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Televisione

“Alessia Merz? Non sapeva ballare”: Cristina Quaranta svela retroscena velenosi da velina pentita

Cristina Quaranta non le manda a dire: “Quando ho saputo che la mia partner sarebbe stata la Merz, ho pensato che non sapesse ballare. E infatti…”. Tra frecciate, soprannomi imbarazzanti e battute in diretta, la reunion tra le due ex veline si trasforma in un piccolo processo in salsa vintage

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“Alessia Merz? Non sapeva ballare”: Cristina Quaranta svela retroscena velenosi da velina pentita

    Trent’anni fa ballavano fianco a fianco sul bancone più famoso d’Italia. Una era la mora verace, l’altra la bionda timida dagli occhi grandi. Oggi, Alessia Merz e Cristina Quaranta si ritrovano – senza paillettes né sigle da interpretare – nel salotto di La Volta Buona, il talk pomeridiano di Rai1 condotto da Caterina Balivo. E in studio, tra una risata e una frecciatina, riaffiorano le verità mai dette (o forse solo sussurrate nei camerini) del loro anno da veline a Striscia la notizia, stagione 1995/96.

    A rompere gli indugi è Cristina Quaranta, 52 anni portati con verve e zero peli sulla lingua. “Quando ho saputo che Alessia sarebbe stata la mia compagna, ho pensato: ‘È molto bella, ma non sa ballare’. Con lei in coppia sono stata penalizzata. Il coreografo mi diceva: accenna solo, non esagerare”. Parole che oggi vengono dette con il sorriso, ma che all’epoca – c’è da crederlo – qualche tensione dietro le quinte devono averla generata.

    Alessia Merz, oggi cinquantenne, replica con autoironia. Quando Cristina, vestita con un abito fantasia, prende la parola, lei scherza: “S’è vestita come il divano”. Il ghiaccio è rotto, ma le confessioni non si fermano. La Quaranta racconta che all’inizio Alessia era molto chiusa, quasi intimidita dal contesto televisivo: “Veniva dalle montagne, parlava poco. Sono stata io a spronarla, a tirar fuori la tigre che è in lei. E ci sono riuscita, oggi è una donna tosta. La stimo molto”.

    A proposito di animali feroci: il soprannome con cui Antonio Ricci, il patron di Striscia, aveva battezzato la Merz era tutt’altro che feroce. “La chiamava Pinocchio”, rivela Cristina. “Per la rigidità nei movimenti, per il fatto che sembrava legnosa nei balletti”. Un nomignolo che oggi strappa sorrisi, ma che dà il senso di quanto – anche in un mondo fatto di lustrini – la selezione fosse tutt’altro che tenera.

    E infatti Cristina Quaranta non nasconde il proprio rammarico: “Quando è finita l’edizione, io sono rimasta. E con l’arrivo di Miriana Trevisan, che sa ballare bene, mi sono scatenata. Finalmente potevo esprimermi”. Nessuna rivalità, ci tengono a precisare entrambe. Solo due caratteri diversi, due percorsi incrociati in una stagione che ha fatto epoca. E che ancora oggi fa parlare.

    A ben vedere, il duo Merz-Quaranta è stato un caso raro nella storia delle veline: non solo per la loro notorietà fuori dal programma (entrambe hanno poi avuto carriere televisive e familiari durature), ma anche per quell’alchimia fatta di punzecchiature e affetto che continua a funzionare, anche senza tacchi e lustrini.

    “La rivalità non c’è mai stata, nonostante tutto”, dice Cristina con un mezzo sorriso. “E poi, diciamolo: a Striscia la velina mora ha sempre avuto vita più dura…”

    Chissà se Antonio Ricci, davanti alla tv, avrà sorriso pure lui. Magari pensando a quanto, anche 30 anni dopo, le sue creature continuano a far discutere. O ballare. Magari con qualche accenno.

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      Televisione

      L’isola dei flop: Gentili resta a galla, il reality no

      Terza puntata in caduta libera: solo il 14,9% di share per L’Isola dei famosi, battuta persino dal film Un amore a 5 stelle. Reality stanco, cast evaporato, format vecchio. E i vertici Mediaset ora tremano: rischio chiusura anticipata?

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        Avvisate Pier Silvio Berlusconi: l’Isola dei famosi si sta inabissando. E stavolta nemmeno Veronica Gentili, puntuale e garbata padrona di casa, può salvarla dal naufragio. I numeri parlano chiaro: 14,9% di share e 1,7 milioni di spettatori, sconfitti dalla rassicurante leggerezza di Un amore a 5 stelle su Rai1. Un film del 2002 con Jennifer Lopez ha avuto più mordente di una dozzina di naufraghi smunti e svogliati.

        Non è colpa della conduttrice, che fa del suo meglio e ha raccolto consensi per stile e professionalità. Ma lo show, così com’è, sembra uscito da un’altra era televisiva, dove bastavano sabbia, zanzare e fame per tenere incollato il pubblico. Oggi no. Oggi il pubblico vuole storie, scontri, strategie, verità. E invece L’Isola offre solo l’ennesima minestra riscaldata, senza neppure il gusto della polemica ben condita.

        Tre sono le ancore che stanno trascinando il reality a fondo. La prima: l’overdose di reality. Dopo sei mesi di Grande Fratello e il naufragio di The Couple, Canale 5 continua a proporre lo stesso impasto di liti, confessionali e nomination. Ma anche il pubblico più fedele, alla lunga, si stanca. Soprattutto se le dinamiche sono sempre le stesse, riproposte senza variazioni degne di nota.

        Il secondo problema, ancor più grave: i ritiri a raffica. In due settimane hanno abbandonato Leonardo Brum, Angelo Famao, Nunzio Stancampiano, Samuele “Spadino” Bragelli e Camila Giorgi. Senza contare Antonella Mosetti, che medita la fuga ogni giorno. Il risultato? Un cast che cambia in continuazione, senza che il pubblico faccia in tempo ad affezionarsi a qualcuno. E senza personaggi forti, nessun reality sta in piedi, neanche su un’isola deserta.

        La terza falla è strutturale: il format è vecchio. L’Isola vive in un presente digitale ma si comporta come se fossimo ancora nel 2005. Le puntate in diretta sono rare, i daytime fiacchi, le clip registrate e montate come fossero spot. Nessuna spontaneità, nessuna vera narrazione. In un’epoca in cui tutto si consuma sui social, il programma non dialoga con il web, non genera meme, non crea fandom. E senza community attive, ogni naufrago resta solo.

        Veronica Gentili ha provato a fare la differenza: tono giusto, equilibrio, nessun passo falso. Ma quando lo scenario è piatto, nemmeno una conduttrice capace può raddrizzare la barca. La verità è che L’Isola dei famosi, per come la conosciamo, è arrivata al capolinea. E mentre Mediaset si interroga sul da farsi, il pubblico ha già fatto la sua scelta: ha cambiato canale.

        Ora resta solo da capire se si potrà salvare qualcosa, o se ci troviamo davanti al prossimo caso The Couple, chiuso anzitempo per ascolti da brivido. Un altro segnale per Pier Silvio, che dopo aver blindato la rivoluzione del palinsesto, si ritrova con una creatura stanca, senza mordente e, peggio ancora, senza pubblico.

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          Televisione

          Barbara d’Urso sbarca su Rai1? Otto puntate in prima serata fanno tremare Viale Mazzini

          Il ritorno in tv di Barbara d’Urso potrebbe consumarsi sul palco più prestigioso: Rai1. Ma il progetto divide, e non solo per ragioni editoriali. C’è chi lo vede come una sfida politica.

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            Barbara d’Urso in prima serata su Rai1: per mesi è stata solo una voce di corridoio, uno di quei rumors da smentire con una risata. E invece, a quanto pare, la notizia ora è più concreta che mai. Secondo Davide Maggio, nelle bozze dell’offerta televisiva Rai 2025-2026 (che arriveranno sul tavolo del CdA domani, in via informale) c’è il suo nome. Non una semplice comparsata, ma un vero show in otto puntate, al venerdì sera, da gennaio.

            Il programma – che viene descritto come una via di mezzo tra Carramba e il tipico “emotainment” d’ursiano – punterebbe tutto su storie, emozioni forti, incontri a sorpresa. Esattamente il terreno su cui Barbara si è mossa per anni. Per la conduttrice napoletana, lontana dagli studi Mediaset da ormai un anno, sarebbe il grande rientro. E non in un posto qualunque: sul palco più importante della televisione pubblica.

            Ma se il pubblico social si divide tra “era ora” e “basta con le lacrime finte”, a tremare sono i corridoi di Viale Mazzini. Perché il ritorno della d’Urso in Rai non è solo una questione di gusti televisivi: è una partita politica. C’è chi lo vede come un gesto di apertura, chi come una bomba destinata a minare equilibri delicati tra le due grandi tv italiane, Rai e Mediaset.

            Secondo le indiscrezioni, il progetto è tutt’altro che blindato: qualcuno potrebbe cercare di farlo sparire dalle bozze prima ancora che venga discusso ufficialmente. Ma altri sarebbero pronti a fare muro pur di portarlo a casa. Il ritorno di Barbarella, insomma, è già un caso, e ancora non è andato in onda neanche un promo.

            Se dovesse accadere davvero, sarebbe uno dei colpi di scena più clamorosi della prossima stagione. E forse anche uno dei più discussi. Perché, che piaccia o no, Barbara d’Urso è ancora capace di spostare gli equilibri del piccolo schermo. Anche solo comparendo in una bozza.

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              Televisione

              La svolta sulla morte dell’attore Matthew Perry: il suo medico si dichiara colpevole per la somministrazione di ketamina

              Colpo di scena sulla sua tragica scomparsa: il dottor Plasencia ha ammesso di aver procurato illegalmente ketamina all’attore di Friends poco prima della sua morte per overdose nel 2023. L’inchiesta coinvolge altri quattro imputati, tra cui la presunta spacciatrice nota come la “regina della ketamina”. La vicenda solleva interrogativi sull’uso off-label della sostanza in ambito medico.

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                Il 28 ottobre 2023, l’attore Matthew Perry, amato in tutto il mondo per il ruolo di Chandler Bing nella serie cult Friends, è stato trovato morto nella sua casa di Los Angeles. Il referto del medico legale ha attribuito il decesso a un’overdose di ketamina, una sostanza usata in ambito medico ma anche tristemente nota per il suo abuso nel contesto ricreativo. Negli ultimi giorni, una nuova svolta ha acceso i riflettori sul caso. Il dottor Salvador Plasencia ha ammesso la propria responsabilità: è stato lui a fornire parte della ketamina a Perry nelle settimane precedenti la morte. La sua dichiarazione di colpevolezza potrebbe costargli fino a 40 anni di carcere.

                Il ruolo di Salvador Plasencia

                Salvador Plasencia, medico californiano, ha accettato di patteggiare per quattro capi d’accusa legati alla distribuzione illegale di farmaci. I documenti del tribunale rivelano che Plasencia avrebbe agito con la complicità del collega Mark Chavez, dal quale avrebbe ottenuto almeno quattro fiale di ketamina, consegnate poi a Perry a Costa Mesa, in California. Uno scambio di messaggi tra i due medici, acquisito dagli inquirenti, mette in evidenza la leggerezza con cui la sostanza veniva trattata: “Mi chiedo quanto pagherà questo idiota”, avrebbe scritto Plasencia, riferendosi a Perry.

                L’uso off-label della ketamina e i rischi

                La ketamina, originariamente usata come anestetico, è oggi prescritta off-label in alcuni casi di depressione resistente. Perry era in cura legalmente con questo trattamento, ma aveva iniziato a cercarne ulteriori quantità al di fuori del percorso medico ufficiale. L’abuso della sostanza, senza il corretto monitoraggio clinico, può risultare fatale, come purtroppo dimostrato in questo tragico episodio.

                Gli altri imputati e la “regina della ketamina”

                Plasencia non è l’unico ad affrontare le conseguenze giudiziarie per la morte dell’attore. Tra gli altri imputati c’è Jasveen Sangha, soprannominata dai media “la regina della ketamina”. Secondo l’accusa, sarebbe stata lei a fornire la dose letale. A differenza degli altri, Sangha si è dichiarata non colpevole, rendendosi l’unica tra i cinque imputati a non aver raggiunto un accordo con la procura.

                Una tragedia che solleva interrogativi sul sistema

                La morte di Matthew Perry ha scosso profondamente il pubblico e il mondo dello spettacolo. Ma soprattutto ha riacceso il dibattito sull’uso e l’abuso di farmaci off-label e sulla responsabilità etica e penale dei medici coinvolti in queste pratiche. Il caso solleva preoccupazioni sul controllo delle sostanze psicotrope e sull’accessibilità di farmaci ad alto rischio in contesti non adeguatamente regolamentati.

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