Sport
In tribunale la battaglia per l’eredità di Maradona: tra diritti, conflitti e verità giudiziaria
Il conflitto in corso tra gli eredi di Diego Armando Maradona per lo sfruttamento dei diritti di immagine e del ‘marchio Maradona’ è emerso appieno durante l’ottava udienza del processo che indaga le circostanze della morte dell’idolo argentino.

La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato dietro di sé non solo il vuoto di una leggenda ma anche un’eredità intricata e una scia di controversie che stanno emergendo in tribunali e indagini. Il processo per l’accertamento delle circostanze del decesso dell’idolo argentino si intreccia con un’altra disputa cruciale. Quella per lo sfruttamento del “marchio Maradona” e la spartizione del patrimonio.
Avvocato accusato di frode ai danni dei figli di Diego
Al centro di queste tensioni si trova Matías Morla. E’ l’avvocato e socio del “Diez” negli ultimi anni, oggi accusato di frode ai danni degli eredi diretti, i figli del calciatore. Morla avrebbe approfittato delle precarie condizioni psico-fisiche del campione per garantirsi il controllo sui diritti di immagine tramite accordi con le sorelle di Diego. Tra gli interrogatori emersi in tribunale, spicca quello di Claudia Maradona, la più giovane delle sorelle. Ha ammesso di non ricordare con precisione quando e come suo fratello abbia ceduto quei diritti, indicando vagamente l’estate del 2019. Parallelamente, un’altra sorella, Ana, ha sottolineato il desiderio di Diego che le sue sorelle non rimanessero mai senza sostegno economico.
Maradona e un patrimonio meno imponente del previsto
Secondo stime pubblicate dai media argentini, il patrimonio accumulato dal calciatore si aggira intorno ai 50 milioni di dollari. Una cifra significativa ma non astronomica considerando la sua fama mondiale. Tra i beni figurano immobili, automobili di lusso, contratti pubblicitari (con marchi come Puma, Coca-Cola e Hublot), conti in Svizzera, Dubai e Argentina, gioielli e altre proprietà in diversi Paesi. Tuttavia, la generosità leggendaria del “Pibe de Oro”, che sosteneva numerose famiglie, e il suo stile di vita dispendioso hanno eroso gran parte del patrimonio.
Manca il testamento olografo
Un punto fondamentale della disputa è la mancanza di un testamento scritto. Diego avrebbe lasciato solo indicazioni verbali sulla ripartizione dei suoi beni, ma nel 2016 aveva annullato un precedente testamento che favoriva la ex moglie Claudia Villafañe e le loro figlie. Al centro della lotta ereditaria troviamo le persone più vicine a Maradona, a partire dai cinque figli riconosciuti: Diego Armando Jr., Dalma, Giannina, Jana e il più giovane, Diego Fernando. Tra loro spiccano Dalma e Giannina, nate dal matrimonio con Claudia Villafañe, figura storica nella vita di Diego, definita spesso come “padre e madre” per lui. Nonostante i conflitti legali tra Claudia e Maradona negli anni, il suo ruolo nella gestione dei funerali e nelle dinamiche familiari è stato fondamentale. Tuttavia, Claudia è formalmente esclusa dalla lista degli eredi.
Le magnifiche quattro sorelle di Maradona
Sul fronte opposto si trovano le quattro sorelle di Diego, che appoggiano l’avvocato Morla. Questa divisione tra la famiglia di origine e quella diretta di Diego alimenta ulteriori tensioni nelle aule di tribunale. Inoltre, si aggiungono le richieste di riconoscimento di altri presunti figli: al momento, sono sette i casi noti, di cui quattro provenienti da Cuba. A complicare ulteriormente il quadro, c’è il procedimento penale relativo alla morte di Maradona. La magistratura argentina sta indagando su possibili negligenze da parte dello staff medico che seguiva Diego nelle sue ultime settimane. Tra gli indagati figurano il neurologo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov. Le indagini si concentrano su documenti e prove raccolte nei domicili e negli studi dei due medici, per verificare eventuali responsabilità dirette.
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Tennis
«Sono innamorato, ma non ne parlo» – Sinner confessa il nuovo amore e si racconta tra Lego, rivalità con Alcaraz e critiche alle Olimpiadi
A New York, Jannik Sinner si concede alle domande dei giornalisti. Ammette la relazione con Laila Hasanovic, ex di Mick Schumacher, ma mette subito i paletti: «Non entro nei dettagli». Difende le sue scelte, ricorda i sacrifici da ragazzino, racconta le paure e l’ossessione per il miglioramento. E intanto il suo cuore batte forte, anche fuori dal campo.

New York, vigilia degli US Open. Jannik Sinner arriva con passo deciso, vestito Gucci e Rolex al polso, l’aria di chi è ormai un numero uno non solo sul campo, ma anche fuori. A 24 anni si trova a dover conciliare la concentrazione da campione con la curiosità morbosa che lo circonda. E stavolta un po’ si lascia andare.
«Sono innamorato – confessa con un mezzo sorriso – ma della mia vita privata non voglio parlare». È la prima volta che ammette senza giri di parole la storia con Laila Hasanovic, modella danese ed ex fidanzata di Mick Schumacher. Una love story che il gossip inseguiva da settimane, e che adesso Sinner riconosce, pur mantenendo un alone di riservatezza: il ragazzo di Sesto Pusteria non vuole che la cronaca rosa sovrasti quella sportiva.
Sul resto, però, non si tira indietro. Sulle critiche per la mancata partecipazione alle Olimpiadi risponde secco: «Non ho mai risposto e non voglio neanche rispondere». Punto e basta, senza polemiche. Il messaggio è chiaro: ha scelto la sua strada, chi lo accusa perda pure fiato.
La rivalità con Carlos Alcaraz? Un classico delle nuove generazioni del tennis, che lui tratta con la freddezza del campione: «Non è detto che io e Carlos siamo quelli lì. Adesso sono due anni che giochiamo i Grandi Slam, ma le cose possono cambiare. Se uno non si migliora, altri arrivano. Tra due anni vedremo chi si è stabilito, chi è migliorato e chi è peggiorato». Una visione lucida e per certi versi disarmante: Sinner non si mette mai sul piedistallo, sa che lo sport è spietato.
E sul gioco da perfezionare non ha dubbi: «Il servizio e il gioco a rete». Ammissioni che raccontano un ragazzo consapevole dei suoi limiti, pronto a smontarsi pezzo per pezzo per ricostruirsi ogni volta più solido. «Non essere paziente, voler fare tutto subito: questo era il mio difetto – rivela – ma ho imparato a lavorare sui dettagli. Mettere insieme i pezzi del puzzle è la strada giusta».
Dietro questa crescita c’è anche il lavoro psicologico: «Non è nulla di naturale, c’è tanto lavoro dietro. All’inizio pensavo di essere forte, invece non lo ero. Con Riccardo Ceccarelli ci lavoriamo da anni. Mi ha aiutato ad accettare i difetti, poi la differenza la deve fare l’atleta».
Ed è qui che Sinner sorprende: il rimedio per staccare la spina non è né yoga né meditazione, ma i Lego. «Mi sono appassionato moltissimo. Di sera costruisco, ascolto musica e penso ad altro. A New York sono andato in un negozio vicino all’hotel e ho comprato una Porsche: finita in cinque ore. Allora ho pensato: me ne serve una più grande. Forse l’ultima è troppo grande, ma mi piace. Ti tiene la mente occupata e libera allo stesso tempo».
Il tennis, però, resta la sua ossessione. «Guardo tanto gli avversari, soprattutto la sera prima del match. La parte visuale è molto importante». Sul manicotto che indossa ancora sul braccio spiega: «A Wimbledon era per un’altra cosa, ora è solo una sensazione. Mi piace come mi fa sentire il braccio».
Un ragazzo normale, nonostante i milioni in banca e gli sponsor da capogiro. «Non mi piace dire “sono il numero uno al mondo” – sottolinea – posso dire che sono un giocatore forte, ma numero uno lo diventi anche fuori dal campo, per come ti comporti. Il tennis è la mia vita, ma è piccolo. A 35 o 40 anni finisce, e poi devi decidere cos’altro fare».
E qui torna il Sinner che non ti aspetti: prudente, quasi impacciato quando si parla di futuro. «Non ho idea di chi potrebbe costruire la mia casa. È troppo presto. Forse quando avrò 15 anni in più sarà già vecchia», scherza. La politica? «Le cose importanti sì, ma non entro nei dettagli, ne capisco anche poco».
La memoria corre indietro, al ragazzino che a 13 anni lasciò casa per inseguire un sogno. «All’inizio è stato difficile, ma ho avuto fortuna. Una famiglia croata mi ha accolto, mi sono sentito come un fratello maggiore per i loro figli. Giocavo anche con il cane: a casa avevamo solo gatti». E il ricordo diventa quasi tenero, lontano dai riflettori di New York.
Tra Lego, amore e rivalità, Jannik resta fedele a sé stesso: diretto, umile, allergico ai fronzoli. Un ragazzo che, anche con un Rolex al polso, non dimentica di essere quello che mette pezzo dopo pezzo un’auto di plastica per rilassarsi la sera. Numero uno sì, ma sempre a modo suo.
Calcio
Wanda Nara sgancia la bomba: “Mauro Icardi e China Suarez aspettano un figlio”
La showgirl, intercettata al rientro da una vacanza, ha rivelato di aver parlato con Icardi: “Vuole essere felice, molto presto arriverà una notizia che tutti immaginiamo”. Nessuna conferma, ma i social alimentano i sospetti con foto di carezze sospette alla pancia di lei.

Un accenno, una mezza frase e il gossip esplode. Wanda Nara è tornata a colpire il suo ex marito Mauro Icardi, lasciando intendere in televisione che l’attaccante del Galatasaray e la compagna, la cantante argentina China Suarez, siano in attesa di un figlio. L’occasione è stata l’intervista rilasciata al programma argentino Puro Show, durante la quale la manager e conduttrice, intercettata di ritorno da una vacanza in California, si è lasciata sfuggire: «Ho parlato con lui. Mi ha detto che sta cercando di essere felice. Forse molto presto arriverà la notizia che tutti immaginiamo. Io già la so, me l’ha raccontata lui, ma non voglio parlare di cose che non mi appartengono».
Un’allusione che ha fatto scattare subito l’ipotesi della gravidanza di Suarez. La stessa Wanda ha però messo le mani avanti: «Non è una notizia bomba, mi hanno chiamato per dirmelo», ha chiarito, salvo poi tirarsi indietro quando le è stato chiesto di aggiungere dettagli. «Non parlerò di cose che già mi sfiniscono. Sono in un altro presente, non ne parlerò. Posso raccontarti di qualcuno che mi chiama per parlare di molte cose. Mi ha detto che sta cercando di essere felice e lasciamo che lui trovi quella felicità».
Un gioco di luci e ombre, di mezze frasi e smentite. Wanda, incalzata dai cronisti, ha perfino aggiunto: «Forse mi hanno mentito, non lo so». E quando le è stato chiesto se alludesse a un fratellino per Francesca e Isabella, le figlie nate dal matrimonio con Icardi, ha risposto con freddezza: «Le mie figlie hanno già fratelli con Maxi López», riferendosi a Constantino, Benedicto e Valentino, nati dal suo primo matrimonio. Poi la stoccata all’ex marito: «Non le ha neppure chiamate per la Festa del Bambino, figurati se andrà a dire loro una cosa del genere».
Intanto dall’entourage di China Suarez è arrivata una secca smentita. Eppure la macchina del gossip non si è fermata, alimentata dalle foto social in cui Icardi accarezza e bacia la pancia della compagna. Indizi che, sebbene non confermino nulla, hanno già acceso i riflettori sulla coppia.
Se davvero la dolce attesa fosse confermata, per Mauro Icardi si tratterebbe del terzo figlio, dopo Francesca (2015) e Isabella (2016), nate dal matrimonio con Wanda Nara. Una vicenda che ancora oggi trascina strascichi legali tra cause di divorzio, alimenti e custodia. Per China Suarez, invece, sarebbe il primo figlio con l’attaccante.
La storia tra i due, comunque, non è un colpo di fulmine passeggero. Dopo il Wandagate, lo scandalo che aveva scosso il matrimonio tra Icardi e Nara, i due sono usciti allo scoperto e oggi fanno coppia fissa. Già da tempo hanno mostrato sui social le fedine in oro e diamanti che hanno fatto parlare di nozze imminenti. Ora, tra smentite e allusioni, si affaccia anche l’ipotesi più chiacchierata: l’arrivo di un erede che potrebbe mettere definitivamente il punto al triangolo più discusso del calcio e dello spettacolo argentino.
Calcio
Lukaku dice no al bisturi: lesione al retto femorale e stop di tre mesi, Big Rom sceglie la terapia conservativa
Il ricordo di Van Basten e del suo addio dopo l’intervento alla caviglia pesa sulla scelta di Lukaku. “Big Rom” ha deciso di non farsi operare per la grave lesione muscolare rimediata contro l’Olympiacos: meglio la via conservativa, anche se lo terrà fuori almeno tre mesi. Il bomber resterà positivo: «Ci vediamo presto».

Romelu Lukaku ha scelto: niente bisturi. Il centravanti belga, reduce dall’infortunio più serio della sua carriera, non si opererà per la lesione al retto femorale della coscia sinistra. La decisione è maturata dopo la visita specialistica sostenuta in Belgio, che ha confermato la gravità dello stop rimediato nell’amichevole di Castel di Sangro contro l’Olympiacos.
Un infortunio beffardo: per la prima volta dopo anni Lukaku aveva completato l’intera preparazione estiva senza intoppi, pronto a ripartire con continuità. E invece la tegola è arrivata nel momento peggiore, costringendolo a fermarsi per tre o quattro mesi. Significa saltare almeno quindici partite di campionato e sei di Champions, restando escluso dalla lista UEFA per la prima fase.
Il Corriere dello Sport sottolinea come la scelta sia stata fatta anche alla luce di esperienze passate: gli interventi chirurgici non sono sempre risolutivi. Il ricordo di Marco van Basten, costretto a dire addio al calcio proprio dopo un’operazione, resta un monito che pesa ancora oggi nel mondo del pallone. Per Lukaku la terapia conservativa appare la strada più lunga, ma anche quella meno rischiosa.
A confermare la sua determinazione è lo stesso bomber, che su Instagram ha rassicurato i tifosi con il sorriso di sempre: «Grazie a tutti per i messaggi degli ultimi giorni. Apprezzo il vostro supporto. Purtroppo sono cose che capitano e gli infortuni fanno parte del gioco. Per grazia di Dio mi sento bene. Ho sempre una mentalità positiva, qualunque cosa accada. Ci vediamo presto».
La Gazzetta dello Sport racconta i retroscena della decisione. Dopo l’infortunio, Lukaku si è confrontato subito con il dottor Canonico, responsabile sanitario del Napoli. Poi ha riflettuto a lungo, tra dubbi e amarezza: la tentazione di scegliere la via più rapida, cioè l’intervento chirurgico, c’era. Ma la paura di conseguenze irreversibili ha avuto la meglio.
Ora per “Big Rom” si apre un percorso di riabilitazione che richiederà pazienza e forza mentale. Nessuna scorciatoia, ma la certezza di voler tornare a giocare senza rischiare il futuro. Lukaku ha già dimostrato più volte di sapersi rialzare: questa, per lui, è solo un’altra battaglia.
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