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La tanto attesa fumata bianca in versione TikTok
Sul popolare social spopola il video di un giornalista di Repubblica che, emozionato, annuncia la fumata bianca: è stato eletto Papa Leone XIV. In pochi secondi, la notizia rimbalza da San Pietro agli smartphone di mezzo mondo, con milioni di visualizzazioni e reaction in tempo reale. È il segno evidente che la nomina papale è sempre più social.
Questa elezione segna non solo un nuovo pontefice, ma anche una nuova era digital per la Chiesa di Roma. Dai balconi ai feed, dalle omelie alle live, il linguaggio cambia. Il Vaticano sembra voler dialogare con una generazione abituata agli hashtag e alle stories, senza però rinunciare alla propria solennità. Papa Leone XIV eredita non solo la tiara simbolica, ma anche la sfida di rendere attuale un messaggio antico. E la fumata bianca, oggi, non si leva solo dai comignoli, ma anche dai pixel. Il futuro della fede è anche una questione di connessione: spirituale… e Wi-Fi!
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Lucio Corsi fa il botto: “Volevo essere un duro” è la canzone più ascoltata dell’Eurovision 2025 su Spotify
“Volevo essere un duro” di Lucio Corsi domina la Top 10 dei brani in gara all’Eurovision Song Contest 2025. Con oltre 21 milioni di ascolti, il cantautore toscano rappresenta non solo la musica italiana, ma un successo globale che travolge la competizione ancor prima della finale. Un trionfo di stile, energia e autenticità.

Lucio Corsi non ha ancora calcato il palco della finale dell’Eurovision 2025, ma una cosa è già certa: il suo brano, “Volevo essere un duro”, ha conquistato le cuffie di mezza Europa. Con oltre 21 milioni di ascolti su Spotify – per la precisione 21.152.521 – la canzone italiana è saldamente al primo posto nella classifica dei pezzi più ascoltati tra quelli in gara. Un risultato che trasforma l’artista maremmano da outsider poetico a fenomeno internazionale.
Un trionfo musicale, ma anche narrativo. “Volevo essere un duro” è molto più di una hit: è una confessione disarmante, una ballata travestita da rock, un inno generazionale in bilico tra malinconia e ironia. La voce dolce e ruvida di Corsi, i suoi testi carichi di immagini evocative, la produzione pulita ma mai fredda: tutto contribuisce a creare un brano che buca lo schermo e attraversa i confini.
Alle sue spalle, distanziati di milioni di stream, inseguono la Spagna con “Esa Diva” (5.694.114 ascolti) e la Finlandia con “Ich komme” (5.272.152). Ma nessuno riesce ad avvicinare il colosso italiano. A completare la Top 10, l’Estonia con “Espresso macchiato”, la Grecia con “Asteromata”, poi Polonia, Norvegia, Malta, Belgio e Albania.
Il successo di Corsi, però, va oltre le cifre. È un segnale: la musica italiana può parlare al mondo senza rinunciare alla propria voce, alla propria lingua, alla propria unicità. In un’epoca in cui l’omologazione spesso vince, un artista dalla forte identità come Lucio Corsi riesce a emergere proprio perché diverso, libero, sincero.
In attesa della serata finale, il brano italiano è già diventato una bandiera. E se l’Eurovision si giocasse a colpi di cuffie e stream, il vincitore sarebbe già sul podio.
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Un giorno potrò dire “Io c’ero”…

In Piazza San Pietro, durante ogni evento epocale, si accende una marea di telefonini, pronti a catturare immagini da tramandare ai posteri. È il trionfo della cultura del “io c’ero“, dove ogni fedele, turista o curioso alza il proprio smartphone al cielo per immortalare l’istante. Tuttavia, quelle stesse foto e video, spesso sfocate o identiche a migliaia di altre, finiranno dimenticate tra i giga occupati nella memoria del cellulare.
Eppure, l’esigenza di documentare e condividere è più forte che mai, segno di un’epoca in cui la testimonianza visiva sostituisce quella emotiva. Piazza San Pietro diventa così non solo luogo di spiritualità, ma anche palcoscenico digitale, dove la presenza si misura in pixel.
L’immagine rubata, più che conservare il ricordo, certifica la partecipazione. È la memoria 2.0, dove il valore del momento si misura in like… ma il rischio dietro l’angolo è quello di perdere il significato profondo dell’esperienza vissuta.
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Trump “a caldo” sul papa connazionale, il primo a stelle e strisce della storia

La prima reazione ufficiale di Donald Trump all’elezione di Prevost come Papa – il primo pontefice americano nella storia della Chiesa cattolica – non si è fatta attendere. In un comunicato diffuso sui suoi canali ufficiali e rilanciato dai media internazionali, Trump ha definito l’elezione “un momento storico per gli Stati Uniti e per il mondo cristiano”.
Ha poi aggiunto: “È un onore vedere un americano, finalmente, assumere il ruolo di leader spirituale globale. Conosco Prevost, è un uomo di grande fede e determinazione.” L’ex presidente ha sottolineato come questa elezione rifletta “l’influenza crescente dell’America nei valori spirituali globali”.
Il messaggio, pur elogiativo, ha anche un sottotesto politico. Con Trump che ha accennato al fatto che “i leader americani, quando motivati da fede e patriottismo, possono guidare anche le istituzioni più antiche”. Una reazione che unisce orgoglio nazionale, spiritualità e la consueta retorica trumpiana.
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