Sport
“Noioso ed extraterrestre”: ecco come Panatta vede il fenomeno Sinner
La vecchia gloria del tennis italico è stato criticato per aver definito “noiose” le partite giocate da Sinner. Il senso della sua frase è stato travisato… perchè la classe e la potenza del tennista attualmente numero 1 al mondo fanno sì che il risultato dei suoi incontri sia quasi sempre scontato.

Panatta è uno che di tennis se ne intende. E non solo perchè in carriera ha vinto tanto… ma perchè le sue disamine sugli incontri che descrive sono sempre azzeccate e piene di osservazioni opportune. Considerato uno dei migliori tennisti italiani di sempre, nel 1976 è stato numero 4 del mondo: la seconda graduatoria più alta, alle spalle di Jannik Sinner, raggiunta da un tennista italiano in questa speciale classifica.
Strapotere mai visto fino ad oggi
Su Sinner il suo commento è lapidario: “In 50 anni mai vista una cosa del genere”. Ex stella del tennis ed oggi commentatore Rai, nel corso del podcast La telefonata aveva commentato il tennis dell’altoatesino: “Sono 50 anni che seguo il tennis, non mi era mai capitato di vedere un dominio così evidente come quello che sta avendo oggi Sinner”.
Jannik non sbaglia mai
Parlando nello specifico del match contro Medveved, Adriano aveva detto: “Una partita che non c’è mai stata perché è durata poco più di un’ora. Di cosa vogliamo parlare? Un dominio del genere non me lo ricordo. Forse Nadal sulla terra ha avuto lo stesso impatto ma ogni tanto lui durante l’anno inciampava contro un numero 20 o 30 del mondo. Sinner non sbaglia mai. Solo Alcaraz può batterlo ma solo se è al 110% della forma. Una dimostrazione di superiorità così evidente è un qualcosa di impressionante”.
Frainteso per una sua frase
Tutte osservazioni corrette, riassunte poi in una frase che a qualcuno non è piaciuta – “Sinner è noioso” – che ha generato una successiva polemica. Chiaramente il senso dell’affermazione di Panatta va letta in un senso diverso da quello che in prima battuta potrebbe apparire. E Panatta lo puntualizza, per chi non avesse capito: “Il dominio di Jannik è così palese che le sue partite non hanno il fascino dell’imprevedibilità… perché lui se le porta a casa sempre in scioltezza. La gente ormai va a vedere lui, i suoi colpi, la sua potenza e agilità ma non ad assistere ad un bel match perché le sue partite belle non possono esserlo per mancanza di avversario o manifesta superiorità”.
Con l’ex compagno di doppio Bertolucci un divertente botta e risposta
Esilarante botta e riposta poi con il suo ex compagno azzurro paolo Bertolucci, col qualche scherza sempre volentieri: “Tu, Adriano, al massimo mi portavi a Coccia di Morto. Sinner invece ci ha portati sulla luna”. Così Bertolucci nel podcast ascoltabile su Spotify che li vede protagonisti. La risposta di Panatta è pronta: “Tu sei veramente sovraeccitato, ma che ti è successo? Hai fatto qualcosa che non facevi da tempo?”. Bertolucci sta al gioco: “No no, sono solo contento per la vittoria di Sinner”. Panatta allora sposta l’argomento: “Visto che siamo vicini di cabina quando facciamo le telecronache (Panatta per la Rai, Bertolucci per Sky, ndr) ti pregherei di abbassare i toni, non ti sai trattenere”. L’amico risponde a tono: “Hai ragione, non ho la tua finezza e la tua proprietà di linguaggio”.
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Calcio
Roberto Mancini e Silvia Fortini non si seguono più su Instagram: crisi o semplice distrazione digitale?
Roberto Mancini e l’avvocatessa Silvia Fortini, coppia riservata e lontana dal gossip, non si seguono più su Instagram. Un gesto apparentemente banale, ma che molti leggono come il segnale di un possibile allontanamento tra i due. Nessun commento ufficiale, ma la curiosità dei social è ormai alle stelle.

Nel mondo dei social basta un “unfollow” per far scattare l’allarme. E stavolta tocca a una coppia insospettabile: Roberto Mancini e la moglie Silvia Fortini, sposati dal 2018, sembrano essersi “persi di vista” su Instagram.
L’ex ct della Nazionale e attuale allenatore dell’Arabia Saudita non segue più la consorte, e lei ha fatto lo stesso. Un gesto minimo, certo, ma in tempi di amore 2.0 anche i dettagli digitali diventano notizie. E per molti fan è bastato quel piccolo movimento per ipotizzare una crisi.
Mancini, 59 anni, e Fortini, avvocatessa romana di quattordici anni più giovane, sono sempre stati una coppia riservata, lontana dai riflettori e dalle cronache mondane. Nessuna dichiarazione pubblica, poche apparizioni insieme, pochissime foto social. Proprio per questo il gesto ha colpito: una distanza “virtuale” che, per chi li conosce, non sembra nel loro stile.
C’è chi parla di semplice casualità o di un aggiornamento casuale negli account, e chi invece legge nell’unfollow un sintomo di tensione dopo mesi di vita separata tra Roma e il Medio Oriente. Mancini, infatti, vive da tempo a Riad, dove guida la nazionale saudita, mentre Silvia è rimasta in Italia, impegnata nel suo studio legale e nei progetti personali.
Nessuno dei due, per ora, ha commentato. Ma nel silenzio cresce la curiosità, alimentata dai social stessi: tra i follower che analizzano ogni like, ogni tag mancato, ogni foto cancellata.
Solo qualche settimana fa, Mancini aveva postato un’immagine da Gedda con la scritta: “Il lavoro è sacrificio, ma anche libertà”. Un pensiero che alcuni hanno letto come un messaggio personale.
Crisi vera o semplice coincidenza digitale, il mistero resta. E in un’epoca in cui le relazioni si misurano anche a colpi di “segui” e “non seguo più”, persino un gesto così piccolo può far rumore come un cartellino rosso.
Sport
Viaggio nella crisi Ferrari: tra tensioni interne, accuse incrociate e il futuro incerto di Leclerc
Il rendimento è crollato dopo il rinnovo di Vasseur: solo 50 punti in cinque gare. A Maranello serpeggia la sfiducia, e il pilota monegasco inizia a guardarsi intorno per non sacrificare la carriera aspettando una rinascita che tarda ad arrivare.

Un freddo improvviso è calato su Maranello. Niente a che vedere con l’autunno emiliano: è il gelo della crisi Ferrari, profonda, tecnica e umana. Da settimane il clima nel box è teso, e ogni gran premio sembra aggiungere un nuovo capitolo a una stagione nata male e proseguita peggio.
I numeri parlano chiaro: da quando Fred Vasseur ha rinnovato fino al 2027, il rendimento è crollato. In cinque gare, la Ferrari ha raccolto appena 50 punti, doppiata da McLaren, Mercedes e quasi anche da Red Bull. La SF-25 non convince: manca carico aerodinamico, soffre di instabilità e surriscalda i freni. A Shanghai la squadra era stata persino squalificata per un’irregolarità sull’altezza da terra.
Il malessere tecnico si è trasformato in tensione interna. Charles Leclerc punta il dito sulla macchina: «La Mercedes ha fatto grandi passi avanti, noi no. Difficile essere ottimisti in queste condizioni», ha ammesso senza mezzi termini. Lewis Hamilton, invece, guarda più in alto e accusa la struttura: «Divisione dei reparti, procedure, protocolli di lavoro: serve un cambio di metodo».
Dietro le quinte si parla di un acceso confronto tra Vasseur e Matteo Togninalli, il capo dell’ingegneria di pista. Il team principal francese avrebbe perso la pazienza dopo l’ennesimo weekend deludente, ma la discussione è solo la punta dell’iceberg. Tra i tecnici, c’è chi si schiera con Leclerc e chi lo accusa di essere troppo critico e poco costruttivo.
Intanto, il pilota monegasco — legato da un contratto lungo ma sempre più insofferente — avrebbe iniziato a guardarsi intorno. Il suo entourage dialoga con altri team in vista del 2027, quando entrerà in vigore il nuovo ciclo tecnico. Una mossa prudente: nessun talento vuole bruciare la carriera aspettando che la Ferrari torni competitiva.
A Maranello si lavora giorno e notte al progetto della futura monoposto, ma il rischio è grande: che la macchina del domani nasca dentro una squadra divisa, stanca e disillusa. E, per chi conosce la storia del Cavallino, non c’è niente di più pericoloso del gelo che si insinua tra passione e potenza.
Calcio
La mamma di Lamine Yamal debutta a Londra: cena a pagamento, selfie da 800 euro e un brand da sfruttare
Nessuna traccia di Lamine: protagonista è solo lei, che dal profilo basso allo stadio passa ora al centro della scena. Il figlio è un campione, ma la madre ha deciso che è anche un marchio da monetizzare.

Sheila Ebana, 35 anni, sorride di profilo come una diva su un poster che annuncia il suo esordio in società: una cena esclusiva al Nobu Hotel di Portman Square, a Londra. Non è una serata di beneficenza, non è un evento di moda. È, semplicemente, la presentazione della “mamma di Lamine Yamal in qualità di mamma di Lamine Yamal”. Nessuna deroga al ruolo: lei è la madre del prodigio del Barcellona e della nazionale spagnola, e tanto basta per trasformare la maternità in un marchio. Biglietti da 150 euro per i curiosi confinati in fondo alla sala, 800 euro per chi vuole un selfie con la signora. Nel prezzo, rassicurano gli organizzatori, sono comprese le tre portate e le noccioline dell’aperitivo. Il figlio, invece, non ci sarà.
La signora Sheila ha già dimostrato di avere fiuto per la scena. Fu lei a orchestrare la discussa festa dei 18 anni del figlio, quella con i nani assunti come intrattenimento. Fu ancora lei a benedire pubblicamente la relazione di Lamine con la cantante argentina Nicky Nicole, quasi a rivendicare un ruolo da futura suocera oltre che da madre. Ora però Sheila sceglie la ribalta per sé, con un’iniziativa che somiglia più a una tournée che a una cena.
La sua storia parte da lontano. Originaria della Guinea Equatoriale, arrivò in Catalogna da ragazzina con pochi soldi e tante speranze. Ha lavorato ovunque: cameriera al McDonald, addetta in churrascherie, domestica. Poi le difficoltà familiari, la separazione dal marito marocchino Mounir Nasraoui, la nascita del secondo figlio Keyne. Lamine, cresciuto tra Rocafonda e il barrio di Matarò, nel frattempo diventava un talento da milioni. Il padre ha sempre preferito la posa dello spaccone – “vivrò alle tue spalle”, ha dichiarato – salvo finire nei guai, fino a beccarsi una coltellata in una lite di quartiere. Lei, invece, fino a ieri, si teneva in disparte: solo qualche apparizione sugli spalti del Camp Nou e all’Europeo, con la maglia numero 19 della Roja.
Adesso il cambio di passo: basta profilo basso, Sheila ha capito che suo figlio è un campione ma anche un brand. E un brand, nell’era dei social e degli eventi a pagamento, va sfruttato. Così nello spot che pubblicizza il gala si fa riprendere in accappatoio, mentre si trucca con tacchi a spillo, un bicchiere di champagne in mano e un sorriso nuovo di zecca. Non serve altro. In fondo, nel calcio moderno, non è solo il talento che fa la fortuna: è il contorno che diventa spettacolo.
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