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Gli antenati? Tutti drogati. Le antiche civiltà facevano uso di droghe naturali

Capelli di 3.000 anni fa ritrovati a Minorca contengono tracce di potenti alcaloidi: un viaggio nei rituali sciamanici e nell’uso delle droghe naturali nelle civiltà antiche.

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    Era un’epoca lontana, quella in cui il confine tra il mondo terreno e quello spirituale si cercava di superare attraverso riti, cerimonie e… sostanze psicotrope. La recente scoperta a Minorca ci offre un nuovo frammento di questa storia dimenticata. Capelli di 3.000 anni fa, conservati in raffinate scatole di legno all’interno di una grotta, contenevano potenti droghe naturali. Le analisi condotte hanno rivelato la presenza di atropina e scopolamina, alcaloidi capaci di indurre allucinazioni ed esperienze extracorporee, e efedrina, un potente stimolante del sistema nervoso. È il segno di antichi rituali sciamanici, in cui queste sostanze venivano assunte per entrare in contatto con il divino, predire il futuro o guidare i defunti nell’aldilà. Ma Minorca non è un caso isolato. In ogni angolo del mondo, antiche civiltà hanno fatto ricorso a piante con effetti straordinari.

    Il culto delle piante sacre nelle antiche civiltà

    In America centrale, le antiche civiltà dei Maya e Aztechi utilizzavano il peyote e i funghi allucinogeni, considerati strumenti sacri per avvicinarsi agli dei. Questi popoli chiamavano i funghi “la carne degli dei”, poiché permettevano visioni che venivano interpretate come messaggi divini. In Sud America, gli sciamani amazzonici praticavano cerimonie con l’ayahuasca, una bevanda psichedelica che induce profonde esperienze spirituali. Ancora oggi, nelle comunità indigene, l’ayahuasca è considerata un portale per la conoscenza e la guarigione. Nel mondo greco e romano, si parlava di una misteriosa pozione utilizzata nei riti segreti di Eleusi, i cui partecipanti giuravano di mantenere il segreto. Gli storici sospettano che contenesse una variante di segale cornuta, un fungo da cui deriva l’LSD.

    In Asia, i monaci tibetani usavano particolari estratti di cannabis e datura, sia per raggiungere stati meditativi profondi che per eseguire pratiche di guarigione.

    Persino i Vichinghi, secondo alcuni studi, assumevano bufotenina, un alcaloide presente nella pelle di alcune rane, per entrare in stati di trance durante le battaglie, trasformandosi nei leggendari berserker.

    Connessione strette tra uomo e natura

    Ciò che accomuna queste culture è la convinzione che le sostanze naturali non fossero semplicemente strumenti di alterazione mentale, ma veicoli di conoscenza, utilizzati per comprendere meglio il mondo e l’esistenza.Il ritrovamento a Minorca è una testimonianza potente. Le droghe naturali hanno accompagnato l’umanità per millenni, influenzando religioni, miti e cerimonie. Forse, ciò che oggi consideriamo pericoloso o illecito, un tempo era visto come sacro, come un dono della terra per avvicinare l’uomo al mistero dell’universo.

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      Mondo

      Migranti italiani a rischio deportazione a Guantanamo? Tajani rassicura: «Li riprendiamo, non finiranno a Cuba»

      Il ministro degli Esteri Tajani interviene sul caso: «Siamo pronti a rimpatriarli, non finiranno a Guantanamo». Intanto la Casa Bianca smentisce le indiscrezioni del Washington Post

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        Il caso dei due italiani irregolari negli Stati Uniti, che secondo indiscrezioni rischierebbero la deportazione nel famigerato carcere di Guantanamo, sta agitando la politica italiana. A lanciare l’allarme è stato un articolo del Washington Post che parla di circa 9.000 migranti in attesa di espulsione verso la base americana a Cuba. Tra loro, sostiene la testata Usa, ci sarebbero anche cittadini europei, italiani inclusi.

        Un’ipotesi che ha subito provocato reazioni. Secondo fonti parlamentari, uno dei due italiani sarebbe già stato rimpatriato nei giorni scorsi. Il secondo, invece, sarebbe in procinto di essere espulso e riportato in Italia. Ma la notizia dell’eventuale trasferimento a Guantanamo è stata bollata come «fake news» dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. «Non c’è nessun piano per portare cittadini europei a Guantanamo», ha dichiarato.

        A rassicurare ulteriormente ci ha pensato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Intervenuto a “Italia Europa” del Tg2, Tajani ha spiegato: «Domani avrò una telefonata con il segretario di stato americano Marco Rubio e affronterò anche questa questione, ma le nostre ambasciate e i nostri consolati negli Stati Uniti sono al lavoro, quindi direi che possiamo essere relativamente tranquilli».

        Il ministro ha ricordato che l’Italia aveva già espresso la disponibilità a riprendere i propri cittadini irregolari. «Quando venne inviato il questionario qualche tempo fa, abbiamo fatto sapere agli Usa che eravamo pronti a rimpatriare i connazionali, garantendo loro tutti i diritti e l’assistenza consolare. Non ci sono quindi motivi per cui finiscano a Guantanamo».

        Secondo le informazioni preliminari del Dipartimento per la Sicurezza nazionale americano, la struttura militare cubana verrebbe utilizzata come estrema soluzione solo per i migranti irregolari provenienti da Paesi che rifiutano il rimpatrio. Un’eventualità che non riguarderebbe dunque i cittadini italiani.

        La vicenda, comunque, resta delicata. Anche perché la sola ipotesi di un trasferimento a Guantanamo – simbolo delle detenzioni extragiudiziali post 11 settembre – suscita comprensibili timori. Dal Viminale e dalla Farnesina assicurano massima vigilanza e dialogo continuo con Washington.

        Intanto, l’attenzione resta alta. Il destino dei due italiani coinvolti sembra ormai segnato: il rimpatrio, e non un volo verso la base militare più discussa al mondo. Ma il caso, anche se ridimensionato, alimenta la riflessione sulle politiche migratorie internazionali e sulle scelte spesso drastiche di gestione dei flussi. In un contesto, quello delle relazioni tra Italia e Usa, che appare solido e collaborativo, ma che non smette di sollevare interrogativi.

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          Mondo

          Oggetti dimenticati sul taxi: Uber fa l’elenco, dagli smartphone… alle aragoste

          Milioni di oggetti smarriti ogni anno nei sedili posteriori dei taxi: ecco i più strani, i più costosi e le città dove accade più spesso.

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            Ogni anno Uber, il più noto servizio di trasporti, pubblica la lista degli oggetti più assurdi dimenticati dai suoi passeggeri. Se gli smartphone dominano la classifica – con 1,7 milioni di telefoni persi negli Stati Uniti solo nel 2024 – gli autisti trovano anche fiori, strumenti musicali, valigie intere e perfino cibo surgelato.

            New York batte Miami: la città degli sbadati

            Se l’anno scorso Miami era il paradiso degli utenti distratti, nel 2025 la medaglia d’oro va a New York, seguita da Chicago e Los Angeles. La fascia oraria critica? Tra le 23 e mezzanotte, quando la stanchezza (o forse qualche drink di troppo) fa dimenticare qualunque cosa in auto. Oltre agli smartphone, il podio dei grandi classici è occupato da chiavi, portafogli e giacche. Molte anche le valigie e gli zaini, alcuni lasciati nel bagagliaio – il che, se si trattava dell’inizio di un viaggio, è una partenza davvero sfortunata.

            Hamburger surgelati e aragoste vive

            Ma il vero divertimento arriva con la lista degli oggetti più bizzarri. Tra i ritrovamenti di quest’anno spiccano 175 hamburger congelati, una testa di manichino con capelli umani, dieci aragoste vive (forse in fuga da una pentola), una motosega, un enorme bouquet da 100 rose (qualcuno avrà avuto problemi con una dichiarazione d’amore?). C’è anche chi ha lasciato dietro di sé un kit per il test del DNA, documenti di divorzio e persino una borraccia ricavata da un corno vichingo, chissà se reduci da una festa in costume o da un vero spirito guerriero. Anche i musicisti si dimostrano assai sbadati: una tromba, un trombone, una fisarmonica e un violino sono tra gli oggetti segnalati dai passeggeri. E tra i ritrovamenti più preziosi, spiccano un Rolex d’oro e un paio di Nile Air Jordan da collezione dal valore di 1.800 dollari. L’app di Uber permette di segnalare il proprio smarrimento e, se l’autista restituisce l’oggetto, riceve una mancia di 20 dollari. Un motivo in più per dare un’ultima occhiata al sedile prima di scendere. Non si sa mai cosa potremmo aver lasciato indietro!

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              Mondo

              Caos alla corte di Trump e Musk: i Miller in bilico, tra le tensioni politiche e i rumors di una liaison

              Lei braccio destro di Musk, lui stratega del presidente: ora la frattura tra i due egomani mette in crisi un matrimonio e accende i sospetti.

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                Stephen e Katie Miller: una coppia che sembrava perfetta, simbolo del potere nell’era trumpiana. Lui, consigliere fedelissimo di Donald Trump e architetto delle politiche più dure in tema di immigrazione, secondo solo a Susie Wiles nella cerchia ristretta del presidente. Lei, portavoce di Mike Pence durante il primo mandato di Trump, poi consulente di giganti come Apple sotto Biden e, di recente, figura chiave del Doge, il “ministero dell’Efficienza” creato ad hoc per gestire i rapporti con Elon Musk.

                Un equilibrio costruito negli anni, cementato anche dal matrimonio celebrato nel 2020 con tanto di benedizione di Trump, presente a Washington solo per loro. Ma oggi questo equilibrio rischia di spezzarsi sotto i colpi di due personalità che più egomani non si può: The Donald e Musk, impegnati in un duello senza esclusione di colpi che infiamma la politica e trascina dentro anche i Miller.

                Negli ultimi giorni, Katie si è ritrovata al centro del fuoco incrociato. Da un lato, la fiducia e la gratitudine verso Musk, di cui è una delle collaboratrici più stimate a SpaceX e, secondo i più maliziosi, anche la possibile nuova fiamma. Dall’altro, le pressioni che arrivano da Washington, dove l’essere stipendiata dall’ex alleato di Trump suona come un tradimento. La scelta è complicata: restare in Texas, nel cuore dell’impero spaziale di Musk, o tornare nella capitale per salvare la fedeltà politica e la credibilità del marito?

                Intanto, la frattura tra Musk e Trump è ormai esplosa in pieno. Il presidente ha ordinato l’arresto di chiunque indossi una mascherina a Los Angeles durante le proteste anti-immigrazione e ha minacciato la revoca di appalti miliardari alle aziende di Musk. Musk ha replicato con la sua solita ironia e un post criptico su X, accusando Trump di essere nei file di Epstein. Una bomba che ha fatto tremare anche il matrimonio dei Miller, visto che Elon ha smesso di seguire Stephen sui social e i due, un tempo amici, ora nemmeno si parlano.

                Il paragone con un’altra coppia famosa della politica americana viene spontaneo: Kellyanne e George Conway. Lei portavoce di Trump, lui avvocato liberal che arrivò a definire l’ex presidente “mentalmente instabile”. Anche lì, tra smentite e drammi familiari, alla fine arrivò il divorzio.

                Sulla tenuta del matrimonio dei Miller oggi si scommette addirittura online. Il sito Gambling 911 permette di puntare sul futuro di questa strana coppia e sul prossimo soprannome che Trump userà per denigrare Musk. E tra le puntate più gettonate c’è anche la domanda più scottante: sarà davvero Katie la nuova musa di Musk? Nell’America dei pettegolezzi e dei complotti, nulla è impossibile.

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