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Cucina

Granita al limone, un bacio ghiacciato di fantastica freschezza!

È un dessert rinfrescante al cucchiaio, perfetto per combattere il caldo estivo. A base di acqua, zucchero e succo di limone, è un sorbetto semi-congelato dalla consistenza granulosa e dal sapore aspro, ma anche zuccherino.

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    Le origini della granita risalgono al IX secolo, quando gli arabi dalla Sicilia introdussero nell’isola l’uso dello “sharbat”, una bevanda ghiacciata a base di frutta o acqua di rose. Nel corso dei secoli, la ricetta dello sharbat si è evoluta, dando vita alla granita, ancora oggi di confermato successo grazie alla semplicità degli ingredienti utilizzati, sapientemente dosati, per realizzare un dolce genuino e autentico, che si declina in numerose varianti, tra cui quella al caffè, al latte di mandorle, all’arancia, alle fragole, alla menta…

    Ingredienti

    500 ml di acqua
    250 g di zucchero semolato
    Il succo di 4 limoni freschissimi (o biologici)
    Scorza grattugiata di 2 limoni
    Un pizzico di sale fino

    Procedimento
    Lava accuratamente i limoni e grattugia la scorza di due. Spremi i limoni e filtra il succo per eliminare i semi e i filamenti. In un pentolino, metti l’acqua con lo zucchero, portare a bollore a fuoco medio, mescolando di tanto in tanto fino a quando lo sciroppo diventerà trasparente. Togli dal fuoco e fai raffreddare completamente.

    Unisci, adesso il succo di limone filtrato, la scorza grattugiata e un pizzico di sale allo sciroppo freddo. Mescola bene per amalgamare il composto. Versa tutto in una ciotola bassa possibilmente in alluminio. Metti in freezer per almeno 4 ore, mescolando con una forchetta ogni 30 minuti circa per rompere i cristalli di ghiaccio e ottenere una consistenza granulosa.

    Servi la granita al limone quando ha raggiunto la consistenza desiderata. Decora con una fetta di limone e foglie di menta.

    Qualche suggerimento
    Se non disponi di una ciotola in alluminio, puoi utilizzare un contenitore per alimenti adatto al congelamento. La granita si conserva in freezer per 2-3 giorni.
    Per un gusto ancora più rinfrescante, puoi aggiungere al composto un cucchiaio di limoncello o un pizzico di menta fresca tritata.

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      Cucina

      La verzata, la zuppa di verze che profuma d’inverno: storia e ricetta del grande classico contadino

      Pochi ingredienti e lunga cottura per un piatto nutriente e sostenibile. Dalle campagne della Bassa alle cucine moderne, ecco come preparare la ricetta autentica secondo la tradizione lombarda.

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      verzata

        È uno dei piatti più rappresentativi della cucina povera del Nord Italia e, nonostante la semplicità, continua a essere protagonista delle tavole invernali: la verzata – o minestra di verze – è una zuppa robusta che affonda le sue radici nella tradizione rurale lombarda. Diffusa soprattutto nelle province di Milano, Pavia, Lodi e Bergamo, nasce come pietanza di recupero, quando nelle case contadine si combinavano verdure dell’orto, legumi e pezzi di carne poco pregiati per ottenere un pasto nutriente e caldo.

        La sua storia segue il ritmo delle stagioni. La verza, infatti, dà il meglio di sé proprio nei mesi freddi: le gelate invernali ammorbidiscono le foglie e ne addolciscono il sapore, rendendola ideale per zuppe a lunga cottura. E la verzata è esattamente questo: un piatto che richiede tempo e pazienza, qualità tipiche delle ricette nate attorno a un focolare domestico.

        Nel corso degli anni sono nate molte varianti locali, ma la struttura della ricetta tradizionale è rimasta sostanzialmente invariata. La verzata classica prevede verza, fagioli – spesso borlotti –, patate e una base aromatica di cipolla, sedano e carota. In alcune zone si aggiunge pancetta o cotenna di maiale, mentre altrove si mantiene una versione totalmente vegetale. La presenza dei legumi assicura un buon apporto proteico, mentre la verza e le patate garantiscono fibra e consistenza, rendendo la zuppa un pasto equilibrato.

        La ricetta tradizionale

        Per preparare una verzata autentica servono:
        – 1 verza grande, preferibilmente raccolta dopo la prima gelata;
        – 200 g di fagioli borlotti, ammollati per una notte se secchi;
        – 2 patate;
        – 1 cipolla;
        – 1 gambo di sedano e 1 carota;
        – 1 osso di prosciutto o un pezzo di pancetta (facoltativi);
        – olio extravergine d’oliva;
        – sale e pepe.

        Si inizia facendo rosolare il trito di verdure in una casseruola capiente. Se si vuole seguire la versione più ricca, si aggiunge la pancetta a dadini o una cotenna ben raschiata. Quando il soffritto è fragrante, si uniscono la verza tagliata a strisce e le patate a cubetti. Dopo pochi minuti si aggiungono i fagioli e si copre tutto con acqua o brodo leggero. La cottura deve essere lenta e prolungata: almeno un’ora e mezza, il tempo necessario affinché la verza si sfaldi e la zuppa diventi cremosa. Una spolverata di pepe e un filo d’olio a crudo completano il piatto.

        Un simbolo di sostenibilità

        Oggi la verzata viene riscoperta anche come ricetta sostenibile: utilizza ingredienti stagionali, facilmente disponibili e a basso impatto ambientale. Le sue varianti vegetariane rispecchiano inoltre le attuali tendenze verso una cucina più leggera e consapevole.

        Nonostante la sua semplicità, la verzata rimane un piatto intramontabile, capace di evocare l’atmosfera delle cucine di una volta. Una zuppa che non segue mode ma stagioni, e che negli anni continua a raccontare la storia più autentica della tradizione lombarda.

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          Cucina

          Crumble di mele, cannella e noci: il dolce autunnale croccante fuori e morbido dentro che accompagna le sere più fredde

          Burro, zucchero, farina e frutta di stagione: pochi ingredienti per un dolce che profuma di casa e si prepara in pochi minuti. Il crumble di mele e noci conquista con il contrasto tra la superficie croccante e il ripieno morbido e speziato.

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            Il dolce del tepore domestico

            C’è un momento, in autunno, in cui si riscopre il piacere delle ricette che scaldano lo spirito. Il crumble di mele, cannella e noci è uno di quei dolci che parlano di casa, di forno acceso, di stoviglie calde tra le mani. È un classico della tradizione anglosassone, ma da anni ha trovato una seconda patria anche sulle nostre tavole: semplice da preparare, goloso senza esagerare, perfetto dopo una cena o come merenda pomeridiana nelle giornate di pioggia.

            Ingredienti semplici, risultato straordinario

            Alla base c’è la mela, regina dell’autunno. Varietà croccanti e leggermente acidule — dalle Granny Smith alle Golden più profumate — sono l’ideale per ottenere una consistenza morbida ma non sfatta. A completare la farcia, un pizzico di cannella, zucchero di canna e una spruzzata di limone che esalta il gusto e mantiene vivo il colore. Il crumble vero e proprio è una sabbia dorata: farina, burro freddo, zucchero e noci tritate grossolanamente. La magia è tutta nel contrasto: morbido sotto, croccante sopra.

            Come si prepara

            Si pelano e tagliano le mele a cubetti, si mescolano con cannella, zucchero e limone, poi si adagiano sul fondo di una pirofila. In una ciotola si lavora velocemente la farina con il burro a pezzetti e lo zucchero, senza compattare troppo l’impasto: la consistenza deve rimanere granulosa, quasi briciolosa. Si aggiungono le noci spezzate a mano e si distribuisce tutto sulla frutta. Il forno farà il resto: temperatura moderata e circa mezz’ora, finché la superficie non diventa dorata e fragrante e il ripieno comincia a sobbollire ai bordi.

            Servirlo è un rito

            Il crumble si gusta caldo, appena sfornato, con il suo aroma speziato che riempie la cucina. C’è chi lo ama da solo, chi lo accompagna con una cucchiaiata di panna semimontata, chi preferisce la freschezza di uno yogurt cremoso. I più golosi aggiungono una pallina di gelato alla vaniglia che si scioglie lentamente nella crema di mele. È un dolce che non richiede perfezione, solo cura. E che regala quella sensazione di benessere semplice, come una coperta morbida sulle spalle o una tazza fumante tra le dita.

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              Cucina

              La vellutata d’autunno che scalda corpo e mente: zucca, topinambur e zenzero in un abbraccio di sapori

              La vellutata di zucca, topinambur e zenzero con chips di cavolo nero è una ricetta che celebra la stagionalità e la cucina sostenibile: pochi ingredienti genuini, tanta personalità e un equilibrio di gusto sorprendente.

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              La vellutata di zucca

                Con l’arrivo di novembre, la natura rallenta e il colore arancio della zucca torna a dominare le cucine italiane. È il momento ideale per preparare piatti caldi, nutrienti e confortanti, come una vellutata che profuma di autunno e racchiude in sé le sfumature della stagione: dolcezza, cremosità e una leggera nota piccante.

                La vellutata di zucca, topinambur e zenzero con chips di cavolo nero non è solo un piatto elegante nella sua semplicità: è anche un concentrato di salute. La zucca, regina di questo periodo, è ricca di betacarotene e vitamina A, utili per la vista e la pelle. Il topinambur, conosciuto anche come carciofo di Gerusalemme, dona un gusto delicatamente nocciolato e un alto contenuto di fibre e inulina, ottima per la digestione e la flora intestinale. Lo zenzero fresco aggiunge una punta di vivacità e aiuta a rinforzare il sistema immunitario, mentre il cavolo nero, croccante e leggermente amarognolo, completa il piatto con un contrasto perfetto.

                Ingredienti (per 4 persone):

                • 600 g di zucca pulita
                • 200 g di topinambur
                • 1 cipolla dorata
                • 1 pezzetto di zenzero fresco (2 cm)
                • 600 ml di brodo vegetale
                • Olio extravergine d’oliva, sale e pepe
                • 6 foglie di cavolo nero
                • Un filo di miele (facoltativo)

                Preparazione:

                Preparare questa vellutata è un gesto di lentezza e cura, un piccolo rito domestico che sa di casa.
                Si inizia tagliando la zucca e il topinambur a cubetti, dopo averli sbucciati e lavati accuratamente. In una casseruola capiente si fa rosolare una cipolla dorata tritata con un filo di olio extravergine d’oliva, poi si uniscono le verdure e si lasciano insaporire per alcuni minuti. A questo punto si aggiunge lo zenzero grattugiato e si copre tutto con brodo vegetale caldo. La cottura richiede circa 25–30 minuti, giusto il tempo di ammorbidire gli ingredienti e di diffondere nell’aria un profumo confortante.

                Una volta cotto, il composto viene frullato fino a ottenere una crema liscia e vellutata, che si aggiusta con sale e pepe a piacere.
                Nel frattempo, si preparano le chips di cavolo nero: le foglie vengono private della costa centrale, spennellate con un filo d’olio e un pizzico di sale, quindi passate in forno ventilato a 160°C per una decina di minuti, finché diventano croccanti. Attenzione solo a non bruciarle: pochi secondi di troppo possono alterarne il sapore.

                Al momento di servire, la vellutata viene versata in ciotole o fondine calde e guarnita con le chips adagiate sopra. Chi ama i contrasti può aggiungere qualche goccia di miele o di sciroppo d’acero, che esalta la dolcezza naturale della zucca e bilancia il gusto del cavolo nero.

                Oltre a essere buona, questa ricetta è anche sostenibile: tutti gli ingredienti sono di stagione e facilmente reperibili nei mercati locali. Prepararla significa fare una scelta consapevole, rispettosa dei cicli naturali e dell’ambiente. È un piatto vegetariano, naturalmente senza glutine, e può essere adattato a una dieta vegana sostituendo il brodo vegetale con uno a base di miso o alga kombu per una nota più intensa.

                La vellutata di zucca, topinambur e zenzero è un inno all’autunno: un piatto che accoglie e riscalda, capace di trasformare una cena quotidiana in un piccolo momento di piacere e benessere. Un comfort food elegante, leggero e profondamente italiano, che celebra il gusto genuino delle verdure di novembre e la bellezza della semplicità.

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