Animali
LSD per curare i cani con ansia: uno studio svela come microdosi possano calmare senza effetti collaterali
Uno studio pilota mostra come la sostanza psichedelica, somministrata ai cani in quantità ridotte, possa calmare i comportamenti ansiosi senza causare alterazioni percettive o effetti collaterali avversi.
Gli studi sull’uso di LSD, una delle sostanze psichedeliche più potenti conosciute, non si fermano solo al trattamento delle patologie umane. Una nuova ricerca della Universidad de las Palmas de Gran Canaria, pubblicata su autorevoli riviste scientifiche tra cui Nature, suggerisce che, a dosi estremamente basse, l’LSD possa diventare un trattamento efficace per l’ansia nei cani, senza provocare effetti collaterali indesiderati.
La scoperta e i primi test
L’LSD, noto soprattutto per i suoi effetti sulla percezione della realtà e dell’identità negli esseri umani, è stato impiegato negli ultimi anni come trattamento sperimentale per disturbi psicologici e fisici. Tuttavia, l’idea di utilizzarlo in campo veterinario per trattare l’ansia nei cani rappresenta una novità assoluta.
La ricerca si è concentrata su una cagna di nome Lola, 13 anni, affetta da grave ansia da separazione. Gli esperti, per testare l’efficacia e la sicurezza della terapia, hanno somministrato una microdose di LSD, valutando attentamente le sue reazioni e monitorando i comportamenti in situazioni tipiche di stress, come la solitudine e l’allontanamento dai proprietari.
Risultati sorprendenti
Entro due ore dalla somministrazione, Lola ha mostrato un cambiamento significativo nel suo comportamento: la cagna è risultata notevolmente più calma e rilassata, senza manifestare reazioni distruttive o abbaiare, atteggiamenti tipici del suo stato ansioso. Secondo i ricercatori, il farmaco ha funzionato come un calmante, riducendo i sintomi di ansia, ma senza indurre alcun effetto psichedelico.
A differenza dell’uso umano, dove l’LSD altera le percezioni sensoriali e la coscienza, nel caso di Lola non si sono osservate alterazioni senso-percettive o stati mentali alterati. La cagna ha mantenuto un atteggiamento stabile e naturale anche in contesti che in passato le avrebbero causato forte stress.
Assenza di effetti collaterali
Un aspetto chiave emerso dalla ricerca è stato l’assenza di effetti collaterali. Lola, dopo cinque ore dall’assunzione del farmaco, è tornata al suo stato normale senza mostrare segni di affaticamento, alterazioni motorie o sensoriali, né cambiamenti comportamentali. Questo risultato è fondamentale, perché molte delle terapie attualmente utilizzate per trattare l’ansia nei cani possono avere effetti collaterali come sedazione e apatia.
Il team di ricercatori ha sottolineato come questo primo studio rappresenti un passo iniziale, ma promettente, verso un nuovo approccio terapeutico. Ovviamente, Lola è solo un singolo caso di studio e saranno necessari ulteriori approfondimenti per confermare i risultati su un campione più ampio di soggetti.
Verso nuove terapie?
Se ulteriori ricerche confermeranno i risultati preliminari, l’utilizzo di microdosi di LSD potrebbe aprire la strada a un’innovativa alternativa alle cure tradizionali per l’ansia nei cani, specialmente quella legata alla separazione.
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Animali
Snack per cani: premio, vizio o strumento educativo?
Tra premi, coccole e rischi di eccessi, il tema degli snack per i cani divide molti proprietari. Ma secondo gli esperti, se scelti e dosati nel modo giusto, possono essere alleati preziosi del benessere e dell’educazione del nostro amico a quattro zampe.
Il dilemma del bocconcino
C’è chi li considera una coccola irrinunciabile e chi, invece, teme che rovinino la dieta. Gli snack per cani — che si tratti di biscottini, bocconcini di carne o premi masticabili — sono da tempo al centro di un dibattito tra proprietari e veterinari. “Fanno bene o fanno male?”, è la domanda più frequente tra chi desidera viziare il proprio cane senza correre rischi per la salute.
Secondo la dottoressa Zita Talamonti, medico veterinario comportamentalista, la risposta non è un semplice sì o no: “Gli snack possono essere molto utili, purché usati nel modo corretto. Sono strumenti efficaci sia nell’educazione del cane, come rinforzo positivo, sia come momento di coccola e gratificazione”.
Il rinforzo positivo: perché funziona
In ambito educativo, gli snack sono parte di una strategia ben precisa: il rinforzo positivo. “Il cane impara molto più velocemente quando un comportamento corretto viene premiato piuttosto che quando viene punito”, spiega la dottoressa Talamonti. “Un bocconcino nel momento giusto, unito a un ‘bravo!’ o a una carezza, rafforza la relazione con il proprietario e aiuta a fissare il comportamento desiderato”.
Non tutti i cani, però, rispondono allo stesso tipo di stimolo. “Alcuni preferiscono il cibo, altri un gioco o un momento di attenzione. Capire cosa motiva di più il proprio cane è parte del lavoro educativo”, sottolinea la veterinaria.
Quando e come dare gli snack
Gli snack non devono essere distribuiti a caso. È importante farne un uso mirato, legato a un contesto preciso: un esercizio ben riuscito, un momento di calma o una routine di cura. Ecco alcune situazioni in cui il bocconcino diventa utile:
- Addestramento: piccoli premi rendono l’apprendimento più rapido e piacevole.
- Relax e igiene orale: snack masticabili aiutano a tenere puliti i denti e riducono lo stress.
- Stimolazione mentale: nascondere premi in giochi interattivi favorisce la concentrazione e riduce la noia.
Il segreto sta nelle quantità. Gli snack non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere del cane, per evitare sovrappeso e problemi digestivi. Se usati per l’addestramento, meglio sceglierli piccoli, leggeri e a basso contenuto calorico.
Quali scegliere (e quali evitare)
Oggi il mercato offre una vasta gamma di snack per cani, ma non tutti sono uguali. “È fondamentale leggere le etichette”, avverte la dottoressa Talamonti. “Meglio orientarsi verso prodotti naturali e specifici per cani, a base di proteine di qualità, privi di zuccheri, coloranti o conservanti artificiali”.
Tra le alternative più sane e facili da preparare in casa ci sono:
- Carne o pesce essiccato, senza sale né condimenti.
- Frutta e verdura sicure, come mela, banana, carote o zucchine (senza semi).
- Snack funzionali per l’igiene orale, approvati dal veterinario.
Assolutamente da evitare, invece, cibi tossici come cioccolato, cipolla, aglio, uva, avocado o ossa cotte, che possono causare gravi intossicazioni.
Il ruolo emotivo della “coccola”
Gli snack non sono solo nutrimento o strumento educativo: hanno anche un forte valore relazionale. “Offrire un premio al cane, se fatto con equilibrio, è un gesto d’affetto e comunicazione”, spiega la veterinaria. “Diventa un momento di connessione tra animale e proprietario, rafforzando il legame di fiducia”.
Tuttavia, è bene evitare che lo snack diventi una risposta automatica a ogni richiesta del cane. “Il rischio è viziarlo, trasformando il premio in un diritto acquisito. Lo snack deve restare un gesto consapevole, non un’abitudine compulsiva”, avverte l’esperta.
In sintesi: sì agli snack, ma con criterio
Gli snack possono essere alleati del benessere e dell’educazione del cane, ma solo se integrati in una dieta bilanciata e usati con moderazione. La chiave è il buon senso: scegliere prodotti naturali, premiare nei momenti giusti e non abusarne.
Come conclude la dottoressa Talamonti: “Un bocconcino offerto con affetto e misura può dire molto di più di mille parole: è un modo per comunicare con il cane nel suo linguaggio, quello della fiducia e del rispetto reciproco”.
Animali
Quando il cane “dà la zampa” senza essere stato richiesto: cosa vuole davvero comunicarci
Secondo veterinari e comportamentalisti, l’atto non è un semplice automatismo: è un comportamento appreso che il cane usa per attirare l’attenzione, chiedere qualcosa o esprimere uno stato emotivo. E capire il contesto è fondamentale.
Una zampa sollevata e poggiata sulla gamba del proprietario è uno dei comportamenti più frequenti – e spesso fraintesi – dei cani domestici. Per molti è solo una richiesta di coccole, per altri un gesto affettuoso. In realtà la sua interpretazione è più complessa e, come spiegano i veterinari, varia molto a seconda del contesto e della personalità dell’animale.
Il veterinario romano Federico Coccìa, intervistato da Adnkronos Salute, chiarisce un punto fondamentale: si tratta di un comportamento appreso, non di un gesto istintivo. «Il cane imita alcuni movimenti che osserva nell’uomo e scopre che alzare la zampa genera quasi sempre una risposta: attenzione, carezze, o addirittura un premio. Così il gesto diventa uno strumento di comunicazione».
Ma perché il cane sceglie proprio la zampa? Gli esperti di comportamento animale, tra cui l’American Veterinary Society of Animal Behavior, evidenziano che i cani usano il contatto fisico per modulare la comunicazione con i membri del gruppo sociale. Posare la zampa su qualcuno può essere un modo per “marcare” una presenza, richiamare lo sguardo o creare un contatto rassicurante. Proprio per questo il significato cambia in base al linguaggio del corpo che lo accompagna.
Secondo Coccìa, per interpretare correttamente il segnale è utile osservare il viso del cane: «Occhi morbidi, orecchie rilassate e postura distesa indicano che il gesto è un invito al contatto, una sorta di pacca amichevole. Se invece lo sguardo è basso, il muso appare teso o l’animale sembra irrequieto, è probabile che la zampa serva a chiedere qualcosa: uscire, mangiare, giocare o essere rassicurato».
I comportamentalisti sottolineano anche che la zampa può essere un segno di stress lieve. Alcuni cani la sollevano quando si trovano in situazioni ambigue o non sanno come comportarsi: un comportamento definito “segnale calmante”. In questi casi la richiesta non è di attenzione, ma di riduzione della tensione.
Per comprendere cosa voglia dire davvero il cane, gli esperti consigliano di analizzare ciò che succede prima del gesto. Porsi alcune domande aiuta a chiarire il messaggio:
– Perché si avvicina e mi fissa?
– Perché cammina verso la porta?
– Perché ha mostrato un giocattolo o si è diretto verso la ciotola?
– Perché sembra agitarsi senza motivo?
Spesso la risposta si trova nella sequenza comportamentale: la zampa è semplicemente l’ultimo tassello di un messaggio iniziato qualche secondo prima.
Comprendere questo linguaggio non verbale favorisce una convivenza più serena e riduce i malintesi. «Chi vive con un cane impara in fretta che ogni animale comunica in modo diverso», ricorda Coccìa. «L’importante è non ignorare il gesto, ma interpretarlo: dietro una semplice zampa può esserci una richiesta d’affetto, un bisogno concreto o un segnale di disagio».
In un rapporto basato sulla fiducia reciproca, anche un piccolo gesto diventa una conversazione. Sta a noi imparare ad ascoltarla.
Animali
Perché cani e gatti combinano disastri quando restano soli in casa
Quando i proprietari escono, molti animali domestici manifestano comportamenti distruttivi: un fenomeno comune ma tutt’altro che casuale.
Rientrare a casa e trovare cuscini sventrati, piante rovesciate o scarpe mordicchiate è un’esperienza familiare per molti proprietari di animali. Sebbene la tentazione sia quella di attribuire il tutto a dispetti o capricci, la scienza comportamentale racconta una storia diversa. Gli animali non agiscono per ripicca: i comportamenti distruttivi sono spesso la manifestazione di stress, frustrazione o bisogni non soddisfatti.
La causa più nota è l’ansia da separazione, particolarmente diffusa nei cani. Quando il proprietario esce, l’animale può percepire l’assenza come una minaccia alla propria sicurezza. Studi veterinari indicano che l’ansia può generare vocalizzazioni, graffi prolungati su porte e mobili o veri e propri attacchi agli oggetti presenti in casa. Anche i gatti, pur essendo più indipendenti, possono sviluppare stress da solitudine, che si manifesta con comportamenti compulsivi come graffiare eccessivamente o rovesciare oggetti per attirare l’attenzione.
Un altro fattore frequente è la noia. I nostri animali vivono in ambienti stimolanti solo quando siamo presenti: durante il resto della giornata, spesso non hanno sufficienti occasioni per muoversi o esplorare. Per questo alcuni trasformano la casa in un “campo di gioco alternativo”, strappando tessuti, aprendo cassetti o arrampicandosi dove non dovrebbero. Nei cani particolarmente energici, la mancanza di attività fisica quotidiana acuisce la necessità di scaricare energia in modi poco graditi ai proprietari.
Anche la fase di crescita influisce molto. Cuccioli e gattini esplorano il mondo con la bocca e le unghie: mordere, tirare, trascinare oggetti è un modo per conoscere l’ambiente e affinare abilità motorie. Durante la dentizione, poi, il bisogno di masticare aumenta esponenzialmente. In assenza di giochi adeguati, il divano diventa un’opportunità irresistibile.
Non bisogna sottovalutare nemmeno la componente comunicativa. Alcuni animali distruggono oggetti impregnati dell’odore del proprietario — come scarpe, calze o cuscini — perché questi elementi offrono conforto. Altri possono manifestare disagio fisico o ambientale: rumori esterni, cambiamenti nella routine quotidiana, caldo eccessivo o mancanza di punti sicuri da cui osservare la casa possono contribuire ai comportamenti problematici.
Gli esperti concordano su una serie di misure preventive. Prima fra tutte, aumentare la stimolazione mentale e fisica: giochi interattivi, passeggiate regolari, tiragraffi, percorsi per gatti e puzzle alimentari riducono significativamente comportamenti distruttivi. Anche l’addestramento graduale alla solitudine può fare la differenza, abituando l’animale a restare tranquillo quando il proprietario si allontana. Per i casi più complessi, veterinari e comportamentalisti suggeriscono percorsi terapeutici personalizzati, talvolta associati a supporti farmacologici.
In definitiva, quando un animale “fa danni”, non sta cercando di punire nessuno: sta comunicando un disagio che merita ascolto. Comprenderne le cause permette non solo di proteggere la casa, ma anche di migliorare il benessere di chi vi abita — a quattro zampe e non.
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