Connect with us

Italia

Come costruire una pensione al 100% dello stipendio: il ruolo strategico del Tfr

Con il Tfr e la previdenza integrativa, è possibile raggiungere una pensione pari all’ultimo stipendio. Scopri come iniziare presto, investire con criterio e massimizzare il tuo risparmio previdenziale.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Riuscire a ottenere una pensione che corrisponda al 100% dell’ultimo stipendio sembra un sogno irraggiungibile per molti. Ma con un approccio strategico e un po’ di pianificazione, potrebbe essere più concreto di quanto immaginiamo. Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy, ha analizzato il ruolo del Tfr (trattamento di fine rapporto) nel costruire una pensione adeguata, e ha condiviso alcune riflessioni interessanti. Secondo lui, il Tfr può diventare un vero e proprio alleato nel garantire un vitalizio dignitoso, specialmente se investito in un fondo pensione.

    Tutto il potere al Tfr

    Pensiamo ai lavoratori più giovani. Se decidono di destinare il loro Tfr alla previdenza integrativa già dai primi anni di carriera, potrebbero assicurarsi un vitalizio che corrisponda al 100% del loro stipendio. Certo, per chi si avvicina all’età pensionabile, affidarsi solo al Tfr potrebbe non essere sufficiente. In questi casi, è necessario integrare con versamenti extra, il cui importo varia in base all’età e alla tipologia di investimento scelto.

    Qui ci vuole una simulazione

    Facciamo qualche esempio? Lavoratori di 30, 40 e 50 anni con stipendi netti di circa 1.800-2.200 euro mensili possono puntare a pensioni più alte grazie alla previdenza integrativa. Senza di essa, il tasso di sostituzione – ovvero il rapporto tra quiescenza e stipendio – oscillerebbe tra il 70% e il 72%. Ma investendo il Tfr in fondi pensione si può fare un enorme passo avanti. Un esempio? Un 30enne potrebbe raggiungere un tasso di sostituzione del 105% con un portafoglio ad alto rischio. Per i 40 e 50enni si potrebbe arrivare tra il 77% e il 90% con strategie più prudenti. Per raggiungere il 100% dello stipendio, però, serviranno contributi extra che vanno dai 119 euro al mese per un 40enne con investimenti aggressivi fino agli 843 euro per un 50enne con profilo a basso rischio.

    Quanto impatta la crescita dei redditi

    Secondo Carbone il quadro cambia se consideriamo un aumento dello stipendio ipotizzando una crescita dell’1,5% sopra l’inflazione ogni anno. In questo scenario, sebbene la pensione cresca in valore assoluto, il tasso di sostituzione diminuisce, scendendo tra il 55% e il 61%. Il solo Tfr potrebbe garantire un miglioramento, portando il tasso tra il 66% (per un 50enne con investimenti prudenti) e l’82% (per un 30enne con un portafoglio più aggressivo). In questo caso, il contributo extra necessario per centrare il 100% dello stipendio aumenterebbe. Ma quanto? Un 30enne con profilo ad alto rischio potrebbe dover investire 148 euro al mese, mentre un 50enne con strategia conservativa potrebbe arrivare a 1.422 euro mensili. Forse un po’ troppo con gli stipendi che ci troviamo in Italia.

    Cosa possiamo fare per creare una pensione adeguata?

    Dall’analisi svolta emergono due lezioni fondamentali. Prima lezione: iniziare il prima possibile. Destinare il Tfr alla previdenza integrativa fin dai primi anni di lavoro è una scelta vincente per godere di benefici sostanziali nel lungo periodo. Seconda lezione: la crescita del reddito. Se gli stipendi aumentano nel tempo, è fondamentale adattare anche i versamenti nella previdenza integrativa per mantenere un rapporto equilibrato tra pensione e reddito. Ma con gli stipendi al palo come quelli italiani come si fa?

    Previdenza integrativa: c’è ancora molto da esplorare

    Tra il 2007 e il 2023 solo il 22% del Tfr maturato nelle aziende è stato destinato alla previdenza integrativa. Il restante 78% è rimasto nelle imprese o nel Fondo di Tesoreria Inps. Questo dato dimostra quanto sia ancora sottoutilizzato il potenziale del Tfr. In un mondo in cui la sicurezza previdenziale non è garantita come un tempo, investire con criterio è fondamentale per costruire un vitalizio che ci permetta di vivere gli anni post-lavorativi in serenità.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Italia

      Maria Rosaria Boccia sotto inchiesta: la laurea è vera o no?

      La Guardia di Finanza ha acquisito atti e documenti per fare luce sul titolo di studio della venditrice di abiti da sposa diventata consulente. L’inchiesta è partita da una segnalazione dell’università Pegaso. Dubbi anche sulla tesi: sarebbe molto simile a quella di un’altra studentessa laureata alla Luiss

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        È partita da una segnalazione dell’Università Telematica Pegaso l’inchiesta che oggi coinvolge Maria Rosaria Boccia. La procura di Napoli ha aperto un fascicolo per truffa, falso in atto pubblico e plagio, ipotizzando irregolarità nel percorso accademico della donna, nota alle cronache come ex collaboratrice del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

        L’indagine è condotta dai pm Ciro Capasso, Claudio Onorati e Vincenzo Piscitelli, con il supporto della Guardia di Finanza. Gli accertamenti si stanno concentrando su tre atenei: la Pegaso, dove Boccia avrebbe conseguito la laurea in Economia Aziendale; la Parthenope, presso cui risultava iscritta in precedenza; e la Luiss di Roma, che rientra nel caso per una curiosa coincidenza: una tesi molto simile a quella presentata da Boccia è stata discussa da un’altra studentessa dell’ateneo nel 2019.

        La Gdf ha chiesto agli atenei documentazione completa: file digitali, esami sostenuti con relativi voti, video delle sessioni a distanza, libretti universitari, autocertificazioni e ogni altro elemento utile a ricostruire la carriera accademica della studentessa. Particolare attenzione è rivolta al passaggio tra la Parthenope e la Pegaso: gli investigatori vogliono capire se l’autocertificazione con cui Boccia ha dichiarato gli esami già svolti fosse veritiera.

        Ma a far esplodere il caso sarebbe stata proprio la tesi finale. Un lavoro accademico su cui l’università Pegaso ha avviato già da settembre un’istruttoria interna, dopo che alcuni dubbi erano stati sollevati da un’inchiesta giornalistica. L’ateneo ha comunicato di aver agito “nel pieno rispetto della trasparenza e della legalità”, e ha confermato di essere parte lesa nel procedimento.

        Il sospetto degli inquirenti è che la tesi possa essere stata in larga parte copiata da un’altra, discussa alla Luiss sei anni fa. A confermarlo potrebbe essere un’analisi con software antiplagio già in uso in molte università italiane. Se le analogie saranno confermate, il reato di plagio si aggiungerà al quadro, aggravando ulteriormente la posizione della Boccia.

        Per ora la diretta interessata non ha rilasciato dichiarazioni. Ma il caso è destinato ad avere conseguenze anche fuori dall’aula di tribunale, soprattutto per i legami politici e istituzionali che la donna aveva coltivato negli ultimi anni. E resta aperta la domanda più semplice e più spinosa: quella laurea, c’è davvero?

          Continua a leggere

          Italia

          “Affitto” Venezia e la trasformo in un sala ricevimenti: le nozze blindate di Bezos

          Il matrimonio dell’anno è alle porte, e no, non sarà un evento sobrio. Jeff Bezos e la futura consorte Lauren Sanchez hanno scelto Venezia per dire sì, con una serie di festeggiamenti in grande stile. Dieci milioni di euro in ballo, ospiti internazionali, yacht extralusso, hotel blindati e motoscafi a tariffa maggiorata. Il tutto mentre la città si interroga: è ancora turismo o siamo alla colonizzazione del glamour?

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Venezia non è nuova alle invasioni, ma questa volta non arrivano orde di turisti in bermuda e ciabatte. Arriva Jeff Bezos, terzo uomo più ricco al mondo, che ha deciso di trasformare la laguna in palcoscenico per le sue nozze con Lauren Sanchez. Tre giorni di eventi, dal 24 al 26 giugno, rigorosamente top secret ma già anticipati da una scia di indiscrezioni, malumori e tariffe da brivido.

            A partire dagli ospiti, che più che invitati sembrano usciti da un red carpet di Cannes: Lady Gaga, Leonardo DiCaprio, Oprah Winfrey, Katy Perry, Kim Kardashian, Eva Longoria, Diane von Fürstenberg. In forse Ivanka Trump, che però ha già una suite opzionata in uno degli hotel di lusso. Si parla del Gritti, del Danieli, dell’Aman, del Cipriani e dello St. Regis: strutture blindate, camere prenotate con mesi d’anticipo e tariffe salite più in fretta del livello del mare.

            Il luogo della cerimonia resta avvolto nel mistero. Alcuni scommettono sulla Fondazione Cini, sull’isola di San Giorgio. Altri pensano al chiostro della Misericordia, oppure – per i più romantici – al mega yacht Koru, lungo 127 metri e da mezzo miliardo di dollari, dove Bezos nel 2023 regalò a Lauren un diamante da 30 carati. Per ora si sa solo che il Koru e il suo fratellino Abeona saranno attraccati a San Basilio, alle Zattere, come due astronavi in attesa di decollare per lo spazio. E in effetti, Lauren Sanchez nello spazio ci è già andata, a bordo della Blue Origin, insieme alle amiche. Un viaggio che ha scatenato un’ondata di critiche, tra accuse di ostentazione e spreco, proprio mentre il mondo brucia per guerre e crisi ambientali.

            Anche per questo, sembra che la coppia stia cercando di abbassare i toni. Ma solo un pochino. La cifra stimata per i festeggiamenti è di circa dieci milioni di euro, senza contare gli extra. Come i motoscafi privati, che nei giorni delle nozze hanno già una loro “tariffa Bezos”: 400 euro l’ora, quasi il doppio del solito. Chi non ha un invito – cioè il resto del pianeta – potrà forse accontentarsi di incrociare un volto famoso su una gondola, o di intravedere uno dei ventisette abiti che la Sanchez dovrebbe sfoggiare nelle 72 ore veneziane. Vero, ventisette. Più di uno ogni tre ore, nel caso qualcuno volesse fare i conti.

            Intanto, in laguna l’atmosfera non è esattamente di festa. Gli abitanti storcono il naso, alcuni manifestano apertamente contro l’ennesima “privatizzazione di Venezia”. Non è solo una questione di soldi, dicono, ma di identità. Perché qui non si gira un film: è la vita vera. O almeno lo era, prima che diventasse sfondo per la passerella dei miliardari.

              Continua a leggere

              Italia

              Dal mocio Vileda alla reggia degli Asburgo: quando un venditore finisce “castellano”

              Sergio Cervellin, inventore del famoso mocio, si è aggiudicato il Castello del Catajo: ora guida un impero di sale, affreschi e sequoie giganti.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                E spazza oggi, spazza domani alla fine l’ex agente di commercio si è comprato un castello. E che castello!! Quando si pensa a un inventore, la prima immagine che viene in mente è quella di un uomo piegato su un progetto, tra disegni e prototipi. Ma Sergio Cervellin, l’uomo che ha semplificato il mocio Vileda ha deciso di mettersi alla prova con un castello, proprio come nei film. Ex agente commerciale, entrato nel mondo degli affari a 18 anni e un giorno ha costruito la sua fortuna nel settore del cleaning. Come? Brevettando strumenti di pulizia che oggi onnipresenti in milioni di case. Ma il successo lo ha portato anche a curiose deviazioni, e una di queste lo ha fatto diventare un “castellano”.

                L’acquolina in bocca, anzi nel secchio, gli è venuta durante un viaggio, passando vicino al Castello del Catajo, ai piedi dei Colli Euganei. Cervellin ha notato una dimora monumentale semi-abbandonata, un gigante di pietra con 365 sale e 800 finestre che sembrava aspettare solo di essere riportato alla vita. Quando ha scoperto che era all’asta, ha deciso di tentare, senza grandi aspettative. Alla fine, se l’è aggiudicato per 3 milioni di euro, un affare rispetto agli 11 milioni inizialmente richiesti.

                Un mocio dopo l’altro è diventato signore di Catajo

                Oggi Cervellin è il padrone della dimora privata più grande d’Italia, un luogo che ha ospitato imperatori, battaglie e persino assassinii. Ma non ha mai pensato di viverci, preferendo aprirlo al pubblico e restaurarlo per evitare che fosse rovinato da speculazioni immobiliari. Da quando ha preso possesso della struttura, una squadra di 40 persone lavora – muniti di mocio – per riportarlo al suo antico splendore. Tra i tesori che il Castello del Catajo nasconde ci sono affreschi spettacolari di Giovanni Battista Zelotti, che raccontano la storia degli Obizzi, un potente casato militare. E c’è perfino una pietra insanguinata, testimone del misterioso omicidio di Lucrezia Obizzi, uno dei casi di cronaca nera più discussi del Seicento.

                Ma che ci farà Cervellin con 300 stanze?

                Per ora, il Catajo è diventato una attrazione culturale di primo livello, con 50 mila visitatori all’anno che esplorano i suoi spazi, ammirano il parco, il laghetto di ninfee e il luogo dove si esibiva Franz Liszt nel 1838. “Mi piacciono le cose fatte bene“, dice l’imprenditore, che ammette di non sopportare nemmeno un quadro storto in un ristorante. E così, la sua “ragionata follia”, come la definisce Vittorio Sgarbi, si è trasformata in un progetto ambizioso: dare al castello una nuova vita, senza snaturarlo.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù