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Il segreto delle gemelle Cappa: feste, silenzi e quella Garlasco che non c’è più

Gli inquirenti indagano su nuovi profili genetici: nel mirino non solo Andrea Sempio, ma anche le cugine di Chiara Poggi e il miglior amico di Alberto Stasi. Chiara, riservata e lontana da certe frequentazioni, potrebbe aver pagato con la vita un rifiuto? Un martello trovato in un canale riapre le ipotesi.

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    Nel 2007, Garlasco era una Las Vegas in miniatura. Non quella delle slot e dei casinò, ma di un’adolescenza di provincia in cerca di adrenalina, fatta di serate in discoteca, feste in villa con piscina, comitive che si scambiavano amici e segreti. E poi c’erano loro: le gemelle Cappa, Paola e Stefania, figlie dell’avvocato di grido Ermanno, regine delle notti tra Le Rotonde e le case degli amici più altolocati. Fisicamente identiche, caratterialmente esplosive. Un mondo, quello, a cui la cugina Chiara Poggi sembrava appartenere solo per parentela. Timida, composta, riservata. Diversa.

    Il 13 agosto di diciotto anni fa Chiara viene trovata uccisa nella villetta di famiglia in via Pascoli. Il fidanzato Alberto Stasi sarà condannato in via definitiva a 16 anni, pena ormai quasi interamente scontata. Ma qualcosa, forse, non ha mai quadrato del tutto. Oggi la procura di Pavia ha riaperto il caso, mettendo sotto indagine Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, e ordinando il prelievo del DNA ad altri sei nomi legati in varia misura a quella cerchia ristretta che ruotava attorno alla vittima.

    Nel registro figurano: le gemelle Cappa; Marco Panzarasa, miglior amico di Stasi; Alessandro Biasibetti, oggi frate domenicano; Roberto Freddi e Mattia Capra, amici del fratello Marco e di Sempio. Un gruppo di ragazzi, oggi adulti, ben inseriti, laureati, con famiglie e carriere. Ma che allora – nei racconti di chi li frequentava – si divideva in due mondi paralleli: i “tranquilloni” della PlayStation e le “festaiole” del sabato notte.

    Chiara, raccontano le amiche dell’epoca, apparteneva al primo gruppo. Non le piacevano le situazioni sopra le righe, non amava i locali. Preferiva le cene in famiglia, lo studio, le abitudini rassicuranti. Eppure orbitava, per legami di sangue e per affetto, attorno a personaggi molto diversi da lei. Come le gemelle Paola e Stefania, appunto, oggi richiamate a fornire il proprio profilo genetico. Perché? È solo un atto dovuto, oppure qualcuno ipotizza che Chiara possa aver detto “no” a qualcosa che la infastidiva? A una proposta sgradita? A un patto taciuto?

    Gli investigatori, guidati dai carabinieri di Milano, stanno cercando di dare un ordine a quel caos adolescenziale fatto di gite, viaggi, party. Nel luglio del 2007, un mese prima dell’omicidio, Stasi e Panzarasa erano volati a Londra. Anche Chiara li aveva raggiunti per qualche giorno. Una foto li ritrae sorridenti. Pochi giorni dopo, tutto si infrange.

    Ora, a riaccendere i riflettori sul caso, non è solo il ritorno dei nomi noti, ma un oggetto: un martello. È stato trovato in un canale vicino a una vecchia casa della famiglia Cappa, a Tromello. È davvero quello scomparso dalla villetta di via Pascoli? Saranno gli accertamenti a dirlo. Intanto, il sospetto serpeggia: che quell’arma sia stata nascosta da qualcuno che frequentava quel casolare. Un sommozzatore dei vigili del fuoco lo ha recuperato nella fanghiglia dopo ore di dragaggio. A indirizzare le ricerche, la testimonianza di un conoscente che, molti anni fa, raccontò di aver visto una ragazza gettare un oggetto pesante nel canale.

    Il DNA di sei persone verrà ora confrontato con due tracce maschili trovate sotto le unghie di Chiara. Una sarebbe compatibile con Andrea Sempio, l’altra ancora sconosciuta. E tra i nomi spunta anche quello di Marco Panzarasa, avvocato penalista a Pavia. Lui e Stasi erano amici inseparabili, parlavano fino a quindici volte al giorno. Erano stati compagni di liceo e avevano continuato a sentirsi dopo il diploma. Dopo il delitto, i rapporti si interruppero. Marco, quel giorno, era a Loano: rientrò d’urgenza in treno.

    Nella nuova lista c’è anche il DNA di alcuni carabinieri e del medico legale che per primi entrarono nella casa di Chiara, forse senza i guanti. Si procederà per esclusione, tracciando ogni impronta. Tutto verrà analizzato: dai tappetini insanguinati ai resti della colazione. Gli inquirenti ritengono che Chiara non fosse da sola, quella mattina. Che qualcuno abbia condiviso con lei quegli ultimi attimi di normalità.

    È possibile che la ragazza, troppo diversa da certi ambienti, abbia visto o saputo qualcosa di troppo? Che abbia rifiutato di entrare in un gioco più grande di lei? Forse non lo sapremo mai. Ma è certo che, a distanza di quasi due decenni, Garlasco continua a raccontare se stessa. E oggi lo fa anche con la voce muta del DNA.

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      Personaggi

      Floriana Secondi si confessa a Verissimo: “Ho vissuto l’inferno, ma l’amore mi ha salvata”

      «Avrei voluto cento figli, ma la vita non me l’ha permesso», dice Floriana. «Ho perso mio cugino, il mio compagno combatte contro un tumore, ma oggi sono più forte: ho imparato che le disgrazie arrivano per migliorarci».

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        Floriana Secondi torna sotto i riflettori, ma con una consapevolezza diversa. A pochi giorni dal suo debutto come opinionista al Grande Fratello, l’ex vincitrice del reality si è raccontata a cuore aperto a Verissimo, davanti a una Silvia Toffanin commossa.

        «Avrei voluto cento figli, ma la vita non me l’ha permesso», ha esordito con la schiettezza che da sempre la contraddistingue. Un passato complicato, segnato da abbandoni, perdite e rinascite. «Sono cresciuta in convento, poi in collegio. Dopo ho vissuto con mio padre, ma non ci trovavamo. Litigavamo spesso e alla fine mi hanno portato via. Sono finita in una famiglia affidataria che mi ha dato tanto».

        Floriana ha parlato anche del rapporto con la madre biologica, mai davvero conosciuta: «Solo quest’anno ho scoperto di avere un fratello segreto, figlio di mia madre. Non si è trovato bene con lei, ma io la perdono. Era una donna eccezionale, anche se è caduta nel tunnel della droga».

        La maternità è il capitolo più delicato della sua vita: «Sono contro l’aborto, ma la vita mi ha costretta a due aborti spontanei, uno a quattro mesi. È stato devastante, ma oggi credo che anche le sfortune abbiano un senso: arrivano per migliorarci».

        Poi lo sguardo si illumina parlando del figlio Domiziano: «È la mia ragione di vita. È un ragazzo sensibile, soffre perché spesso a Natale restiamo soli. Mi dice che avrebbe voluto una mamma migliore, e forse ha ragione. Ma io cerco di esserci sempre, finché potrò».

        Negli ultimi anni, però, la vita l’ha messa ancora una volta alla prova. «Ho perso mio cugino Manuel, chef bravissimo, ucciso a sangue freddo. Gli hanno sparato in testa in mezzo alla strada. Poco dopo, il mio compagno Angelo ha scoperto di avere un tumore ai polmoni. È da due anni che lottiamo insieme. Tante volte ha provato ad allontanarmi, ma io non me ne sono mai andata. Adesso ci siamo riavvicinati tantissimo. È un uomo meraviglioso, mi ha rieducata all’amore. Non saprei come affrontare la sua perdita».

        Floriana chiude il suo racconto con un sorriso amaro ma pieno di forza: «Ho avuto una vita difficile, ma oggi so chi sono. Le ferite restano, ma servono a ricordarti da dove vieni. E io, nonostante tutto, sono ancora qui».

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          Melissa Satta e l’addio a Boateng: “Per me è stata una tragedia, non avrei mai voluto separarmi dal padre di mio figlio”

          Melissa Satta si confessa senza filtri: “Ho sofferto tanto, perché io credevo nella famiglia unita. Non avrei mai voluto che mio figlio crescesse con i genitori separati”. Dopo quattro anni di matrimonio e un amore che sembrava indissolubile, la rottura con l’ex calciatore è stata per lei “una tragedia personale”.

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            Melissa Satta non nasconde più la verità sul capitolo più doloroso della sua vita sentimentale: la fine del matrimonio con Kevin-Prince Boateng. I due erano stati insieme per quasi dieci anni, sposati dal 2016 al 2020, e hanno avuto un figlio, Maddox, che oggi ha undici anni. Un’unione che sembrava destinata a durare e che invece si è conclusa tra lacrime e sofferenza.

            “Per me è stata una tragedia – racconta la showgirl – perché io non avrei mai voluto separarmi dal padre di mio figlio. Ho creduto fino all’ultimo che potessimo superare le difficoltà, ma alla fine non è stato possibile. E questo mi ha fatto soffrire tantissimo”.

            Melissa ha più volte spiegato come il matrimonio con Boateng non sia naufragato per mancanza di amore, ma per incompatibilità e scelte di vita difficili da conciliare. Lui, calciatore giramondo, diviso tra squadre e città diverse; lei, ancorata a Milano, con il desiderio di dare stabilità a Maddox. Una distanza che, col tempo, ha scavato un solco sempre più profondo.

            “Il dolore più grande – aggiunge – è stato pensare a mio figlio. Io avrei voluto che crescesse con i genitori insieme, sotto lo stesso tetto. Quando mi sono resa conto che non sarebbe stato possibile, ho vissuto un senso di fallimento personale. È stata la ferita più grande della mia vita”.

            Oggi Melissa guarda avanti, ma non dimentica. Dopo la rottura con Boateng, è stata legata ad altri compagni – l’ultimo Matteo Berrettini, storia chiacchieratissima e finita anch’essa sotto i riflettori – ma l’ex marito resta un capitolo speciale. “Nonostante tutto, Boateng è il padre di mio figlio. Ci lega Maddox, che è la cosa più importante. Il rispetto reciproco è fondamentale, e io non smetterò mai di volere il meglio per lui”.

            Il tempo ha attenuato il dolore, ma la Satta non nasconde di aver pagato un prezzo alto. “Ci ho messo anni a elaborare quella separazione. All’inizio mi sentivo giudicata, poi ho capito che non devo giustificarmi. La vita va come deve andare. L’importante è che Maddox sappia che i suoi genitori lo amano, anche se non stanno più insieme”.

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              Amanda Knox, dall’inferno giudiziario al palco comico: «Tra carcere e serie tv, la maternità è stata la fase più dura»

              Sul palco del Tacoma Comedy Club, nello Stato di Washington, Amanda Knox ha trasformato il dramma della sua vicenda giudiziaria in materiale da stand-up. Dal ricordo delle sbarre di Perugia alle notti insonni da madre, fino al gioco della figlia che imita la prigionia: «La vita sembra scritta da un commediografo pazzo».

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                Amanda Knox, 38 anni, è tornata sotto i riflettori, ma non più come protagonista di un processo che ha tenuto il mondo col fiato sospeso. Questa volta è stata lei a scegliere la scena: il palco di un comedy club nello Stato di Washington, a due passi da casa sua, dove ha portato in scena uno spettacolo che mescola ironia e traumi, ricordi dolorosi e battute che strappano risate liberatorie.

                La ragazza di Seattle diventata il volto di uno dei casi giudiziari più seguiti di sempre ha deciso di raccontare la sua vita in tre atti. Il primo, i quattro anni trascorsi nel carcere di Perugia, tra accuse, processi e titoli di giornale. Il secondo, quelli passati a collaborare con Hulu per la serie The Twisted Tale of Amanda Knox, che ha provato a ricostruire la sua vicenda mediatica e giudiziaria. E il terzo, forse il più complicato: la maternità. «Di tutte queste fasi – ha detto sul palco – quella da madre è la più difficile».

                Con tono autoironico, Knox non ha esitato a scherzare anche sul processo per l’omicidio di Meredith Kercher, la coinquilina britannica uccisa a Perugia nel 2007. All’epoca lei era una studentessa in scambio, appena arrivata in Italia, e dopo una settimana di relazione con Raffaele Sollecito si ritrovò in carcere. Quattro anni dietro le sbarre, poi la definitiva assoluzione nel 2015. Oggi quelle ombre diventano materiale per gag, pur restando un peso che non si cancella.

                La parte più applaudita dello show è arrivata con il racconto della figlia. La bambina ha inventato un gioco chiamato “La mamma va in Italia”: si aggrappa alle sbarre del parco giochi e grida «Fatemi uscire!». Knox sorride amaro e commenta: «La mia vita continua a trasformarsi in una commedia scritta dalle circostanze».

                Dal buio delle celle umbre alla leggerezza di un palco da cabaret, Amanda Knox cerca così una nuova identità: non più simbolo di un processo infinito, ma narratrice del proprio destino. Stavolta con il microfono in mano e il pubblico dalla sua parte.

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