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Personaggi e interviste

Per Meghan Markle un sold out che non corrisponde al successo dei suoi prodotti

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    Meghan ha fatto di nuovo centro. O forse no. Il secondo lancio del suo marchio As Ever è andato sold out nel giro di poche ore, nonostante lei stessa avesse garantito scorte abbondanti. Dai vasetti di marmellata di albicocche al miele ai fiori d’arancio, fino ai fiori commestibili, tutto è sparito dagli scaffali online. Ma se il pubblico ha comprato a occhi chiusi, le papille gustative degli esperti si sono già ampiamente ribellate.

    Prezzi da principessa, sapori da… rivedere

    Certo, l’estetica c’è: confezioni eleganti, nomi evocativi, e un’operazione social da manuale. Meghan esulta su Instagram, ringrazia i fan e annuncia con fierezza: “Sold out… di nuovo!”. Peccato che una celebre esperta americana, Donna Collins – conosciuta negli Stati Uniti come la “regina delle conserve” – abbia demolito con eleganza british il cuore della proposta: la marmellata alle albicocche. Secondo la Collins, è troppo liquida (nonostante la pectina, che dovrebbe solidificarla) e, peggio ancora, non è nemmeno biologica: le albicocche usate da Meghan sarebbero trattate con pesticidi. Non proprio l’ideale per un brand che si propone come chic e totalmente naturale.

    Il mistero del “tutto esaurito”

    Molti iniziano a farsi una domanda fastidiosa: il sold out è reale o è solo marketing? I più maliziosi sospettano che le quantità messe in vendita siano minime, utili più per far notizia che per soddisfare la domanda. Ma se c’è una cosa che Meghan ha imparato bene, è creare hype. E in questo, va detto, è imbattibile.

    Dalla marmellata al vino: il gusto della duchessa si fa alcolico

    Come se non bastassero confetture e tè, ora arriva anche il vino. Il primo luglio debutta un rosé dalla Napa Valley selezionato personalmente da Meghan e dai suoi esperti enologici. L’obiettivo? Accompagnare con stile i barbecue estivi americani. E ovviamente, sarà disponibile in quantità esclusiva solo sul sito As Ever.

    “As Ever” o “As If”?

    Insomma, il marchio lifestyle di Meghan Markle continua a far parlare di sé: mix perfetto tra storytelling emotivo e packaging da Instagram, ma ancora con qualche inciampo sul contenuto. Sarà pure tutto esaurito, ma i giudizi degli esperti iniziano a pesare. E no, non basta un vasetto da 12 euro con l’etichetta beige per convincere chi mastica marmellate da una vita.

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      La prima notta d’amore tra Francesca Pascale e Berlusconi: a metà fra Scherzi a parte e Beautiful

      Francesca Pascale racconta la sua relazione con Silvio Berlusconi tra passioni improvvise, gelosie teatrali e post-it da fiction. Dalla prima notte d’amore ad Arcore fino all’addio, passando per brillantini e dichiarazioni nostalgiche, la sua versione dei fatti è una commedia all’italiana. Ironica, surreale e molto berlusconiana…

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        C’è chi si innamora a una festa, chi a un concerto, e poi c’è Francesca Pascale: che ha dato il primo bacio a Silvio Berlusconi davanti alla televisione. Una scena da commedia romantica girata a Villa San Martino, con lei 25enne e lui 74enne, che al primo approccio sentimentale non ha detto “Anch’io”, ma: «Potrei essere tuo nonno». Una battuta che, se fosse uscita dalla bocca di un uomo qualsiasi, avrebbe provocato un “ciaone”. Ma lei, partenopea doc e con la faccia tosta delle grandi protagoniste, non si è lasciata impressionare. «Ti desidero», ha detto. E da lì è iniziata una storia che – tra gossip e critiche – è durata dieci anni. Altro che flirt da tabloid: una relazione vera, fatta di passione, complicità e… post-it provocatori.

        Biglietti d’amore, gelosie e niente nozze

        «Cara Sofia, stanotte Francesca non ci sarà»: questi i messaggi che Berlusconi lasciava in giro per casa. A firmarli era lui stesso, e Sofia – sia chiaro – non esisteva. Ma serviva a far infuriare Francesca, che racconta di essere stata “gelosissima”. Una sorta di gioco, come in certe sitcom d’altri tempi, ma con Villa Certosa come set. E il matrimonio? Mai preso in considerazione. Non per mancanza d’amore, ma per rispetto verso i figli del Cavaliere: «Non lo avrei mai sposato, né simbolicamente né davanti a un sindaco. Per me Marina, Piersilvio e gli altri venivano prima».

        “Ho amato Silvio più della mia vita”

        A due anni dalla scomparsa di Berlusconi, Francesca racconta un amore ancora presente, vivo, bruciante. Non c’è nostalgia costruita, ma dolore sincero. «Mi manca ogni giorno, era il mio migliore amico. Pagherei per passare ancora un anno con lui». La ferita più grande? Non aver potuto dirgli addio: «Non mi è stato permesso. È stato il dolore più atroce della mia vita». Un lutto personale, privato, vissuto a margine di un funerale pubblico.

        Dopo la Turci, il silenzio

        Sul capitolo Paola Turci, invece, Pascale è laconica. «Un fallimento. Se non sei felice, è meglio andare via». La decisione è stata sua, presa con l’aiuto dell’esempio di un’altra donna forte: Marina Berlusconi, che considera un punto di riferimento. «Sono e morirò berlusconiana», dichiara senza esitazione. Ma questo non le impedisce di stimare Renzi, che definisce «democratico e progressista». Una posizione non facile, in un ambiente che – parole sue – le ha fatto la guerra per la sua omosessualità, l’uso dichiarato di marijuana e la mancanza di ipocrisia.

        Una madre, un consiglio, un destino

        Nel racconto più intimo, c’è spazio anche per un ricordo toccante: quello della madre, poco prima di morire. «Mi disse: “Sono contenta che lo ami, ma proteggiti”». Un avvertimento dolceamaro, come tutta la vicenda di Francesca Pascale: ironica e amara, pop e tragica. In fondo, il suo amore con Silvio è stato così: una lunga serie tv a metà tra Beautiful e Un posto al sole, dove il cuore batte forte… anche sotto un cielo politicamente nuvoloso.

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          Un piatto di carbonara a 70 euro… ma scherziamo?!? L’indignazione di Edoardo Raspelli

          Caviale, guanciale iberico, zafferano, tre foglie d’oro e un prezzo da capogiro: 70 euro. È la Carbondoro, ultima creazione di uno chef milanese. Ma Edoardo Raspelli, il più temuto dei critici gastronomici italiani, la demolisce senza appello: “Un piatto inutile, figlio di un’idea di cucina che non ha più rispetto per le persone e per la tradizione”. E denuncia: “L’Italia sta uccidendo la sua cultura gastronomica per accontentare i ‘riccastri’ e i gastrofighetti”.

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            Milano a tavola… ancora una volta fa notizia. Stavolta non per l’ennesimo ristorante stellato, ma per una provocazione che ha fatto discutere tutta Italia: la Carbondoro, una carbonara deluxe da 70 euro ideata dallo chef Emin Haziri del ristorante Procaccini. Fra gli ingredienti caviale, guanciale iberico Cinco Jotas, zafferano, pasta di Avellino e persino tre foglie d’oro.

            La sentenza senza appello del critico

            Haziri difende la sua creazione come “un’idea che rompe gli schemi”. Ma il giudizio del decano dei critici gastronomici, Edoardo Raspelli, è una condanna senza attenuanti: “Una trovata inutile, sterile e stupida. L’ennesima dimostrazione che la cucina italiana sta scegliendo l’autodistruzione”.

            “Gastrostupidaggini per ricchi”: il duro attacco

            Raspelli, con oltre cinquant’anni di carriera alle spalle, non ha peli sulla lingua: “Non conosco questo chef, non ho assaggiato il piatto, ma basta guardarlo per capire che siamo di fronte all’ennesimo tentativo di épater le bourgeois, scandalizzare i borghesi con scelte folli. Ma questa non è cultura gastronomica, è puro marketing vestito da arte”. E rincara la dose: “Questi piatti nascono solo per alimentare il narcisismo di pochi chef e per soddisfare la vanità di chi può permetterseli. Ma così si tradisce il senso vero della cucina italiana: quella fatta di semplicità, stagionalità, rispetto per le materie prime. Non di ‘gastrostupidaggini’ dorate per riccastri annoiati”.

            “La cucina italiana si sta suicidando”

            Secondo Raspelli, quella che era una delle cucine più amate e imitate al mondo sta attraversando una crisi identitaria profonda: “Non è più un tentato suicidio. È un suicidio annunciato. E, purtroppo, noi giornalisti siamo complici: ogni volta che diamo spazio a questi piatti assurdi, contribuiamo ad alimentare un modello elitario, lontanissimo dalla realtà quotidiana”. Il riferimento non è solo alla Carbondoro: “C’è chi fa pagare 70 euro un calice di champagne solo perché è servito in un ristorante di grido. Intanto, io vado al supermercato con mia moglie, faccio la spesa con 35 euro e mangio benissimo. Questo è il vero lusso oggi: mangiare bene, senza sprechi e senza spettacoli”.

            Oro, caviale e nostalgia per Marchesi

            Il riferimento all’oro commestibile fa scattare anche un confronto con il passato: “Gualtiero Marchesi lo usò, è vero. Ma era un gesto simbolico, legato alla tradizione rinascimentale, e non veniva fatto pagare una follia. Era un tocco poetico, non una scusa per gonfiare il conto”. Sulla scelta degli ingredienti, Raspelli è preciso: “Anche il caviale italiano di alta qualità costa tanto, ma si trova anche a 10 euro per 10 grammi. Non è quello il punto. Il vero problema è: ha senso proporre questi eccessi oggi, in un Paese dove la maggioranza delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese?”

            La provocazione che non serve a nessuno

            La Carbondoro, insomma, non convince. Né per gusto, né per visione. Secondo Raspelli, rappresenta una deriva della cucina italiana: “Ci stiamo dimenticando chi siamo. Abbiamo il miglior patrimonio gastronomico del mondo e lo stiamo rovinando per inseguire una clientela che non cerca sapore, ma Instagram”. E la conclusione non può che suonare amaramente lucida: “Chi può scegliere, scelga ristoranti dove si cucina per passione e non per provocazione. L’Italia ha bisogno di tornare alla verità dei suoi piatti. E meno oro, più amore”.

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              Can Yaman e Sara Bluma: amore in technicolor e in pelle nera sul tappeto rosso di Rimini

              Can Yaman ha ufficializzato la nuova relazione con la dj Sara Bluma al Festival di Rimini. Mano nella mano, bacio appassionato e look coordinato total black: ecco chi è la donna che ha conquistato il cuore dell’attore turco.

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                Il cuore di Can Yaman ha smesso di essere un mistero. Dopo settimane di indiscrezioni e fotografie rubate, l’attore turco ha ufficializzato la sua relazione con Sara Bluma, dj e artista di origini algerine, durante il red carpet dell’Italian Global Series Festival a Rimini. Non una semplice apparizione, ma una vera passerella d’amore: mano nella mano, abiti in pelle coordinati e, soprattutto, un bacio appassionato che ha messo a tacere ogni dubbio.

                Famoso per il suo stile riservato

                Fino a qualche giorno fa, si parlava solo di voci e sospetti. Ma ora non ci sono più segreti. L’attore di Viola come il mare, noto per la sua proverbiale riservatezza, ha deciso di uscire allo scoperto e farlo nel modo più plateale possibile: davanti a centinaia di fotografi e fan. Coordinati nel look, total black e mood rockstar, i due hanno attirato tutti i flash e, forse, anche qualche invidia.

                Chi è Sara Bluma, la nuova fiamma di Yaman

                Il nome all’anagrafe è Sara Chichani, ma tutti la conoscono come Sara Bluma. Dj tra le più richieste nel circuito della musica elettronica europea, ha oltre 27mila follower su Instagram e uno stile che unisce Berlino, Ibiza e Parigi. Con il suo progetto Boudoir, mix di musica elettronica, burlesque e cabaret, ha rivoluzionato i club europei. Nel 2022 ha pubblicato il suo primo album Teenage Dream, confermando il suo talento anche come produttrice. Madre del piccolo Tristan, nato dalla relazione con l’imprenditore italiano Stefano Papa, Sara non è nuova alle cronache mondane, ma è la prima volta che si trova sotto i riflettori per un amore così chiacchierato. E se il suo fascino magnetico ha colpito Can, non è difficile capire il perché.

                E le ex? Diletta Leotta e il mistero Chillemi

                Il passato sentimentale di Can Yaman è un film a puntate. Dopo la relazione mediatica con Diletta Leotta — chiacchieratissima, iper-esposta e improvvisamente svanita nel nulla tra il 2020 e il 2021 — si è vociferato di un flirt mai confermato con Francesca Chillemi, co-protagonista in “Viola come il mare”. Una chimica evidente sul set, qualche paparazzata sospetta… ma nessuna ufficialità. Con Sara Bluma, invece, è tutta un’altra storia. Niente “no comment”, nessuna fuga dai paparazzi. Anzi, una dichiarazione d’amore in piena regola, direttamente sul red carpet.

                Bacio, pelle e ritmo elettronico: l’estate rovente di Can

                Per l’attore turco questa è l’estate della passione. Tra set, eventi e apparizioni pubbliche, Can Yaman si gode il successo… e l’amore. E Sara Bluma, con il suo stile internazionale e la sua energia magnetica, sembra la compagna perfetta per l’uomo attualmente più amato delle fiction italiane.

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