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Spettacolo

“M. Il figlio del secolo”: serie TV su Mussolini bloccata negli USA, il regista Wright: “È antifascista, ecco perché è controversa”

Il regista Joe Wright attribuisce la riluttanza delle piattaforme di streaming statunitensi alla natura antifascista della serie.

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    La serie TVM. Il figlio del secolo“, diretta da Joe Wright e basata sul romanzo di Antonio Scurati, sta generando un acceso dibattito, soprattutto negli Stati Uniti. La miniserie, che vede Luca Marinelli interpretare Benito Mussolini, ha riscosso un notevole successo in Italia, ma sta incontrando difficoltà a essere distribuita oltreoceano. Come mai?

    Le ragioni della controversia secondo Wright

    Secondo Joe Wright, intervistato dal Financial Times, la riluttanza delle piattaforme di streaming statunitensi sarebbe dovuta alla natura “antifascista” della serie, considerata troppo controversa. Wright si è detto sorpreso da questa reazione, chiedendosi come l’antifascismo possa essere diventato un tema controverso. Un ulteriore elemento di controversia è rappresentato dai parallelismi tra Mussolini e Donald Trump, evidenziati dalla serie. In particolare, la frase “Make Italy Great Again“, pronunciata da Mussolini nella fiction, richiama lo slogan elettorale di Trump.

    La difficoltà di vendere la serie all’estero

    Nils Hartmann, vice presidente esecutivo di Sky Studios Italia, ha confermato le difficoltà nel vendere la serie all’estero, sottolineando come questo sia un problema comune per molte produzioni italiane di successo. Ma nonostante le difficoltà di distribuzione negli Stati Uniti, “M. Il figlio del secolo” ha ottenuto un grande successo in Italia, diventando un vero e proprio evento mediatico e culturale. Hartmann si è detto ottimista riguardo alla realizzazione di una seconda stagione.

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      Musica

      Sinéad O’Connor diventa cinema: in arrivo il biopic sulla vita dell’icona irlandese che sfidò la musica, la politica e la Chiesa cattolica

      La sceneggiatura firmata da Stacey Gregg e la produzione di Ie: Entertainment, Nine Daughters e See-Saw Films promettono un ritratto potente della cantante di Nothing Compares 2 U, tra musica e battaglie civili. Un omaggio alla donna che ha trasformato la fragilità in forza e la provocazione in arte.

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        Sinéad O’Connor torna a far parlare di sé, questa volta sul grande schermo. A due anni dalla sua scomparsa, l’icona irlandese sarà al centro di un biopic che ne racconterà la vita, dagli anni difficili dell’infanzia fino alla consacrazione come una delle voci più potenti e scomode della musica mondiale. La notizia arriva da Variety, che anticipa i dettagli di una produzione in fase avanzata di sviluppo.

        Alla regia è stata chiamata Josephine Decker, già dietro il film Shirley, capace di trasformare il ritratto di un’artista in una riflessione intima e disturbante. La sceneggiatura sarà firmata dalla scrittrice irlandese Stacey Gregg, garanzia di uno sguardo autentico sulle radici culturali e sociali di Sinéad. A sostenere il progetto ci sono tre case di produzione di peso: Ie: Entertainment, già produttrice del documentario Nothing Compares del 2022; Nine Daughters, nota per Lady Macbeth e God’s Creatures; e See-Saw Films, che ha portato agli Oscar Il discorso del re e Il potere del cane.

        Il film punterà i riflettori sugli anni giovanili della cantante, cresciuta a Dublino in un contesto familiare segnato da dolore e repressione. Sarà raccontato il suo ingresso nell’industria musicale, tra le prime band e il debutto da solista, fino al successo planetario con Nothing Compares 2 U. Ma il biopic non si limiterà al talento: centrale sarà la figura di una donna capace di sfidare le convenzioni, rompere i silenzi sugli abusi e denunciare apertamente le ipocrisie della Chiesa cattolica e dello Stato irlandese.

        Sinéad O’Connor non è stata solo una voce: è stata un simbolo. Dalle apparizioni televisive controverse, come lo strappo della foto del papa in diretta, alle scelte personali che hanno messo in crisi il sistema musicale, la sua parabola resta il ritratto di un’artista che non ha mai separato l’arte dall’impegno civile.

        Il biopic si propone di restituire la complessità di una figura fragile e combattiva, capace di ispirare intere generazioni con il coraggio delle sue scelte. Un racconto che promette di essere, al tempo stesso, un atto d’amore e una dichiarazione politica.

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          Cinema

          Venezia 82, Roberts e Clooney sul red carpet, Blanchett e Sorrentino tra i protagonisti: cinque film italiani in gara e un festival da star

          L’apertura con La grazia di Paolo Sorrentino e Toni Servillo, la chiusura con George Clooney protagonista di Noah Baumbach e Julia Roberts tra le ospiti più attese. Cate Blanchett torna in scena con Jim Jarmusch, mentre l’Italia si gioca cinque carte d’autore per il Leone d’oro.

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            La Mostra del cinema di Venezia numero 82 accende i riflettori sul Lido dal 27 agosto al 7 settembre con una combinazione di glamour e cinema d’autore. Le prime immagini attese sono quelle di Julia Roberts e George Clooney, amici e complici da sempre, che tornano insieme sul red carpet veneziano come icone di Hollywood. Clooney sarà anche protagonista di Jay Kelly, il nuovo film di Noah Baumbach scritto con Greta Gerwig e girato in Italia: un viaggio tra identità, memoria e legami familiari al fianco di Adam Sandler. Roberts, invece, è annunciata come una delle regine della passerella, pronta a confermare il legame indissolubile tra Venezia e le star internazionali.

            Accanto a loro, un’altra presenza capace di catalizzare i flash: Cate Blanchett. L’attrice australiana sarà al centro di Father Mother Sister Brother, il nuovo lavoro di Jim Jarmusch in cui divide la scena con Tom Waits e Adam Driver. Una storia sospesa tra ironia e malinconia che segna il ritorno del regista americano a Venezia con un cast d’eccezione.

            Se l’internazionale regala i suoi volti più noti, l’Italia risponde con cinque film che promettono di far discutere. Paolo Sorrentino apre la Mostra con La grazia, confermando il sodalizio con Toni Servillo in un’opera attesa come un evento. Leonardo Di Costanzo porta invece Elisa – Io la volevo uccidere, dramma intimo che affonda nelle pieghe più oscure delle relazioni umane. Gianfranco Rosi presenta Sotto le nuvole, documentario in bianco e nero su Napoli che intreccia memoria e realtà contemporanea. Pietro Marcello scommette su Duse, con Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo dell’attrice simbolo del teatro italiano, mentre Franco Maresco firma Un film fatto per Bene, riflessione provocatoria e visionaria su Carmelo Bene e sul suo rapporto irrisolto con il cinema.

            Con questo quintetto, il cinema italiano si presenta compatto e diversificato: dal racconto poetico al documentario, dal ritratto biografico all’affondo sulle ossessioni culturali. Venezia si conferma così terreno di confronto tra le star internazionali e gli autori di casa nostra.

            L’apertura affidata a Sorrentino e la chiusura con Clooney restituiscono l’immagine di un festival che intreccia talento, spettacolo e industria. Con Julia Roberts e Cate Blanchett a illuminare il tappeto rosso, l’Italia al centro della competizione e le grandi firme di Hollywood pronte a conquistare la scena, la Mostra ribadisce la sua vocazione: essere il punto d’incontro tra il cinema mondiale e l’eleganza del Lido.

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              Musica

              Gigi D’Alessio, la nuova vita tra musica e tv: «Ora mi godo la serenità»

              A 58 anni il cantautore partenopeo è al culmine della carriera: stadi pieni, show in prima serata e un pubblico trasversale che lo sostiene. Dopo dieci edizioni lascia The Voice, ma senza strappi: “Mi prendo una pausa, è tempo di nuove esperienze”.

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              Gigi D’Alessio

                Gigi D’Alessio si racconta a cuore aperto sulle pagine di la Repubblica e traccia un bilancio di una carriera che oggi, a 58 anni, appare nel suo momento più alto. Amatissimo dal pubblico, protagonista in televisione e in grado di riempire gli stadi, il cantautore partenopeo confessa di aver finalmente raggiunto quella serenità che per lungo tempo gli era mancata.

                Uno dei passaggi più discussi riguarda il suo addio a The Voice. Dopo dieci edizioni da coach, D’Alessio ha deciso di fermarsi: «Non c’è stato alcuno strappo con la Rai – spiega –. Sto bene sia di qua che di là. Semplicemente non voglio ripetermi: mi prendo un paio d’anni sabbatici». Antonella Clerici, che ha guidato il talent, ha accolto con dispiacere la notizia, pur senza rancori, consapevole di perdere un amico e un professionista amatissimo dal pubblico.

                Il futuro lo vedrà protagonista su Canale 5, accanto a Vanessa Incontrada, in un nuovo show. «Oggi mi cercano tutti, non solo in tv – aggiunge –. Nella musica vogliono duettare con me e continuo a suonare davanti a stadi gremiti». Eppure non sempre è stato così. Per anni D’Alessio è stato etichettato come cantante “di serie B”, vittima di pregiudizi e snobismo. «Ti stroncano prima ancora di ascoltarti – racconta –. Per qualcuno ero solo pop napoletano. Ma ho fatto gavetta, non ho mai mollato. La mia vittoria era vedere la gente che veniva ai concerti».

                A dargli forza, anche legami importanti. Come quello con Silvio Berlusconi, che lo volle al suo matrimonio simbolico con Marta Fascina: «Mi chiese di cantare le canzoni napoletane che amava tanto. Era un rapporto di amicizia sincera, non gli ho mai chiesto nulla, se non una volta di aiutarmi a trovare un medico per mio fratello». Oppure quello con Pippo Baudo, a cui ha dato l’ultimo saluto pochi giorni fa in Sicilia: «Era come un padre, non passava settimana senza una telefonata per un consiglio. Mi mancherà: era il timbro sul passaporto».

                E poi Diego Armando Maradona, conosciuto nel 1987 e frequentato fino agli ultimi anni di vita. «Ho passato con lui un paio di settimane a Dubai per un documentario – ricorda –. Diego era un uomo solo, nonostante la folla intorno. Mi voleva bene perché non gli ho mai chiesto nulla. Mi faceva tenerezza».

                Oggi, padre di sei figli, amico di grandi personaggi e protagonista della musica italiana, D’Alessio può dirlo senza esitazioni: ha superato i giudizi e si gode un pubblico che non lo ha mai abbandonato.

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