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Greenwashing: tra marketing ingannevole e lotta alla sostenibilità vera. Alla Bocconi presentato il libro di Marco Letizi
Al Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, l’autore Marco Letizi ha presentato il suo saggio “Greenwashing: strategie di contrasto, casi italiani e internazionali”, un’opera che smaschera le pratiche di marketing ambientale ingannevoli e delinea i metodi per combatterle.
Il Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale all’Università Bocconi di Milano ha visto la presentazione di “Greenwashing: strategie di contrasto, casi italiani e internazionali”, scritto da Marco Letizi e pubblicato da Egea. L’evento ha riscosso grande successo, con un pubblico gremito che ha accolto con entusiasmo gli interventi. Luca Arnaù, direttore di LaCityMag, ha introdotto l’opera, seguito dall’applauditissimo professor Francesco Perrini, che ha offerto una dettagliata analisi del fenomeno del greenwashing, delineando come queste pratiche di marketing ingannevole danneggino non solo l’ambiente, ma anche la fiducia dei consumatori.
L’origine del greenwashing
Marco Letizi ha catturato l’attenzione del pubblico esponendo l’origine del greenwashing, nato negli Stati Uniti negli anni ’60, quando le imprese iniziarono a sfruttare l’emergente coscienza ecologica dei consumatori per dipingere i propri prodotti come “green”. La svolta è arrivata negli anni ’80 grazie all’ambientalista Jay Westervelt, che coniò il termine e mise in evidenza come molte affermazioni aziendali fossero false o fuorvianti. «Era evidente – ha spiegato Letizi – che le aziende avevano capito che il marketing ambientale poteva essere una leva di vendita potente, anche se basato su bugie».
Leggi e normative
Una delle parti centrali della discussione è stata dedicata alle leggi e normative, con particolare attenzione alla recente Direttiva 2024/825/UE, volta a proteggere i consumatori e incentivare modelli di consumo più sostenibili. «Questa direttiva – ha chiarito Letizi – impone agli operatori economici di fornire informazioni chiare e affidabili e introduce una black list di pratiche commerciali sleali, un segnale forte per contrastare il greenwashing».
Casi pratici
Letizi ha poi illustrato casi pratici, concentrandosi su esempi italiani come Ferrarelle, San Benedetto e Acqua Sant’Anna, che sono state multate per pubblicità ingannevoli, e ha ricordato l’episodio dell’ENI con il suo Green Diesel, per cui è stata inflitta una sanzione da 5 milioni di euro. Questi casi dimostrano, secondo l’autore, quanto sia importante che le imprese siano trasparenti e rispettino le normative, poiché le violazioni non solo danneggiano i consumatori, ma erodono la fiducia del pubblico.
«Le sanzioni per chi pratica il greenwashing – ha aggiunto Letizi – possono essere molto pesanti, fino a 10 milioni di euro, ma il danno reputazionale spesso è più grave di quello economico». Il pubblico ha apprezzato l’analisi puntuale di Letizi e ha seguito con grande interesse anche i suggerimenti su come le imprese possono evitare il greenwashing. Tra questi, Letizi ha menzionato l’importanza del Life Cycle Assessment (LCA), un metodo per valutare l’impatto ambientale di un prodotto o servizio durante tutto il suo ciclo di vita.
L’autore ha concluso sottolineando che il libro non è solo una denuncia, ma una guida pratica per aiutare le aziende a migliorare le proprie pratiche e i consumatori a riconoscere le false affermazioni green. «Siamo in un’epoca in cui la trasparenza è d’obbligo», ha detto Letizi, «e il greenwashing non solo è una frode, ma è una minaccia per un futuro più sostenibile».
L’intervento ha suscitato numerose domande dal pubblico, segno di un crescente interesse verso il tema della sostenibilità e della responsabilità aziendale, e ha consolidato l’importanza del libro come strumento per comprendere e combattere un fenomeno tanto diffuso quanto dannoso.
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Selvaggia Lucarelli fulmina Marina Di Guardo con una battuta: “Il suo thriller è avanguardia come le candele di Chiara”
Selvaggia Lucarelli firma la battuta della settimana commentando Braccata, il thriller di Marina Di Guardo. “È avanguardia quasi quanto le candele di Chiara Ferragni”, scrive la giornalista, mettendo insieme letteratura, imprenditoria influencer e sarcasmo in una frase destinata a diventare virale.
C’è chi fa una recensione, chi scrive una nota critica, chi usa cinque righe misurate. E poi c’è Selvaggia Lucarelli, che riesce a condensare tutto in una sola frase. Questa volta nel mirino finisce Braccata, il thriller firmato da Marina Di Guardo, madre di Chiara Ferragni. Il giudizio è racchiuso in una battuta secca, chirurgica e già diventata virale: «È avanguardia quasi quanto le candele di Chiara Ferragni».
La stilettata che corre sui social
La frase viaggia tra ironia, sarcasmo e cultura pop, unendo in un lampo il mondo dei libri a quello dell’imprenditoria influencer. L’accostamento tra il thriller e le candele griffate Ferragni è di quelli che restano addosso: non serve aggiungere altro, perché l’immagine è già completa. In poche ore la battuta è rimbalzata ovunque, ripresa da utenti divertiti e commentatori pronti a trasformarla nel meme della settimana.
Un colpo che incrocia letteratura e Ferragni-mondo
Colpendo Marina Di Guardo, Selvaggia finisce inevitabilmente per sfiorare anche l’universo parallelo che ruota attorno alla famiglia Ferragni. Il riferimento alle candele, diventate simbolo di un certo modo di intendere il marketing e l’estetica pop, aggiunge alla battuta un secondo livello di lettura: non è solo una stoccata letteraria, ma una freccia che attraversa due mondi.
Il gusto della provocazione che divide
Come sempre accade con le sue uscite, il pubblico si spacca. C’è chi applaude all’ironia fulminante, chi la considera eccessiva, chi si limita a ridere per la trovata. Di certo la frase non passa inosservata e finisce per amplificare, invece di spegnerlo, il dibattito attorno al libro e al personaggio.
Quando una battuta vale più di mille recensioni
Nel panorama mediatico attuale, una singola frase può pesare più di una pagina di analisi. E la battuta di Selvaggia funziona esattamente così: sintetica, riconoscibile, immediata. Una di quelle che ti rimane in testa e che, nel bene o nel male, dice molto più di quanto sembri.
Il lato Monty Python della cronaca pop
Definirla “da Monty Python” non è un’esagerazione. Perché c’è dentro l’assurdo, la sproporzione, l’accostamento improbabile che diventa improvvisamente perfetto. In un attimo, un thriller, una mamma famosa e delle candele finiscono nello stesso universo narrativo. E il pubblico, inevitabilmente, ride.
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Bagno di folla per Alfonso Signorini alla Rizzoli: la presentazione di “Amani quanto il t’amo” diventa un evento da rockstar
La Libreria Rizzoli di Milano è stata travolta dall’entusiasmo per “Amani quanto il t’amo”, il primo romanzo di Alfonso Signorini. Un pubblico numerosissimo, relatrici d’eccezione e un firmacopie così partecipato da costringere lo staff a richiamare i fan per la chiusura del negozio. Signorini ha raccontato anche l’emozione di suonare il piano a quattro mani con Lang Lang a Porta a Porta.
Alla Libreria Rizzoli di Milano non si vedeva una folla così da tempo. La presentazione di Amani quanto il t’amo, il primo romanzo di Alfonso Signorini, si è trasformata in un piccolo fenomeno pop: applausi da concerto, file interminabili per un autografo, entusiasmo da star internazionale. Un debutto che conferma la sua capacità di attrarre pubblico anche fuori dalla televisione.
Un evento che supera ogni aspettativa
La serata è scivolata via in un’atmosfera elettrica, con Signorini visibilmente emozionato. Le due relatrici, Melania Rizzoli ed Elvira Serra, hanno guidato un incontro rapido e brillante, mettendo in luce le sfumature del romanzo e la nuova dimensione narrativa del direttore del Grande Fratello. Nel pubblico si è visto il tout Milan, a testimonianza dell’interesse attorno al libro.
La libreria costretta a richiamare i fan
Il firmacopie è stato talmente partecipato da creare un piccolo “ingorgo letterario”. La Rizzoli ha dovuto ricordare più volte che il negozio doveva chiudere, mentre i lettori continuavano a mettersi in fila per un saluto e una dedica personalizzata. Un entusiasmo che ha sorpreso lo stesso Signorini, travolto da decine di richieste e foto.
Il racconto di un momento magico
Durante l’incontro, Signorini ha confidato anche uno dei momenti più emozionanti della sua recente carriera televisiva: suonare il piano a quattro mani con Lang Lang a Porta a Porta. Un ricordo che ha commosso il pubblico e mostrato un lato più intimo del conduttore, lontano dalle dinamiche dei reality.
Una presentazione che diventa un caso
Tra romanzo, vip, applausi e un pubblico instancabile, la serata milanese ha sancito ufficialmente l’ingresso di Signorini nel mondo della narrativa. Un debutto che non passa inosservato e che conferma la sua capacità di trasformare ogni apparizione in un evento.
Libri
Zerocalcare rinuncia a Più libri più liberi: “Non condivido gli spazi con i nazisti”. Il fumettista lascia la fiera tra polemiche e accuse
L’assenza di Zerocalcare scuote la fiera romana della piccola e media editoria. La sua decisione segue l’appello di artisti e scrittori contro la partecipazione di Passaggio al bosco, casa editrice dell’area radicale di destra. “I vertici culturali non hanno gli anticorpi per arginare questa offensiva”.
Zerocalcare non sarà a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria che si apre alla Nuvola di Roma dal 4 all’8 dicembre. Il fumettista, uno dei nomi più attesi della manifestazione, ha comunicato la sua rinuncia con un video animato pubblicato sui social: un tono ironico come nel suo stile, ma un messaggio politico preciso.
Al centro della polemica c’è la presenza allo stand della casa editrice “Passaggio al bosco”, etichettata da più parti come realtà di ispirazione nazi-fascista. Negli ultimi giorni diversi artisti avevano firmato un appello per chiedere l’esclusione della sigla dalla manifestazione organizzata dall’Associazione italiana editori. La risposta degli organizzatori, che hanno confermato la partecipazione dell’editrice, ha innescato la scelta drastica del fumettista.
“Purtroppo ognuno c’ha i suoi paletti, questo è il mio”, dice Zerocalcare nel video. «Non si condividono gli spazi con i nazisti». Un’affermazione che non lascia margini di interpretazione e che chiarisce la sua linea: la neutralità non è contemplata quando in gioco ci sono ideologie che lui ritiene incompatibili con il perimetro democratico.
Nel filmato, Michele Rech — questo il suo nome all’anagrafe — spiega di non voler partecipare ad “una operazione che normalizza la convivenza” con certe realtà editoriali. Rivolge poi un’accusa diretta ai vertici della cultura italiana: “Non hanno né gli anticorpi né lo spessore per arginare questa offensiva”.
La sua rinuncia ha amplificato un dibattito che già covava sotto traccia. Da una parte, chi considera la presenza di Passaggio al bosco un tentativo di legittimazione culturale dell’estrema destra; dall’altra, chi difende la scelta della fiera in nome della libertà di mercato e di espressione.
Zerocalcare, che negli ultimi anni ha spesso preso posizione pubblicamente su temi sociali e politici, ha preferito sfilarsi, anche a costo di rinunciare a un palcoscenico prestigioso. “Mi sento una barzelletta umana”, dice nel video, riferendosi all’ironia con cui è costretto a porre un messaggio che per lui è invece molto serio.
Intanto la discussione continua sui social, dove migliaia di utenti commentano l’episodio con posizioni che vanno dal sostegno totale alle accuse di eccesso di moralismo. La fiera, nel frattempo, apre comunque le porte, ma lo fa sotto una nuvola di tensione che accompagnerà inevitabilmente la sua nuova edizione.
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