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Televisione

Quel “salmone” di Massimo Giletti, in direzione contraria nel mare dell’informazione

Il conduttore interviene nella seconda puntata di ‘A casa di Maria Latella’ su Rai3, raccontando gli strascichi della sua esperienza a La7. Mentre si appresta al debutto del suo nuovo programma in onda sulla medesima rete.

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    Rai 3 rappresenta la sua nuova casa e, prima di partire col suo nuovo programma Lo stato delle cose, il conduttore e giornalista Massimo Giletti si racconta nella seconda puntata di A casa di Maria Latella. Nelle sue parole un po’ di amarezza per la conclusione del suo rapporto con la rete di Urbano Cairo: “Per me la sofferenza è stata vedere distruggere un gruppo di amici, di fratelli – perché avevo creato dei gruppi di lavoro fortissimi. Con Cairo non ci siamo più sentiti ma il tempo aiuterà a incontrarsi. Magari in modo strano, occasionale. Io guardo al futuro – aggiunge – e comunque mi piacerebbe fare una chiacchierata”.

    Citato nell’intercettazione di Dell’Utri effettuata dalla Dia

    Ha poi parlato del suo prossimo ritorno in Rai e del suo passato, rivelando anche di aver ascoltato un’intercettazione da parte della Dia di Marcello Dell’Utri che chiedeva la chiusura della sua trasmissione al capo dell’ufficio legale di Fininvest: “Giletti deve essere chiuso, io ne ho preso atto. Quella è una verità, non di Giletti, una verità”, ha raccontato il popolare conduttore.

    Una vita sotto scorta

    Un approccio al lavoro quello di Giletti che ha giustificato una scorta che lo protegge. Non tutti sanno che, infatti, vive sotto scorta già da un po’ di tempo. Gli è stata assegnata dopo alcuni episodi che potrebbero metterlo in pericolo. Una cosa che gli ha cambiato la vita da un momento all’altro, soprattutto dopo che la decisione è diventata ufficiale. La sua quotidianità è stata stravolta, anche le piccole abitudini di ogni giorno ora per lui si sono trasformate in un problema.

    Cronista attento sulle questioni spinose di questo Paese

    Giletti rappresenta una delle voci più discusse all’interno della tv nazionale. In tanti anni di attività è sempre stato cronista attento sugli eventi di attualità, tante le inchieste che ha raccontato, anche durante Non è l’Arena, il noto talk show su La7. La decisione di proteggerlo è arrivata nell’agosto 2021, quando il conduttore ha seguito le vicende dei boss condannati al 41 bis e poi scarcerati a causa dell’emergenza Covid. In quella circostanza uscirono di prigione 300 mafiosi. Un’inchiesta che all’epoca fece rumore. In quel periodo il nome del boss Filippo Graviano fu spesso ricorrente per via di alcune intercettazioni dal carcere in cui si udirono delle minacce contro Giletti, oltre che al magistrato Nino Di Matteo.

    La lettura pubblica dei nomi dei 300 mafiosi scarcerati

    Il momento culminante della sua vita professionale è stato il 10 maggio 2020: durante una delle puntate del suo programma, Giletti prese la decisione di leggere pubblicamente tutti i nomi dei detenuti che erano stati rimessi in libertà. Un’iniziativa che non passò certamente inosservata, anzi… arrivarono puntuali le minacce del boss mafioso.

    Il risultato dopo aver toccato dei tasti pericolosi di potere

    Giletti della sua vita attuale dice che si tratta di una situazione complessa, peggiorata con il trascorrere del tempo. “C’è stato l’incontro con Baiardo, l’uomo molto vicino ai fratelli Graviano, lo stesso che aveva annunciato l’arresto di Matteo Messina Denaro, due mesi e mezzo prima che accadesse. E non credo sia un veggente. Noi siamo andati a toccare dei temi molto complessi perché quando parli di mafia e fai i numeri parlando di mafia, finisci col toccare dei poteri. Io credo che il problema vero fosse quello, il contenuto di ciò che noi stavamo facendo. Il contenuto, non il costo”.

    Il rischioso mestiere del cronista

    “Ho visto ragazzi, giovani giornalisti che per 20 euro ad articolo rischiano la vita. La domanda è perché in questo Paese chi fa inchiesta è sotto scorta? Non va bene”. Del suo nuovo programma in partenza, Lo Stato delle cose, sottolinea che racconterà su Rai Tre l’Italia in controtendenza: “Trovo che ci siano degli spazi interessanti per raccontare questo Paese attraverso i nomi più importanti della cultura italiana. Anche la ‘qultura’ con la q. A me piace chi va in controtendenza, come i salmoni”.

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      Televisione

      Roberta Bruzzone, il dietrofront che sorprende tutti: dopo l’addio annunciato torna a sorpresa a Quarto Grado da Gianluigi Nuzzi

      Roberta Bruzzone aveva risposto seccamente sui social a chi le chiedeva di non andare più a Quarto Grado: “Tranquilli, lì non mi vedrete più”. Una promessa che sembrava definitiva. Venerdì sera, però, la criminologa è riapparsa proprio nello studio di Gianluigi Nuzzi, riaccendendo curiosità, ironie e inevitabili domande sul suo improvviso cambio di rotta.

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        A volte i post restano scolpiti nella memoria collettiva come promesse granitiche. A maggio, Roberta Bruzzone aveva risposto senza giri di parole a chi, sui social, le chiedeva di interrompere la collaborazione con Quarto Grado: «Tranquilli, lì non mi vedrete più». Una frase netta, che molti avevano interpretato come un addio definitivo al programma di Gianluigi Nuzzi.

        La dichiarazione che sembrava un addio
        Quel commento, secco e privo di sfumature, aveva fatto il giro dei social e degli ambienti televisivi. Nessuna spiegazione, nessun “forse”. Solo una certezza apparente: Bruzzone non sarebbe più tornata a Quarto Grado. E per mesi quella scelta è rimasta lì, come una linea tracciata senza possibilità di ripensamento.

        Il ritorno in diretta che spiazza tutti
        Poi venerdì sera, a sorpresa, il colpo di scena. Roberta Bruzzone è riapparsa proprio nello studio di Quarto Grado, ospite di Gianluigi Nuzzi. Nessun annuncio preventivo, nessuna anticipazione. Solo la realtà che smentisce le parole scritte mesi prima. Il pubblico se n’è accorto subito e sui social il ritorno è diventato immediatamente argomento di discussione.

        Il corto circuito tra social e televisione
        Il contrasto tra il “non mi vedrete più” e la presenza in diretta ha acceso ironie, commenti, domande. C’è chi parla di ripensamento, chi di semplice evoluzione delle scelte, chi sottolinea quanto oggi le dichiarazioni sui social siano spesso più istintive che definitive. Fatto sta che il ritorno ha creato un piccolo corto circuito tra ciò che era stato scritto e ciò che è andato in onda.

        Una presenza che fa sempre discutere
        Roberta Bruzzone è da anni una figura centrale nel dibattito televisivo sui casi di cronaca, e ogni sua presenza porta con sé consensi e critiche. Anche questo ritorno non fa eccezione: per alcuni è un normale cambio di idea, per altri una smentita clamorosa di una posizione che sembrava inattaccabile.

        Quando le promesse diventano reversibili
        La vicenda dimostra ancora una volta quanto, nel mondo dello spettacolo e dell’informazione televisiva, nulla sia davvero immutabile. Le parole restano, le immagini anche. E venerdì sera, davanti alle telecamere di Quarto Grado, è andata in scena tutta la distanza tra un post scritto mesi fa e una scelta presa oggi.

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          Televisione

          Sandokan giace tra ruggine ed erbacce: il set pagato 560mila euro con fondi pubblici abbandonato a Lamezia

          È LaC News24, con un reportage di Alessia Principe e Francesco La Luna, a rivelare per prima le condizioni del set di Sandokan acquistato per 560mila euro dalla Calabria Film Commission. Solo dopo l’inchiesta televisiva di Striscia la notizia ha ripreso la vicenda. Oggi la scenografia è ancora lì: stoccata a cielo aperto tra erbacce, ferri arrugginiti e silenzio amministrativo.

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            Sandokan in tv corre tra palme, avventure ed effetti speciali. A terra, a Lamezia Terme, tra capannoni industriali e sterpaglie, resta invece un set vero, pagato 560mila euro con fondi pubblici e lasciato a marcire all’aperto. A documentare per prima questa situazione è stata LaC News24, con un reportage esclusivo firmato da Alessia Principe e Francesco La Luna, che ha portato alla luce lo stato reale della scenografia acquistata dalla Calabria Film Commission come “opera d’arte unica”.

            L’inchiesta di LaCNews24

            Solo dopo quell’inchiesta, la vicenda è approdata anche su Striscia la notizia, che ha ripreso il caso mostrando ulteriori passaggi amministrativi e le anomalie presenti sul sito dell’ente. Ma la fotografia iniziale resta quella dei colleghi di LaC News: pannellature verticali esposte alle intemperie, una recinzione bassa e deformata con varchi liberi, il piazzale in terreno battuto invaso da infestanti e detriti solidi, nessun telo industriale, nessuna vera copertura, solo un cartello di divieto ormai inghiottito dall’erba.

            25 milioni di euro

            Eppure parliamo di una Film Commission che negli ultimi cinque anni avrebbe speso circa 25 milioni di euro. L’acquisto della scenografia di Sandokan per 560mila euro è solo una voce di quella lista. Una voce che sul sito ufficiale dell’ente risulta poco comprensibile, mentre emerge chiaramente nel portale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, dove l’appalto è registrato come “opera d’arte unica”. Un’opera che, nei fatti, non ha nulla di museale: è stoccata a cielo aperto nella zona industriale di Lamezia, protetta solo da cancelli arrugginiti e catene ossidate.

            Per raggiungerla bisogna attraversare la periferia produttiva, costeggiare i capannoni della Fondazione Terina, superare i cantieri dei futuri Studios cinematografici da quasi 22 milioni di euro. Pochi metri più in là, nascosta da un canneto, appare la “Mompracem calabrese”, che sembra uscita più da un film di Eli Roth che da una produzione Rai.

            Anche Striscia riprende LaCNews24

            Nel servizio di Striscia, l’inviato aveva chiesto conto direttamente al presidente della Film Commission delle modalità di acquisto e della gestione di questo bene. Già allora erano emerse criticità sulla trasparenza degli atti, con documenti non cliccabili e delibere non scaricabili. Oggi, lo stato di abbandono raccontato in esclusiva da LaC News24 completa il quadro.

            Mentre la serie con Can Yaman va in onda e rilancia l’immaginario di Sandokan, sul territorio resta una scenografia da mezzo milione di euro che nessuno protegge, nessuno valorizza, nessuno spiega. In tv scorre l’epica. A terra restano ferri, ruggine e fondi pubblici sepolti tra le erbacce.

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              Televisione

              Escort Boys conquista anche l’Italia: la serie francese cult è ora gratis su Mediaset Infinity con tutti e sei gli episodi

              Escort Boys, la serie francese che sta facendo discutere pubblico e critica, arriva gratuitamente su Mediaset Infinity con l’intera prima stagione. Sei episodi intensi che raccontano la storia di quattro giovani amici costretti a reinventarsi in modo radicale per salvare la loro azienda di famiglia. Tra sensualità, ironia e camei d’eccezione, la produzione è già diventata un piccolo caso.

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                Escort Boys è una di quelle serie che non passano inosservate. E ora che è disponibile gratuitamente su Mediaset Infinity con tutti e sei gli episodi della prima stagione, anche il pubblico italiano può scoprire perché in Francia ha acceso un dibattito così acceso. La storia si muove tra commedia, dramma e provocazione, con un ritmo veloce e una narrazione che non cerca scorciatoie.

                Una crisi che cambia tutto
                Siamo in Camargue, tra paesaggi aperti e un’azienda familiare che rischia di crollare sotto il peso dei debiti. Protagonisti sono Ben, Zack, Mathias e Ludo: quattro amici legati da una vita in comune, costretti a inventarsi una soluzione estrema per non perdere tutto. L’idea che nasce è tanto inaspettata quanto scomoda: vendere il proprio corpo. Da qui prende forma una doppia vita che ribalta equilibri, identità e rapporti.

                Amicizia, segreti e nuove regole
                La forza della serie sta nella dinamica tra i quattro protagonisti. Non sono eroi, non sono martiri: sono ragazzi che sbagliano, che tentano, che si spaventano. La loro scelta li mette di fronte a una realtà che non avevano minimamente immaginato, fatta di compromessi, silenzi e nuove regole da imparare in fretta. L’amicizia diventa la vera linea di resistenza mentre tutto intorno cambia.

                I camei che alzano il livello
                A rendere Escort Boys ancora più pepata sono due apparizioni d’eccezione: Caterina Murino e Amanda Lear, che interpretano due clienti e regalano al pubblico momenti sorprendenti. Non semplici partecipazioni per fare rumore, ma presenze che si inseriscono con intelligenza nel racconto e ne amplificano il gioco di seduzione e ambiguità.

                Una serie che divide e incuriosisce
                Critica e pubblico si sono divisi: c’è chi ha parlato di serie coraggiosa, chi di prodotto volutamente provocatorio. Ma una cosa è certa: Escort Boys funziona perché non cerca di piacere a tutti. Sceglie un tema scomodo, lo racconta con leggerezza solo apparente e costruisce personaggi che restano addosso.

                Ora gratis anche in Italia
                La disponibilità su Mediaset Infinity rende la serie facilmente accessibile e spalanca la porta a un pubblico nuovo, pronto a scoprire una storia che mescola eros, amicizia, crisi economica e scelte radicali. Sei episodi che scorrono veloci e che, puntata dopo puntata, spingono a chiedersi fino a che punto si è disposti ad arrivare per salvare ciò che si ama.

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