Connect with us

Mondo

Trump e gli “Epstein files”: cosa sono e perché potrebbero diventare un boomerang

Elon Musk rilancia un’accusa pesante: “Trump è nei file di Epstein e per questo non sono stati pubblicati”. Ma cosa sono davvero questi documenti? Ecco i dossier segreti che legano il finanziere al potere, tra jet privati e nomi altisonanti. La verità, dicono i complottisti, sarebbe pronta a emergere.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Si chiama “Epstein files” la nuova arma di Elon Musk nella battaglia a colpi di post con Donald Trump. Secondo il patron di Tesla e X, proprio lì ci sarebbe la vera “bomba” capace di mettere in imbarazzo il presidente americano: “Donald Trump è nei file di Epstein. Questa è la ragione vera del perché non sono stati resi pubblici”, ha scritto Musk sui social, alimentando la curiosità e il sospetto. Ma cosa sono questi file e cosa contengono davvero?

    I cosiddetti “Epstein files” sono un insieme di documenti legati a Jeffrey Epstein, il finanziere di New York arrestato nel 2019 per traffico sessuale di minorenni e morto suicida in carcere poco dopo. Quattro i dossier principali: il primo è il “Black Book”, una rubrica segreta con centinaia di contatti, tra politici, imprenditori e celebrità. Ci sono nomi come Tony Blair, Rupert Murdoch, Richard Branson e Mick Jagger. La sola presenza nel “libro nero” però non significa un coinvolgimento diretto negli abusi.

    Il secondo fascicolo è il “logbook” dei voli sul jet privato di Epstein, il famigerato “Lolita Express”, usato per portare ospiti nelle sue ville o nell’isola privata caraibica. Anche qui, i nomi illustri non provano di per sé comportamenti illeciti. Il terzo filone riguarda le testimonianze di vittime e collaboratori, mentre il quarto contiene gli atti processuali contro Epstein e la sua collaboratrice Ghislaine Maxwell, condannata a vent’anni.

    Il nome di Trump è già emerso nel “Black Book”, dove comparivano numeri di telefono suoi e di alcuni familiari. Negli anni ’90, il tycoon vantava un’amicizia con Epstein, ricordando che a entrambi “piacevano le belle donne, anche giovani”. Ma dopo l’arresto del finanziere, Trump si affrettò a prenderne le distanze. Nei registri di volo, non esiste prova che abbia mai preso parte ai viaggi sul “Lolita Express”.

    Tuttavia, Musk, nel suo stile provocatorio, suggerisce che esisterebbero verità più esplosive, tenute nascoste dal dipartimento di Giustizia guidato da Pam Bondi, ex alleata di Trump. “Segnatevi questo post. La verità verrà fuori”, ha scritto il miliardario. I complottisti trumpiani, però, finora avevano sempre accusato i Democratici di coprire i nomi scomodi.

    Insomma, nel gioco di accuse reciproche, gli “Epstein files” tornano a fare da sfondo a un duello tra i due uomini più influenti e, forse, più divisivi del mondo. Ma se davvero la verità dovesse emergere, non risparmierebbe nessuno.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Mondo

      Referto medico implacabile: Imane Khelif costretta a rivedere la sua carriera sportiva?

      Il referto trapelato fornisce un dato genetico (cariotipo XY), ma non è la prova definitiva per squalificare Imane Khelif o per affermare che sia un uomo.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

        Il dibattito sulla partecipazione di Imane Khelif alle competizioni di pugilato femminile si è intensificato dopo la diffusione online di un presunto referto medico. Il documento, attribuito al Dr. Lal PathLabs di Nuova Delhi, indicherebbe la presenza di un cariotipo maschile (46,XY) in 30 cellule della pugile analizzate. Tuttavia, la sua interpretazione è ben più complessa di quanto possa sembrare a prima vista.

        La questione del referto: è autentico e cosa implica?

        Il referto circolato online non ha ricevuto conferma ufficiale né dal laboratorio né dalla stessa Imane Khelif. Sebbene il documento indichi un cariotipo XY, questo dato da solo non è sufficiente a sostenere con certezza che Khelif sia biologicamente un maschio nel senso comune del termine, né che vi sia stato un “imbroglio”. Lo stesso laboratorio, infatti, nel referto specifica che non sono state osservate anomalie cromosomiche numeriche o strutturali macroscopiche. Ma sottolinea che il test non rileva microdelezioni o mutazioni genetiche più sottili. Queste ultime potrebbero essere alla base di condizioni di Differenze dello Sviluppo del Sesso (DSD), che includono diverse forme di intersessualità. Il documento, inoltre, invita espressamente a una “correlazione clinica” («Results to be clinically correlated»). Ovvero una valutazione medica completa che tenga conto di anatomia, ormoni ed eventuali sindromi genetiche.

        Cariotipo XY: la scienza oltre la semplificazione

        La scienza medica ha da tempo chiarito che possedere un corredo cromosomico XY non equivale automaticamente a essere un uomo. Esistono condizioni genetiche rare, come la sindrome da insensibilità agli androgeni (AIS), in cui un individuo con cromosomi XY sviluppa caratteristiche femminili. Come spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità, lo sviluppo delle caratteristiche sessuali è il risultato di una complessa interazione tra cromosomi e ormoni. Ci sono diverse condizioni che possono portare a uno sviluppo sessuale diverso da quello atteso in base al cariotipo di partenza. In tali casi, come ribadito dalla Società Italiana di Endocrinologia (SIE), pur essendo geneticamente XY, l’organismo potrebbe non rispondere agli ormoni maschili, portando a uno sviluppo femminile già in fase embrionale e all’attribuzione del genere femminile alla nascita.

        Ma quindi quali saranno le mplicazioni per la carriera sportiva di Khelif?

        La World Boxing ha stabilito che Imane Khelif non può partecipare a futuri eventi femminili senza sottoporsi a test cromosomici. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), tramite il suo presidente Thomas Bach, ha suggerito che i risultati trapelati siano frutto di una campagna di disinformazione russa, dato il disconoscimento dell’IBA da parte del CIO per dispute etiche e finanziarie. Tuttavia, l’autenticazione del laboratorio indiano che ha condotto i test aumenta la pressione sul CIO affinché chiarisca la sua posizione. Per quanto riguarda eventuali vantaggi sportivi, la SIE ha sottolineato che non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino un beneficio atletico in queste condizioni.

        Il referto trapelato fornisce un dato genetico (cariotipo XY), ma non è la prova definitiva per squalificare Khelif o per affermare che sia un uomo. La situazione richiede una comprensione più approfondita delle complesse intersezioni tra genetica, sviluppo sessuale e regolamenti sportivi.

          Continua a leggere

          Mondo

          Gli antenati? Tutti drogati. Le antiche civiltà facevano uso di droghe naturali

          Capelli di 3.000 anni fa ritrovati a Minorca contengono tracce di potenti alcaloidi: un viaggio nei rituali sciamanici e nell’uso delle droghe naturali nelle civiltà antiche.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

            Era un’epoca lontana, quella in cui il confine tra il mondo terreno e quello spirituale si cercava di superare attraverso riti, cerimonie e… sostanze psicotrope. La recente scoperta a Minorca ci offre un nuovo frammento di questa storia dimenticata. Capelli di 3.000 anni fa, conservati in raffinate scatole di legno all’interno di una grotta, contenevano potenti droghe naturali. Le analisi condotte hanno rivelato la presenza di atropina e scopolamina, alcaloidi capaci di indurre allucinazioni ed esperienze extracorporee, e efedrina, un potente stimolante del sistema nervoso. È il segno di antichi rituali sciamanici, in cui queste sostanze venivano assunte per entrare in contatto con il divino, predire il futuro o guidare i defunti nell’aldilà. Ma Minorca non è un caso isolato. In ogni angolo del mondo, antiche civiltà hanno fatto ricorso a piante con effetti straordinari.

            Il culto delle piante sacre nelle antiche civiltà

            In America centrale, le antiche civiltà dei Maya e Aztechi utilizzavano il peyote e i funghi allucinogeni, considerati strumenti sacri per avvicinarsi agli dei. Questi popoli chiamavano i funghi “la carne degli dei”, poiché permettevano visioni che venivano interpretate come messaggi divini. In Sud America, gli sciamani amazzonici praticavano cerimonie con l’ayahuasca, una bevanda psichedelica che induce profonde esperienze spirituali. Ancora oggi, nelle comunità indigene, l’ayahuasca è considerata un portale per la conoscenza e la guarigione. Nel mondo greco e romano, si parlava di una misteriosa pozione utilizzata nei riti segreti di Eleusi, i cui partecipanti giuravano di mantenere il segreto. Gli storici sospettano che contenesse una variante di segale cornuta, un fungo da cui deriva l’LSD.

            In Asia, i monaci tibetani usavano particolari estratti di cannabis e datura, sia per raggiungere stati meditativi profondi che per eseguire pratiche di guarigione.

            Persino i Vichinghi, secondo alcuni studi, assumevano bufotenina, un alcaloide presente nella pelle di alcune rane, per entrare in stati di trance durante le battaglie, trasformandosi nei leggendari berserker.

            Connessione strette tra uomo e natura

            Ciò che accomuna queste culture è la convinzione che le sostanze naturali non fossero semplicemente strumenti di alterazione mentale, ma veicoli di conoscenza, utilizzati per comprendere meglio il mondo e l’esistenza.Il ritrovamento a Minorca è una testimonianza potente. Le droghe naturali hanno accompagnato l’umanità per millenni, influenzando religioni, miti e cerimonie. Forse, ciò che oggi consideriamo pericoloso o illecito, un tempo era visto come sacro, come un dono della terra per avvicinare l’uomo al mistero dell’universo.

              Continua a leggere

              Mondo

              Donald Trump ed Elon Musk, due bambini in lite: “Sei ingrato!” – “Sei un bugiardo!” – Ma chi li ha messi lì?

              Dall’Ovale alla Silicon Valley: Trump e Musk se le dicono di tutti i colori, tra accuse di “ingratitudine” e insulti social, minacce di tagli ai sussidi e complotti nei file di Epstein. Una guerra tra titani? No: una rissa tra due ragazzini viziati, col potere di decidere il destino del mondo.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                Benvenuti alla rissa dell’anno: Trump contro Musk, Musk contro Trump. Uno spettacolo che ha il gusto di un litigio tra due bambini dell’asilo che si contendono il triciclo, solo che questi qui hanno in mano le chiavi del pianeta. Il primo, Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, che sfoggia la sua solita retorica da bar sport con la stessa grazia di un toro in cristalleria. L’altro, Elon Musk, il bambino prodigio (o presunto tale) della Silicon Valley, che a forza di razzi, algoritmi e idee folli sembra convinto di essere il salvatore della patria. E invece? Litigano come due scolaretti.

                La miccia? Poca roba, come sempre quando i capricci incontrano l’ego. Musk, offeso dal taglio dei sussidi per le sue Tesla, spara a zero sui tagli fiscali dei Repubblicani e insinua che Trump sia un ingrato, un bugiardo, un uomo che non mantiene le promesse. Trump, dal canto suo, scoppia di bile e tuona: “Il modo più semplice per risparmiare miliardi è chiudere i rubinetti a Musk”. Sembra un dialogo da cartone animato – e invece è la realtà di un mondo guidato da questi due.

                E mentre Musk lancia sondaggi su X per creare “un nuovo partito che rappresenti l’80% della popolazione” (detto da uno che flirta con i neonazi tedeschi, fa ridere e tremare insieme), Trump non resiste alla tentazione di passare dalle minacce ai complotti. Perché Musk non si ferma: pubblica e cancella, ironizza, poi spara la bomba – “Il nome di Trump è nei file di Epstein”. E chi se ne importa se non c’è una prova? L’importante è mettere in difficoltà l’altro, come due bimbi pestiferi che si accusano a vicenda davanti alla maestra.

                La cosa surreale è che sono loro a decidere il futuro: un ex presentatore tv trasformato in presidente e un miliardario che gioca a fare l’imperatore di Marte. Ma chi li ha messi lì? Chi ha pensato che fossero i “salvatori” dell’Occidente? La risposta è semplice e fa rabbrividire: la gente. Quella che crede alle promesse urlate, ai meme virali, ai tweet da quattro parole che promettono rivoluzioni e cambiano il destino di milioni di persone.

                Così, mentre la Casa Bianca e la Silicon Valley si trasformano in un pollaio, il mondo osserva attonito. Musk twitta e cancella, Trump minaccia e sconfessa. E i veri problemi – la crisi climatica, le guerre, la miseria, i diritti – stanno lì a guardare, ignorati come brutti ceffi al ballo della recita scolastica.

                Elon Musk, l’uomo dei razzi e delle auto elettriche, quello che “non vuole essere schiavo dell’ipocrisia” ma poi sbava dietro ai contratti governativi. Trump, il re delle televendite trasformato in presidente, che parla di “etica del guerriero” e poi si comporta come un venditore di pentole porta a porta.

                E la gente? A guardare questi due che si ringhiano addosso, come se fosse una puntata di Beautiful. Sì, perché alla fine il popolo ama i drammi: se i due litigano, tanto meglio – un po’ di trash distrae dalle bollette, dalla guerra, dal resto.

                Ma mentre ci godiamo lo show – un tweet qui, una minaccia lì – resta il retrogusto amaro. Perché questi due, con le loro scenette e la loro faida da circo, hanno in mano il mondo. E mentre si accusano come due mocciosi, la sensazione è che la politica, la scienza, la responsabilità siano andate in vacanza.

                Buon divertimento a tutti. Ma ricordiamoci che in questa commedia – o tragedia, fate voi – a pagare il prezzo siamo noi. Il pubblico. Gli spettatori. Quelli che alla fine restano sempre a bocca aperta a chiedersi: “Ma come abbiamo fatto a finire così?”.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù