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Lifestyle

Donne tatuate, piccoli, sexy o scarabocchiate?

Scopriamo il significato profondo dietro i tatuaggi delle donne, che vanno oltre la mera estetica per diventare simboli di identità, autonomia e creatività. Esplora come le donne tatuate sfidano gli stereotipi di genere e le norme sociali, celebrando la loro individualità attraverso l’arte corporea.

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    Tattoo arts
    Scopriamo come i tatuaggi femminili vanno oltre l’estetica per diventare potenti simboli di identità, forza e bellezza. Attraverso l’arte corporea, le donne tatuate esprimono il loro spirito creativo, sfidano le restrizioni culturali e promuovono l’autonomia femminile e l’espressione individuale.

    Ce n’è per tutte le tipe
    Le donne tatuate formano una vivace comunità che sceglie di esprimere la propria individualità attraverso l’arte corporea. I tatuaggi possono avere significati personali e simbolici profondi, e le donne che li scelgono spesso trovano un senso di autenticità nel mostrare la propria pelle decorata. Dai disegni minuti e discreti ai dichiarativi e audaci “tattoo all over”, le donne tatuate celebrano la loro storia, le tradizioni culturali, commemorano eventi significativi o esprimono la loro spiritualità.

    Io sono questa
    Per molte donne, i tatuaggi rappresentano un atto di controllo sul proprio corpo e sulla propria identità, una dichiarazione di autonomia e autodeterminazione. Questo può significare deviare dalle aspettative sociali o sfidare il giudizio degli altri. Le donne tatuate sfidano gli stereotipi di genere e le norme sociali rigide, manifestando il loro spirito creativo, la loro individualità e la loro unicità attraverso l’arte corporea.

    Arte corporea
    Le donne tatuate trasformano i loro corpi in tele di espressione, utilizzando i tatuaggi come potenti strumenti per dichiarare la propria identità, forza e bellezza. Attraverso l’arte corporea, queste donne sfidano le norme culturali, offrendo un’espressione autentica e creativa di sé stesse.

    Come un accessorio
    Le donne tatuate, quindi, non solo adornano i loro corpi con disegni estetici e fantasiosi, ma trasformano i loro tatuaggi in dichiarazioni di identità, forza e bellezza. Attraverso l’arte corporea, esprimono il loro spirito creativo e sfidano le restrizioni culturali, promuovendo l’autonomia femminile e l’espressione individuale.

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      Cucina

      Sfincette dell’Immacolata: la dolce tradizione siciliana che apre le feste

      L’8 dicembre, in Sicilia, il profumo di cannella invade le case: piccole frittelle soffici e dorate celebrano l’inizio del periodo natalizio.

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      e dell’Immacolata: la dolce tradizione siciliana che apre le feste

        In Sicilia, l’attesa del Natale si apre con un profumo: quello caldo e avvolgente delle sfincette dell’Immacolata, frittelle soffici passate nello zucchero e nella cannella. L’8 dicembre, quando si celebra la festa dell’Immacolata Concezione, questo dolce arriva sulle tavole di molte famiglie siciliane come segno di buon auspicio e inizio delle festività.

        La tradizione delle sfincette — chiamate in alcuni luoghi anche “zeppole dell’Immacolata” — affonda le sue radici nella cucina popolare dell’isola. Il termine “sfincia” deriverebbe dal latino spongia (spugna), a sottolineare la consistenza morbida e ariosa dell’impasto. Un dolce povero, nato da ingredienti semplici: farina, acqua, lievito e un tocco ingegnoso della tradizione agricola siciliana, la patata lesse aggiunta per rendere l’impasto ancora più soffice.

        Un rito domestico che profuma di famiglia

        Prepararle è molto più di una semplice ricetta: è un momento condiviso, spesso affidato alle nonne, custodi di segreti tramandati di generazione in generazione. La pasta viene fatta lievitare e poi “gettata” nell’olio bollente in cucchiaiate che diventano morbide palline dorate. Ancora calde, vengono rotolate nello zucchero profumato alla cannella: una festa per occhi, naso e palato.

        Le sfincette sono amate dai grandi e dai più piccoli, perfette per concludere il pranzo dell’Immacolata o per una merenda che sa di casa. E una tira l’altra: resistere è praticamente impossibile.

        La ricetta autentica delle Sfincette dell’Immacolata

        Ingredienti per l’impasto

        • 300 g di farina 00
        • 300 ml di acqua a temperatura ambiente
        • 140 g di patate lesse e schiacciate
        • 8 g di lievito di birra fresco
        • 1 pizzico di sale

        Per la finitura

        • Zucchero semolato
        • Cannella in polvere

        Procedimento

        1. Sciogliere il lievito
          In una ciotola o bicchiere, stemperate il lievito nell’acqua e mescolate fino a farlo dissolvere.
        2. Preparare la pastella
          In una ciotola capiente unite farina e patate ridotte in purea. Versate a filo l’acqua con il lievito e aggiungete il sale. Con una forchetta o una frusta lavorate fino a ottenere un composto morbido, liscio e senza grumi.
        3. Lievitazione
          Coprite la ciotola con pellicola alimentare e lasciate riposare circa un’ora in forno spento con luce accesa, finché l’impasto raddoppia.
        4. Frittura
          Scaldate abbondante olio di semi in un pentolino. Prelevate cucchiaiate di pastella e tuffatele nell’olio bollente. Le sfincette si gonfieranno immediatamente: rigiratele finché risulteranno dorate uniformemente.
        5. Zucchero e cannella
          Scolatele su carta assorbente, poi, ancora calde, rotolatele nel mix di zucchero e cannella. Procedete così fino a terminare l’impasto.

        La festa che prepara alla festa

        Nelle città e nei piccoli borghi siciliani, l’Immacolata non è solo un giorno di festa religiosa: è la scintilla che accende l’atmosfera natalizia. Tra presepi che iniziano a prendere vita e luminarie che si accendono, il dolce ruolo delle sfincette è proprio quello di inaugurare ufficialmente le celebrazioni.

        Un gesto semplice, un sapore antico e un simbolo di comunità: basta un morso a una sfincetta per sentire che il Natale è davvero iniziato.

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          Animali

          Quando il cane diventa adulto: segnali, tempi e consigli per affrontare l’adolescenza canina

          Capire quando termina davvero l’adolescenza del cane aiuta a gestire meglio questa fase cruciale e a costruire un rapporto sereno e duraturo con il proprio compagno a quattro zampe.

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          Quando il cane diventa adulto

            L’adolescenza canina è un periodo complesso, una sorta di “terra di mezzo” in cui il cucciolo non è più tale, ma non è ancora un adulto stabile ed equilibrato. Come accade negli esseri umani, anche nei cani questa fase è scandita da cambiamenti fisici, ormonali e comportamentali che influenzano profondamente il loro modo di reagire al mondo. Riconoscere i segnali della crescita e capire quando il cane ha raggiunto la maturità può aiutare a prevenire incomprensioni e a impostare un’educazione più efficace.

            Il corpo che cambia: i segnali fisici della maturità

            Uno dei primi indicatori dell’ingresso nell’età adulta è il completamento della crescita corporea. Le tempistiche variano sensibilmente in base alla taglia: le razze piccole tendono a raggiungere la maturità fisica già intorno ai 10-12 mesi, mentre quelle medie e grandi possono impiegare dai 18 ai 24 mesi, con alcune razze giganti che maturano anche più tardi.

            Quando l’aumento di peso e altezza si stabilizza, significa che il cane ha completato la fase di sviluppo più intenso.

            Un altro segnale evidente è la dentatura definitiva. I denti da latte lasciano progressivamente il posto a quelli permanenti già intorno ai 5-7 mesi, ma la struttura mascellare continua a completarsi nel corso dell’adolescenza. Una bocca completa e stabile indica che il cane ha superato una tappa essenziale della crescita.

            Dal caos alla calma: i comportamenti che segnano la fine dell’adolescenza

            Molti proprietari conoscono bene il carattere “ribelle” dei cani adolescenti: improvvisi picchi di energia, disobbedienza selettiva, difficoltà di concentrazione. Questo accade perché il cervello è ancora in formazione, soprattutto le aree legate al controllo degli impulsi.

            Quando il cane si avvicina alla maturità, questi comportamenti iniziano a ridursi. Il cane appare più sereno, reattivo ai comandi e capace di mantenere l’attenzione durante l’addestramento. Anche episodi legati allo stress — come marcature eccessive o eliminazioni in casa — diventano più rari.

            Non si tratta solo di “buona educazione”, ma di un vero cambiamento neurobiologico che permette al cane di gestire meglio emozioni e stimoli esterni.

            Come accompagnare il cane attraverso l’adolescenza

            Affrontare questa fase richiede un mix di pazienza, costanza e strategie mirate. Gli esperti concordano su alcuni punti chiave:

            • Routine di addestramento coerente: anche quando sembra che il cane ignori i comandi, la continuità aiuta a consolidare le buone abitudini.
            • Stimoli mentali adeguati: giochi di problem solving, attività olfattive, esercizi cognitivi migliorano autocontrollo e concentrazione.
            • Movimento quotidiano: le uscite regolari e l’attività fisica aiutano a sfogare l’energia in eccesso, prevenendo comportamenti distruttivi.
            • Socializzazione controllata: interazioni positive con altri cani e ambienti nuovi contribuiscono a sviluppare sicurezza e stabilità emotiva.

            Un percorso individuale

            Non esiste un’età universale in cui il cane diventa adulto: ogni animale segue il proprio ritmo, influenzato da genetica, ambiente, esperienze e relazione con il proprietario. Alcuni cani raggiungono la stabilità già prima dei 12 mesi, altri impiegano due anni o più.

            Ciò che conta davvero è osservare il cane, riconoscere i segnali del cambiamento e accompagnarlo con rispetto e consapevolezza. Con un supporto adeguato, anche il cucciolo più irruento può trasformarsi in un adulto equilibrato, collaborativo e felice — il compagno di vita che tutti desideriamo.

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              Animali

              Il gatto annusa il cibo ma non mangia: cosa ci sta comunicando?

              Tra gusti difficili, abitudini ferree e possibili disturbi fisici o emotivi, il rifiuto del cibo è un segnale da non sottovalutare. Ecco come interpretarlo e quando rivolgersi al veterinario.

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              Il gatto annusa il cibo

                Per chi convive con un gatto, il momento del pasto può trasformarsi in un piccolo enigma quotidiano: ci si avvicina alla ciotola, annusa con attenzione… e poi niente. Nessun boccone. Un comportamento apparentemente inspiegabile, che però ha motivazioni precise. Il gatto è un carnivoro obbligato: la sua dieta naturale richiede proteine animali di qualità, fondamentali per il funzionamento di muscoli, cervello e persino dell’apparato visivo. Questo lo rende un animale molto selettivo e sensibile a odore, consistenza e freschezza del cibo.

                Il senso dell’olfatto nei felini è altamente sviluppato: per loro, il profumo del cibo è il primo criterio per decidere se è adatto o meno. Un alimento poco appetitoso, troppo freddo o di bassa qualità può bastare per far scattare il rifiuto, anche quando lo stomaco brontola. Inoltre, i gatti sono animali abitudinari al limite del capriccio: spesso si affezionano a una marca, un aroma o una consistenza e possono ignorare tutto il resto.

                Quando il problema non è la “pignoleria”

                Non sempre però è una questione di gusti. Un gatto che annusa il cibo e non mangia potrebbe essere alle prese con dolore o malessere. Tra le possibili cause:

                • malattie gastrointestinali (gastrite, infiammazioni intestinali)
                • problemi dentali o gengivali che rendono dolorosa la masticazione
                • insufficienza renale o epatica, disturbi metabolici come il diabete
                • nausea legata a infezioni, parassiti o terapie farmacologiche

                Il rifiuto del cibo può essere anche un campanello d’allarme di stress e ansia: un trasloco, lavori in casa, l’arrivo di un nuovo animale o anche solo una ciotola spostata in un punto troppo rumoroso possono alterare l’appetito. Per i gatti, un ambiente sereno è essenziale quanto il cibo stesso.

                Come possiamo aiutarlo?

                La prima regola è osservare. Il gatto cambia comportamento? È più apatico? Ha nausea, diarrea, difficoltà a deglutire? Se l’inappetenza dura oltre 24–48 ore, è necessario contattare il veterinario: nei felini un digiuno prolungato può portare a lipidosi epatica, una condizione molto pericolosa.

                Nel frattempo, si possono mettere in pratica alcuni accorgimenti:

                • proporre cibo umido o più profumato
                • riscaldare leggermente l’alimento per intensificarne l’aroma
                • offrire pasti piccoli ma più frequenti
                • garantire un luogo tranquillo per mangiare, lontano da rumori o competizione

                La ciotola deve essere pulita, posizionata lontano dalla lettiera e dall’acqua, e i cambi nella dieta vanno introdotti gradualmente, per non generare diffidenza.

                Ascoltare i segnali del nostro felino

                Il gatto non è un animale da “ricatto alimentare”: se rifiuta il cibo, ci sta comunicando qualcosa. A volte è solo un gusto difficile, altre è un disturbo nascosto che va identificato e curato. Comprendere il suo linguaggio, prevenire lo stress e scegliere un’alimentazione adeguata sono i passi giusti per garantire a Micio una vita lunga e serena.

                Prendersi cura del suo appetito significa prendersi cura della sua salute. E questo, per chi lo ama, non è mai un dettaglio.

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