Radio
Addio a Massimo Cotto, grande giornalista e radiofonico rock
A 62 anni ci lascia il giornalista e conduttore radio Massimo Cotto. Profondo conoscitore di musica rock, è stato anche assessore della cultura nella sua Asti.
Uan delle voci di Virgin Radio, giornalista, scrittore, conduttore, ex collaboratore del Messaggero e per un breve periodo anche assessore alla cultura nella sua Asti. A 62 anni scompare Massimo Cotto in seguito ad una breve malattia. La moglie Chiara Buratti scrive: «Abbiamo camminato assieme per 21 anni. Non sempre in discesa, ma avevamo ottime gambe. Continua a soffiare nel vento. Nessuno ti dimenticherà mai. Te lo prometto».
Un tragico epilogo
Cotto sarebbe stato colpito lo scorso 9 luglio da un malore nella sua abitazione astigiana, ricoverato in Rianimazione all’ospedale di Asti, città dove viveva. Da allora non è più ripreso, fino al peggioramento delle sue condizioni e al tragico epilogo questa notte. Una scomparsa che è stata diramata anche da Virgin Radio, l’emittente dove lavorava da anni.
La carriera
Classe 1962, ha iniziato a lavorare come giornalista musicale e già negli anni ‘80, grazie alla sua voce coinvolgente, alla sua ironia e al suo stile narrativo molto personale, è diventato un punto di riferimento per gli appassionati del rock, che conosceva in maniera profonda. Collaboratore di prestigiosi magazine del settore musicale come Rockstar e Mucchio Selvaggio, ha lavorato per diverse emittenti radiofoniche tra cui Radio Rai. Dal 2012 era una delle voci di Virgin radio, dove ha condotto le pillole di Rock bazar e poi dal 2016 era in onda tutte le mattine in Rock and Talk, insieme a Maurizio Faulisi.
La passione per i libri
Autore di numerosi libri, grazie alla sua grande competenza nel campo del rock, dedicati alle biografie di rockstar oltre che riflessioni personali e saggi sulla cultura musicale. E’ stato direttore artistico del Premio Tenco, ha fatto parte della giuria di Sanremo Giovani, contribuendo a scoprire e promuovere nuovi talenti, anche con Area Sanremo, di cui è stato il direttore artistico. Ricoprendo anche per un breve periodo la carica di assessore alla Cultura di Asti, firmando diverse edizioni della rassegna cittadina Asti Musica. Con la moglie, l’attrice e cantante Chiara Buratti, ha coniugato la passione per la scrittura con il mondo del teatro, dando vita a diverse produzioni e libri.
Il ricordo dei colleghi
Tutti insieme i colleghi radiofonici di Virgin Radio scrivono così: «Questa notte Massimo Cotto ci ha lasciati. Vogliamo essere noi di Virgin Radio, la sua (seconda) casa, a dirvelo – si legge in un lungo post su Facebook –, perché Massimo era uno di noi. Massimo era un conduttore fenomenale ma anche molto di più. Le sue interviste sono magistrali. Giornalista straordinario, scrittore, autore, attore di teatro sempre con la voglia di raccontare e (incantare) stupire chi aveva di fronte o all’ascolto. Nel 2012 è entrato a fare parte della famiglia di Virgin Radio raccontando le follie dei grandi artisti del rock attraverso le pillole di Rock bazar e poi dal 2016 era in onda tutte le mattine in Rock and Talk con dr. Feelgood (Maurizio Faulisi) e con il cavaliere nero (Antonello Piroso). In tutti questi anni ci ha sempre dato il buongiorno con il sorriso e con il suo inconfondibile umorismo (non dimenticheremo mai le sue battute), tenendoci compagnia con una passione infinita per la musica e per tutte le forme d’arte. Siamo vicini alla sua famiglia (Chiara, Francesco e alla mamma Marisa) e a tutti voi che, come noi, lo avete amato e apprezzato. Ciao Massimo, fai buon viaggio».
L’ultimo saluto
La camera ardente, per chi volesse dare un ultimo saluto a Massimo Cotto, sarà allestita da sabato 3 agosto alle 15 fino a lunedì 5 agosto alle 14.30 presso il Teatro Alfieri di Asti, in via Teatro Alfieri 2. I funerali si terranno alle 15.30 di lunedì 5 agosto nella chiesa di San Giovanni Bosco sempre nella sua Asti, in Corso Dante Alighieri 188.
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Radio
“Gioca Jouer? Mi rimproveravano perché amavo i Led Zeppelin. Ma piacciono anche a me, che c*zzo c’entra”: il rock e i ricordi di Claudio Cecchetto
«Facevo il dj solo per divertirmi. In radio mi offrivano da mangiare, le ragazze mi chiamavano e ci si dava appuntamento dicendo che giacca avevamo… poi io ne mettevo un’altra: se non mi piaceva me ne andavo». Così Cecchetto ripercorre la sua storia, tra follie anni ’70, successo e nostalgia.
«Mi rimproveravano perché a loro piacevano i Led Zeppelin, ma piacciono anche a me, che c*zzo c’entra!». In una sola frase, Claudio Cecchetto racchiude tutta la sua filosofia: fare musica senza barriere, con coraggio e leggerezza. Quella che lo ha portato, nel 1981, a inventare Gioca Jouer, la canzone più snobbata dai critici e più amata dai dj. Un gioco – dice oggi, a 73 anni – che ha resistito al tempo: «Mi dicevano “sono capace anch’io di fare una canzone con i verbi”, e io rispondevo “e allora perché non l’hai fatta?”».
Negli anni Settanta, prima del successo, Cecchetto viveva di radio e improvvisazione. «Facevo il dj a Milano e una sera mi si avvicina Angelo Borra di Radio Milano International. Mi chiese se volevo lavorare con loro. Gli domandai quanto si guadagnava e lui rispose: niente. Il giorno dopo ero lì». Non servivano contratti, bastava la passione. «Facevamo pubblicità al ristorante sotto la radio e in cambio mangiavamo gratis. Parlavamo dei vestiti in diretta e i negozi ce li regalavano».
E poi, ammette, c’era anche il lato romantico. «Le ragazze telefonavano in radio e si organizzavano gli incontri. Per riconoscerci ci dicevamo come eravamo vestiti, io dicevo che avevo una giacca blu ma poi ne mettevo un’altra. Se non mi piaceva me ne andavo, se mi piaceva dicevo che ero io e mi scusavo per la giacca sbagliata».
La svolta arriva con Mike Bongiorno e la televisione: Discoring, Sanremo, la consacrazione. Ma Cecchetto resta un cacciatore di talenti più che una star. È lui a scoprire Jovanotti: «Mi parlarono di un ragazzo un po’ fuori di testa. Saltava sul palco, si buttava sul pubblico. Da quel momento i TuTu, il gruppo che stavo producendo, non mi interessarono più. Dissi ai miei: andiamo a prendere questo qua. È l’artista a cui sono più legato, è anche il padrino di mio figlio Jody».
Poi arriva Fiorello. «Quando lo presi in radio, dopo tre mesi mi chiamò Celentano: “Questo ragazzo qua curalo, è una potenza”. Qualcosa mi insospettì: la sera prima non avevo visto Adriano. Era Fiorello che imitava la sua voce».
Non mancano le ombre: «Con Max Pezzali la situazione non è risolta. Non ho litigato con nessuno, ma bisognerebbe chiedere a lui da cosa è nata. Io posso solo immaginarlo».
Oggi Cecchetto si divide tra i progetti artistici e la politica locale, sempre con la stessa curiosità che aveva quando trasmetteva gratis: «Mi divertivo, andavo a letto contento e non vedevo l’ora di tornare in radio. Forse è questo il segreto: non aver mai smesso di giocare».
Radio
Da Fiorello a Jovanotti, fino ad Amadeus: la vita segreta di Claudio Cecchetto, il grande burattinaio dello show-business italiano
Claudio Cecchetto non è solo un nome, è un marchio di fabbrica. A settant’anni suonati, il “Quincy Jones italiano” racconta mezzo secolo di musica, televisione e intuizioni in “People from Cecchetto”, il documentario di Rai Uno che celebra il suo genio: da Fiorello a Jovanotti, da Amadeus a Max Pezzali, da Fabio Volo a Sabrina Salerno.
Nella sua palazzina tondeggiante di Milano, firmata da Angelo Mangiarotti, Cecchetto parla come mitraglia, lo stesso ritmo con cui negli anni Ottanta conduceva Discoring. «Dietro un successo c’è sempre una persona. Io ho sempre puntato sul bravo ragazzo, che non vuol dire coglione. Era la mia teoria: giacca e cravatta al posto del chiodo, inchino finale e niente sigarette. Funziona sempre».
E di “bravi ragazzi” ne ha inventati tanti: Fiorello, Jovanotti, gli 883, Amadeus, Pieraccioni, Gerry Scotti, Sandy Marton. «Il talento è un dono, il successo è un mestiere», ripete come un mantra. Anche quando ricorda i Måneskin: «All’inizio pensai: ma che roba è? Non si può suonare così. Poi si sono messi a studiare, e li ho ammirati».
Nel docufilm Cecchetto si rivede per le vie di una Milano grigia chiedere “signora, sa cos’è un disc jockey?”. Nessuno lo sapeva. Da lì partì tutto: i locali come il Panthea e il Divina, la disco come religione pop, la radio come laboratorio di idee. «Il Divina era il nostro Studio 54», racconta.
E poi Sanremo: «Nel 1979 il Festival era morto. Ravera ebbe l’intuizione giusta e io ci misi la voce veloce: niente orchestra, più ritmo, più musica. Così rinacque». Il suo “Gioca Jouer” del 1981 fu il primo tormentone interattivo della tv: un TikTok ante litteram, con molte più royalties.
Cecchetto non ha mai smesso di scovare talenti e scontrarsi con i potenti. «Berlusconi si arrabbiò quando mi associai a De Benedetti: “Perché non sei venuto da me?”. Gli dissi: “Galliani mi aveva detto che non eravate interessati”».
E oggi, a chi gli chiede se prenderebbe Giambruno nella sua scuderia, sorride: «Solo se impara a ballare. La tv, come la vita, ha bisogno di ritmo».
Radio
Radiomercato rovente a Radio2: tra Fiorello, Belen, Gialappa’s e Casalegno il palinsesto è ancora un rebus
Il ritorno di Lillo e Greg sembra ormai sicuro, la Gialappa’s Band scalda i motori, Elenoire Casalegno debutta alla conduzione e Pif tratta per un ingresso entro fine anno. Sullo sfondo, la domanda che agita tutti: Fiorello tornerà a Radio Rai?
Agosto infuocato a Rai Radio2, dove il nuovo direttore Giovanni Alibrandi lavora a un palinsesto invernale che sta già facendo discutere. L’obiettivo dichiarato è chiaro: riportare la musica al centro e dare energia alle fasce strategiche. Tra le mosse più chiacchierate, l’arrivo di Belen Rodriguez alla guida di un programma “spumeggiante” nel drive time pomeridiano, affiancata da Barty Colucci e dal comico Vincenzo De Lucia.
Il morning show dovrebbe passare nelle mani di Elenoire Casalegno, affiancata da Mandrake e dal Milanese Imbruttito. Per la conduttrice, che da pochi mesi ha ufficializzato la relazione con Matteo Pandini, portavoce del ministro Salvini, si tratta di una nuova sfida in un orario di grande visibilità.
Tra i ritorni più attesi c’è quello di Lillo e Greg, con “610” in versione quotidiana dal lunedì al venerdì. In pista anche la Gialappa’s Band, pronta a proporre progetti speciali. Confermata Serena Bortone in fascia mattutina, mentre lo storico “Caterpillar” potrebbe slittare alle 19:45.
E Fiorello? Lo showman siciliano, insieme a Fabrizio Biggio, sarebbe pronto a tornare a ottobre con “Radio 2 – Radio Show. La pennicanza”, ma manca ancora l’annuncio ufficiale. In fase di trattativa l’attore e regista Pif, che potrebbe approdare in via Asiago entro fine anno.
Il nuovo assetto prevede anche cambi dirigenziali: i “capi struttura” avranno responsabilità su fasce orarie precise, e si prevede un ridimensionamento della parte visual sul canale 202 del digitale terrestre.
Nel weekend ci sarà spazio per Federica Gentile, per il raddoppio di “Maschio Selvaggio” di Nunzia De Girolamo e Gianluca Semprini, e per un nuovo format di Francesca Parisella dedicato ad alimentazione e benessere.
Tra conferme, arrivi e slittamenti, l’unica certezza è che a Via Asiago il “radiomercato” non è mai stato così caldo.
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