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Gossip

Rossella Brescia: «Dopo 20 anni lasciata all’improvviso, senza un perché»

Rossella Brescia, volto amato della televisione italiana, ha recentemente condiviso un capitolo intimo della sua vita con i suoi fan, parlando della conclusione della sua lunga relazione con Luciano Mattia Cannito, rivelando il dolore e la sorpresa che questa separazione ha comportato per lei.

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    Un cuore che batte solo per il papà
    Rossella Brescia è originaria di Martina Franca, sua città natale. Torna a casa appena può soprattutto per rivedere e riabbracciare il suo papà Francesco da tempo malato di alzheimer che non la riconosce ormai più.

    “Questo dolore mi ha segnata profondamente, ma il tempo che passo con lui è inestimabile”.

    Rossella dalla sartoria di papà alla danza, una passione nata da un passo a due

    Rossella Brescia, un nome noto nel mondo dello spettacolo italiano, ha le radici ben piantate nella terra pugliese. Figlia di un sarto e di una donna lavoratrice, la sua passione per la danza è nata in modo inatteso, quasi per caso.

    “Papà era sarto, ma non voleva assolutamente che facessi il suo mestiere”, racconta la Brescia. “Lui sognava di fare l’attore e aveva anche mandato delle foto a Cinecittà, ma la nonna lo aveva minacciato: ‘Se vai non tornare'”. Un destino diverso, dunque, per il padre, ma che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita.

    E la madre? “Ha sempre lavorato”, continua la ballerina. “Da lei ho imparato a stare con i piedi per terra: nel mio mestiere c’è il rischio di farsi trasportare dall’effimero…”. Un insegnamento prezioso che ha accompagnato Rossella Brescia lungo tutta la sua carriera.


    Dalla danza alla radio, mille vite in una
    Svegliarsi alle 6 del mattino per la radio non è da tutti, ma per Rossella Brescia è ormai una routine. “Alle 7 comincia la diretta di Tutti pazzi per Rds” con le sue esilaranti imitazioni, come quella della massaggiatrice Ciu-Lin e Sophia Loren, un’icona del cinema italiano che Rossella Brescia imita con grande affetto. “Di lei ho ricordi stupendi: vedevo i suoi film con mio padre. Con il mio autore, David Lubrano, e con Luigi Esposito di Gigi e Ross abbiamo pensato al suo personaggio”.

    La fine della sua lunga storia d’amore con Luciano Mattia Cannito

    “È finita una storia che durava da vent’anni”, ha rivelato con sincerità. Una separazione inaspettata, soprattutto per lei: “Non l’ho deciso io, per me è stato uno choc”. Nonostante il legame profondo e duraturo, la coppia ha deciso di prendere strade separate. “Ma è come se fossimo sposati”, ha confidato la Brescia, sottolineando l’importanza che la relazione ha avuto nella sua vita.

    Un dolore profondo, mitigato però da una grande forza d’animo. “Se ce l’ha fatta Jennifer Aniston dopo che Brad Pitt l’ha lasciata, ce la posso fare pure io”, ha affermato con determinazione. E ha aggiunto: “Ma almeno lì c’era un motivo! Se non sai perché succede è più dura”.

    Nonostante la fine della storia, Rossella Brescia ha mantenuto un ottimo rapporto con l’ex compagno e con la figlia. “Siamo rimasti amici, sento sua figlia, che praticamente ho visto crescere”, ha rivelato. “Cerco sempre di restare in armonia con le persone: il livore mi toglie energia”.

    La Brescia ha anche affrontato il tema della maternità, un desiderio che non si è realizzato. “I figli li ho desiderati e ho fatto delle cose per averli, ma non sono arrivati”, ha ammesso. “Però non ho il rimpianto. Sono gli altri che te lo fanno pesare”.

    Credit foto – Rossella Brescia IG

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      Personaggi

      Amanda Lear torna a parlare di Dalí: «Era innamorato pazzo di me, ma non poteva soddisfarmi né aiutarmi»

      Amanda Lear riporta alla luce aneddoti del suo legame con Salvador Dalí: un rapporto fatto di ossessioni eleganti, formalità infinite e confessioni inattese. «Mi adorava, ma restava prigioniero della religione e della moglie», racconta la musa, che svela come il pittore vivesse in un tempo tutto suo, tra aristocratici immaginari, tabù cattolici e il rifiuto categorico che lei fosse vista come un’amante.

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        Amanda Lear non smette mai di ritornare sul suo capitolo più iconico: Salvador Dalí. E questa volta lo fa con una serie di pillole che riportano il pubblico direttamente negli anni in cui la diva era la musa più misteriosa d’Europa. «Dalí era innamorato pazzo di me», dice, con quella naturalezza che solo lei può permettersi. Un innamoramento strano, quasi metafisico, perché il pittore sapeva perfettamente di non poterla “soddisfare”, come confessa Amanda con un sorriso tagliente.

        Un amore fuori dal tempo
        Lear racconta un Dalí che parlava e si muoveva come un aristocratico del Settecento. «A lui piacevano le contesse, le principesse», spiegando come il maestro avesse un’attrazione quasi teatrale per tutto ciò che odorava di nobiltà. Il rapporto tra loro era intimo ma formalissimo: «Ci siamo sempre dati del lei», rivela, come se anche nella privacy ci fosse una scenografia da rispettare.

        Cattolico, geloso e rigidissimo
        La diva rivela un tratto meno noto dell’artista: la sua religiosità. «Era religiosissimo, tradizionale. Non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante». Un’improvvisa pruderie che stride con l’immagine del genio eccentrico e libertino che il mondo conosce. Dalí, invece, con Amanda si muoveva come un uomo d’altri tempi, timoroso del giudizio e legato a un rigore quasi clericale.

        La verità su soldi, gelosie e limiti
        Lear aggiunge un dettaglio che colpisce: «Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”». Una frase che vale più di mille biografie, perché mostra un Dalí incapace di rompere la gabbia delle proprie regole. Un uomo combattuto tra fascinazione e moralismi, tra la sua musa e Gala, la compagna di una vita.

        E Amanda, ancora una volta, glielo perdona con eleganza.

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          Gossip

          Sophie Grégoire parla della love story Trudeau–Katy Perry: «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata e triste»

          Sophie Grégoire commenta per la prima volta il nuovo amore di Justin Trudeau con Katy Perry, ammettendo di aver vissuto momenti complessi e di essersi concessa emozioni forti. «Mi permetto di essere delusa, arrabbiata o triste», spiega, ricordando quanto la salute mentale passi anche dalla capacità di non negare a sé stessi il dolore.

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            La notizia della relazione tra Justin Trudeau e Katy Perry era inevitabile che producesse qualche scossa anche lontano dai riflettori. E infatti Sophie Grégoire, ex moglie del premier canadese, ha deciso di parlare. Senza scivolare nel gossip spicciolo, ma affrontando la vicenda dal punto di vista più intimo e umano: quello delle emozioni che non si possono controllare.

            La delusione senza filtri
            «Mi permetto di sentirmi delusa da qualcuno, di essere arrabbiata o triste», ha dichiarato Sophie, usando parole dirette e senza giri di frasi. Un messaggio che suona come un’autodifesa emotiva ma anche come un invito a non fingere indifferenza quando la vita cambia direzione. Perché, come ricorda lei stessa, «so per esperienza personale quanto sia importante, come sostenitrice della salute mentale, permettersi di provare queste emozioni».

            Una storia che fa rumore
            La relazione tra Trudeau e Katy Perry, confermata nei fatti più che nelle parole, ha ovviamente attirato una quantità enorme di attenzioni. E inevitabilmente ha riacceso l’interesse verso il divorzio tra il premier e Sophie, annunciato nel 2023 dopo diciotto anni di matrimonio. Da allora, entrambi hanno mantenuto un profilo relativamente riservato. Ma questa volta Sophie ha scelto di non tacere.

            Il coraggio di nominare il dolore
            Le sue parole non cercano colpevoli, non aprono guerre e non avvelenano il clima familiare. Sono piuttosto la fotografia di una donna che rivendica il diritto di sentirsi ferita, senza vergogna. Una sincerità rara, soprattutto quando si parla di figure pubbliche che spesso si nascondono dietro comunicati anodini e frasi studiate a tavolino.

            L’equilibrio da ritrovare
            Il futuro sentimentale di Justin Trudeau continuerà a far discutere, soprattutto se accanto a lui c’è una delle popstar più riconoscibili del pianeta. Ma la frase che resta impressa è quella di Sophie: un promemoria che la salute mentale passa anche dalla possibilità di dire a voce alta ciò che fa male. E di accettare che delusione, rabbia e tristezza non sono debolezze, ma tappe necessarie per ricominciare.

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              Gossip

              Gilles Rocca rompe i tabù a Ciao Maschio: «Se mi piacesse un uomo, direi sì. È naturale seguire le proprie pulsioni»

              Ospite di Ciao Maschio, Gilles Rocca sorprende con un discorso limpido sulla possibilità di provare attrazione per un uomo: «Accetterei le sue avance, non avrei problemi». Un ragionamento che sposta il dibattito oltre le etichette e rivendica la libertà di seguire ciò che si sente davvero.

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                Gilles Rocca non è nuovo alle uscite dirette, ma stavolta a Ciao Maschio ha fatto molto più che rispondere a una domanda: ha scardinato un paio di tabù che in tv resistono ancora un po’ troppo. Da Nunzia De Girolamo, infatti, l’attore ha affrontato senza esitazioni il tema dell’attrazione e della possibilità – teorica, pratica, emotiva – di dire sì anche a un uomo.

                «Se mi piacesse un uomo, sì: direi assolutamente sì»
                La frase è arrivata chiara, quasi disarmante nella sua semplicità. «Se io dovessi avere un’attrazione verso un uomo, non ci sarebbero problemi», ha detto Rocca. «Se mi concederei a un uomo? Beh, se mi piacesse sì, assolutamente, accetterei le sue avance. Non avrei problemi». Nessun imbarazzo, nessuna schermaglia retorica. Solo l’idea, molto lineare, che il desiderio non abbia padroni e non conosca confini prestabiliti.

                «Non è apertura: è naturalezza»
                Rocca ha voluto chiarire subito il punto: non sta facendo professioni di modernità forzata o di fluidità di tendenza. «Mi piacciono le donne», ha ribadito. «Però sono assolutamente aperto. Anzi, in realtà non trovo neanche che sia una questione di apertura, ma una cosa naturale. Rispettare quello che è la tua pulsione, quello che ti piace, ciò che senti». Un ragionamento che mette all’angolo le categorie e rimette al centro ciò che spesso ci si dimentica di nominare: il corpo, le emozioni, la sincerità verso sé stessi.

                Un discorso che spiazza… in meglio
                Non tanto per il contenuto, quanto per il tono. Rocca non ha cercato l’effetto shock. Ha detto una cosa semplice, ma rivoluzionaria proprio perché priva di dramma: se un giorno accadesse, non ci sarebbe nulla da giustificare. Un approccio che ha fatto scattare reazioni immediate sui social, tra chi applaude alla franchezza e chi sottolinea come il suo discorso possa parlare a una generazione che fatica ancora a sentirsi legittimata nel vivere ciò che prova.

                Un maschile che cambia
                Il punto, forse, è proprio questo: vedere un uomo percepito come “maschile tradizionale” – fisico, presenza scenica, carisma – dire una cosa così, con quel tono, sposta un equilibrio. Mostra un’altra idea di virilità, meno rigida e più abitata. E, nel suo piccolo, contribuisce a far respirare un dibattito che ha ancora parecchia strada da fare.

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