Sport
Non c’è pace per “El Pibe de Oro”. Rivelazioni shock e accuse di omicidio per Diego Armando Maradona
Il presidente del Trapani Calcio, Valerio Antonini, rivela dettagli scioccanti sulla morte di Maradona, alimentando le ipotesi di un possibile omicidio. Ma chi è davvero Antonini?

Come tutti gli eroi della mitologia classica anche Diego Armando Maradona continua a suscitare dibattiti in tutto il mondo. Ad alimentare le ipotesi secondo cui El Pibe de Oro potrebbe essere stato assassinato ci siè messo anche il presidente del Trapani Calcio, Valerio Antonini. L’istrionico presidente ha rilasciato una dichiarazione shock durante la trasmissione “A Pranzo con Chiariello” su Radio CRC. Ha affermato con convinzione di conoscere il colpevole della morte di Maradona. Antonini ha raccontato di aver lavorato a lungo con Maradona in Sudamerica, creando una sinergia straordinaria nel settore della distribuzione di grano. Tuttavia, ha anche rivelato che c’erano persone intorno a Maradona che hanno contribuito in maniera chirurgica alla sua morte. In particolare chi gestiva la parte legale del calciatore. Secondo Antonini, l’avvocato di Maradona è il principale responsabile. Era lui, infatti, a nominare le persone che controllavano Maradona ma che in realtà lo facevano ubriacare e ridurre in pessime condizioni per poi abbandonarlo.
In balia del suo entourage
Antonini ha descritto un episodio avvenuto il 30 ottobre 2019, durante il compleanno di Maradona a Buenos Aires, in cui il calciatore era in condizioni impresentabili a causa dell’alcol somministratogli dal suo entourage. La figlia di Maradona, Giannina, si scontrò verbalmente con l’avvocato del padre, ma la situazione non migliorò. Il presidente del Trapani ha anche affermato che Stefano Ceci è stato l’unico a tentare di aiutare Maradona, mentre l’avvocato cercava di controllare interamente il patrimonio del calciatore. Antonini ha dichiarato di avere informazioni dettagliate su questi eventi e di essere disposto a fornire prove alle autorità di Buenos Aires. Ma a quali inormazioni dettagliate si riferisce Antonini? Non si sa. Il caso Maradona è ancora oggetto di un processo in cui sette membri del team medico del calciatore sono accusati di omicidio colposo per negligenza. Le dichiarazioni di Antonini aggiungono ulteriore mistero a una vicenda già carica di interrogativi e potrebbero avere un impatto significativo sul corso del processo. Ma chi è Antonini?
L’imprenditore-commerciante che vorrebbe comprarsi la Lazio
Valerio Antonini è un imprenditore romano e il volto del calcio a Trapani. Nato a Roma e tifoso della Lazio, Antonini è attivo nel settore del commercio globale di materie prime agricole. Nel 2020, ha fondato Quanton Commodities Ltd, una trading house inglese specializzata nel commercio internazionale di cereali, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro e oltre 1,7 milioni di tonnellate di prodotti agricoli scambiati. Nel 2023, Antonini ha acquisito il 70% delle quote del Trapani Calcio, una società siciliana di Serie D, e ha portato il club alla promozione in Serie C dopo aver dominato il campionato. Antonini ha anche acquistato la squadra locale di basket e sta costruendo una squadra competitiva con giocatori di alto calibro come Kanouté, Lescano e Karic. Inoltre, sta lavorando per modernizzare lo stadio del Trapani, al fine di competere con le altre squadre siciliane di alto livello.
Maradona-Antonini un legame ben saldo
Antonini ha avuto un rapporto stretto e duraturo con Diego Armando Maradona, durato quasi 15 anni. Grazie al campione, Antonini ha potuto fare importanti investimenti e stringere relazioni con capi di stato e leggende del calcio. La sua amicizia con Maradona è stata fondamentale per il suo amore per il calcio e lo sport. Uno dei più grandi sogni di Antonini è quello di acquistare la Lazio. Ha dichiarato al Corriere dello Sport: “C’è chi dice che il mio futuro sia proprio a Formello? Prima voglio completare il progetto della Città dello sport a Trapani… E poi? Immagino che Lotito prima o poi si stancherà. Io lo vedo stanco, Claudio è un uomo abile, di un’intelligenza unica, ha in mente il punto di rottura e sono sicuro che da questa esperienza voglia uscire bene…“.
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Calcio
Francesco Totti rivela il retroscena del pugno a Colonnese: «Mi disse che Cristian non era mio figlio»
Durante una chiacchierata con Luca Toni su Prime Video, Totti ripercorre gli episodi più controversi della sua carriera e svela per la prima volta la provocazione che nel 2005 lo spinse a colpire Ciccio Colonnese: «Mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai».

Francesco Totti ha deciso di raccontare tutto. In un dialogo a cuore aperto con Luca Toni, suo compagno di squadra ai tempi del Mondiale vinto nel 2006, l’ex capitano della Roma ha ricordato alcuni momenti difficili della sua carriera, tra cui lo sputo a Poulsen, il calcione a Balotelli e, soprattutto, il pugno rifilato a Ciccio Colonnese durante un Roma-Siena del 2005.
«È la prima volta che ho dato un cazzotto in faccia a qualcuno», confessa Totti. «Con Colonnese avevo un buon rapporto, avevamo giocato insieme da ragazzi. Ma quella volta mi ha detto una cosa che non si dice». L’ex numero 10 ricorda tutto nei minimi dettagli: «Mi ha gonfiato di botte e poi mi fa: “Tanto Cristian non è tuo figlio”. E lì mi è partita la testa».
Era il 17 aprile 2005, pochi mesi prima della nascita di Cristian, il primogenito avuto da Ilary Blasi. In quel periodo la gravidanza non era ancora pubblica, ma nell’ambiente calcistico le voci correvano. La frase, sussurrata in campo, colpì Totti nel punto più sensibile. «Non ci ho visto più», spiega oggi. «Mi sono girato e gli ho tirato un pugno. Non pensavo di prenderlo così bene, invece… cinque giornate di squalifica, e me la sono meritata».
Quella reazione gli costò cara: squalifica pesante e un duro richiamo dal club, che lo costrinse a scusarsi pubblicamente. Ma la ferita, quella personale, restò. Già allora Totti aveva accennato a un’offesa «vergognosa e irripetibile» ricevuta durante la partita, senza però rivelarne il contenuto. Ora, a distanza di vent’anni, svela il peso di quelle parole.
«È stato come ricevere una pugnalata», aveva detto all’epoca. «Ho reagito male, ma sono stato colpito come uomo, come padre, come marito».
Oggi, con il tono pacato di chi ha fatto pace col passato, Totti riconosce l’errore ma non rinnega la reazione umana: «Quando toccano la tua famiglia, perdi la testa. Colonnese lo sa bene, e anche lui poi ha capito di aver esagerato».
Un episodio che, ancora oggi, racconta non solo la fragilità dell’uomo dietro al campione, ma anche il lato più vero e istintivo di Francesco Totti, simbolo eterno della Roma e di un calcio che sapeva ancora essere profondamente umano.
Calcio
Francesco Totti riscrive la storia del “Sei unica”: “Era per la curva della Roma, non per Ilary”
Un tempo, Totti raccontava che quella dedica fosse per Ilary Blasi, quando la showgirl era appena entrata nella sua vita. Oggi la verità cambia: il simbolo di uno degli amori più celebri del calcio italiano torna ad appartenere solo alla Roma.

Il tempo cambia tutto, anche il significato di una maglietta. Francesco Totti, ospite di Luca Toni in un’intervista per Prime Video Sport, ha riscritto una delle pagine più romantiche — e più ricordate — della sua carriera: quella della celebre maglia con la scritta “Sei unica”, mostrata dopo un gol all’Olimpico nel 2002.
Quando Toni gli mostra l’immagine, Totti sorride ma poi spiazza tutti: «Pensavo a come potermi esprimere dopo un gol. A chi era riferito quel “sei unica”? Alla curva, ai tifosi della Roma, ma la curva in particolare». Una frase che suona come una dichiarazione d’amore alla sua città e al suo popolo, ma che ribalta anni di versioni precedenti.
Già, perché ai tempi Totti aveva raccontato un’altra verità. In un’intervista del 2003, l’ex capitano aveva svelato che quella dedica era nata per Ilary Blasi, allora giovanissima conduttrice delle “Letterine” di Passaparola, che per la prima volta era andata a vederlo giocare allo stadio. «Con i miei amici decisi di scrivere la frase “Sei unica” — aveva detto — anche se non eravamo mai usciti insieme e non c’era ancora stato un bacio».
Quell’episodio era diventato l’emblema del loro amore, la scena d’apertura di una storia durata vent’anni e finita nel 2022 tra silenzi, accuse e ferite mediatiche. Ora, invece, Totti sposta il baricentro del ricordo, riportandolo su un terreno più neutro, più calcistico.
«Era un pensiero per chi mi ha sempre sostenuto — ha aggiunto il numero 10 — la curva è stata la mia seconda famiglia». Parole che i tifosi romanisti hanno accolto con affetto, interpretandole come un ritorno alle origini, al legame viscerale tra Totti e la sua Roma.
Ilary, intanto, non ha commentato. Ma in molti hanno letto nelle parole di Totti una presa di distanza definitiva dal passato sentimentale e un nuovo messaggio, stavolta senza sottotitoli: il vero amore del Capitano è sempre stato giallorosso.
Tennis
Sinner re dei re: batte ancora Alcaraz e conquista il Six Kings Slam di Riad, secondo trionfo consecutivo e assegno da 6 milioni di dollari
Un’altra lezione di tennis firmata Jannik Sinner. Nella finale del Six Kings Slam a Riad, l’azzurro travolge Carlos Alcaraz con un gioco perfetto e un servizio devastante. Sorrisi, abbracci e un premio da 6 milioni: il re dell’indoor non abdica.

Non sarà un torneo ufficiale, ma battere Carlos Alcaraz resta sempre una piccola goduria. Jannik Sinner si conferma il re del Six Kings Slam di Riad per il secondo anno consecutivo, replicando il successo del 2024 e dominando ancora una volta il numero uno del mondo. Il punteggio, 6-2 6-4, racconta di una finale a senso unico, giocata con la consueta freddezza e con la potenza controllata che ormai è il marchio di fabbrica del campione altoatesino.
In appena due ore e quattordici minuti complessivi di gioco – tanto sono durate le due partite disputate in Arabia Saudita – Sinner si è messo in tasca un assegno da sei milioni di dollari, ma soprattutto la certezza di essere il più forte di tutti quando la superficie è indoor. Da quella finale persa alle Finals 2023 contro Novak Djokovic, nessuno è più riuscito a batterlo al chiuso.
Il match è stato un assolo fin dal primo set, chiuso 6-2 in ventisette minuti di dominio assoluto. Sinner ha servito come un metronomo, concedendo appena le briciole, mentre Alcaraz, apparso contratto e leggermente condizionato da un fastidio alla caviglia, non è mai riuscito a imporre il suo ritmo. Break immediato, poi un doppio vantaggio costruito con risposte fulminee e un dritto che pare telecomandato: per lo spagnolo non c’è stata partita.
Nel secondo parziale Alcaraz ha provato a reagire, allungando gli scambi e annullando cinque palle break in un game infinito sul 2-2. Ma la differenza, sotto la cupola della Kingdom Arena, resta abissale: Sinner anticipa tutto, gioca colpo su colpo come fosse un videogame e, sul 3-3, piazza il break decisivo. Da lì in poi è pura accademia, chiusa con un rovescio lungolinea da manuale.
A fine match, i due si abbracciano sorridendo, tra rispetto e ironia, consapevoli che la rivalità tra loro è ormai la più bella del tennis moderno. Sinner, però, continua a guardare tutti dall’alto, re dei re anche senza corona ufficiale. E con sei milioni di motivi per sorridere, può permettersi di farlo davvero.
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