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Daniele Doria: vincere Amici è solo l’inizio

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    La finale di Amici 2025 ha incoronato Daniele Doria come vincitore assoluto della ventiquattresima edizione del celebre talent show condotto da Maria De Filippi. Il giovane ballerino originario di Aversa ha conquistato il pubblico con il suo talento, la sensibilità artistica e un percorso umano toccante. Timido e introverso, Daniele ha affrontato un infortunio che lo ha costretto a uno stop forzato, ma è tornato in pista con una determinazione straordinaria

    Un percorso emozionante fino alla vittoria

    Daniele, appena 18 anni, ha saputo emozionare in ogni esibizione, grazie anche al supporto della professoressa Alessandra Celentano, che ha sempre creduto in lui. La sua vittoria ad Amici 2025 è stata sancita dal televoto durante una finalissima mozzafiato contro TrigNO, secondo classificato.

    Danza contro canto: la sfida finale

    Nella serata conclusiva, Daniele e TrigNO hanno vinto i premi di categoria da 50.000 euro e si sono sfidati per il titolo. TrigNO ha brillato con il suo inedito, mentre Daniele ha incantato il pubblico con coreografie sempre di grande impatto.

    Premi, emozioni e futuro

    Durante la finale di Amici 2025, sono stati assegnati anche il Premio della Critica ad Antonia, il Trofeo Radio a TrigNO e premi speciali per tutti i finalisti. Per Daniele, oltre alla coppa e ai 150.000 euro in gettoni d’oro, è arrivata anche un’opportunità per esibirsi nel musical West Side Story e una borsa di studio alla prestigiosa Ailey School di New York.

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      Lino Banfi si racconta in un docufilm: il ragazzo di Canosa che ha fatto ridere l’Italia intera

      Non solo il Nonno Libero della tv. Ma un ragazzo del Sud, un comico nato dal cuore della Puglia, che con la sua faccia sincera e il dialetto in tasca ha attraversato decenni di cinema, affetto e risate. Lino Banfi diventa protagonista di un docufilm. E stavolta, a raccontarlo, è proprio lui.

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        Si intitola “Lino d’Italia – Storia di un itALIENO” e le riprese sono iniziate a Bari, tra scorci familiari e luoghi dell’anima. A dirigere il progetto è Marco Spagnoli, che ha firmato anche la sceneggiatura insieme allo stesso Banfi. Un lavoro di squadra per restituire la storia di una vita lunga, intensa, piena di sorprese. Prodotto da Minerva Pictures con il sostegno della Regione Puglia e dell’Apulia Film Commission, il film è ancora avvolto da una data d’uscita misteriosa. Ma qualcosa è già certo: sarà un viaggio emozionante.

        Il cuore del racconto è nel teatro Petruzzelli, dove si svolgerà un dialogo immaginario ma verissimo: quello tra Lino Banfi e Pasquale Zagaria, tra l’attore e l’uomo, tra la maschera comica e la biografia. Un confronto tra ciò che è stato e ciò che ancora pulsa. «Vogliamo svelare l’uomo dietro il personaggio», spiegano dalla produzione. E farlo nel suo Sud, là dove tutto è cominciato.

        Canosa, Andria, Bari. Non solo tappe geografiche, ma luoghi di formazione, emozioni, radici. A Canosa Banfi è nato nel 1936, ha vissuto l’infanzia e ha scoperto il palcoscenico per caso, portando le prime risate nei cortili e nelle piazze. Qui ha incontrato anche Lucia, la donna della sua vita, con cui ha costruito un amore solido e discreto. Poi Andria, dove il giovane Pasquale ha frequentato il seminario, convinto di percorrere un’altra strada. Infine Bari, ponte tra passato e futuro.

        Ma il film non è solo un tributo. È anche un atto d’amore verso quella “pugliesità” che Banfi ha saputo portare ovunque. Un modo per dire che si può venire da un piccolo paese, parlare una lingua tutta propria, e diventare patrimonio nazionale. Con leggerezza, con talento, con cuore. Lino Banfi lo ha fatto. E adesso è tempo di raccontarlo. Senza maschere. Con la verità e un sorriso.

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          Dildo verdi in campo, cripto-meme e politica: il bizzarro caso che scuote la Wnba e coinvolge pure il figlio di Trump

          Gli episodi, spuntati in varie città Usa, sarebbero parte di una strategia coordinata online per far salire il valore di un memecoin. Tra i sostenitori, Donald Trump Jr, pronto a trasformare la provocazione in arma politica e spot pubblicitario.

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            Negli ultimi dieci giorni, la Wnba è stata invasa da un fenomeno tanto assurdo quanto sgradevole: dildo verdi lanciati in campo durante le partite. Non un incidente isolato, ma una serie di episodi che ha toccato Atlanta, Los Angeles, Phoenix e Brooklyn. Sul parquet, tra un canestro e l’altro, il sex toy ha preso il posto delle bottigliette, scatenando reazioni indignate e arresti: a 23 anni un tifoso della Georgia è finito in manette per disturbo, violazione di domicilio e atti osceni; in Arizona un diciottenne ha colpito alla schiena uno spettatore.

            La lega ha annunciato il bando per almeno un anno di chiunque partecipi a questa “tradizione” tossica. Ma dietro non c’è solo goliardia: la miccia è stata accesa da un gruppo di investitori in criptovalute che, su X, hanno legato i lanci al Green Dildo Coin, un memecoin creato il 28 luglio, il giorno prima del primo “lancio ufficiale”. Risultato? In una settimana il valore è triplicato. L’idea è semplice e cinica: più se ne parla, più cresce il prezzo.

            L’oggetto è diventato simbolo virale soprattutto dopo che, durante Sparks-Fever, è caduto ai piedi di Sophie Cunningham, volto emergente della lega, che poco prima aveva chiesto ai tifosi di smetterla con i lanci. La rete l’ha trasformata in un meme fallico, amplificando la provocazione.

            E poi c’è la politica. Donald Trump Jr, figlio del presidente Usa e attivo nel mondo cripto, ha condiviso un’immagine del padre che lancia un dildo verde dal tetto della Casa Bianca su un campo di basket femminile. Oltre centomila like in poche ore, benzina per il mercato e per l’ego degli investitori. In un’America dove il meme vale più di un discorso, la linea tra insulto, marketing e propaganda è ormai dissolta.

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              Castelli di sabbia, conchiglie sonore e altre curiosità da spiaggia

              Qualche curiosità “da spiaggia” che risponde ad alcune situazioni quotidiane, che potrebbero essere oggetto di domande da parte dei nostri figli: ecco come rispondere!

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                A volte si da tutto troppo per scontato, senza peraltro conoscerne l’esatta risposta. Vi siete mai chiesti, per esempio, il motivo della necessità di sabbia bagnata per costruire un castello di sabbia perfetto? Oppure perchè appoggiando l’orecchio ad una conchiglia “si sente il mare”? Si tratta di risposte che spaziano dalla fisica, alla chimica fino alla biologia. Si tratta di quesiti che, quasi sicuramente, tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita, senza avere mai avuto risposta.

                * Perché i castelli di sabbia asciutta non stanno in piedi?

                La sabbia della spiaggia è composta da miliardi di granelli separati tra di loro. Al contrario, In quella bagnata minuscole goccioline d’acqua di mare legano i granelli gli uni agli altri, formando un insieme compatto e modellabile piuttosto facilmente. A mano a mano che il vento e il calore del sole determinano l’evaporazione dell’acqua, la sabbia si asciuga e i granelli tornano a separarsi. E il castello, faticosamente costruito, si disgrega…

                * Perchè le imbarcazioni galleggiano sull’acqua?

                Quando fate colazione e la tazza di latte è piena, dovete fare attenzione a non inzuppare troppo i biscotti perché altrimenti trabocca. Ciò accade perché i biscotti hanno preso il posto del latte, che è uscito dalla tazza. Analogamente un natante in mare sposta una quantità di acqua uguale al volume della sua “opera viva” (termine marino che indica la parte della barca che si trova sott’acqua). Se raccogliessimo in un serbatoio quest’acqua e la pesassimo, scopriremmo che è esattamente uguale al peso dell’intera barca.

                Archimede aveva capito tutto

                Ci si deve rifare, in questo caso, al “principio di Archimede”, legge fisica che prende il nome dal suo scopritore, lo scienziato Archimede, che la sperimentò nel 300 a. C. circa: un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del volume di liquido spostato. L’acqua pesa circa 1 kg per litro, quindi la spinta galleggiante sarà più o meno 1 kg per ogni litro d’acqua spostata.

                Al mare si galleggia di più

                In questo modo una barca, anche se di ferro, resterà a galla finché il suo peso, con tutto il carico, non supererà il peso del volume dell’acqua che sposta. Tenendo conto che l’acqua salata risulta più densa di quella dolce, quindi a parità di volume pesa di più: la sua spinta verso l’alto è maggiore rispetto a quella dell’acqua dolce. Per questo motivo al mare si galleggia di più che in piscina!

                * Perché avvicinando le conchiglie all’orecchio si sente il rumore del mare?

                Si tratta di un effetto fisico che potreste sperimentare anche in montagna: il mare non c’entra. Alcune parti di un’onda sonora (cioè alcune frequenze) “rimbalzano” nella cavità della conchiglia e vengono in questo modo amplificate, creando questa particolare suggestione sonora, che ricorda il suono del mare.

                * Perchè sott’acqua, senza maschera, vediamo tutto sfocato?

                L’occhio umano è regolato per mettere a fuoco nell’aria. Nell’acqua, che possiede un diverso “indice di rifrazione” della luce, il nostro organo non riesce a mettere a fuoco le immagini sulla retina bensì più indietro, facendoci vedere sfocato. Indossando la mascherada sub l’occhio si trova di nuovo a contatto con l’aria e la sfocatura viene annullata. Anche se tutto quello che vediamo appare più grande di circa un terzo e più vicino a noi di quanto sia in realtà.

                * Perchè sputiamo all’interno della maschera per pulirla?

                La nostra saliva contiene alcuni enzimi (come la ptialina) che funzionano come una sorta di detersivo e puliscono la parte trasparente della maschera meglio dell’acqua dolce o dell’acqua di mare, evitando la formazione di condensa, che creerebbe l’effetto di appannamento.

                * Perchè al sole ci abbronziamo?

                La nostra pelle è fatta di cellule speciali, i melanociti, che producono una sostanza che assorbe la luce: la melanina. Serve a proteggere il nucleo cellulare dalle radiazioni solari ultraviolette Uva e Uvb, in grado di causare arrossamenti e scottature. Quando ci si espone al sole, la produzione di melanina si attiva e la pelle inizia lentamente a scurirsi. In questo modo gli strati profondi dell’epidermide vengono così protetti e, nello stesso tempo, otteniamo una bella abbronzatura.

                Un filtro solare naturale, da integrare naturalmente con le creme protettive

                La melanina funziona come un filtro solare naturale, anche se solo fino ad un certo livello. Per non scottarci dobbiamo usare le creme solari, anche se stiamo sotto l’ombrellone (dato che gli Uv riflessi dalla sabbia ci scottanocome quelli ricevuti direttamente) e nelle giornate nuvolose (il 90% degli Uv attraversa le nuvole). Va detto che le popolazioni di pelle chiara hanno lo stesso numero di melanociti di quelle con la pelle scura. La differenza di colore dipende solo dalla minore capacità delle cellule di produrre melanina. In altre parole, anche noi europei, se possedessimo melanociti più efficienti, saremmo di pelle scura!

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