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Televisione

Charlie Hunnam, l’uomo che guarda nell’abisso: “Interpretare Ed Gein mi ha terrorizzato”

Tra trasformazioni fisiche estreme, introspezione psicologica e la sfida di umanizzare il male: il ritorno di Hunnam segna una delle prove più intense della sua carriera.

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Charlie Hunnam

    Non è facile spaventare Charlie Hunnam. Eppure, lo stesso attore che per anni ha incarnato il carisma ribelle di Sons of Anarchy ammette che il suo ultimo ruolo lo ha «terrorizzato». Il motivo è semplice: per la terza stagione della serie antologica di Netflix Monster, ideata da Ryan Murphy e Ian Brennan, Hunnam è chiamato a vestire i panni di Ed Gein, il serial killer del Wisconsin la cui storia ha ispirato capolavori come Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti.

    L’interpretazione ha richiesto all’attore britannico un’immersione profonda e disturbante nei meandri della mente umana. «Questo ruolo mi ha costretto a guardare il lato più oscuro dell’uomo — ha raccontato in un’intervista —. Non volevo che diventasse una caricatura del male. Dovevo capire come un essere umano possa arrivare a tanto».

    Un viaggio nella follia americana

    Ambientata negli anni Cinquanta, Monster: La storia di Ed Gein ricostruisce la vicenda del “macellaio di Plainfield”, noto per i suoi crimini che scioccarono l’America rurale. Dopo il successo mondiale delle precedenti stagioni dedicate a Jeffrey Dahmer e John Wayne Gacy, la nuova serie ha debuttato in vetta al catalogo Netflix, generando al contempo entusiasmo e polemiche per il modo crudo e realistico con cui rappresenta la violenza.

    Hunnam, 45 anni, ha dovuto affrontare un intenso lavoro di preparazione: ha perso circa 14 chili per riprodurre la corporatura esile del vero Gein, ha studiato ore di registrazioni dell’interrogatorio e ha visitato la sua cittadina natale. «La parte più difficile non è stata la trasformazione fisica, ma la comprensione psicologica», ha spiegato. «Dietro le sue azioni c’erano traumi, isolamento e una malattia mentale mai curata. L’obiettivo era mostrare l’uomo prima del mostro».

    Da Newcastle a Hollywood: la parabola di un ribelle

    Nato nel 1980 a Newcastle upon Tyne, Hunnam è cresciuto nel nord industriale dell’Inghilterra, tra pub, campi da calcio e una famiglia segnata da difficoltà economiche. Dopo un’infanzia turbolenta e un trasferimento forzato nella tranquilla Cumbria, trova nella recitazione la sua via di fuga. Scoperto quasi per caso da un talent scout della BBC, debutta a 17 anni nella serie Byker Grove e poco dopo conquista l’attenzione del pubblico in Queer as Folk, dove interpreta un adolescente alla scoperta della propria identità.

    Il salto internazionale arriva con Sons of Anarchy (2008–2014), in cui dà vita a Jax Teller, il tormentato leader di una gang di motociclisti. Quel ruolo lo consacra come icona maschile e simbolo del ribelle moderno. Da allora, alterna cinema e tv in produzioni di prestigio come Pacific Rim di Guillermo del Toro, Civiltà perduta di James Gray, King Arthur e The Gentlemen di Guy Ritchie.

    Il metodo Hunnam: tra dedizione e tormento

    Per affrontare il ruolo di Gein, l’attore ha adottato un metodo quasi ascetico. «Ho vissuto da solo per settimane, limitando i contatti con il mondo esterno», ha rivelato. Durante le riprese, ha evitato ogni distrazione, immergendosi completamente nella parte. «Più studiavo la sua vita, più capivo che interpretarlo significava affrontare le paure più profonde, le mie e quelle di chiunque».

    Al termine delle riprese, Hunnam ha compiuto un gesto simbolico: ha visitato la tomba di Ed Gein, lasciandosi alle spalle il personaggio. «Ho voluto salutarlo — ha detto —. Gli ho promesso che avrei raccontato la sua storia con rispetto, ma che non l’avrei portato con me».

    Critiche e riflessioni: chi è il vero mostro?

    Come spesso accade con le opere di Ryan Murphy, anche questa stagione ha sollevato dibattiti sull’etica della rappresentazione del male. Hunnam, però, difende la scelta artistica: «Non stiamo glorificando la violenza. La nostra intenzione è capire. Mostrare il male per ciò che è: un fallimento umano e sociale».

    E lancia una provocazione: «Gein era il mostro della storia, ma chi è il mostro oggi? Hitchcock, che ha trasformato la sua vicenda in intrattenimento? O noi spettatori, che guardiamo queste storie per sentirci al sicuro di fronte all’orrore degli altri?».

    Un attore, due vite

    Lontano dai set, Hunnam conduce un’esistenza sorprendentemente riservata. Da quasi vent’anni è legato alla designer di gioielli Morgana McNelis, con cui vive in California, tra natura e discrezione. «Sono con lei da metà della mia vita», ha raccontato. «Non ho bisogno di un certificato per sapere che è la persona giusta».

    Nel 2025, con Monster: La storia di Ed Gein, Hunnam dimostra di essere più di un sex symbol o di un eroe da action movie: è un attore che non teme di sporcarsi le mani con l’oscurità. E forse è proprio questa vulnerabilità, questa capacità di guardare dentro l’abisso senza arretrare, che lo rende — ancora oggi — una delle figure più complesse e affascinanti di Hollywood.

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      Televisione

      Silvia Toffanin batte la Gialappa’s: a “This Is Me” arriva il suo clone Vincenzo De Lucia (prima che lo faccia Brenda Lodigiani)

      Mercoledì su Canale 5, nella prima puntata di “This Is Me”, Silvia Toffanin si troverà faccia a faccia con la sua imitazione interpretata da Vincenzo De Lucia. Intanto la Gialappa’s Band prepara una Toffanin “alternativa” per il ritorno di “Gialappashow” su Tv8.

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      Silvia Toffanin

        Silvia Toffanin non lascia, raddoppia. E soprattutto, gioca d’anticipo. Prima ancora che la Gialappa’s Band lanci la sua imitazione firmata Brenda Lodigiani nella nuova edizione del “Gialappashow”, la conduttrice di “Verissimo” ha deciso di portare in scena… sé stessa. O meglio, la sua copia, interpretata da Vincenzo De Lucia, l’imitatore campano già celebre per le trasformazioni in Mara Venier, Maria De Filippi e Barbara D’Urso.

        Il doppio appuntamento è fissato per mercoledì sera su Canale 5, con la prima puntata di “This Is Me”, lo show che celebra i protagonisti della tv. E Toffanin promette di prendersi gioco del suo personaggio prima che lo facciano gli altri. «Due Toffanin is megl’ che one!» ha scherzato in conferenza, citando un vecchio slogan pubblicitario.

        Una mossa brillante e un po’ strategica: la Gialappa’s Band, in partenza su Tv8 con la nuova stagione del suo show comico, ha già annunciato che Brenda Lodigiani interpreterà proprio Silvia Toffanin, la più riservata delle “first lady” Mediaset, compagna di Pier Silvio Berlusconi. Il debutto era previsto per la settimana successiva, ma ora la vera Toffanin ha deciso di bruciare i tempi con una versione tutta sua.

        Fonti vicine al programma raccontano che l’incontro tra le due “Silvie” sarà uno dei momenti più divertenti della serata: De Lucia, perfetto nei modi e nel look – tubino pastello, sorriso angelico e voce pacata – si presenterà con la stessa grazia della conduttrice originale, ma con una vena ironica irresistibile. Lei, per parte sua, non si offenderà: anzi, pare che abbia riso di gusto durante le prove.

        Con questa mossa, la Toffanin si conferma una delle poche regine della tv capace di ironizzare su sé stessa, anticipando la satira con eleganza e un pizzico di malizia. Perché se c’è una lezione che ha imparato in vent’anni di televisione è che il modo migliore per non farsi prendere in giro è farlo per primi.

        E così, mentre la Gialappa’s prepara la sua “Toffanin 2.0”, Canale 5 si gode la vera Silvia – e il suo clone – in una doppia versione da prima serata.

        Due Toffanin, un solo sorriso. Ma stavolta, quello più furbo è il suo.

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          Benedetta Parodi fuori da Bake Off: “Addio meno consensuale del previsto”

          Mentre Brenda Lodigiani debutta alla conduzione, Benedetta Parodi posta una foto su Instagram davanti alla versione inglese di Bake Off. Ma secondo indiscrezioni, la decisione di sostituirla non sarebbe stata così serena: “Un addio più imposto che concordato”.

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            Dopo dodici stagioni, Benedetta Parodi non è più il volto di Bake Off Italia. La conduttrice che aveva portato nel programma la sua cifra più riconoscibile — il garbo, la competenza e quella familiarità che la rendevano la “padrona di casa” perfetta — ha lasciato la guida del talent di pasticceria, ora affidato a Brenda Lodigiani, al suo debutto su Real Time.

            Il passaggio di testimone è stato presentato come naturale e consensuale, ma dietro le quinte le cose, pare, siano andate diversamente. Secondo quanto trapela, Benedetta non avrebbe preso bene l’uscita di scena, vissuta più come una scelta imposta che come un passo condiviso.

            Il giorno della prima puntata della nuova edizione, la Parodi aveva pubblicato su Instagram una foto che in molti hanno letto come una frecciatina: lei seduta sul divano, intenta a guardare la versione inglese del programma che condurrà presto su Netflix, L’amore è cieco. Nessun commento diretto, ma il tempismo non è passato inosservato.

            Fonti vicine alla produzione raccontano che la decisione di cambiare volto sarebbe arrivata dopo settimane di riflessioni, per “rinfrescare” il format e rivolgersi a un pubblico più giovane. Ma nel mondo televisivo, dove l’immagine è tutto, l’idea di essere sostituiti dopo un decennio di successi non è mai facile da digerire.

            Benedetta, per ora, tace. Si dedica ai suoi progetti digitali e alla nuova avventura su Netflix, ma il suo addio a Bake Off segna la fine di un’epoca. Era stata lei, infatti, a rendere riconoscibile lo show con il suo stile rassicurante, lontano dall’enfasi dei talent tradizionali.

            E così, tra fan nostalgici e nuove scommesse, la “regina delle torte” lascia il suo tendone da record. Ma l’impressione è che, dietro la facciata zuccherosa della pasticceria televisiva, questa separazione abbia avuto più il sapore amaro di una torta riuscita a metà.

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              Isabella Rossellini a Belve: l’attrice racconta sé stessa tra successo, famiglia e fragilità

              Figlia di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, icona di fascino e intelligenza, Isabella sarà tra le protagoniste della nuova edizione di Belve. Dopo il successo di Conclave e la candidatura come miglior attrice non protagonista, si prepara a un faccia a faccia che promette scintille.

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                Una carriera costruita tra Europa e Stati Uniti, un fascino che resiste al tempo e un cognome che pesa come la storia del cinema: Isabella Rossellini torna protagonista, questa volta davanti alle telecamere di Belve. Francesca Fagnani l’ha voluta per la nuova edizione del suo talk più graffiante, e l’attrice ha accettato la sfida con l’eleganza che la contraddistingue.

                Reduce dal successo internazionale del film Conclave — in cui interpreta una donna forte e complessa accanto a un cast stellare — la Rossellini ha conquistato una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista, l’ennesimo riconoscimento in una carriera costellata di successi, ma anche di scelte coraggiose.

                A Belve la vedremo come non mai: pronta a raccontarsi senza filtri, tra le luci e le ombre di una vita straordinaria. Fagnani promette un’intervista “profonda e tagliente”, in cui non mancheranno domande sul peso del cognome, sulla madre Ingrid Bergman e sul padre, il regista Roberto Rossellini, figure che hanno segnato per sempre la storia del cinema.

                Isabella, 72 anni portati con grazia e ironia, ha sempre vissuto fuori dagli schemi: modella, musa di grandi fotografi come Avedon, attrice per registi del calibro di David Lynch e Greenaway, poi ambasciatrice dell’eleganza naturale e del fascino maturo. Negli ultimi anni si è dedicata anche alla sua tenuta agricola a Long Island, dove produce cosmetici biologici e vive in mezzo agli animali.

                L’incontro con Fagnani si annuncia come uno dei momenti più attesi della stagione. Tra rivelazioni, ricordi e riflessioni, Isabella Rossellini promette di conquistare ancora una volta il pubblico, con quella miscela unica di ironia, intelligenza e malinconia che ne ha fatto un’icona senza tempo.

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