Televisione
Rosolino geloso a “Ballando”: “Quattro su sette ci hanno provato con mia moglie. Una volta ho dovuto dire basta”
Massimiliano Rosolino non le manda a dire. Ospite di Ciao Maschio, il nuotatore e conduttore racconta a Nunzia De Girolamo un lato privato e poco noto del suo rapporto con Natalia Titova, la ballerina russa conosciuta proprio sul set di Ballando con le Stelle: “Posso essere molto geloso, anche possessivo. Ma ho imparato che la fiducia ti toglie metà dello stress nella vita”.

Una confessione inedita, con tanto di sorriso ironico ma tono sincero. «Io posso essere molto geloso, possessivo addirittura, provare forti dispiaceri. Lo sono stato poche volte, e non mi è piaciuto affatto». Così Massimiliano Rosolino si racconta a Ciao Maschio, ospite di Nunzia De Girolamo nella puntata in onda sabato 27 settembre su Rai 1.
L’occasione nasce da un filmato che ripercorre i momenti più belli della carriera televisiva di Natalia Titova, sua moglie da oltre vent’anni, insegnante di danza e volto storico di Ballando con le Stelle. E proprio sul programma condotto da Milly Carlucci, Rosolino svela un retroscena destinato a far discutere: «Almeno quattro su sette, tra i maschi che hanno ballato con Natalia, hanno fatto i simpatici. Qualche battuta, qualche messaggio… e un po’ di gelosia l’ho provata, lo ammetto».
Una gelosia che, però, non si è mai trasformata in ossessione. Rosolino, con la spontaneità che lo contraddistingue, aggiunge: «Con Natalia ho sempre avuto fiducia. Per me è più facile averne che non averne. Non dare nulla per scontato, ma la fiducia ti toglie il 50% dello stress e dell’insuccesso nella vita».
Poi arriva la rivelazione più diretta: «Quando qualcuno superava il limite, Natalia stessa me lo faceva capire. Solo una volta ho dovuto dire: “Basta. È giusto fare un po’ di schiuma, ma adesso basta”».
Una frase che racconta più di mille spiegazioni: Rosolino, ex campione olimpico, sa dosare forza e leggerezza anche nella vita privata. Con Natalia forma una delle coppie più solide del mondo dello spettacolo, lontana dai gossip e fedele a un equilibrio fatto di rispetto e ironia.
Oggi, tra famiglia, televisione e nuovi progetti, il campione sorride di quelle vecchie gelosie. «Quando ami davvero qualcuno – dice – non c’è bisogno di controllare, basta guardarsi negli occhi e capire».
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Televisione
Beautiful fa la storia: dopo 39 anni arriva il primo bacio gay nella soap più famosa del mondo
I protagonisti del momento sono Harrison Cone e Christian Weissmann, che interpretano Deke e Remy, la prima coppia gay ufficiale nella saga dei Forrester. Un passo storico per la soap americana, che dal 1987 racconta amori, intrighi e scandali di famiglia senza mai, fino a oggi, includere apertamente una relazione omosessuale.

È successo davvero: Beautiful, la soap dei record, ha mandato in onda il suo primo bacio gay. Dopo 39 anni di amori impossibili, tradimenti multipli, resurrezioni miracolose e gemelli segreti, la serie ha finalmente varcato una soglia che il pubblico chiedeva da tempo.
L’episodio è andato in onda ieri negli Stati Uniti e ha fatto subito il giro dei social. Protagonisti del momento storico Harrison Cone e Christian Weissmann, nei panni di Deke e Remy, due nuovi personaggi introdotti per dare una ventata d’aria fresca alle trame della longeva soap. I due, giovani e belli come solo a Los Angeles può accadere, si sono scambiati un bacio tenero ma deciso, accolto da un boato di entusiasmo online.
Per i fan è stata una scena breve ma potente, simbolica più che sensazionalistica. Dopo decenni di storie eterosessuali intrecciate tra i Forrester, gli Spencer e i Logan, Beautiful ha scelto di raccontare anche l’amore tra due uomini, con la stessa delicatezza e normalità con cui da sempre tratta i rapporti sentimentali.
Il pubblico americano, da sempre affezionato alle sue dinamiche familiari iper-drammatiche, ha reagito con calore. Su X (ex Twitter) in poche ore l’hashtag #BoldAndBeautiful è diventato trending topic mondiale, tra commenti entusiasti e messaggi di approvazione per quella che molti definiscono una “scelta coraggiosa e necessaria”.
Prodotta dalla CBS e trasmessa in oltre cento Paesi, Beautiful è la soap più vista al mondo, seguita da milioni di spettatori anche in Italia, dove l’episodio dovrebbe andare in onda nei prossimi mesi su Canale 5.
Un piccolo grande gesto, destinato a entrare nella storia della televisione. Perché, dopo 39 anni di passioni, tradimenti e colpi di scena, anche a Beautiful è arrivato il momento di mostrare che l’amore – qualunque forma abbia – è davvero la trama più forte di tutte.
Televisione
Lino Banfi si regala Storia di un italieno, un film sulla sua vita tra risate e riflessioni
Un docufilm sulla sua vita, è quello che sta progettando il neo 88enne Lino Banfi, personaggio amatissimo dal pubblico, sia del cinema che della tv. Durante la sua lunga carriera ha recitato in ruoli sia comici che drammatici, lavorando con alcuni registi particolarmente rilevanti quali Luciano Salce, Nanni Loy, Steno, Dino Risi e Lucio Fulci.

Dovrebbe chiamarsi Storia di un italieno, per giocare un po’ con le parole italiano e alieno, facendo il verso anche al dialetto pugliese. Un modo di parlare che ha contibuito a fare la fortuna dei suoi tantissimi film, ancora oggi trasmessi in tv con costante seguito di irriducibili fan. ci anticipa l’amato attore.
88 primavere con un dolcissimo pensiero fisso
L’attore nativo di Andria (all’anagrafe Pasquale Zagaria) ha attualmente 88 anni: un’età invidiabile raggiunta in buona salute, anche se la mancanza della moglie, scomparsa lo scorso anno, è un pensiero fisso che lo accompagna ogni giorno. Di lei dice: «Vive quotidianamente con me. La sento vicina. Avrebbe meritato un premio. Aveva abbandonato un lavoro sicuro, visto che faceva la parrucchiera in un negozio avviatissimo, per seguire me che inseguivo il sogno di fare l’attore. E così ha fatto la fame con me, ha visto le cose più tristi del mondo, compresi i debiti».
Un film da fare rigorosamente quando si è ancora in vita
A quasi 90 anni progetta il domani con lo spirito di un ragazzino, preparandosi a realizzare un film sulla sua vita. L’attore pugliese, dopo aver interpretato tanti personaggi, in film e fiction, ora si mette nei suoi panni per raccontare sé stesso. Un racconto che annuncia pervaso dalla simpatia di sempre, anche quando i ricordi portano giorni scuri e ombrose nostalgie. Anche questo progetto lo annuncia in stile Banfi: «Si è sempre parlato e immaginato di realizzare un docufilm sulla mia vita, ed eccoci qua: è giusto che si faccia quando sono in vita, appunto. Ho posto una condizione: quella di non chiamarlo cortometraggio o lungometraggio, ma largometraggio».
Ora percepisce in maniera totale l’amore dei fan
Nel progetto del film ci sono interviste a protagonisti del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport, a persone che gli vogliono bene. Sul pubblico vastissimo che ha sempre riso delle sue commedie all’Italiana prima e poi si è commosso con Nonno Libero di Un medico in famiglia dice: «Ora mi sento amato. Adesso più di prima. Da cinque-sei anni, da quando sono entrato in una nuova fase, quella che io chiamo Banfi-rigeneration, percepisco l’affetto del pubblico. Prima, una ventina di anni fa, non mi volevo bene. Non mi guardavo più neppure allo specchio. Non volevo neppure rivedere le scene interpretate, questo succedeva già dalle ultime edizioni di Un medico in famiglia».
Nel film un match tra Zagaria e Banfi
Quando è arrivato il cambiamento? «In questa terza-quarta età, dagli 80 anni in poi, sono rinato. In questa rinascita trova il suo posto anche il largometraggio, dove non voglio che ci siano altri attori. Ci devono essere solo Pasquale Zagaria, che è il mio vero nome, e Lino Banfi. Li vedremo pure litigare per spartirsi meriti e successi. Ci saranno anche scene tratte dai film e dalla televisione. E ci sarà un ricordo di mio padre che non ha fatto in tempo a vedere il mio successo».
Premiato dalla vita e dalla critica
Sua nipote Virginia, figlia di Rosanna, è in dolce attesa. Quanto sarà emozionato? Lui fa finta di non essere emozionato: «Non ho ancora realizzato bene l’evento, forse perché mancano ancora un po’ di mesi. Per ora non vogliono dirmi come chiameranno la bambina». Ha recentemente ricevuto il premio Radice di Puglia, festeggiato a Canosa, dopo 60 anni che se ne parlava. Intitolandogli anche il foyer del Teatro Lembo».
Televisione
Magalli senza filtri contro la Rai: “Ci lavorano persone con la fedina televisiva da brivido. Dopo il mio linfoma, sono spariti tutti”
Dai retroscena sul divorzio Baudo-Ricciarelli alle frecciate contro la Rai di oggi, Giancarlo Magalli si racconta con la lingua affilata di sempre. Sessant’anni di carriera, cinquanta programmi all’attivo, e la sensazione di essere stato messo da parte: “Ho detto la verità, e la verità in tv non è di moda”.

Giancarlo Magalli non ha mai avuto bisogno di filtri. Né in video, né nella vita. A 77 anni suonati, con sessant’anni di carriera alle spalle, è ancora capace di far tremare le scrivanie dei dirigenti Rai con una battuta. Stavolta l’occasione è un’intervista a ruota libera, dove il conduttore si toglie più di un sassolino dalle scarpe, a partire proprio dal suo silenzioso addio alla tv pubblica: «La Rai è simpatica e caruccia – dice con sarcasmo – ma oggi fa lavorare persone con una “fedina televisiva” da brivido, tipo Teo Mammucari. Hanno insistito per anni con Cattelan, fanno scelte curiose, da interpretare».
Poi l’affondo più amaro: «Io ho fatto più di 50 programmi, ho lavorato per sessant’anni tra radio e tv. Dopo che sono guarito dal linfoma che ho avuto, sono spariti tutti. Ma soprattutto – sottolinea – sono cambiati, e quelli nuovi non li ho mai incontrati».
Non c’è rabbia nelle sue parole, piuttosto una consapevolezza disincantata, quella di chi ha visto passare generazioni di dirigenti e conduttori. «Non posso farci niente, amo dire le cose come stanno – confessa – e questo mi ha portato tanti guai. Ma è un lusso che continuo a concedermi, anche se lo pago volentieri».
Un Magalli in versione combattiva, dunque, che non risparmia nessuno. Nemmeno la collega Katia Ricciarelli, finita al centro delle polemiche dopo le sue dichiarazioni su Pippo Baudo e la storica assistente Dina Minna. «Katia si è lamentata di non essere stata avvertita della morte di Pippo – racconta – ma non ha molto senso come rimostranza. Non è ancora stato istituito un comitato per la comunicazione dei lutti alle ex mogli. E poi la morte di Baudo è una di quelle notizie che si diffondono da sole».
Quando gli chiedono del famoso ricovero di Pippo, Magalli va dritto: «Lei lo sapeva benissimo, ma era all’estero. Si presentò tre giorni dopo l’operazione e Pippo la cacciò via furioso. Da lì partì la lettera dell’avvocato per chiedere la separazione. Penso volesse solo un gesto di riconciliazione, ma lui colse la palla al balzo. Fu l’inizio della fine».
E sulla presunta carriera internazionale della soprano? Nessuna pietà: «In Croazia per dei concerti? Ma quali concerti. Sono anni che non canta più, ha avuto problemi di voce e si è data ai reality. Credo fosse là per giocare. Le piaceva il brivido dei casinò. Il guaio è che, se smetti di guadagnare ma continui a spendere come prima, il bilancio diventa preoccupante».
Il tono cambia solo quando ricorda l’amico Pippo, con cui condivideva la passione per il teatro. «Negli ultimi anni vedeva poco, faceva fatica a muoversi, ma aveva ancora quella curiosità da eterno debuttante. Andavamo insieme a teatro, sempre più vicini al palco perché non ci vedeva più bene. Quando gli amici gli fecero trovare la sedia a rotelle al compleanno di Pingitore, lui non stava male, era solo un po’ malandato. Ma le foto, pubblicate sui social, fecero pensare al peggio. Pippo non meritava quella spettacolarizzazione».
Oggi Magalli, che nella vita ha attraversato tutti i generi – dal varietà alla satira, dai quiz al talk show – si definisce “ospite professionista”: «La prossima stagione guarderò la tv. Andrò ospite qua e là, un po’ per non sparire del tutto, un po’ per guadagnare qualcosa. Ho conquistato il ruolo di ospite, che è già un traguardo».
Ma dietro la battuta si percepisce la malinconia di un uomo che ha dato tanto alla televisione e che oggi fatica a riconoscerla. «Una volta c’era più rispetto, più ironia e meno faziosità. Ora sembra tutto in mano a una Tele-Meloni, dove la fedeltà politica pesa più del talento. Non mi stupisce, ma non mi appartiene».
Eppure, quando gli chiedono se tornerebbe, risponde senza esitazione: «Se avessero bisogno di uno che sappia ancora parlare al pubblico senza urlare, io ci sarei. Ma non chiameranno. Ormai cercano solo chi si accontenta di fare rumore».
Poi sorride, con quella punta di cinismo che lo ha reso inimitabile: «Ho imparato che in Rai non serve essere bravi, serve essere alla moda. Io, per fortuna, non lo sono mai stato».
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