Calcio
Legnago, l’imbattuta della Serie C
Questa che vi stiamo raccontando è una storia d’altri tempi che racconta la squadra di calcio del Legnago, comune veneto da 25mila abitanti, imbattuta dall’inizio dell’anno.
Allenata dal 2022 da Massimo Donati, già giocatore del Milan, del Palermo e del Celtic di Glasgow, la squadra gioca nel Girone A della serie C.

Questa che vi stiamo raccontando è una storia d’altri tempi che racconta la squadra di calcio del Legnago, comune veneto da 25mila abitanti, imbattuta dall’inizio dell’anno.
Allenata dal 2022 da Massimo Donati, già giocatore del Milan, del Palermo e del Celtic di Glasgow, la squadra gioca nel Girone A della serie C.
L’ultima sconfitta… lo scorso Natale
A venti punti sulla seconda in classifica, il Padova, l’F.C. Legnago Salus ha una rosa con una età media di 23 anni e ben 13 giocatori che lo scorso anno giocavano in serie D. L’ultima sconfitta? Lo scorso Natale. Poi sono arrivati sette successi e otto pareggi, che hanno portato il Legnago al quinto posto, in zona play-off, lontana dalla retrocessione. Sarebbe un salto indietro che, per una neopromossa dalla Serie D, all’inizio del campionato sembrava un futuro inevitabili. La squadra nasce con la fusione tra il Legnago, fondato nel 1921 col nome di U.S. Legnaghese, e l’A.C. Salus. Quest’ultima compagine era nata come formazione parrocchiale attorno alla figura di don Walter Soave. Nel 2021, anno del centenario, nel suo primo campionato tra i professionisti ha festeggiato concedendosi la salvezza in Serie C. E nel 2023 quaranta anni dopo la fusione, ha brindato col suo ritorno in serie C, dopo un anno passato in D.
Il mister ce la mette tutta
L’allenatore Donati punta su una preparazione estiva molto intensa che forse è la causa per cui all’inizio dei due ultimi campionati la squadra ci ha messo un po’ prima di ingranare. Poi la squadra è cresciuta fisicamente e mentalmente. “Le due ore di allenamento sono diventate la parte più semplice del nostro lavoro“, spiega in una recente intervista. Tutti i giocatori prima di ogni partita studiano molto attentamente gli avversari da affrontare. E non fanno i capricci. Donati, infatti che dispone di una rosa composta da 25 giocatori, ogni settimana sceglie gli undici più in forma perché seconda la sua strategia tutti devono essere presenti. “A me piace cambiare formazione, coinvolgere più calciatori, sapere di averli pronti e a disposizione”.
Una dopo l’altra le particolarità di questa squadra
La prima: la risorsa del vivaio. La squadra ha sempre puntato sui giovani tanto che sei undicesimi dei titolari proviene dalle formazioni giovanili. Poi la presenza di giocatori provenienti da altri Paesi come il vicecapitano belga Kenneth Van Ransbeeck, o come Andrei Motoc e Bryan Boci in prestito da Salernitana e Genoa. Entrambi impegnati con le rispettive nazionali Under 21 di Moldavia e Albania. La squadra è un mix di nazionalità, culture e tradizioni diverse. Dall’Ivoriano Aboubakar Diaby, ex Taranto ad Alae Hadaji, nato ad Alzano Lombardo da genitori marocchini, a Vincenzo Muteba, mamma calabrese e papà della Repubblica Democratica del Congo. E poi ancora il gambiano Boubacarr Sambou, approdato in Italia su un barcone, dopo una lunga marcia che gli ha fatto attraversare Senegal, Mali e Mauritania. Jeremy Mbakogu, 31 anni, attaccante nigeriano, ha acquisito la cittadinanza italiana nel 2018 e ha avuto l’opportunità di giocare nella massima serie nel campionato 2015/2016 tra le fila del Carpi.
La sconfitta? E’ dietro l’angolo ma facciamo gli scongiuri
La squadra e il pubblico sono ben consapevoli che la serie positiva prima o poi verrà interrotta. Successe anche al Milan degli ‘Invincibili’ che dopo 58 partite positive si dovette fermare. E l’allenatore che dice? Anche dopo la prima sconfitta non cambierebbe nulla. “dopo non cambierà niente: “Ci rimetteremo sotto e rifaremo tutto come prima, anzi meglio di prima. In una incredibile stagione come quella che stiamo vivendo settimana dopo settimana, siamo decisi a divertirci ancora per molto”.
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Calcio
Francesco Totti celebra tre anni con Noemi Bocchi tra lusso sfrenato e regali da capogiro e una Birkin Hermès da collezione
Totti e Noemi Bocchi hanno festeggiato il loro terzo anniversario tra sfarzo e romanticismo. Intanto, mentre il divorzio con Ilary Blasi è alle battute finali, la coppia mostra sui social tutta la propria complicità.

Tre anni d’amore e una festa che sembra uscita da un film. Francesco Totti e Noemi Bocchi hanno celebrato il loro terzo anniversario di coppia con una sorpresa che ha lasciato senza fiato la stessa Noemi, che non ha resistito alla tentazione di condividere il momento con i suoi follower. L’ex capitano della Roma, oggi lontano dai riflettori del campo ma sempre al centro del gossip, ha organizzato per la compagna una ricorrenza da mille e una notte.
Per l’occasione Totti ha scelto un hotel esclusivo, affittando una suite di lusso trasformata in un piccolo paradiso privato. Rose, palloncini e dettagli romantici hanno fatto da cornice a una serata che ha suggellato un amore solido, nato tra mille chiacchiere e che resiste nonostante i riflettori e le polemiche. Ma il vero colpo di scena è arrivato con il regalo: una Birkin di Hermès, la borsa più ambita dalle fashion addicted e tra le più costose al mondo.
Il prezzo? Da capogiro. A seconda del modello, una Birkin può valere dai 30 ai 200mila euro. Un dono che non solo dimostra l’affetto di Totti per Noemi, ma anche la volontà di celebrare un legame importante senza badare a cifre o critiche. Nelle sue Stories Instagram, Noemi ha mostrato il regalo con un sorriso eloquente, lasciando intendere che la sorpresa è stata più che gradita.
Il gesto arriva mentre le cronache continuano a seguire il divorzio di Totti da Ilary Blasi. La separazione, ufficializzata tre anni fa con un comunicato che scosse l’Italia intera, non è ancora completamente archiviata. Le battaglie in tribunale proseguono, ma le vite dei due ex sembrano ormai ben definite. Se Totti si gode la sua nuova storia con Noemi, Ilary ha trovato accanto a sé l’imprenditore tedesco Bastian Muller, conosciuto per caso in aeroporto e oggi presenza fissa al suo fianco.
Insomma, quella che un tempo era la coppia d’oro del calcio e dello spettacolo italiano si è divisa senza possibilità di ritorno. E mentre Ilary racconta nel suo documentario su Netflix le ferite della fine del matrimonio, Francesco sceglie il lusso e il romanticismo per raccontare la sua nuova vita accanto a Noemi Bocchi.
Calcio
La Triestina rinasce grazie a Dogecoin: la memecoin nata per scherzo diventa azionista di maggioranza e salva il club
Dopo la fuga del fondo LBK Capital e i 25 milioni bruciati, la squadra di Serie C trova nuova linfa in un’operazione senza precedenti: «Oltre il calcio, vogliamo generare cultura e passione».

Un club storico italiano, la Triestina, si affida a una moneta virtuale nata per scherzo. Da oggi il nuovo azionista di maggioranza della società che milita in Serie C è infatti House of Doge, il braccio operativo della Doge Foundation. Un’operazione che, come sottolineato nella nota ufficiale della Us Triestina Calcio 1918, rappresenta «la prima integrazione diretta nella struttura di un club europeo di un veicolo di commercializzazione legato alle criptovalute».
La mossa arriva dopo mesi di difficoltà. L’uscita di scena del gruppo americano LBK Capital LLC, guidato da Ben Rosenzweig, ha lasciato il club sull’orlo del baratro. In un anno e mezzo gli investitori statunitensi hanno “bruciato” 25 milioni di euro, tra stipendi non pagati, penalizzazioni e rischi di prefallimento. Ora la speranza è affidata a un’entità nata nell’universo digitale ma con ambizioni concrete: «Il nostro investimento nella Triestina va ben oltre il calcio – ha spiegato Marco Margiotta, Ceo di House of Doge –. Si tratta di connettere la comunità globale di Dogecoin con uno dei club più storici d’Europa e dimostrare che gli asset digitali possono generare valore, cultura e passione nel mondo reale».
Dogecoin, lanciata nel 2013 dagli ingegneri Billy Markus e Jackson Palmer, è una valuta open-source e decentralizzata. Nata come una memecoin, senza reali fondamenta tecnologiche, deve gran parte della sua popolarità a Elon Musk. Il patron di Tesla e SpaceX, dal 2020 in poi, ha spesso twittato a favore della moneta, spingendone in alto il valore ma mostrando al tempo stesso la sua estrema volatilità. Nel 2021, dopo averla definita una truffa, bastò un suo commento per farla precipitare del 30% in poche ore.
Nonostante le oscillazioni, Dogecoin continua ad avere una comunità globale numerosa e molto attiva. Ora la scommessa è portarla dentro un club calcistico di lunga tradizione come la Triestina, fondata nel 1918 e con un passato importante in Serie A. Un progetto che, almeno sulla carta, vuole unire tecnologia, finanza e sport.
Non mancano i precedenti nel mondo del calcio, ma spesso con esiti controversi. Basti ricordare la quota del 10,1% della Juventus in mano a Tether, la principale stablecoin, o il flop di DigitalBits, che non ha mai onorato i 85 milioni promessi a Roma e Inter per la sponsorizzazione. In questo scenario, l’operazione Dogecoin-Triestina resta un unicum che incuriosisce osservatori e tifosi.
Intanto, in attesa del nuovo consiglio di amministrazione e della nomina del presidente, incombono le scadenze fiscali: martedì dovranno essere versati Inps e Irpef per circa 1,5 milioni di euro. La partita, insomma, non è solo in campo ma anche nei conti, e sarà il tempo a dire se la moneta del cane giapponese diventerà davvero la chiave della rinascita alabardata.
Calcio
“Fui indagato ingiustamente, quell’episodio mi ha segnato”: Ciccio Cozza tra la Reggina, le ombre del passato e il futuro da allenatore
Dalle pagine di sport a quelle di cronaca, fino alla fine del matrimonio con Manila Nazzaro: Cozza oggi guarda avanti, accanto alla nuova compagna e al figlio, senza rinnegare nulla ma con la ferita di quelle vicende.

Francesco “Ciccio” Cozza, 51 anni, a Reggio Calabria resta una leggenda. Durante l’evento “Operazione Nostalgia”, al Granillo, è stato accolto come un figlio tornato a casa. “Il Ciccio bambino sognava di giocare in Serie A e di diventare capitano della Reggina. Ho avuto la fortuna di realizzare entrambi i desideri. Mi sono divertito, quei sogni che avevo li ho realizzati”, racconta.
Ma se il campo gli ha regalato la gloria, la vita extra sportiva gli ha imposto prove dure. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Cozza ha parlato a cuore aperto dell’inchiesta giudiziaria che anni fa lo vide indagato per associazione a delinquere aggravata dal favoreggiamento alla ’ndrangheta. Un’accusa pesante, che lo segnò profondamente.
“Quell’episodio mi ha fatto male – spiega – perché chi non ti conosce ti inquadra subito in una certa maniera. Purtroppo è stata una vicenda che mi ha segnato nel mondo dello sport: essere indagato, nonostante nelle carte non ci fosse mai nulla su di me, ti lascia un marchio. E non solo su di me, ma anche sulla mia famiglia. Sono esperienze che fanno soffrire”.
Una ferita che, a distanza di anni, resta. Ma Cozza preferisce considerarla un capitolo chiuso. “Fa parte del passato – dice – e mi auguro che non succeda mai più nulla di simile. Perché sono cose che ti tolgono il sonno, che ti fanno male dentro e intorno. Però vado avanti, oggi sono felice e sereno”.
La cronaca lo ha travolto anche sul fronte privato. La fine del matrimonio con Manila Nazzaro fece molto rumore, tra accuse reciproche e dichiarazioni avvelenate. “Con la mia ex moglie non ho più un rapporto – chiarisce – anche perché in passato ha detto cose assurde. Erano cose fuori luogo. C’erano tante bugie in quei racconti, ma ora è tutto chiuso. Lei si è fatta la sua vita e io la mia. L’importante era far crescere bene e tutelare i figli”.
Una chiusura netta, anche se non priva di amarezze. “Ci siamo chiariti tramite gli avvocati – prosegue Cozza –. Non è stato semplice, ma adesso non se ne parla più. Io oggi sono un uomo felicissimo: ho una compagna, Celestina, che amo, e abbiamo un figlio insieme. Siamo innamorati e la mia vita è piena”.
Alla Gazzetta Cozza ha voluto anche ribadire il legame con la città che lo ha consacrato: “Reggio per me è tutto. Lo spiego in due parole: Cozza è la Reggina e la Reggina è Cozza. Sono arrivato a dodici anni, poi il Milan mi prese a quindici, ma il cuore è rimasto sempre qui”.
Sul futuro non ha dubbi: vuole allenare, magari lontano dall’Italia. “Vorrei trovare una squadra all’estero – spiega –. Per conoscere altri campionati, altre realtà. Il calcio italiano mi ha dato tanto e io ho dato tanto. Però da anni mi sembra che tutto si sia un po’ fermato: è più difficile scoprire talenti e portarli a grandi livelli. Lo abbiamo visto anche con le difficoltà della Nazionale. Ora confidiamo in Gattuso”.
Intanto, l’ex regista amaranto si dedica alla crescita dei giovani. “Il mio obiettivo è divertirmi e far divertire i ragazzi che alleno. Il calcio è stato la mia vita e ora voglio restituire qualcosa. Non rinnego nulla di ciò che ho vissuto, nemmeno i momenti più duri. Ma oggi voglio guardare avanti”.
Un passato da idolo, un presente segnato da resilienza e voglia di riscatto, un futuro che parla ancora di calcio. Cozza non smette di crederci: “Sono un uomo che ha sofferto, ma che non ha mai smesso di lottare”.
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