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Showgirl, conduttrice e presto laureata. Ilary Blasi sorprende tutti con il suo ritorno agli studi

La showgirl e mamma torna a sorprendere con gli studi in criminologia e un docufilm su Netflix che racconta la sua vita.

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    Ilary Blasi, conduttrice televisiva e volto noto dello spettacolo italiano, continua a sorprendere. A 43 anni, la showgirl ha deciso di tornare sui banchi di scuola, superando il test d’ingresso alla facoltà di Criminologia presso l’Istituto di Scienze Forensi di Milano. Una scelta che ha lasciato tutti stupiti, arricchita dall’ironia e dalla determinazione che l’hanno sempre contraddistinta.

    Il supporto di Federica Sciarelli

    Ad affiancare Ilary in questa nuova sfida è stata Federica Sciarelli, storica conduttrice del programma “Chi l’ha visto” e amica di lunga data. “Lei è la numero uno. La seguo sempre, ma non so se avrei la sua lucidità. Io mi lascio prendere dal matto e potrei dire cose non proprio adatte in diretta“, ha scherzato Blasi, dimostrando come questa amicizia sia per lei fonte di ispirazione e sostegno.

    Un futuro in criminologia?

    Ilary Blasi ha dichiarato di non sapere quando arriverà alla laurea, ma l’intenzione di proseguire con gli studi c’è. “Sprono i miei figli a studiare e ora mi ritrovo io stessa a dover dare l’esempio. Vedremo passo dopo passo“. Tuttavia, scherza sulle aspettative che la sua decisione ha generato: “Mi so’ rovinata. Ora tutti mi chiedono Quando ti laurei”…”.

    Carriera e successi della Blasi

    Con una carriera televisiva iniziata nel 2001 come “letterina” nel programma “Passaparola“, Ilary Blasi si è affermata come una delle conduttrici più amate d’Italia. Tra i suoi successi spiccano:

    Le Iene” (2007-2015), dove ha mostrato il suo lato ironico e dinamico.
    Grande Fratello VIP“, di cui è stata alla guida per tre edizioni (dal 2016 al 2018), consolidando il suo ruolo di conduttrice di punta.
    L’Isola dei Famosi“, che ha condotto dal 2021, portando freschezza e personalità al programma.

    Il docufilm “Ilary” su Netflix

    Dal 9 gennaio 2025, Ilary Blasi sarà protagonista di un docufilm in cinque puntate su Netflix. Intitolato semplicemente “Ilary”, il progetto esplora la sua vita, la carriera e il tumultuoso periodo personale seguito alla separazione dal calciatore Francesco Totti. Il docufilm promette di offrire uno sguardo intimo e inedito sulla donna dietro la celebrità, tra successi professionali, sfide personali e la voglia di ricominciare. Dopo la separazione da Francesco Totti, con cui è stata sposata per 17 anni e ha avuto tre figli (Cristian, Chanel e Isabel), Ilary Blasi ha intrapreso un percorso di rinascita personale. Al centro della sua vita rimangono comunque i figli, che cerca di spronare costantemente a dare il meglio, e la sua determinazione a costruire un futuro sempre più solido.

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      Personaggi e interviste

      Giorgia sul caso delle “sorelle di chat”: «Insultare non è femminista». La cantante interviene

      Parlando con Il Fatto Quotidiano, l’artista commenta l’indagine che riguarda tre attiviste accusate di stalking e diffamazione: «Tempo violento, non avrei voglia né modo di insultare nessuno».

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      Giorgia

        Il dibattito sulle forme di attivismo digitale e sui confini dell’azione politica torna al centro della cronaca. La Procura di Monza ha iscritto nel registro degli indagati tre attiviste, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, nell’ambito di un’indagine per stalking e diffamazione. Un gruppo definito in rete come “le sorelle di chat”, accusato di aver messo nel mirino alcune persone con campagne ritenute aggressive e reiterate. Il caso alimenta il confronto su toni, linguaggi e responsabilità, soprattutto nel campo del femminismo contemporaneo e dei social network.

        Giorgia: «Non c’è femminismo nell’insulto»

        A intervenire è Giorgia, che sul Fatto Quotidiano ha espresso il suo punto di vista. «Non trovo niente di femminista nell’insultare le persone», afferma. La cantante ricorda la sua formazione in un ambiente femminile forte e coeso: «Sono cresciuta in un ambiente di donne che si sono sempre rimboccate le maniche. Mia madre era una femminista gentile: mi dava libri, mi spiegava, parlava. È stato un esempio». L’artista sottolinea di non riconoscersi in dinamiche di aggressione verbale: «Non rientra nella mia educazione comprendere come possa essere ideologico riunirsi e insultare persone a prescindere».

        “Un tempo violento”

        Per Giorgia il problema va oltre il singolo caso e riguarda il clima del dibattito pubblico: «Diciamo che questo è un tempo molto violento. Io non ce l’avrei il tempo di stare a insultare. Non ci arrivo, non credo che ci sia nulla di femminista in questo». Una posizione che riporta il discorso sul terreno del confronto di idee e non dello scontro permanente, soprattutto in un’epoca in cui la visibilità digitale può amplificare toni eccessivi e polarizzazioni.

        Il confronto interno al movimento

        L’indagine e le parole della cantante accendono una discussione anche dentro il mondo femminista, dove da tempo convivono approcci diversi: dal linguaggio militante più duro a forme di attivismo empatico e dialogico. La giustizia farà il suo corso, ma il tema resta aperto: come difendere diritti e istanze senza trasformare l’arena social in una piazza punitiva. Per Giorgia la strada passa dalla fermezza, non dall’insulto.

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          Colpo di scena a Catanzaro: stop all’accusa contro il padre di Elisabetta Gregoraci

          La decisione riguarda l’udienza a carico di Mario Gregoraci, 74 anni: presunti maltrattamenti e atti persecutori da riesaminare. La Procura dovrà riformulare la richiesta di rinvio a giudizio o approfondire il quadro investigativo

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            Un passaggio tecnico che cambia il percorso processuale e rimette in moto l’intero procedimento. A Catanzaro, nell’udienza preliminare per Mario Gregoraci, 74 anni, padre della showgirl Elisabetta Gregoraci, il giudice ha dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura. Il motivo è un vizio di notifica degli atti di chiusura indagine, ritenuto tale da incidere sul diritto di difesa.

            Una decisione che non chiude il caso, ma lo riporta indietro di una fase: gli atti tornano sul tavolo dei pm e il fascicolo rientra nell’alveo delle indagini preliminari. Il procedimento riguarda ipotesi di maltrattamenti, atti persecutori e lesioni contestate all’ex compagna, Rosita Gentile.

            Il nodo della notifica

            Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto l’eccezione sollevata dalla difesa, evidenziando un’irregolarità formale nella notifica degli atti. Un vizio che, secondo la valutazione del gup, avrebbe limitato la corretta possibilità di predisporre la linea difensiva.

            Nell’immediato, il risultato è uno stop alla corsa verso il processo. La nullità non annulla l’inchiesta, ma obbliga la Procura a ripartire da una fase precedente, ristabilendo − almeno per ora − la posizione dell’indagato nella fase istruttoria.

            La posizione della difesa

            Soddisfazione da parte dell’avvocata Ramona Gualtieri, che ha parlato di “riconoscimento pieno del diritto di difesa”. Non una vittoria definitiva, ma un passaggio che la stessa legale ha definito essenziale per “garantire il corretto contraddittorio”.
            L’eco mediatica del caso, legato anche alla notorietà familiare, aveva acceso i riflettori già nella fase delle indagini. Ora il quadro si ricompone, con tempi che inevitabilmente si allungano.

            Cosa succede adesso

            La Procura potrà nuovamente notificare gli atti e riproporre l’impianto accusatorio, confermando la richiesta di rinvio a giudizio. Oppure scegliere di integrare il fascicolo con nuovi elementi, valutando se e come rimodulare le contestazioni.

            Per il momento, tutto torna in sospeso. Nessuna archiviazione, nessun proscioglimento, ma una fase interlocutoria che riapre margini e scenari.

            Un esito che ribadisce quanto, nel percorso giudiziario, la forma possa pesare quanto la sostanza: un vizio procedurale può rallentare la corsa verso il processo e riaprire partite che sembravano avviate.

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              Personaggi e interviste

              Claudio Amendola, dal furto di benzina alla dipendenza, fino all’infarto e alla rinascita

              Sincero come sempre, Amendola racconta fragilità e ripartenze. La carriera tra cinema e tv, l’amore per Francesca Neri, il nuovo legame con Giorgia Guglielman, l’infarto del 2017 e il passato con la cocaina. «Ne sono uscito da solo, c’era qualcosa di più importante: i figli». Ora l’attore torna sullo schermo con un film che parla di verità e scelte

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                Claudio Amendola torna al cinema con “Fuori la verità” di Davide Minnella e porta con sé tutta la storia che ha addosso. Quella di un ragazzo cresciuto in una famiglia d’arte, figlio di Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, che a 19 anni debutta in tv e in pochi anni diventa il volto romano che riempie cinema, serie e immaginario pop. Dagli anni Ottanta di “Vacanze di Natale” e “Ultrà” ai successi di “Noi e Giulia” e “Nero a metà”, Amendola è diventato una certezza. Eppure, dietro l’immagine di attore amatissimo, c’è sempre stata un’umanità irregolare, senza filtri.

                Lo ha dimostrato quando ha raccontato del suo arresto a 18 anni per aver rubato benzina, finendo per una notte a Regina Coeli. Una caduta che oggi ricorda con un mezzo sorriso e una dose di vergogna, perché quelle esperienze rimangono, ma insegnano. Lo ha confermato anche quando, parlando della droga, ha ammesso tutto senza costruirsi alibi: la cocaina, la perdita di lucidità, la decisione di uscirne da solo. «Ne sono uscito perché c’era qualcosa di più importante: i figli», ha raccontato. La famiglia come boa, come limite, come salvezza.

                E poi l’amore. Lungo, intenso, complicato. Marina Grande prima, poi Francesca Neri, compagna per venticinque anni, madre di suo figlio Rocco, con cui ha condiviso cinema e vita prima di dirsi addio nel 2022. Oggi al suo fianco c’è la costumista Giorgia Guglielman, quindici anni meno di lui, presenza discreta in una fase più quieta e riflessiva dell’attore. Un equilibrio che arriva dopo un’altra frattura profonda: l’infarto del 2017. «Una secchiata d’acqua gelata», disse. Addio sigarette, dodici chili in meno, la consapevolezza che il corpo ti chiama, e ignorarlo significa perdere tutto.

                Accanto alla recitazione, Amendola ha coltivato un’altra passione: la cucina romana. Prima Trastevere, poi Valmontone, fino a Milano, dove ha aperto l’ultimo ristorante. Tavoli, sugo che ribolle, carbonara servita senza compromessi. Rombo di voce e autenticità, anche a tavola.

                Oggi arriva in sala con la storia di un uomo che deve fare i conti con la verità. Un tema che gli calza addosso: perché Claudio Amendola, nel bene e nel difficile, la verità non l’ha mai nascosta. Preferisce guardarla in faccia. E raccontarla.

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