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Cucina

Scopri i fiori di primavera da gustare in insalata

Con questa semplice ricetta, potrai gustare tutto il profumo e la freschezza dei fiori di primavera direttamente nel tuo piatto. L’insalata di fiori di primavera è non solo un’opzione salutare e leggera, ma anche un’esperienza gustativa unica e indimenticabile che ti permetterà di avvicinarti ancora di più alla natura e ai suoi tesori culinari. Buon appetito

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    Con l’arrivo della primavera, la natura ci regala uno spettacolo di colori e profumi che invita a esplorare nuovi sapori anche nella cucina. Tra le tante meraviglie che la primavera offre, ci sono i fiori commestibili, veri e propri gioielli culinari che possono trasformare un’insalata in un’opera d’arte gastronomica.

    Primavera in tavola: fiori da gustare

    La primavera è il momento ideale per cimentarsi nella scoperta di fiori commestibili da utilizzare nelle nostre preparazioni culinarie. Tra i fiori più comuni e facili da reperire ci sono i fiori di zucchina, i fiori di tarassaco, i fiori di borragine e i fiori di calendula. Questi fiori non solo aggiungono colore e bellezza al piatto, ma offrono anche interessanti sfumature di sapore che arricchiscono l’esperienza gastronomica.

    I fiori di zucchina: delicatezza e gusto

    I fiori di zucchina sono forse tra i più conosciuti e amati nella cucina primaverile. Con il loro colore giallo intenso e la loro forma delicata, i fiori di zucchina aggiungono un tocco di eleganza e freschezza a qualsiasi insalata. Il loro sapore leggermente dolce e il loro profumo delicato si sposano perfettamente con gli altri ingredienti dell’insalata, creando un’armonia di gusti e aromi unica e indimenticabile.

    Tarassaco, borragine e calendula: fioriture di gusto

    I fiori di tarassaco, borragine e calendula sono altrettanto sorprendenti e deliziosi nelle insalate primaverili. Il tarassaco, con i suoi petali gialli brillanti e il suo sapore leggermente amarognolo, aggiunge una nota di vivacità e freschezza all’insalata. La borragine, con i suoi fiori azzurri e il suo sapore leggermente erbaceo, conferisce un tocco di raffinatezza e originalità al piatto. La calendula, con i suoi fiori arancioni e il suo sapore leggermente piccante, dona un tocco di colore e allegria all’insalata.

    Insalata di fiori di primavera: ricetta fresca e gustosa

    Ecco una semplice e deliziosa ricetta per un’insalata primaverile arricchita dai fiori di zucchina e dai fiori di tarassaco:

    Ingredienti:

    • Insalata mista di stagione
    • Fiori di zucchina
    • Fiori di tarassaco
    • Pomodorini ciliegia
    • Olive nere
    • Formaggio di capra fresco
    • Olio extravergine d’oliva
    • Aceto balsamico di Modena
    • Sale e pepe q.b.

    Preparazione:

    1. Pulire delicatamente i fiori di zucchina e i fiori di tarassaco, rimuovendo eventuali impurità.
    2. Lavare e asciugare bene l’insalata mista e i pomodorini ciliegia.
    3. Disporre l’insalata mista in una ciotola e aggiungere i pomodorini ciliegia tagliati a metà, le olive nere e il formaggio di capra fresco a pezzetti.
    4. Decorare l’insalata con i fiori di zucchina e i fiori di tarassaco.
    5. Condire l’insalata con un filo d’olio extravergine d’oliva, un po’ di aceto balsamico di Modena, sale e pepe q.b.
    6. Mescolare delicatamente e servire subito.
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      Cucina

      Marshmallow fatti in casa: la ricetta, la storia e i segreti per un risultato perfetto

      Dalla pianta di altea alle cucine moderne: come preparare i celebri dolcetti soffici con pochi ingredienti e qualche attenzione tecnica.

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      Marshmallow fatti in casa

        Soffici, elastici e irresistibilmente dolci: i marshmallow sono tra i dolci più riconoscibili al mondo. Simbolo di falò, bevande calde e dessert americani, nascondono però una storia antica e una preparazione che, se ben eseguita, può essere replicata anche a casa con risultati sorprendenti.

        Un dolce dalle origini antiche

        Il nome “marshmallow” deriva dalla malva palustre (Althaea officinalis), una pianta utilizzata già nell’antico Egitto per preparare rimedi dolci a base di miele e linfa, destinati soprattutto a lenire il mal di gola. Nel XIX secolo, in Francia, questa preparazione si è evoluta in una versione più simile a quella attuale, con albumi montati e zucchero. La produzione industriale moderna ha poi sostituito la radice di altea con gelatina, rendendo il processo più stabile e riproducibile su larga scala.

        Gli ingredienti (per circa 40 marshmallow)

        • 12 g di gelatina in fogli (o in polvere)
        • 150 ml di acqua (divisa in due parti)
        • 250 g di zucchero semolato
        • 100 g di sciroppo di glucosio (o miele chiaro)
        • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
        • Zucchero a velo e amido di mais q.b. per la finitura

        (Nota: nella versione classica non sono previsti albumi; alcune varianti artigianali li utilizzano, ma non sono indispensabili.)

        Il procedimento passo dopo passo

        1. Preparare la gelatina
          Mettere la gelatina in ammollo in 75 ml di acqua fredda (o reidratarla secondo le istruzioni se in polvere).
        2. Cuocere lo sciroppo
          In un pentolino unire lo zucchero, il glucosio e i restanti 75 ml di acqua. Portare a ebollizione senza mescolare, fino a raggiungere circa 115-118 °C (fase di “palla morbida”), utilizzando un termometro da cucina.
        3. Montare la massa
          Sciogliere la gelatina ammollata nello sciroppo caldo, poi trasferire il composto in una ciotola capiente. Montare con le fruste elettriche a velocità medio-alta per 8–10 minuti, finché il composto diventa bianco, lucido e triplica di volume. Aggiungere la vaniglia negli ultimi secondi.
        4. Colare e far rassodare
          Versare il composto in una teglia rivestita di carta forno e spolverata con un mix di zucchero a velo e amido. Livellare e lasciare riposare a temperatura ambiente per almeno 4 ore (meglio tutta la notte).
        5. Tagliare e rifinire
          Sformare, tagliare a cubetti con un coltello leggermente unto e passare ogni marshmallow nel mix di zucchero e amido per evitare che si attacchino.

        Consigli pratici e conservazione

        • La precisione della temperatura è fondamentale per ottenere la consistenza corretta.
        • I marshmallow fatti in casa si conservano fino a 2 settimane in un contenitore ermetico, lontano dall’umidità.
        • È possibile aromatizzarli con cacao, caffè o coloranti alimentari, aggiungendoli durante la fase di montaggio.

        Preparare i marshmallow in casa significa riscoprire un dolce iconico nella sua versione più autentica, senza conservanti e con ingredienti controllati. Un piccolo laboratorio di pasticceria domestica che trasforma pochi elementi di base in una nuvola di zucchero dal fascino intramontabile.

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          Cucina

          Frico friulano: la tradizione croccante che racconta il cuore del Friuli

          Patate, formaggio Montasio e una cottura lenta che diventa arte: ecco la storia, gli ingredienti e il metodo autentico per preparare il vero frico friulano.

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          Frico friulano

            Il frico friulano di patate è uno dei simboli gastronomici del Friuli-Venezia Giulia, una ricetta che racchiude artigianalità, sostenibilità e memoria contadina. Oggi è un piatto diffuso in trattorie, sagre e tavole di tutta la regione, ma la sua storia affonda le radici nelle malghe carniche, dove i malgari utilizzavano gli scarti dei formaggi stagionati per creare un piatto nutriente, caldo e poco costoso.
            Il primo riferimento scritto al frico risale al XV secolo nel De arte coquinaria del Maestro Martino da Como, che descriveva un piatto composto da formaggi fritti e “ristretti” in padella. Nel tempo la versione più popolare è diventata quella con patate e Montasio, oggi riconosciuta come la più tipica.

            A differenza del “frico morbido”, quello croccante – frico di patate – punta sull’effetto dorato, con una crosticina saporita e un cuore filante. Una ricetta povera che, grazie alla sua bontà, ha superato secoli e confini, fino a diventare un orgoglio gastronomico friulano.

            Ingredienti per 4 persone

            • 600 g di patate a pasta gialla
            • 250 g di formaggio Montasio (meglio metà fresco e metà mezzano)
            • 1 cipolla piccola (facoltativa, ma tipica in molte zone della Carnia)
            • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva oppure una noce di burro
            • Sale e pepe q.b.

            Procedimento

            1. Preparare gli ingredienti.
              Pelare le patate e grattugiarle grossolanamente. Fare lo stesso con il Montasio, utilizzando una grattugia a fori larghi. Se si usa la cipolla, affettarla finemente.
            2. Rosolare la base.
              In una padella antiaderente (meglio se di ferro), scaldare l’olio o il burro. Aggiungere la cipolla e cuocerla a fuoco dolce fino a quando diventa trasparente.
            3. Cuocere le patate.
              Unire le patate grattugiate, salare leggermente e lasciar cuocere per 10–12 minuti mescolando spesso, finché iniziano ad ammorbidirsi.
            4. Aggiungere il formaggio.
              Quando le patate risultano morbide, distribuire il Montasio sopra e cominciare a mescolare con calma: il formaggio si scioglierà creando una massa uniforme.
            5. Formare il frico.
              Compattare il composto e lasciarlo cuocere senza toccarlo per ottenere una crosta dorata. Occorrono 6–8 minuti.
              Poi, aiutandosi con un piatto, girare il frico come una frittata e ripetere la cottura sull’altro lato.
            6. Servire caldo.
              Il frico deve risultare esternamente croccante e internamente filante. Tradizionalmente si serve con polenta, insalata o verdure di stagione.

            Origini e tradizione

            Il frico è considerato uno dei piatti identitari del Friuli-Venezia Giulia, soprattutto della zona della Carnia. Veniva preparato dai pastori nelle malghe d’alta quota durante i mesi estivi, quando la produzione di formaggio era al massimo.
            L’uso del Montasio non è casuale: questo formaggio DOP, nato nel XIII secolo nei monasteri delle Alpi Giulie, era perfetto per essere utilizzato fresco o stagionato e si prestava benissimo alla cottura.

            Il frico rappresenta uno dei primi esempi di cucina antispreco: si recuperavano ritagli di formaggio e patate, ingredienti economici e facilmente reperibili. Oggi è un piatto celebrato nelle sagre, come la Sagra del Frico di Carpacco, e continua a essere una delle ricette più richieste nel territorio.

            Un piatto che unisce semplicità e autenticità

            Il frico friulano è molto più di un disco croccante: è un piatto che parla di vita in montagna, di economia domestica, di ricette tramandate nelle famiglie.
            La sua popolarità non smette di crescere grazie alla sua versatilità e alla combinazione irresistibile di formaggio filante e patate dorate.

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              Cucina

              Anone, il frutto esotico che conquista l’Europa: dolce come una crema, ricco di benefici

              Dall’Andalusia alle tavole italiane, l’anone incuriosisce per il suo gusto delicato, a metà tra banana e pera, e per le sue proprietà salutari. Ricco di vitamina C e potassio, è un alleato naturale per la digestione e la pressione.

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              Anone, il frutto esotico

                Ha l’aspetto di una pigna verde e la consistenza di una crema dolce: l’anone – o Annona cherimola – è un frutto tropicale che sta lentamente conquistando il pubblico europeo. Originario delle zone montuose del Sud America, tra Perù ed Ecuador, oggi cresce con successo anche in alcune regioni del Mediterraneo, soprattutto nel sud della Spagna, dove il clima mite ne favorisce la maturazione.

                In Italia si comincia a trovarlo sempre più spesso nei supermercati e nei mercati specializzati, grazie alla sua crescente popolarità come “superfrutto” naturale. La stagione ideale va da ottobre a marzo: quando la buccia inizia a scurirsi leggermente e il frutto cede alla pressione delle dita, significa che è pronto da gustare.

                Dolce, cremoso e versatile

                Una volta aperto, l’anone rivela una polpa bianca, morbida e profumata, che si mangia al cucchiaio. Il suo sapore è sorprendente: ricorda una miscela di banana, pera e fragola, con un retrogusto tropicale. All’interno si trovano alcuni semi neri e duri, non commestibili e da rimuovere prima del consumo.

                Può essere gustato al naturale, ma anche aggiunto a smoothie, macedonie e dessert freddi. La sua consistenza cremosa lo rende perfetto come alternativa sana ai gelati o come base per dolci crudisti. In alcuni paesi viene utilizzato anche per preparare yogurt vegetali o mousse.

                Un concentrato di salute

                Oltre al gusto, l’anone offre numerosi benefici nutrizionali. È una fonte naturale di vitamina C, utile per rafforzare le difese immunitarie, e di potassio, che contribuisce a mantenere stabile la pressione sanguigna. Contiene inoltre fibre, che favoriscono la digestione, e vitamina B6, che supporta il corretto funzionamento del sistema nervoso.

                Con circa 70–80 calorie per 100 grammi, è un frutto moderatamente calorico ma altamente saziante. È indicato in una dieta equilibrata e può rappresentare uno spuntino dolce e salutare. Tuttavia, come per molti frutti tropicali, è consigliabile non eccedere nel consumo, soprattutto in caso di problemi metabolici o durante la gravidanza: meglio chiedere consiglio al proprio medico o nutrizionista.

                Dalla Spagna al resto d’Europa

                L’Europa è diventata negli ultimi anni un importante punto di produzione dell’anone, in particolare l’Andalusia, che detiene la denominazione Chirimoya de la Costa Tropical de Granada-Málaga con marchio DOP. Tra le varietà più diffuse c’è il Fino de Jete, apprezzato per la polpa compatta, pochi semi e un sapore dolce e delicato.

                Il prezzo, ancora relativamente alto per un prodotto di nicchia, oscilla tra i 7 e i 12 euro al chilo, a seconda della stagione e della provenienza. Per conservarlo al meglio, è bene lasciarlo a temperatura ambiente se ancora acerbo e spostarlo in frigorifero quando è maturo. Si può anche congelare la polpa o la purea per usarla più avanti in frullati o dolci.

                Curiosità e consigli

                Il nome “anone” deriva dalla parola quechua chirimuya, che significa “semi freddi”, in riferimento alla sua capacità di crescere anche in zone montuose. Mark Twain, che lo assaggiò durante un viaggio in Sud America, lo definì “il frutto più delizioso conosciuto all’uomo”.

                Oggi, grazie alla sua versatilità e al crescente interesse per la frutta esotica, l’anone è sempre più apprezzato anche da chef e appassionati di cucina naturale. Ideale per chi cerca nuovi sapori e vuole unire gusto e benessere, è un piccolo lusso tropicale che profuma d’autunno e sa di sole.

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