Salute
Allarme aviaria H5N1: Matteo Bassetti ci mette in guardia sul latte crudo e i rischi per la salute
Dagli Stati Uniti all’Italia, il virus H5N1 riaccende il dibattito sulla sicurezza alimentare.
Negli Stati Uniti cresce la preoccupazione per il virus dell’influenza aviaria (H5N1), soprattutto dopo il rilevamento in un lotto di latte crudo intero venduto in California. Le autorità sanitarie locali hanno richiamato il prodotto, invitando i consumatori a non berlo. Il virus, infatti, può trasmettersi attraverso il contatto o il consumo del latte non pastorizzato.
I rischi del latte crudo secondo gli esperti
Il latte crudo, a differenza di quello pastorizzato, non subisce il processo di riscaldamento che elimina virus e batteri. Espone i consumatori a rischi significativi, tra cui infezioni da Escherichia coli, Salmonella, Listeria, e ora anche il pericolo del virus H5N1. Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, ha sottolineato l’importanza della pastorizzazione. “È un processo che adottiamo da 200 anni e che abbatte la carica microbica, rendendo il latte privo di rischi batteriologici e virali. In una situazione come quella americana, il latte crudo non dovrebbe essere né venduto né consumato.”
Bassetti sotolinea che il virus dell’aviaria si sta avvicinando sempre più all’uomo, soprattutto considerando che colpisce animali vicini al nostro sistema alimentare, come le mucche. “Negare il problema non aiuta,” ha dichiarato, esortando a potenziare la sorveglianza, fare informazione corretta e puntare sui vaccini e i farmaci disponibili per contrastare il virus.
La diffusione dell’aviaria negli USA e il rischio della cattiva informazione
Negli Stati Uniti, nonostante i rischi crescenti, la domanda di latte crudo è in aumento, spesso promossa da campagne sui social media. Alcuni Stati hanno introdotto regolamentazioni specifiche per consentirne la vendita nei negozi, un fenomeno che preoccupa gli esperti. E in Italia? Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, ha chiarito che in Italia al momento non esiste alcun allarme riguardo al consumo di latte, poiché non ci sono segnalazioni di bovini infetti da H5N1. Tuttavia, ha ribadito l’importanza della pastorizzazione come misura preventiva fondamentale. “La pastorizzazione è il processo che inattiva virus e batteri, garantendo la sicurezza dei prodotti lattiero-caseari.”
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Salute
Spazzolino sotto accusa: come evitare il nido di germi nel bagno
Piccolo, indispensabile e spesso trascurato: lo spazzolino da denti può diventare un vero concentrato di batteri se non lo si cura nel modo giusto.
Potrebbe sembrare innocuo, ma lo spazzolino da denti è uno degli oggetti più contaminati della casa. Secondo una ricerca dell’American Dental Association (ADA), sulle sue setole possono annidarsi centinaia di migliaia di batteri, tra cui streptococchi e coliformi fecali. Un rischio invisibile, spesso sottovalutato, che però può compromettere l’igiene orale e, in alcuni casi, la salute generale.
Il pericolo invisibile del bagno
Il bagno è un ambiente umido, caldo e perfetto per la proliferazione microbica. Quando tiriamo lo sciacquone con il coperchio aperto, minuscole goccioline contaminate – il cosiddetto “toilet plume” – possono depositarsi sulle superfici circostanti, incluso lo spazzolino. Secondo studi condotti dal National Institutes of Health (NIH), i batteri possono sopravvivere sulle setole fino a 48 ore, soprattutto se restano bagnate o chiuse in contenitori non ventilati.
Gli errori più comuni
Il primo sbaglio è riporre lo spazzolino troppo vicino al wc. Idealmente dovrebbe stare ad almeno un metro di distanza, in posizione verticale, così da asciugarsi all’aria. Un altro errore diffuso è coprire la testina con tappi o custodie subito dopo l’uso: questo intrappola l’umidità e favorisce la crescita batterica.
Molti poi non cambiano lo spazzolino abbastanza spesso. L’ADA raccomanda di sostituirlo ogni tre o quattro mesi, o anche prima se le setole appaiono consumate. Dopo un’influenza o una malattia infettiva, andrebbe sempre gettato e sostituito con uno nuovo per evitare reinfezioni.
Pulizia e manutenzione: cosa fare davvero
Dopo ogni uso, lo spazzolino va risciacquato con acqua calda per rimuovere residui di dentifricio e saliva. Una volta a settimana, può essere disinfettato immergendo la testina per pochi minuti in una soluzione di acqua e collutorio antibatterico, oppure in acqua ossigenata al 3%. Anche passarlo per un minuto sotto l’acqua bollente è un metodo efficace per ridurre la carica microbica.
Per le famiglie, è importante non far toccare gli spazzolini tra loro: i germi possono facilmente passare da uno all’altro. In caso di bambini o persone immunodepresse, si possono usare coperture traspiranti o sterilizzatori UV certificati, ma solo come supporto, non come sostituto di una buona igiene.
Ambiente e materiali contano
Meglio evitare di lasciare lo spazzolino in armadietti chiusi o troppo umidi. Se possibile, conservarlo in una zona ventilata, lontano dal lavandino. Alcuni modelli più recenti hanno setole antibatteriche o manici in bambù naturale, ma l’efficacia antibatterica di questi materiali resta limitata nel tempo: non sostituisce una corretta manutenzione.
Il gesto quotidiano che fa la differenza
Lo spazzolino è uno strumento semplice, ma è anche un potenziale veicolo di microrganismi se trascurato. Una cura minima – risciacquo, asciugatura, sostituzione periodica – può evitare molti problemi. L’igiene orale, dopotutto, parte da lì: da un piccolo oggetto di uso quotidiano che merita più attenzione.
Come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute orale è parte integrante del benessere generale. E prendersi cura del proprio spazzolino significa, in fondo, prendersi cura di sé.
Salute
La nuova frontiera della salute: vivere per prevenire, non per curare
La medicina cambia direzione: non più solo pronto soccorso e farmaci, ma sonno di qualità, movimento costante, alimentazione anti-infiammatoria e ascolto di sé. La salute diventa un equilibrio da coltivare ogni giorno.
Per decenni la medicina è stata soprattutto reattiva: si curava un sintomo, si affrontava una malattia, si interveniva “dopo”. Oggi, invece, il paradigma si capovolge. La parola chiave della nuova era sanitaria è prevenzione. L’obiettivo non è più guarire, ma evitare di ammalarsi, mantenendo il corpo e la mente in equilibrio costante.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre il 70% delle patologie croniche — dal diabete alle malattie cardiovascolari — è prevenibile grazie a stili di vita corretti e controlli regolari. È su questa consapevolezza che nasce un nuovo modello di salute, in cui la tecnologia, la scienza e le abitudini quotidiane collaborano per costruire un futuro più sano.
Gli strumenti di questa rivoluzione sono già nelle nostre mani — o, più precisamente, al nostro polso. Gli smartwatch e i bracciali fitness non sono più semplici accessori sportivi: misurano battito, sonno, ossigenazione, stress e perfino la qualità della respirazione. La wearable tech trasforma ogni individuo in protagonista del proprio benessere, offrendo dati utili per comprendere e migliorare il proprio stile di vita.
A questi si aggiungono i check-up digitali e i test genetici personalizzati, che permettono di conoscere predisposizioni e rischi prima che si manifestino. Piattaforme online e app mediche integrano telemedicina e monitoraggio remoto, rendendo la prevenzione accessibile e continua. Non è più necessario aspettare la visita annuale: la salute si segue giorno per giorno, in tempo reale.
Anche la nutraceutica, settore in rapida espansione, gioca un ruolo decisivo. Si tratta di alimenti e integratori con proprietà benefiche mirate, capaci di sostenere il sistema immunitario, ridurre l’infiammazione o migliorare la qualità del sonno. Secondo Fortune Business Insights, il mercato globale della nutraceutica ha superato i 400 miliardi di dollari nel 2024, segno di un interesse crescente verso l’alimentazione preventiva.
Ma non è solo questione di tecnologia o prodotti. La vera innovazione è culturale. Le nuove generazioni, cresciute in un’epoca di stress e iperconnessione, hanno imparato a considerare la salute come un processo continuo, non un evento eccezionale. “Wellness” non significa più spa o fitness estremo, ma ritmo sostenibile: sonno regolare, movimento gentile, alimentazione anti-infiammatoria, tempo per sé.
Questo approccio ha cambiato anche il ruolo del medico, che da figura autoritaria diventa alleato e consulente. La relazione medico-paziente è oggi un dialogo costante, fondato su dati condivisi e scelte personalizzate. La medicina di precisione, che unisce genetica, tecnologia e prevenzione, promette cure sempre più su misura.
Persino le aziende stanno ridefinendo il concetto di salute. Crescono i programmi di corporate wellness, con pause attive, mindfulness e sostegno psicologico. Dormire bene, muoversi di più, mangiare meglio non sono più raccomandazioni generiche, ma strategie di performance sostenibile.
In fondo, la salute non è una conquista momentanea ma un comportamento quotidiano. Non si trova in un farmaco o in un intervento d’urgenza, ma nei piccoli gesti ripetuti ogni giorno: camminare, respirare, dormire, scegliere con consapevolezza.
La medicina del futuro, dunque, non guarda più solo alla malattia, ma alla longevità sana. È un approccio che unisce scienza e responsabilità, corpo e mente, individuo e comunità. Perché prevenire, oggi, non significa vivere nella paura del male — ma imparare l’arte di stare bene, prima che serva curarsi.
Salute
Quando la schiena ti “tradisce”: perché il colpo della strega arriva all’improvviso e come rimettersi in piedi senza panico
Si chiama lombalgia acuta, ma tutti lo conosciamo come colpo della strega: un dolore improvviso e lancinante che immobilizza la schiena. Colpisce soprattutto tra i 30 e i 60 anni, complice lo stress muscolare, la postura sbagliata e qualche distrazione quotidiana. Capire cosa avviene, come intervenire nelle prime ore e quali abitudini adottare per evitarlo può fare la differenza tra una settimana di sofferenza e un recupero rapido e sereno.
Il colpo della strega non è magia nera, ma biomeccanica pura. È un blocco muscolare violento nella zona lombare, spesso causato da uno sforzo improvviso su una colonna già affaticata. Accade quando un gesto quotidiano – chinarsi a raccogliere un oggetto, sollevare una busta della spesa, piegarsi per allacciare una scarpa – incontra muscoli contratti e poco allenati. Il dolore arriva come un fulmine: secco, profondo, che costringe a rimanere fermi. In molti casi si tratta di una contrattura importante, altre volte di un’irritazione delle strutture che proteggono le vertebre. Il corpo reagisce “bloccando” tutto per evitare danni peggiori.
Cosa fare subito (e cosa evitare)
Le prime ore contano. Il riposo totale a letto, contrariamente alle vecchie convinzioni, non è la soluzione: immobilizzarsi del tutto può irrigidire ancora di più la muscolatura. Meglio preferire una pausa breve, sdraiandosi su un fianco con le ginocchia piegate o mettendo un cuscino sotto le gambe se si sta supini. Il calore lieve — una borsa termica tiepida, mai bollente — aiuta a sciogliere la tensione muscolare. Movimenti lenti e controllati, senza forzare. Da evitare i “rimedi casalinghi miracolosi” e gli scatti improvvisi: peggiorano l’infiammazione e prolungano il dolore. Se il fastidio è intenso, può essere utile una valutazione medica e, se indicato, una terapia antinfiammatoria prescritta.
Come evitare che ritorni
Il vero segreto è la prevenzione. Il colpo della strega raramente arriva senza preavviso: spesso è l’esito di giorni passati curvi su computer e smartphone, di sedute troppo lunghe e poca attività fisica. Rinforzare il core, scegliere esercizi che migliorano la flessibilità e imparare a sollevare pesi usando le gambe — non la schiena — sono abitudini semplici e preziose. Anche il sonno gioca un ruolo decisivo: un materasso troppo morbido o un cuscino non adatto possono alimentare tensioni e accorciare i muscoli lombari. Camminare, nuotare, fare stretching regolare e prendersi micro-pause dal lavoro sedentario diventano una sorta di assicurazione contro nuovi blocchi.
Un colpo della strega spaventa perché arriva senza preavviso e toglie controllo. Ma con qualche attenzione in più — e la scelta di trattare la schiena come il baricentro del nostro benessere quotidiano — si può tornare a muoversi in fretta. E soprattutto, evitare che il dolore torni a bussare alla porta al primo piegamento distratto.
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