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Cronaca

Conclave a rischio caos: il caso Becciu paralizza i cardinali

Giovanni Angelo Becciu è al centro di un caso esplosivo: pur incluso nell’elenco dei non votanti della Sala stampa vaticana, sostiene di non essere mai stato formalmente escluso dal Conclave. Una zona grigia che rischia di gettare ombre sull’elezione del successore di Papa Francesco e paralizza le congregazioni dei cardinali.

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    Il caso più spinoso della vigilia del Conclave ha un nome e un volto: quello del cardinale Giovanni Angelo Becciu. Il porporato sardo, condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi per gestione illecita dei fondi vaticani, è stato privato nel 2020, per decisione di Papa Francesco, dei “diritti connessi al cardinalato”. Ma a distanza di quattro anni, nel vuoto normativo lasciato da quella formula, la questione è tornata a galla con tutta la sua forza, proprio mentre i cardinali si preparano a eleggere il successore di Francesco.

    Becciu, che secondo il bollettino della Sala stampa vaticana risulta “non elettore”, non ci sta. E annuncia battaglia. In un’intervista all’Unione Sarda, ha spiegato: «Il Papa non mi ha mai chiesto una rinuncia formale né ha firmato un documento che mi esclude. Al contrario, durante l’ultimo Concistoro ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie».

    La sua esclusione, secondo Becciu, non ha dunque valore canonico. «L’elenco pubblicato dalla Sala Stampa non ha valore giuridico», ha aggiunto, «e va preso per quello che è». Una presa di posizione netta, che ha gettato nel caos le congregazioni preparatorie al Conclave, costringendo diversi cardinali a interrogarsi sulla legittimità dell’intero processo.

    E in effetti, il diritto canonico dà adito a dubbi. L’articolo 33 della Costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo, promulgata da Paolo VI, afferma chiaramente che “il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai cardinali di Santa Romana Chiesa”, escludendo solo quelli ultraottantenni. Becciu, nato nel 1948, non ha ancora compiuto 77 anni. L’unico elemento che potrebbe privarlo del voto è un atto formale del Papa. Ma di quel documento non c’è traccia.

    Il comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana il 24 settembre 2020, nel quale si annunciava che “il Santo Padre ha accettato la rinuncia dai diritti connessi al cardinalato”, non basta da solo a costituire un atto canonico di esclusione. A meno che il documento firmato da Francesco non si trovi tra le carte sigillate della sua stanza privata a Santa Marta. Uno scenario che ricorda da vicino il film “Conclave”, in cui una lettera segreta lasciata dal Papa defunto rischia di ribaltare l’elezione in corso.

    Nel frattempo, a febbraio scorso – quando la salute di Francesco era tornata a destare preoccupazione – due importanti canonisti avrebbero sollevato il caso direttamente con il segretario di Stato Pietro Parolin. L’obiettivo era ottenere una decisione scritta, chiara e definitiva. Ma Parolin, secondo fonti riservate riportate da Open, avrebbe risposto: «Lasciamo tutto com’è. Il Papa sa bene come procedere».

    Parole che oggi suonano profetiche, ma anche potenzialmente pericolose. Perché se Becciu dovesse essere ammesso al Conclave e successivamente emergesse un documento firmato da Francesco che ne ordinava l’esclusione, il rischio sarebbe quello di invalidare l’elezione del nuovo Papa. Un incubo istituzionale per la Santa Sede, che si troverebbe nella necessità di chiarire d’urgenza un nodo che pende da quattro anni.

    Nel cuore del Vaticano, intanto, si moltiplicano le pressioni per risolvere la questione prima che le porte della Cappella Sistina si chiudano. Il tempo stringe, ma le risposte tardano. E il rischio che l’ombra di un’elezione contestata si allunghi sul prossimo pontificato è oggi più che mai concreto.

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      Cronaca

      Caso Signorini, parla Endemol ma Mediaset resta muta: il silenzio del Biscione fa più rumore delle accuse

      Endemol Shine Italy annuncia verifiche interne sul rispetto del codice etico e sulle procedure di selezione dei concorrenti del Grande Fratello, riservandosi “ogni iniziativa” a tutela del format. Intanto l’avvocato di Alfonso Signorini cita le parole di Corona su una presunta agenzia capace di “procurare la possibilità di entrare al GF” dietro pagamento. E il silenzio di Mediaset diventa sempre più ingombrante.

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        Mentre continua il silenzio assordante di Mediaset sul caso Signorini–Corona, qualcun altro ha deciso di uscire allo scoperto. E non è un soggetto qualsiasi: è Endemol Shine Italy, la società che produce il Grande Fratello. In una nota ufficiale, il produttore del reality fa sapere di aver avviato verifiche interne per chiarire se, nelle passate edizioni, siano stati rispettati il codice etico e le procedure che regolano le selezioni dei concorrenti.

        Non è un comunicato neutro: è un modo per dire “noi la questione la prendiamo sul serio”, senza sfiorare direttamente il cuore delle accuse ma facendo capire che il danno di immagine è già lì, sul tavolo.

        Endemol si tutela, il Biscione si nasconde

        Endemol scrive nero su bianco di “prendere atto con grande serietà e attenzione degli elementi emersi sui media” e si riserva ogni iniziativa contro chi abbia eventualmente danneggiato la reputazione del format e di chi ci lavora. Tradotto: il brand Grande Fratello va difeso, le parole di questi giorni non passano come semplice rumore di fondo, e l’azienda vuole una traccia ufficiale della propria posizione.

        Nel frattempo Mediaset, che quel programma lo manda in onda e ci costruisce palinsesti e introiti pubblicitari, resta dietro le quinte. Nessuna dichiarazione, nessuna presa di distanza, nessuna formula di rito sulla “fiducia nella magistratura” o sull’attenzione alle tematiche di molestie e abusi. Zero.

        Le parole dell’avvocato di Signorini e l’ombra dell’“agenzia”

        A rendere il quadro ancora più pesante sono le dichiarazioni dell’avvocato Andrea Righi, legale di Alfonso Signorini. Il penalista ha rivelato che Fabrizio Corona avrebbe parlato di un’agenzia in grado di “procurare la possibilità di entrare al GF” dietro il pagamento di 50 o 100 mila euro. Nessun commento aggiuntivo, solo un “lascio a voi le conclusioni”.

        In parallelo resta in piedi l’indagine per revenge porn, con Corona indagato per diffusione di immagini sessualmente esplicite legate al “sistema Signorini”. E lo stesso Righi ha ricordato come la norma non colpisca solo chi pubblica i contenuti, ma anche chi li riceve dopo averli esplicitamente richiesti per poi diffonderli. Il perimetro, insomma, potrebbe allargarsi, non restringersi.

        Un’azienda produttrice c’è, un editore no

        Il paradosso è evidente: il produttore del programma annuncia verifiche interne per difendere codice etico, reputazione e professionalità dei collaboratori, mentre l’editore che da trent’anni campa, anche, sull’immagine di Signorini non sente il bisogno neppure di dire “stiamo osservando con attenzione”.

        Perché? Perché su un caso che ha travolto il nome del Grande Fratello, di Alfonso Signorini e, per riflesso, dell’intero gruppo, l’azienda sceglie la linea dell’assenza totale?

        La domanda resta la stessa, solo più pesante di ieri: forse Signorini non è un semplice conduttore, ma il custode di una memoria lunga trent’anni sui segreti della casa del Biscione? Forse perché, se davvero aprisse quella “cassaforte”, a rischio non ci sarebbe solo la sua testa ma un intero sistema di relazioni, favori, retroscena, storie mai raccontate?

        Endemol, almeno, un foglio lo ha messo agli atti. Mediaset, per ora, nemmeno quello. E in un caso del genere, dove tutti parlano e tutto è sotto esame, il silenzio non è più neutralità: è una scelta precisa.

        Se sia anche una strategia, lo dirà il tempo. Intanto la domanda continua a girare, ostinata: perché questo silenzio?

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          Mondo

          Troppi ordini sbagliati, McDonald’s non si fida più dell’Intelligenza Artificiale!

          La sperimentazione di McDonald’s con l’intelligenza artificiale ha mostrato i limiti attuali della tecnologia nel settore della ristorazione rapida. Sebbene l’azienda abbia deciso di sospendere l’uso dell’Automated Order Taker, il futuro dell’automazione nei fast food continua a evolversi, con altri competitor che dimostrano il potenziale di queste soluzioni quando implementate correttamente.

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            McDonald’s ha abdicato e ha detto addio allAutomated Order Taker. Il colosso americano ha sospeso l’utilizzo del suo sistema di intelligenza artificiale per gli ordini drive-through, Automated Order Taker (AOT). La tecnologia, sviluppata in collaborazione con IBM ha generato troppi errori negli ordini, causando frustrazione tra i clienti e il personale.

            Scarsa precisione e ordini bizzarri

            L’AOT ha mostrato una precisione appena superiore all’80%, con un ordine su cinque sbagliato. Gli errori includevano combinazioni insolite come il bacon sul gelato e centinaia di nuggets non richiesti. La tecnologia inoltre ha faticato a capire dialetti e accenti diversi vista anche la multietnicità dei dipendenti del colosso del fast food, portando a ulteriori fraintendimenti.

            E così McDonald’s ritorna la passato

            Mason Smoot, che è Chief Restaurant Officer di McDonald’s in tutti gli Stati Uniti, ha deciso di porre fine alla partnership con IBM per l’AOT. La tecnologia è stata disattivata in tutti i ristoranti. Ma altri competitor di McDonald’s hanno ottenuto risultati migliori con soluzioni analoghe. Per esempio Wendy’s utilizza Google Cloud per gli ordini drive-through, con una precisione dell’86%. Carl’s Jr. e Taco John’s si affidano a Presto, con una percentuale di ordini corretti fino al 90%.

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              Storie vere

              Scuola in rivolta: prete svela ai bambini che Babbo Natale non esiste e scatena il caos natalizio

              Invitato per una lezione sulla Natività, il reverendo Paul Chamberlain ha dichiarato che Babbo Natale non esiste e che i regali sotto l’albero sono opera dei genitori. Genitori furiosi, bambini sconvolti e un Natale compromesso.

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                La magia del Natale si è trasformata in un incubo per i bambini della Lee-on-the-Solent Junior School, una scuola elementare nell’Hampshire, in Inghilterra. Il responsabile? Il reverendo Paul Chamberlain, un prete anglicano invitato dalla scuola per una lezione sulla Natività, che ha finito per svelare ai piccoli alunni che Babbo Natale non esiste.

                La rivelazione che ha sconvolto i bambini
                L’episodio, raccontato dal Times, ha avuto luogo durante un progetto natalizio in classe. Il prete, parlando a un gruppo di bambini di circa 10 anni, ha spiegato la storia della nascita di Gesù, come richiesto dalla scuola. Ma il discorso ha preso una piega inaspettata quando il religioso ha deciso di commentare l’esistenza di Babbo Natale, dichiarando che l’uomo con la barba bianca e vestito di rosso non esiste.

                Come se non bastasse, alle domande dei bambini sui regali sotto l’albero, Chamberlain ha insistito spiegando che sono i genitori a comprarli, aggiungendo che anche i biscotti lasciati per Babbo Natale vengono mangiati da mamma e papà.

                Lacrime e proteste
                Molti bambini sono scoppiati in lacrime, sconvolti dalla rivelazione. “La mia bambina era sconvolta ma, per fortuna, ancora ci crede e pensa che il prete abbia perso la testa”, ha raccontato una madre. Un’altra genitrice, meno fortunata, ha spiegato: “Molti di noi sono stati costretti a confessare tutto ai nostri figli. Ha rovinato la magia del Natale”.

                Le proteste non si sono fatte attendere. Insegnanti e genitori hanno denunciato pubblicamente il comportamento del prete, definendolo “un gesto assolutamente disgustoso”.

                Scuse tardive e critiche dalla diocesi
                Dopo il caos, la scuola si è scusata ufficialmente con i genitori, assicurando che episodi simili non si ripeteranno. Anche la diocesi di Portsmouth, da cui dipende il reverendo, ha condannato il gesto. Un portavoce ha dichiarato: “Paul ha ammesso che si è trattato di un errore di giudizio. Siamo dispiaciuti per le conseguenze delle sue parole”.

                Un Natale difficile da rimediare
                Mentre la scuola cerca di riportare la serenità, i genitori si interrogano su come rimediare ai danni fatti. “Non so come si possa recuperare la magia del Natale per i nostri figli”, ha commentato una madre amareggiata.

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