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Salute

Le quattro mosse per rallentare l’invecchiamento e vivere più sani

Rallentare l’invecchiamento non richiede sforzi enormi, ma costanza e attenzione. Anche piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza, regalando anni di vita in più e una maggiore serenità.

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    Il cinquantaduenne medico Michael Greger è il fondatore dell’American College of Lifestyle Medicine. Da anni le sue ricerche sono indirizzate a suggerire scelte e pratiche utili per rallentare l’invecchiamento una volta raggiunta la mezza età. Con tutto la sua equipe, il dottor Greger sottolinea come adottare uno stile di vita sano anche in età avanzata può fare una grande differenza sia nella qualità, sia nella durata della vita. E’ vero a volte questi avvertimenti sembrano ridondanti, letti e riletti più volte. Ma insistere non guasta mai. Si tratta di usare piccoli e semplici cambiamenti nelle abitudini quotidiane in grado di rallentare l’invecchiamento biologico E soprattutto ridurre il rischio di malattie croniche. Michael Greger, nutrizionista di fama internazionale, sottolinea l’importanza di seguire i “fantastici 4”: alimentazione sana, attività fisica, controllo del peso e niente fumo.

    Alimentazione: il cuore della longevità

    La dieta è uno dei principali fattori su cui possiamo agire per rallentare l’invecchiamento. Un’alimentazione basata su alimenti vegetali e integrali fornisce una doppia azione benefica: aumenta l’apporto di fibre e antiossidanti, e riduce il consumo di grassi saturi e altri elementi patogeni. Tra i consigli che ci arrivano ogni giorno dai nutrizionisti quello più importante è di consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Un scelta che aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, ictus e cancro. Da ricoordare che le verdure a foglia verde proteggono cuore e cervello grazie ai nitrati naturali, che rallentano il metabolismo e favoriscono la longevità. Così come viene spesso consigliato un uso costante di cereali integrali. Ricchi di fibre, riducono l’infiammazione e migliorano la salute intestinale. L’utilizzo quotidiano di frutta secca e di semi come una semplice manciata di noci al giorno può abbassare il rischio di morte prematura del 15%. Infine i frutti di bosco che ormai si trovano durante tutto l’anno. Ricchi di antiossidanti, contribuiscono a proteggere le cellule dai radicali liberi.

    Una maggiore varietà di frutta e verdura è associata a minori danni al DNA e a livelli più bassi di infiammazione. Anche una moderata restrizione calorica, sotto consiglio medico, può aiutare a ridurre lo stress ossidativo e rallentare l’invecchiamento biologico. Basta così? Non proprio…

    Più movimento, meno invecchiamento

    Camminare per 20 minuti al giorno è sufficiente per migliorare la salute cardiovascolare e ridurre il rischio di disabilità. L’attività fisica regolare aumenta la forza muscolare, migliora l’equilibrio e riduce il rischio di cadute, che rappresentano una delle principali cause di disabilità negli anziani.

    Peso osservato speciale

    Mantenere un peso sano è cruciale per prevenire obesità, diabete e altre malattie croniche. Ridurre le porzioni e limitare gli alimenti ricchi di zuccheri aggiunti e grassi saturi può aiutare a mantenere un peso equilibrato.

    Tu fumi? Io no…

    Smettere di fumare, anche in età avanzata, porta benefici immediati e a lungo termine. Riduce il rischio di malattie polmonari, cardiovascolari e cancro, migliorando al contempo la qualità della vita.

    Tutto qui? No adottare uno stile di vita sano agisce anche su ansia e depressione

    Seguendo queste linee guida, è possibile rallentare l’insorgere di malattie croniche come artrite, demenza e osteoporosi. Inoltre, uno stile di vita sano influisce positivamente sul benessere psicologico, riducendo ansia, depressione e stanchezza. Chi adotta queste abitudini può sembrare biologicamente più giovane di 14 anni e migliorare significativamente la qualità della vita. Provare per credere!

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      Salute

      Influenza in arrivo: virus più aggressivo del solito, ecco come proteggersi

      Dai primi casi in Italia ai dati provenienti da Australia e Giappone, gli esperti avvertono: la stagione influenzale 2025-2026 sarà intensa. Vaccino, igiene e alimentazione equilibrata restano le migliori difese.

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      Influenza

        Con i primi casi di influenza registrati in diverse regioni italiane, scatta l’allarme per una stagione che si annuncia più aggressiva del solito. “Dobbiamo prepararci a un’influenza piuttosto intensa, come si è già visto in Giappone e in Australia, dove l’epidemia è arrivata prima e ha colpito duramente”, spiega Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), intervistato dall’Adnkronos Salute.

        Il primo passo per proteggersi, ricorda Scotti, è semplice: vaccinarsi. “È un imperativo per le persone fragili, chi soffre di patologie croniche, gli over 60 e i bambini, per i quali è disponibile anche la formulazione con spray nasale. Ma è consigliabile per tutti, perché riduce i rischi di complicanze e di diffusione del virus”.

        Accanto al vaccino, torna d’attualità un’altra arma fondamentale: l’igiene delle mani. Lavarle spesso, con acqua e sapone, è ancora uno dei gesti più efficaci per interrompere la catena del contagio. “Evitiamo di toccarci bocca, occhi e naso, e in luoghi affollati come mezzi pubblici o treni — aggiunge Scotti — usiamo la mascherina, soprattutto se siamo raffreddati. È un atto di civiltà che protegge chi ci sta intorno”.

        Anche lo stile di vita gioca un ruolo chiave. Un’alimentazione ricca di frutta e verdura aiuta a rinforzare il sistema immunitario grazie all’apporto di vitamine, in particolare la vitamina C. “Bere molto e mantenersi idratati favorisce l’eliminazione dei virus — spiega il medico —. Non tutte le persone che entrano in contatto con l’influenza si ammalano: chi ha un sistema immunitario forte spesso resta asintomatico”.

        C’è poi la regola senza tempo delle nonne: “vestirsi a cipolla”. Con gli sbalzi termici di ottobre e novembre, coprirsi a strati permette di evitare sudorazione e raffreddamento improvviso, che irritano le mucose respiratorie e rendono più facile l’attacco dei virus.

        Un’attenzione particolare va riservata agli anziani, spesso esposti al contagio attraverso i nipoti. “I bambini dovrebbero lavarsi spesso le mani e indossare la mascherina se hanno sintomi influenzali o compagni ammalati”, avverte Scotti.

        Infine, anche l’ambiente domestico e scolastico può fare la differenza. “Nelle classi e nelle case manteniamo una buona ventilazione: basta tenere socchiusa una finestra e non esagerare con il riscaldamento. L’aria troppo secca irrita le mucose e favorisce la sopravvivenza dei virus”, conclude il medico.

        La raccomandazione è chiara: quest’anno, più che mai, meglio prevenire che curare.

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          Salute

          Cambio dell’ora, tra scienza e salute: perché spostare le lancette ci scombina

          Da anni la comunità scientifica avverte: l’ora legale e solare dovrebbero lasciare il posto a un solo orario stabile. Intanto, un fisico spagnolo propone un’idea ancora più radicale: ognuno scelga da sé quando cominciare la giornata.

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            Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre le lancette dell’orologio sono tornate indietro di un’ora. Un piccolo gesto che, puntualmente, riaccende un grande dibattito: ha ancora senso cambiare l’ora due volte all’anno? E, soprattutto, questo meccanismo fa bene o male alla nostra salute?

            L’interrogativo divide da tempo scienziati e politici. Tra le voci più originali spicca quella di José María Martín-Olalla, fisico dell’Università di Siviglia, secondo cui la discussione sull’ora legale o solare dovrebbe portarci a riscoprire un rapporto più naturale con la luce. “Per secoli – spiega – l’uomo ha adattato la propria vita al ritmo del sole, svegliandosi prima in estate e dormendo di più in inverno, senza alcun bisogno di cambiare l’orologio”.

            L’ora legale, introdotta in Europa e negli Stati Uniti durante la Prima guerra mondiale per risparmiare energia, si è poi diffusa in quasi tutto il mondo industrializzato. Ma, secondo Martín-Olalla, il sistema moderno “ha disaccoppiato” il nostro tempo sociale da quello biologico: chi vive a diverse latitudini, per esempio, riceve quantità di luce molto differenti, e un orario uniforme non tiene conto di queste differenze.

            Anche la neurologa Joanna Fong-Isariyawongse, dell’Università di Pittsburgh, sostiene la necessità di maggiore flessibilità negli orari scolastici e lavorativi, per adattarsi meglio alle variazioni stagionali.

            Sul piano medico, però, il consenso è chiaro: cambiare orario due volte l’anno non fa bene. Il cronobiologo Roberto Manfredini, dell’Università di Ferrara, ricorda che “lo spostamento dell’ora è un desincronizzatore dei ritmi circadiani, come il jet lag o il lavoro notturno”. Le conseguenze possono essere molte: insonnia, sonnolenza diurna, irritabilità, calo della concentrazione e, nei casi più seri, aumento del rischio di ictus, infarto e incidenti stradali.

            Non a caso, nel 2019 la Commissione Europea ha votato per abolire il cambio dell’ora, lasciando ai singoli Paesi la scelta di quale mantenere. Le società scientifiche raccomandano di adottare permanentemente l’ora solare, più “in sintonia” con i nostri ritmi biologici.

            Come affrontare, allora, il passaggio senza troppi contraccolpi? Manfredini suggerisce piccoli accorgimenti: “Nei primi giorni posticipate i pasti e l’ora di andare a dormire di 10-15 minuti, esporsi alla luce naturale del mattino e limitare l’uso di dispositivi elettronici la sera”.

            Per molti, però, questo piccolo spostamento si traduce in un vero “mini jet lag”. Il neurologo Piero Barbanti (Irccs San Raffaele di Roma) spiega che “chi soffre di emicrania, ansia o insonnia fatica ad adattarsi anche per giorni, perché il cervello si sincronizza con la luce come un orologio biologico: spostare l’ora significa, in pratica, toccare quel delicato meccanismo”.

            E così, tra risvegli anticipati, sbalzi d’umore e giornate più corte, il cambio dell’ora torna come ogni anno. Con un’unica certezza: per molti, l’autunno comincia davvero quando le lancette tornano indietro.

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              Salute

              Mal di testa da cervicale: quando il dolore nasce dal collo

              Posture scorrette, stress e tensioni muscolari sono tra le principali cause di questo disturbo. Capire i sintomi e intervenire in modo mirato è il primo passo per liberarsi dal dolore.

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              Mal di testa

                Il mal di testa da cervicale, o cefalea cervicogenica, è tra le forme più diffuse di mal di testa secondario, cioè legato a una causa precisa e non a un’alterazione diretta del sistema nervoso. A differenza dell’emicrania o della cefalea tensiva, il dolore nasce da un problema meccanico o muscolare nel tratto cervicale — la parte superiore della colonna vertebrale che sostiene la testa.

                Il disturbo si manifesta quando le prime vertebre del collo subiscono un’alterazione strutturale o funzionale, che può derivare da diversi fattori: un trauma (come il classico colpo di frusta), una contrattura muscolare persistente, una postura scorretta mantenuta per ore davanti al computer o allo smartphone, oppure da condizioni croniche come artrosi cervicale, artrite o ernie del disco. Anche disturbi apparentemente lontani, come il bruxismo (digrignare i denti) o una malocclusione dentale, possono contribuire a creare tensione nei muscoli del collo e scatenare il dolore.

                I sintomi tipici comprendono un dolore sordo e costante nella zona posteriore della testa, che può irradiarsi verso la fronte, le tempie o la mandibola. Alcuni pazienti riferiscono anche fastidi a orecchie, gola o lingua. Il dolore peggiora con i movimenti del collo o con posture statiche prolungate, e spesso si accentua nel corso della giornata. Si associano frequentemente rigidità muscolare, difficoltà nei movimenti del capo e una sensazione di tensione continua nella parte alta della schiena.

                Per una diagnosi corretta è fondamentale rivolgersi a uno specialista in neurologia o fisiatria, che valuterà la causa attraverso un esame clinico e, se necessario, esami diagnostici come radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettromiografia.

                Una volta individuata la causa, il trattamento più efficace e meno invasivo è la fisioterapia mirata, utile per migliorare la mobilità cervicale e correggere le posture scorrette. In presenza di infiammazione o dolore acuto, il medico può prescrivere antinfiammatori, analgesici, miorilassanti o cortisonici. Nei casi cronici si può ricorrere a terapie manuali, tecniche di rilassamento o esercizi di rinforzo muscolare personalizzati.

                Gestire lo stress, fare pause frequenti durante il lavoro al computer e mantenere una postura corretta sono strategie semplici ma decisive per prevenire le recidive. Perché, spesso, il mal di testa da cervicale è il modo in cui il corpo ci ricorda che anche il collo — come la mente — ha bisogno di equilibrio.

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