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Lifestyle

Mini guida ai campi estivi 2024 per bambini e ragazzi

I campi estivi rappresentano un’opportunità straordinaria per i bambini e i ragazzi di vivere avventure, fare nuove amicizie e sviluppare nuove competenze. Con questa guida, siamo certi che troverai il campo estivo perfetto per rendere l’estate del tuo bambino un’esperienza indimenticabile.

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Campi estivi per mabini e ragazzi

    L’estate è il momento ideale per esplorare, imparare e creare ricordi duraturi. I campi estivi offrono tutto questo a bambini e ragazzi. Soprattutto consentono loro di vivere esperienze indimenticabili. Il principale obiettivo dei campi è quello di stimolare lo sviluppo personale e sociale. Indipendentemente dagli interessi, dai talenti o dalle aspirazioni, è possibile trovare un campo estivo adatto per ogni bambino e bambina e ragazza/o. Si spazia dalle arti creative agli english summer camp, dalle avventure all’aperto ai laboratori scientifici, dalla leadership e crescita personale al cinema, fotografia. E, immancabili, si può scegliere tra una ampia gamma di proposte sportive. Di seguito la prima parte di una selezione di proposte, suddivisa per tipologia, fasce di età e interessi.

    Campi Estivi di Studio

    MemoCamp® Rimini

    Età: 9-17 anni
    Regione: Emilia-Romagna
    Descrizione: un metodo di studio MindPerformance per migliorare voti, sicurezza e doti comunicative.

    MemoCamp® Asti

    Età: 9-17 anni
    Regione: Piemonte
    Descrizione: come nel campo di Rimini, ha un focus sul miglioramento del rendimento scolastico.

    Experience Summer Camp My Future

    Età: 11-21 anni
    Regione: Trentino-Alto Adige
    Descrizione: si punta sullo sviluppo dell’autostima e la capacità personali con l’aiuto di coach professionisti.

    Campi Estivi di Lingua Inglese

    Champions’ Camp English & Sport

    Età: 6-10 anni
    Regione: Trentino-Alto Adige
    Descrizione: una serie di laboratori e attività sportive in inglese.

    Alphabet Junior Discovery Camp

    Età: 6-12 anni
    Regione: Umbria
    Descrizione: immersione totale in inglese con tutor madrelingua, attività e giochi educativi.

    International Camp Sancelso

    Età: 6-17 anni
    Regione: Lombardia
    Descrizione: è un camp estivo internazionale con attività in inglese e integrazione culturale.

    Experience Summer Camp Inglese e Sport al Mare

    Età: 6-17 anni
    Regione: Friuli-Venezia Giulia
    Descrizione: si punta al miglioramento della lingua inglese con insegnanti madrelingua e attività sportive.

    Alphabet City Camp Roma

    Età: 12-17 anni
    Regione: Lazio
    Descrizione: un campo vicino alla città con l’esplorazione culturale di Roma abbinato a un corso intensivo di inglese.

    Angloville Villaggio Inglese Gubbio

    Età: 7-17 anni
    Regione: Umbria
    Descrizione: interazione continua con madrelingua inglesi, programma intensivo di conversazione.

    Campi Estivi di Creatività

    Experience Summer Camp Scrittura Creativa a Grosseto

    Età: 6-17 anni
    Regione: Toscana
    Descrizione: vacanza dedicata alla scrittura creativa, lettura e disegno.

    Settimana della Creatività in Montagna

    Età: 13-17 anni
    Regione: Emilia-Romagna
    Descrizione: sperimentazione e creazione di nuove tecniche pittoriche accompagnati da un maestro.

    Art Gone Wild

    Età: 6-11 anni
    Regione: Toscana
    Descrizione: apprendimento dell’inglese tramite attività artistiche in natura con un operatore madrelingua.

    Design, architettura, moda e tanta magia

    In Puglia, molti giovani sono interessati a studi universitari legati alla creatività e al design. Design in Town offre un summer camp unico in Italia. Fornisce agli studenti delle scuole superiori un percorso di orientamento e confronto con il mondo della progettazione creativa in diverse aree, come architettura, moda, design e altro ancora. Inoltre, ci sono campi estivi a tema magia che trasportano i partecipanti nel regno della fantasia, come il Wizarding Castle Summer Camp in Emilia-Romagna e la Scuola di Magia a Brucaliffi, dedicati a ragazzi di diverse fasce d’età.

    Musica, spettacolo, fotografia e teatro

    Per chi è interessato alla musica e allo spettacolo, ci sono diverse opzioni come l’Eurocamp Musica a Cesenatico e il Summer Musical Camp nell’Accademia dello Spettacolo in Val d’Aosta, che offrono l’opportunità di imparare e esibirsi davanti a un vasto pubblico. Ci sono anche campi estivi dedicati alla fotografia, teatro, cinema, tecnologia, come il Champions’ Camp Teatro in Trentino-Alto Adige e l’Experience Summer Camp Digital Education, che propongono agli adolescenti una panoramica ben assortita sull’uso consapevole della tecnologia.

    Già ma come scegliere quello giusto?

    Per prima cosa è utile valutare bene quali sono gli interessi e le passioni del bambino. Poi bisogna tenere conto della sua età e del livello del suo sviluppo. Inoltre è necessario assicurarsi che il campo sia adatto all’età e alle capacità di vostri figlio o figlia. Altra valutazione deve essere fatta sulla durata del campo e la località di dove si svolge, se lontano e vicino a casa. Inoltre un’altra cosa utile da fare è informarsi leggendo le recensioni e i riferimenti. Il feedback di altri genitori e bambini che hanno partecipato in passato sono utili per farsi una idea più precisa sulle prospettive del campo.

    E’ utile anche valutare bene il programma delle attività e le misure di sicurezza adottate dal campo. Parlare con il bambino o la bambina gradualmente nei mesi precedenti la partenza è utile anche per preparare tutto il necessario e stemperare alcune paure. In quest’ottica è meglio avere un atteggiamento positivo e incoraggiare il tuo bambino/a a partecipare attivamente e a fare nuove amicizie. Quando si ritorna a casa è consigliabile discutere l’esperienza per capire cosa ha imparato e come si è sentito.

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      Lifestyle

      Quando i genitori cantano invece di urlare: la nuova frontiera dell’educazione positiva

      Sempre più mamme e papà scelgono il canto per farsi ascoltare. Una strategia semplice, confermata anche dalla psicologia, che riduce la tensione e favorisce la collaborazione dei bambini.

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      genitori cantano

        Per generazioni l’educazione è passata attraverso toni severi, minacce velate e il celebre conto alla rovescia che precedeva la punizione. Oggi, però, nelle case dei nuovi genitori sta prendendo piede un metodo radicalmente diverso: cantare i propri ordini. Non una moda effimera, ma un approccio che risponde al desiderio di ridurre i conflitti famigliare e di comunicare in modo più empatico.

        Un video virale, rilanciato dal coach genitoriale Christophe Maurel sui social, mostra una madre alle prese con l’ennesimo caos lasciato in cucina dalla figlia. Niente sgridate, niente voce che sale di volume: la donna improvvisa un ritmo che ricorda un rap, trasformando le regole domestiche in rime giocose. La bambina ascolta, sorride e rimette tutto a posto. Una scena semplice, ma che racchiude un cambiamento culturale profondo.

        Perché il canto funziona davvero

        La psicologia dello sviluppo conferma che il canto può essere uno strumento utile nella comunicazione con i più piccoli. Le melodie attivano aree del cervello legate al piacere, alla curiosità e alla regolazione emotiva. Diversi studi hanno mostrato che la musica contribuisce ad abbassare i livelli di stress sia negli adulti sia nei bambini, facilitando l’apprendimento e l’ascolto attivo.

        Cantare un’istruzione, dunque, non è un trucco da intrattenitore, ma una forma di bypass emotivo: si aggira la resistenza automatica che molti bambini oppongono agli ordini diretti, più associati a un conflitto che a una richiesta collaborativa.

        Quando un genitore urla, il messaggio viene trasmesso insieme a un carico emotivo difficile da gestire. Il bambino non percepisce più la richiesta, ma l’emozione negativa che la accompagna. Questo innesca un irrigidimento che spesso porta a un’escalation di tensione. Il canto spezza questa catena: la voce si addolcisce, il clima si stempera, l’attenzione aumenta.

        Dal conflitto alla connessione

        Molti esperti collocano questa tecnica nella filosofia della genitorialità consapevole, che punta a diminuire i momenti di scontro e a favorire una relazione basata sul rispetto reciproco. Il canto, in questo senso, diventa un ponte: non elimina l’autorevolezza del genitore, ma la rende più accessibile e meno intimidatoria.

        Impartire regole in rima aiuta i bambini a ricordarle meglio, trasforma una potenziale discussione in un gioco e permette all’adulto di mantenere la calma. Non è un’ingenuità pedagogica: è un modo per modellare la regolazione emotiva, mostrando ai figli che si può affrontare la frustrazione senza perdere il controllo.

        Le generazioni precedenti spesso consideravano il timore come base dell’educazione. Ma oggi sappiamo che la paura non migliora l’obbedienza, semmai la associa alla tensione. La musica, al contrario, unisce: mantiene il legame, preserva il dialogo e può diventare un rituale familiare.

        Uno strumento antico, una relazione nuova

        Cantare ai bambini non è affatto una novità. Le culture di tutto il mondo utilizzano da sempre filastrocche, ninne nanne e melodie per calmare, guidare e accompagnare la crescita dei più piccoli. La differenza è che ora questo patrimonio viene applicato anche alla routine quotidiana: l’ora del bagno, la raccolta dei giochi, l’uscita di casa.

        Non significa rinunciare all’autorità o adottare un atteggiamento permissivo. Significa riconoscere che l’educazione passa anche dal modo in cui ci si esprime, e che una melodia può arrivare più lontano di un urlo. In un tempo in cui il carico mentale dei genitori è elevato, questa strategia è anche un modo per preservare la propria serenità.

        Trasformare gli ordini in canzoni non è magia: è una scelta educativa che unisce creatività e scienza. E forse è proprio attraverso un ritornello improvvisato che molte famiglie stanno riscoprendo il piacere di capirsi, senza alzare la voce.

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          Lifestyle

          “Screen time”: sempre più studi lanciano l’allarme sull’uso intenso di schermi da parte dei più piccoli

          Un recente studio internazionale fa il punto sulle linee guida già esistenti. E in Italia nascono campagne per aiutare genitori e famiglie a gestire l’esposizione a tablet e smartphone.

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          “Screen time”: sempre più studi lanciano l’allarme sull’uso intenso di schermi da parte dei più piccoli

            Ogni giorno, nuove ricerche e appelli mettono in guardia famiglie e comunità: l’uso eccessivo di smartphone, tablet e altri dispositivi da parte di bambini e adolescenti potrebbe avere effetti nocivi molto concreti. Un’ultima revisione sistematica, pubblicata su Public Health in Practice, analizza 41 documenti elaborati da agenzie internazionali, autorità sanitarie, società scientifiche e ONG, mettendo in chiaro che la maggior parte delle raccomandazioni converge verso limiti precisi — limiti che però difficilmente vengono rispettati.

            I dati: quante raccomandazioni, pochi controlli

            Nella revisione, i ricercatori delle università di Trieste, Burlo Garofalo (Trieste), Liverpool e London School of Hygiene & Tropical Medicine hanno evidenziato che le raccomandazioni sul tempo massimo davanti agli schermi — e sulla qualità dell’esposizione — sono molto simili tra loro in tutto il mondo.

            Ma la grande disparità si verifica tra teoria e pratica: molte famiglie non seguono queste linee guida, e lo studio denuncia l’urgenza di politiche e interventi concreti.

            In Italia: la “Carta di Padova” e la campagna per le neomamme

            Per provare a colmare questo divario, dal novembre scorso l’ospedale-nido dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova ha lanciato una campagna informativa rivolta a genitori, nonni, zii e babysitter. Un decalogo distribuito al momento delle dimissioni, con consigli chiari e aggiornati: niente smartphone nei primi due anni, massimo un’ora tra i 2 e i 5 anni, al massimo due ore giornaliere dopo i sei anni.

            Il professor Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento Salute Donna e Bambino dell’ospedale, ricorda che non si tratta di allarmismo fine a sé stesso, ma di prevenzione: «Nei bambini piccoli l’uso prolungato di dispositivi elettronici può interferire con lo sviluppo del linguaggio, compromettere il sonno e, nel lungo periodo, favorire ansia, obesità o difficoltà di attenzione».

            I rischi evidenziati dagli studi

            • Sviluppo del linguaggio rallentato: per i bambini sotto i 2 anni, interagire con genitori e adulti è fondamentale; lo schermo non sostituisce la comunicazione reale.
            • Disturbi del sonno: la luce blu degli schermi può inibire la produzione di melatonina, compromettendo il riposo notturno.
            • Problemi cognitivi e di attenzione: l’uso intensivo e precoce associato a scarse attività fisiche e sociali può aumentare il rischio di difficoltà cognitive. Studi su bambini con smartphone mostrano un’incidenza maggiore di insonnia, obesità e stati depressivi rispetto a chi non ha accesso continuo ai dispositivi.
            • Dipendenza comportamentale: alcuni bambini manifestano stress, agitazione, irritabilità o momenti di rabbia intensa quando viene tolto il dispositivo — segnali che devono allarmare.

            Come approcciarsi in modo consapevole

            Gli esperti concordano su alcune regole fondamentali:

            • Evitare l’uso di schermi nei primi 24 mesi: nessuno smartphone, tablet o video. Il contatto umano resta cruciale.
            • Fissare limiti chiari dopo i 2 anni: 1 ora al giorno tra i 2 e i 5 anni, non più di 2 ore dopo i 6 anni.
            • Preferire contenuti educativi e supervise l’uso: meglio condividere lo schermo con un adulto piuttosto che lasciar navigare da soli.
            • Promuovere attività alternative: gioco all’aperto, lettura insieme, contatto sociale.
            • Conversazioni aperte in famiglia: spiegare i rischi, instaurare dialoghi, non criminalizzare l’uso, ma educare.

            Queste indicazioni sono parte del decalogo proposto con la campagna dell’ospedale di Padova, ma possono — e dovrebbero — diventare una guida più ampia per tutte le famiglie.

            Cosa resta da fare

            Il gap tra raccomandazioni e pratica dimostra che non basta trasmettere informazioni: servono politiche pubbliche, iniziative educative capillari, supporto alle famiglie — soprattutto nei contesti più fragili. I primi anni di vita sono decisivi per lo sviluppo cognitivo ed emotivo: ogni scelta fatta oggi può segnare il futuro di un bambino.

            La tecnologia non è un nemico, ma quando entra troppo presto nella quotidianità dei più piccoli, senza regole né equilibrio, può diventarlo. E allora serve un solo sforzo: renderla uno strumento, non un rifugio. In fondo, crescere felici — senza schermo — è possibile.

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              Curiosità

              Il profumo perfetto sotto l’albero: come scegliere il regalo ideale senza sbagliare

              Dalle famiglie aromatiche alle abitudini quotidiane di chi lo riceverà: ecco i criteri per orientarsi tra centinaia di essenze e trovare quella davvero giusta.

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              Il profumo perfetto sotto l’albero

                Regalare un profumo a Natale è un gesto intimo e raffinato, ma scegliere la fragranza giusta può trasformarsi in una sfida. Non si tratta soltanto di individuare un’essenza gradevole: il profumo racconta qualcosa di personale, riflette lo stile e lo stato d’animo di chi lo indossa, e deve adattarsi alla pelle e alle abitudini di ogni persona. Per questo è fondamentale conoscere alcuni criteri che aiutano a prendere la decisione migliore e a evitare scelte azzardate.

                Conoscere le famiglie olfattive

                Il primo passo è orientarsi tra le grandi famiglie olfattive, uno strumento essenziale del mondo della profumeria. Le categorie principali sono: floreale, agrumata, orientale, legnosa, aromatica, fruttata e cipriata. Ogni famiglia evoca sensazioni diverse: le floreali sono romantiche e leggere, le legnose intense e sofisticate, le orientali avvolgenti e calde, le agrumate fresche e dinamiche.

                Capire quali note dominano nelle fragranze abitualmente usate dal destinatario del regalo può già indirizzare verso un profumo compatibile con i suoi gusti.

                Osservare la personalità di chi lo riceve

                Il profumo è uno specchio del carattere. Chi ama la discrezione potrebbe preferire fragranze fresche e pulite, come quelle a base di agrumi o note marine. Le persone energiche e sportive spesso prediligono sentori dinamici come menta, basilico o bergamotto.

                Al contrario, chi ha uno stile elegante e ricercato può apprezzare profumi più complessi, con note ambrate, legnose, vanigliate o speziate. Le essenze floreali morbide — come rosa, gelsomino o peonia — sono invece perfette per personalità romantiche o nostalgiche.

                Considerare il periodo dell’anno

                Non esiste un profumo “quattro stagioni” universale. Molte persone preferiscono fragranze fresche e luminose nei mesi caldi, mentre d’inverno si orientano verso note più calde e avvolgenti. Per un regalo natalizio, nocciola, cannella, ambra, muschio, cuoio e spezie possono risultare particolarmente adatti alla stagione, evocando atmosfere accoglienti e festive.

                Eau de toilette o eau de parfum?

                Un altro elemento da valutare è la concentrazione.

                • Eau de toilette (EDT): più leggera, perfetta per chi non ama profumi intensi o lavora in ambienti dove la discrezione olfattiva è richiesta.
                • Eau de parfum (EDP): persistente, ricca e profonda, ideale per chi cerca un’essenza che accompagni tutto il giorno.
                • Parfum: la forma più concentrata e duratura, generalmente scelta da appassionati esperti.

                Capire ciò che il destinatario preferisce evita di regalare qualcosa che risulti troppo forte o troppo tenue.

                Attenzione al tipo di pelle

                La chimica cutanea influisce sulla resa del profumo: una fragranza può sembrare diversa da persona a persona. Le pelli secche, ad esempio, trattengono meno le molecole profumate, mentre quelle più idratate ne aumentano la durata. Anche questo può guidare la scelta, indirizzando verso fragranze più o meno intense.

                La soluzione “sicura”: i profumi iconici

                In caso di dubbio, esistono fragranze “evergreen” considerate grandi classici, apprezzate e vendute da anni grazie alla loro equilibrata costruzione olfattiva. Non garantiscono la perfezione assoluta, ma rappresentano una scelta solida e più facile da indossare. Le profumerie, inoltre, propongono spesso cofanetti natalizi con formati diversi: un modo elegante per regalare un set completo senza rischiare troppo.

                Il valore di un gesto personalizzato

                Per rendere il dono ancora più speciale, molte maison offrono la possibilità di incidere il nome sul flacone o aggiungere un packaging dedicato. Un dettaglio che trasforma un semplice regalo in un ricordo prezioso.

                Scegliere un profumo per Natale non è soltanto un acquisto: è un’attenzione sincera, un modo per raccontare affetto attraverso una scia che accompagna chi la indossa. Con qualche accortezza e un pizzico di sensibilità, trovare la fragranza giusta diventa un gesto significativo, capace di lasciare il segno molto più a lungo delle feste.

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