Italia
Quelle strane occasioni: le telefonatine tra Fedez e il capo ultrà rossonero
Spunta una lunga conversazione tra il leader della curva Sud milanista e il rapper, contenuta negli atti depositati dell’inchiesta milanese denominata “Doppia curva” che, il 30 settembre scorso, ha portato a 19 arresti.
“Se vuoi prendiamo gli artisti”, proponeva il capo ultrà milanista Luca Lucci, attualmente in carcere, parlando con Fedez. E il rapper rispondeva: “Eh dai va bene, io ci sono frate (…) è una guerra, un libero mercato (…) io so già più o meno quelli scontenti, da portar via”. Questi alcuni dei passaggi di una lunga conversazione – frutto di un’intercettazione – tra il leader della curva Sud e l’artista ex della Ferragni. inserita negli atti depositati dell’inchiesta milanese “Doppia curva”.
Ora Lucci è in carcere
Il Lucci è stato arrestato con l’accusa di associazione per delinquere insieme ad altri personaggi della curva rossonera. Tra i quali spicca – guarda caso – il bodyguard di Fedez, Christian Rosiello. Per quanto riguarda il musicista, del quale nel frattempo sono emerse altre conversazioni, va detto che non risulta indagato in quest’indagine. Ma solo in quella sull’episodio della rissa e del presunto pestaggio ai danni del personal trainer Cristiano Iovino.
La condivisione di un’attività di gestione per gli artisti
In una telefonata datata 21 gennaio 2024 – come spiegano gli investigatori della Squadra mobile milanese in un’informativa di oltre mille pagine che ripercorre tutti i capitoli dell’inchiesta, Lucci parla con Fedez di tutti i “dettagli della sua nuova attività volta alla gestione degli artisti, anche questa con un probabile futuro in complicità con lo stesso interlocutore”. Che poi sarebbe Fedez…
Minacce pesanti
“Sto iniziando a fare le serate di Dj set (…) sto facendo un’azienda (…) vendo l’artista, basta”. E Fedez che replica: “Basta che non figuri tu nella società”. Lucci: “Figuro io (…) a me che caz**o me ne frega”. In altri momenti della conversazione Fedez si lamenta che in molti “mi danno dell’infame”, citando personaggi dell’ambito artistico-musicale e di cui dice: “li ho minacciati più volte di pestarli (…) ma quando ero molto giovane testa calda”.
Le ambizioni milionarie del rapper
Continuando sul medesimo argomento: “Ho beccato Sfera (il trapper, ndr) e gli ho detto ‘Sfera, mi dici qual è il problema?'”. Nella conversazione, vengono pronunciati i nomi di una serie di altri cantanti e Fedez indica pure ulteriori, ambiziosi sviluppi della sua “società (…) me la valutano tra i 70 e i 90 milioni di euro”. Puntando in alto, per ottenere “150 milioni di euro per fare acquisizioni (…) io mi prendo il mercato”. Si parla quindi del settore degli eventi e dei concerti, per il quale Fedez sembra puntare alla ricerca di “un fondo”, per raggiungere “degli aumenti di capitale altissimi”, sostenendo di essere in contatto “con fondi di Billion“.
Attività potenziali su Puglia, Calabria e Sicilia
Mostrando di essere allineati sulle future strategie Lucci spiega che “Noi siamo in grado di organizzare delle serate di booking sulla Puglia, Calabria e sulla Sicilia”, assicurando il suo appoggio riguardo al progetto di creare un’azienda per la gestione degli artisti. Sviscerando il progetto di gestione artisti, Lucci dice: “Non ho problemi con nessuno (…) anche se ho precedenti però mi fa piacere”. E Fedez lo rassicura, chiosando la questione con una frase bonaria, che rappresenta il tenore della loro relazione: “Perché sei un patatone, pensano che sei un criminale, in realtà sei più intelligente”. Quasi amici? No, parrebbe davvero di più.
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Italia
Concordato preventivo biennale: operazione di marketing o strumento di fiducia? Ecco il parere del Sindacato Commercialisti
Il concordato preventivo biennale avrebbe dovuto rappresentare un passo verso la trasparenza e il rispetto reciproco tra Fisco e contribuenti, ma il tono delle comunicazioni sembra tradire obiettivi ben diversi.
Nelle ultime settimane, numerosi contribuenti hanno ricevuto una PEC dall’Agenzia delle Entrate contenente segnalazioni su presunte anomalie nelle dichiarazioni dei redditi 2023. La comunicazione sottolinea che i redditi dichiarati sarebbero inferiori “a quelli dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico”.
Se a un primo sguardo potrebbe sembrare un normale controllo fiscale finalizzato alla compliance, il contenuto della lettera rivela un intento ben più pressante. L’Agenzia invita infatti i destinatari ad aderire al concordato preventivo biennale, sostenendo che questo consentirebbe di “rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore”. Il termine per l’adesione, fissato al 12 dicembre 2024, è supportato dalla riapertura dei termini previsti dal D.L. n. 167/2024.
Le critiche del SIC
Marcello Guadalupi, Presidente del Sindacato Italiano Commercialisti (SIC), non ha esitato a definire questa iniziativa un’“operazione di marketing”. Secondo Guadalupi, il tono e la tempistica delle lettere contraddicono uno degli obiettivi dichiarati della Riforma fiscale: instaurare un rapporto di fiducia tra Fisco e contribuente, basato sulla trasparenza e sul rispetto reciproco.
“Leggendo lettere di questo tipo – spiega Guadalupi – sorge un fondato dubbio sull’effettivo raggiungimento di tale obiettivo. Anzi, l’impressione è quella di una ennesima ‘caccia alle streghe’ degna della migliore tradizione inquisitoria”.
Un rapporto di fiducia in discussione
Il concordato preventivo biennale, nato come strumento per semplificare il rapporto tra Fisco e contribuenti, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Se da un lato l’invito all’adesione può essere visto come un’opportunità, dall’altro il modo in cui l’Agenzia delle Entrate lo presenta alimenta un clima di diffidenza.
Guadalupi sottolinea che per costruire un nuovo rapporto fiduciario è necessario che entrambe le parti rispettino i principi di chiarezza e trasparenza. Solo superando questa percezione di “pressione” fiscale, sarà possibile instaurare una collaborazione autentica tra contribuenti e amministrazione finanziaria.
Un appello per un cambio di approccio
Il SIC, a nome dei commercialisti italiani, si augura che il Fisco riconsideri il proprio approccio, evitando metodi che possano essere percepiti come intimidatori. “Il gioco deve essere chiaro e trasparente per tutti i giocatori che si siedono allo stesso tavolo,” conclude Guadalupi.
Il dibattito su queste comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate resta aperto, ma una cosa è certa: il clima di fiducia tra Fisco e contribuenti, più volte auspicato dalla Riforma fiscale, sembra ancora lontano dall’essere raggiunto.
Italia
Tempi duri per i giornalisti italiani: dopo Tele Cusano chiude anche Redattore Sociale, licenziati tutti i dipendenti
Dopo la chiusura di Cusano Italia Tv, un altro duro colpo per la categoria: Redattore Sociale cesserà le attività il 10 gennaio, lasciando senza lavoro i suoi giornalisti. Accuse all’editore per la gestione della crisi e l’accordo ritenuto inaccettabile.
La crisi del settore dell’informazione in Italia continua a mietere vittime. Dopo la chiusura di Cusano Italia Tv e Cusano News 7, che ha lasciato a casa 250 tra tecnici e giornalisti, arriva un’altra notizia negativa per la categoria. Il Redattore Sociale, agenzia giornalistica nata nel 2001 per raccontare il disagio economico e sociale del Paese, chiuderà definitivamente il prossimo 10 gennaio, con il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti.
La denuncia dei lavoratori
In una nota congiunta, il Comitato di redazione (Cdr) e l’assemblea dei dipendenti del network hanno denunciato la decisione dell’editore di non tentare nessuna strada alternativa per salvare la testata, nonostante due anni di cassa integrazione e numerosi appelli della redazione. “Finisce così la storia di Redattore Sociale, una testata piccola ma che, in questi anni, ha contribuito a migliorare il modo di fare informazione raccontando per prima il disagio, economico e sociale, sempre crescente nel nostro Paese,” si legge nella comunicazione.
Il rammarico dei giornalisti è acuito dal fatto che l’editore non solo non ha cercato soluzioni per rilanciare il progetto, ma ha anche proposto un accordo che viene definito una “farsa.” Secondo quanto riportato, le indennità spettanti ai lavoratori sarebbero vincolate alla riscossione di alcuni crediti, senza garanzie concrete.
Una chiusura che lascia un vuoto nell’informazione
Redattore Sociale si era affermata come una realtà unica nel panorama giornalistico italiano, raccontando con attenzione temi spesso trascurati dai grandi media, come la povertà, l’emarginazione e le politiche sociali. In un settore già colpito dalla precarietà e dalla mancanza di tutele, la chiusura di una testata dedicata al sociale è particolarmente significativa.
I giornalisti della redazione, che negli ultimi anni hanno continuato a garantire un notiziario quotidiano nonostante le condizioni precarie, rischiano ora di trovarsi nelle stesse difficoltà che hanno raccontato tante volte.
L’appello per una chiusura onorevole
Nel loro comunicato, i dipendenti chiedono all’editore di chiudere in maniera dignitosa, onorando almeno le spettanze previste per legge e rispettando i valori dichiarati negli anni dalla testata. “Oggi i giornalisti di Redattore Sociale rischiano di precipitare nelle stesse condizioni di disagio che hanno raccontato tante volte,” affermano con amarezza.
La chiusura di Redattore Sociale non rappresenta solo una perdita di posti di lavoro, ma anche la fine di una voce importante che, in oltre vent’anni, ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi cruciali per il Paese. Un’altra ferita aperta nel mondo del giornalismo italiano, sempre più segnato da precarietà e incertezze.
Cronaca
Allarme “cocaina rosa” anche in Italia: gli effetti sono devastanti (video)
Sballo totale e in tempi rapidissimi: l’effetto di questa nuova sostanza, che contiene ketamina, presenta però rischi altissimi, alimentando anche stati fortemente psicotici.
Diventata in breve tempo “famosa” con la recente morte a Buenos Aires del cantante degli One Direction, Liam Payne, la cocaina rosa circola sempre più anche in Italia. Ma con la classica polvere bianca non c’entra niente perché composta di tutt’altre sostanze.
Si sniffa ma con la polvere bianca non c’entra nulla
In pratica nella “tusi” (così la chiamano oltreoceano) di cocaina non c’è traccia. Eppure in Italia ha assunto questo nome perché il suo aspetto la ricorda. Anche se talvolta può essere venduta sotto forma di pasticche, generalmente è una polvere rosa che si sniffa. Diffusa e ricercata tra i più giovani, non è certo una droga da poveri: 400 euro al grammo. Per il momento è stata segnalata su Roma, Milano e Torino, presenza menzionata anche nella Relazione europea sulla droga 2024.
Uno sballo che può risultare mortale
Tra i vari trend di consumo, questo report sottolinea la diffusione della cocaina rosa anche nell’Unione. Un aspetto preoccupante, secondo gli esperti dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenza (Emcdda), soprattutto in relazione alle singole sostanze presenti in questa miscela rosa, di cui i consumatori sono ignari. Chi si sballa con questa droga, in pratica, non sa assolutamente cosa assume.
Un mix ad altissimo rischio
Nell’ultima droga totalmente sintetica che piace ai giovanissimi, si riscontra un intruglio altamente pericolo di sostanze come ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack. Un cocktail da suicidio tinto poi di rosa… come se il colore così trendy lo rendesse più sexy ed appetibile, invogliando il consumo.
Solo per gente col portafoglio pieno
Micidiale e parecchio costosa. La cocaina rosa costa fino a quattro volte la comune polvere bianca: attualmente nel borsino degli spacciatori la sua quotazione si aggira intorno ai 400 euro al grammo. Secondo gli esperti in materia, subito dopo averla assunta la sua composizione raggiunge rapidamente il cervello e altrettanto rapidamente produce dipendenza tra gli utilizzatori. Anche perché gli effetti, iniazialmente potenti, sembrano svanire nel giro di breve tempo.
Per ravvivare un party privato
Utilizzata principalmente nel corso di feste private ed eventi, il suo consumo si sta diffondendo in maniera velocissima tra gli esponenti delle classi più abbienti. Nell’identikit degli assuntori l’età non è un dato significativo: ci sono anche molti minorenni.
La situzione nel nostro Paese
Le indagini della Polizia di Stato hanno messo a fuoco un fiorente mercato della cocaina rosa soprattutto nei quartieri nord di Roma, dai Parioli a Salario-Trieste. Qui addirittura la droga veniva consegnata direttamente a domicilio per rendere ancora più movimentate cene o feste, nascosta in lampade di sale, fino a mezzo chilo alla volta.
Milano e Torino, altre piazze di spaccio molto attive
Lo scorso ottobre i controlli all’aeroporto di Malpensa hanno portato al sequestro di un carico di oltre 300 chili di droga di vario tipo, cocaina rosa compresa. E a settembre la sostanza è stata trovata in un ostello e nelle tasche di diversi spacciatori. A Torino, il primo sequestro della “droga dei vip” risale all’ottobre dello scorso anno. Rinvenuta dai carabinieri durante la perquisizione dell’abitazione di un pusher locale, insieme a 40 mila euro in contanti.
Il parere di un esperto
Antonio Bolognese, responsabile scientifico della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma, spiega: «Si tratta di una delle sostanze più utilizzate in questo momento e ha degli effetti devastanti. La sua precoce attività sul cervello crea immediatamente una sensazione di piacere. E come tutte le sostanze stupefacenti può portare a dipendenza e stati psicotici».
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