza di affrontare le terapie, le operazioni e i mesi più duri. «Ogni volta che vedevo i loro occhi, capivo che non potevo arrendermi», scrive. La maternità, vissuta come responsabilità e come amore assoluto, è stata il carburante della sua lotta.
L’invito a non rimandare
La testimonianza di Bianca Balti non è un manifesto di eroismo, ma un invito alla consapevolezza. La top model ammette gli errori, i rimandi, la paura di sentirsi “meno donna”. Eppure, proprio da quella vulnerabilità, nasce la forza del suo messaggio: non rimandare, non sottovalutare i segnali, non lasciare che la paura decida al posto tuo.
Oggi, per lei, il giorno da celebrare non è solo quello in cui ha ricevuto la diagnosi, ma quello in cui ha capito che poteva ancora vivere, amare e raccontare la sua storia. Un anniversario personale che ha trasformato in patrimonio collettivo, perché «la vita non si festeggia solo quando si vince: si festeggia ogni volta che si sopravvive».
Personaggi e interviste
Diego Abatantuono: “La vecchiaia mi fa schifo, ma bisogna prenderla con allegria”
Il comico e attore milanese torna sul grande schermo con Esprimi un desiderio: “I successi di oggi nascono dalle sconfitte di ieri. Mi sento ancora vicino ai giovani, almeno fino a quando non parlano di social: la sola parola mi provoca mal di stomaco”.

A settant’anni Diego Abatantuono non ha perso la battuta pronta, ma nemmeno la lucidità per guardare con ironia e realismo al tempo che passa. Nel nuovo film di Volfango De Biasi interpreta Ettore, ex imprenditore vinicolo che vive in una Rsa ma non rinuncia ai sogni. Un ruolo che lo costringe a misurarsi con la vecchiaia, tema che affronta senza giri di parole: «La vecchiaia mi fa abbastanza schifo, ma bisogna prenderla con allegria, perché non ci sono altre soluzioni. È come una malattia costante, con cui bisogna convivere. L’abilità sta nel non farci troppo caso».
E se qualcuno gli chiede se ci riesce, risponde con disincanto: «Fino a un certo punto. Se la mattina riesco ad alzarmi va bene, quando diventa più difficile allora sì, me ne accorgo. Ma il brutto non è tanto la mia vecchiaia: è vedere quella degli amici. L’importante è che ci siano, perché quando non ci sono più, quella è la parte peggiore».
Abatantuono, da sempre legato alla commedia, non rinnega le sue origini, anzi: «I film brillanti li faccio sempre volentieri, penso che la gente abbia bisogno di ridere. È il genere più difficile, ma anche quello che dà più senso al mio lavoro. Se capita un film serio, lo faccio, ma far sorridere resta il compito più complicato e utile».
Non mancano i ricordi: «Mi fa un bell’effetto sentire ancora oggi le battute di Eccezziunale… veramente. Quel personaggio, che sembrava semplice, in realtà esprimeva una sua verità: c’è sempre qualcuno più a sud di un altro». E sull’altra svolta della carriera: «Ringrazierò sempre Pupi Avati per Regalo di Natale. So che prima di chiamare me aveva sentito Lino Banfi, che rifiutò. Quel film mi cambiò la vita».
Eppure oggi non si guarda indietro con nostalgia. Si tiene in mezzo ai giovani, anche se con qualche distanza: «Non riesco a vedermi come un vecchio, mi sento alla loro altezza, almeno finché non parlano troppo di tecnologie. I social? La sola parola mi provoca mal di stomaco: se la mattina invece del caffè dico “social”, ottengo lo stesso effetto».
Infine, uno sguardo al presente: «Ciò che mi preoccupa è la superficialità con cui si accettano eventi assurdi. Da appassionato di storia so che quello che accadde prima della guerra si sta ripetendo. Ma davanti ai miei figli devo simulare allegria, non posso incupirmi. È il prezzo di una vita vissuta tra amici e grandi tavolate».
Personaggi e interviste
Kabir Bedi: da Sandokan a sostenitore di Trump, Robert Kennedy Jr. ed Elon Musk
Trump? “Adesso mi piace ma più di lui sono un grande fan di Robert Kennedy Jr., che si sta occupando di cibo e di alcune cose contro l’industria farmaceutica”.

Intervistato da0
Geppi Cucciari e Giorgio Lauro su RadioUno, l’attore Kabir Bedi si svela un trumpiano di ferro. Rivela la sua simpatia per Donald Trump anche se fino a qualche anno fa non la pensava proprio in questo modo. Ma si sa noi tutti trasformiamo la nostra vita e cambiamo opinione. Intervistato da un mensile femminile americano nel ruolo di Sandokan a proposito di Donald Trump l’attore rispondeva che “E’ un perfetto James Brooke, il cattivo rajah bianco di Sarawak che crede fermamente nella superiorità della sua razza sulle altre. Una visione del mondo di cui avere paura“.
Trump: “Adesso mi piace”
A Un Giorno da Pecora l’attore ha condiviso opinioni inaspettate e controcorrente. Durante l’intervista, infatti, ha espresso simpatia per il Presidente americano, ma ha dichiarato un’ammirazione ancora maggiore per Robert Kennedy Jr. e Elon Musk.
“Trump mi piace, ma sono un grande fan di Robert Kennedy Jr.,” ha spiegato l’attore, intervenuto in diretta da Mumbai. “Sta affrontando questioni importanti legate al cibo e ai problemi causati dall’industria farmaceutica. Tuttavia, è difficile spiegare tutto in italiano.”
Sostegno a RFK Jr. e critiche a Big Pharma
Bedi ha ammesso di apprezzare Trump, seppur con meno entusiasmo rispetto a RFK Jr. e Musk. “Mi piace per alcune cose, ma il mio cuore batte più forte per Kennedy e le sue battaglie,” ha spiegato. Quando gli è stato chiesto delle accuse che avvicinano Kennedy al movimento no-vax, Bedi ha replicato con fermezza: “Questa è solo propaganda delle Big Pharma. Lui vuole che le persone abbiano il diritto di scegliere e sostiene la necessità di più ricerca.”
Ed Elon Musk? Per Kabir Bedi “E’ un eroe moderno”
Durante l’intervista, l’attore non ha nascosto la sua ammirazione per Elon Musk. “Sono un grandissimo fan. Musk è incredibile, un vero Superman. Ha affrontato e vinto una battaglia titanica contro l’industria dell’automobile. È un uomo straordinario.” Il protagonista di Sandokan continua a sorprendere il pubblico con dichiarazioni che mescolano nostalgia e contemporaneità, dimostrando di avere opinioni forti e controverse su temi globali. Da leggendario pirata della Malesia a sostenitore di cause moderne, Kabir Bedi si conferma un personaggio sempre fuori dagli schemi…
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