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Moda

La NASA veste Prada. Un successo stellare per la maison

E’ stata presentata la tuta spaziale Axiom Extravehicular Mobility Unit (AxEMU). Progettata in collaborazione con Prada, sarà utilizzata per la missione Artemis III della NASA del 2026.

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    Al Congresso Astronautico Internazionale di Milano, Axiom Space ha presentato in anteprima le nuove tute spaziali che verranno utilizzate nella missione lunare Artemis III della NASA, prevista per la fine del 2026. Progettate in collaborazione con Prada, le tute AxEMU rappresentano un momento storico per l’esplorazione spaziale e per l’industria della moda.

    Houston abbiamo un problema… si è incastrata la cerniera!!!

    Matt Ondler, presidente di Axiom Space, ha sottolineato l’importanza del design innovativo che mette “l’uomo al centro”. Gli astronauti indosseranno per la prima volta queste tute per affrontare le condizioni estreme del Polo Sud della Luna, una zona in ombra perenne e ricca di ghiaccio. L’obiettivo principale della missione sarà la ricerca di acqua, cruciale per le future esplorazioni spaziali.

    Materiali avanzati per una sfilata spaziale

    La partnership con Prada si è rivelata strategica per lo sviluppo delle tute. Secondo Lorenzo Bertelli, figlio di Miuccia, Chief Marketing Officer del Gruppo Prada, questa collaborazione segna l’inizio di una nuova era per il settore spaziale, ricca di opportunità. Prada ha contribuito con la sua expertise nella lavorazione di materiali avanzati, fornendo soluzioni per lo strato esterno della tuta, che dovrà resistere a temperature estreme.

    NASA tra pizzi e merletti a 40 sotto zero

    Le tute AxEMU permetteranno agli astronauti di effettuare passeggiate spaziali in condizioni estremamente ostili, con temperature molto basse, per un massimo di otto ore. Nelle aree della Luna sempre in ombra, gli astronauti potranno lavorare all’esterno per almeno due ore, grazie alle innovazioni tecnologiche e ai materiali avanzati utilizzati.

    Un prêt-à-porter tra le galassie

    La tuta spaziale ha già superato una simulazione pressurizzata e ora proseguirà con ulteriori test, inclusi quelli subacquei e con i prototipi del veicolo lunare Artemis. La missione Artemis III segnerà il ritorno dell’uomo sulla Luna, questa volta al Polo Sud, aprendo nuove frontiere per l’esplorazione spaziale e per la collaborazione tra settori industriali diversi.

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      Moda

      Le ricamatrici kosovare di Reggio Emilia pronte a ricamare l’abito da sposa per Dua Lipa

      Hanno dai 25 ai 45 anni, alcune hanno fatto pulizie, altre erano casalinghe, ma oggi sono artigiane riconosciute. Nel loro laboratorio ci sono pochi macchinari ma tanti aghi e fili.

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        Nascoste tra fili di seta, pizzi intricati e ricami preziosi, c’è una storia di talento, tradizione e riscatto sociale che prende vita nel cuore dell’Emilia-Romagna. Un gruppo di diciassette donne kosovare, arrivate in Italia tra la fine degli anni ’90 e il 2000, ha trasformato un’arte tramandata da generazioni in un’impresa capace di collaborare con le più grandi case di moda. Con ago e filo, queste artigiane non creano solo abiti: danno forma a vere opere d’arte, capaci di impreziosire passerelle e collezioni di lusso. E il loro sogno più grande? Realizzare l’abito da sposa per la cantante di origine kosovara Dua Lipa, simbolo internazionale della loro terra d’origine.

        Dal Kosovo all’Italia un’impresa costruita con il lavoro delle mani

        Per queste donne, il ricamo è una tradizione familiare, imparata in casa, tramandata dalle nonne e affinata nel tempo. In Kosovo era un’abilità quotidiana, in Italia è diventata un lavoro vero e proprio, grazie all’intuizione di Mendehie, detta Mendi, che nel 2019 ha riunito un gruppo di connazionali per dare vita a un laboratorio di alta sartoria. Tra loro ci sono Selvete, Enkelejda, Dhurata, Bukurije, Arbenita, ognuna con una storia da raccontare. Selvete, per esempio, arrivò in Italia a piedi, attraversando l’Albania mentre era incinta, per ricongiungersi al marito giardiniere a Reggio Emilia. Oggi costruisce una casa in Kosovo, ma pensa di tornarci solo per la pensione: il suo presente è in Italia, insieme alle figlie nate qui.

        Arte e moda serve tanta precisione

        L’azienda ha sede a San Martino in Rio, nel distretto industriale di Carpi, una delle capitali del tessile italiano. Il marito di Mendi lavorava già nel settore della maglieria di lusso, e fu proprio lui a segnalare le straordinarie capacità della moglie e delle sue amiche. Un imprenditore, vedendo i loro pizzi e ricami, ne comprese subito la qualità e il valore commerciale. Da allora, queste artigiane hanno collaborato con i brand più prestigiosi, creando dettagli di lusso per abiti da passerella, oltre a scarpe, borse, cappelli e persino charms natalizi. Il loro lavoro è completamente manuale, con tecniche come crochet, macramè, punto incrociato, uncinetto, spesso sperimentando materiali inaspettati, dalle piume al cuoio. Ogni creazione è un pezzo unico, frutto di confronto e ingegno. A volte ricevono solo un’idea astratta, un colore, un disegno, e da lì nasce una decorazione destinata a diventare parte di un abito esclusivo.

        Il sogno di creare l’abito da sposa di Dua Lipa

        Il riconoscimento per queste donne è la soddisfazione di vedere i propri lavori sulle passerelle e sulle riviste di moda. Molti abiti da loro ricamati sono stati indossati da grandi star, Dua Lipa compresa, anche se il loro nome non compare perché le creazioni sono firmate dai brand per cui lavorano. Ma il sogno oggi è più ambizioso. Creare per lei un abito da sposa, una fusione perfetta di arte e tradizione, un tributo al Kosovo e all’impegno della cantante nel promuovere le sue origini. A dimostrare la loro straordinaria maestria c’è un vestito in esposizione nella sede dell’azienda: 81.000 paillettes, tutte cucite a mano, per un totale di 896 ore di lavoro. È solo un esempio di ciò che possono fare con ago e filo.

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          Moda

          Primavera a tutto cappello: il ritorno dell’accessorio più snobbato degli ultimi anni

          Panama, cloche, baschi e bucket hat: la primavera 2025 segna il grande ritorno dei cappelli, accessori trasformisti che dettano stile e aggiungono carattere a qualsiasi look. Ecco i modelli più trendy e come abbinarli (senza sembrare in costume)

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            C’è stato un tempo in cui il cappello era un accessorio imprescindibile, simbolo di eleganza e distinzione. Poi, è arrivata l’epoca dello streetwear, del minimalismo spinto, dei “senza fronzoli”. E il cappello? Sparito, o quasi. Ma adesso le cose stanno cambiando: la primavera 2025 segna ufficialmente il grande ritorno del cappello.

            Non è solo questione di tendenze passegger(e) o di ispirazioni da passerella: il cappello è tornato per restare. Lo confermano le collezioni primavera-estate di brand come Dior, Max Mara, Jacquemus e Chanel, che hanno puntato tutto su questo accessorio trasformista, capace di cambiare completamente un outfit con un solo gesto.

            I modelli che vedremo ovunque? I bucket hat, rivisitati in tessuti leggeri come lino e cotone tecnico, spesso stampati o ricamati. I Panama per le più classiche, ma anche per chi vuole dare un tocco maschile a un look iper femminile. E poi cloche romantiche, berretti da baseball di lusso, baschi francesi, fino a cappelli a tesa larga da diva anni ’70.

            Il bello è che ogni stile trova il suo cappello. Il bucket sta bene con il denim e le camicie over, perfetto per look sporty o da weekend in città. Il basco si abbina a gonne midi, trench e mocassini: un’allure da intellettuale bohémien aggiornata al presente. Il Panama, invece, funziona sia con il tailleur pantalone che con l’abito lungo da giorno, e aggiunge un tocco cosmopolita anche alla più semplice delle camicie bianche. La cloche è il pezzo forte per chi ama il retrò: con un trench sabbia e una borsa a mano fa subito Parigi anni ’30.

            Il ritorno del cappello, però, non è solo una questione estetica. È anche un gesto di personalità. In un mondo dominato da outfit sempre più uguali e veloci, un cappello racconta qualcosa in più. È una scelta: quella di metterci la testa, anche nello stile.

            E per chi pensa di “non avere la faccia giusta”? Falso mito. La verità è che esiste un cappello per ogni viso: basta sperimentare. Le facce tonde stanno benissimo con le tese larghe, quelle più squadrate trovano armonia con i modelli morbidi e stondati. Il trucco è provarli dal vivo, giocare con l’inclinazione, osservare le proporzioni. E poi lasciarsi andare: perché il cappello, più di ogni altro accessorio, va portato con atteggiamento.

            Ultima dritta: la primavera 2025 suggerisce anche un ritorno al total look coordinato, con cappelli che richiamano fantasie o colori degli abiti. Non è obbligatorio, ma se siete amanti del dettaglio che fa la differenza, sarà la vostra stagione.

            In fondo, diceva Coco Chanel, “una donna senza cappello è come un giardino senza fiori”. Quest’anno, il giardino rifiorisce.

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              Moda

              Prada fa il bis: Versace e Jimmy Choo nel mirino… ma per ora i conti non tornano

              Non è solo un sogno di lusso: Prada sta valutando una doppia acquisizione da 1,5-2 miliardi di euro. Oltre a Versace, c’è anche Jimmy Choo nel mirino del colosso italiano. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo degli investitori, gli esperti sono scettici. Ma cosa potrebbe significare per il futuro di Prada e dei marchi acquisiti? Scopriamo di più su questa mossa strategica e le possibili sfide che si nascondono dietro l’operazione.

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                In un’epoca in cui il mercato del lusso è sempre più competitivo e frammentato, Prada sta puntando a fare il grande salto. Non si tratta solo di acquisire Versace, uno dei marchi più iconici della moda, ma anche Jimmy Choo, famoso brand di scarpe di lusso reso celebre dalla serie tv Sex and the City. La notizia ha scosso il mondo della moda, lasciando tutti a chiedersi: cosa significa davvero questa mossa per il futuro del colosso italiano?

                Un esborso da capogiro: 1,5-2 miliardi di euro

                Le cifre sono da capogiro. L’acquisizione combinata di Versace e Jimmy Choo da parte di Prada comporterebbe un investimento che si aggira tra i 1,5 e i 2 miliardi di euro. Una somma importante che, se concretizzata, consoliderebbe ulteriormente il posizionamento di Prada nel mercato del lusso globale. Tuttavia, non sono solo i numeri a destare interesse: la qualità delle acquisizioni e i risultati economici delle griffe gioca un ruolo fondamentale nel successo di questa operazione.

                Bilancio in calo: il rischio dell’operazione

                Nonostante il fascino di Versace e Jimmy Choo, la realtà è che entrambe le griffe non stanno attraversando un momento particolarmente brillante. Secondo le stime, il fatturato combinato di Versace e Jimmy Choo subirà una flessione del 14% nel 2024, portando i ricavi complessivi a 1,4 miliardi di euro. Inoltre, entrambi i marchi sono in perdita operativa, una situazione che potrebbe rappresentare una sfida per Prada, specialmente nel breve periodo.

                La reazione degli investitori: ottimismo misto a scetticismo

                La Borsa ha accolto con favore l’annuncio, con azioni di Capri Holdings – l’attuale proprietario di Versace e Jimmy Choo – che hanno guadagnato il 6% a Wall Street. Anche Prada ha visto un aumento delle sue azioni a Hong Kong (+3,5%). Tuttavia, gli esperti sono più cauti. Secondo Equita, il prezzo di 1,5 miliardi per Versace potrebbe essere elevato, considerando anche l’acquisizione di Jimmy Choo, e potrebbero esserci dei rischi legati a una strategia troppo ambiziosa.

                Le sfide del rilancio

                Uno dei temi principali sollevati dagli esperti riguarda la difficoltà di rilanciare brand iconici che, purtroppo, stanno vivendo un periodo di crisi. Il rilancio di Versace, in particolare, potrebbe essere un processo lungo e impegnativo. Nonostante le competenze di Prada nel settore, che potrebbero rafforzare il posizionamento di Versace e ottimizzare la distribuzione dei suoi prodotti, l’operazione potrebbe rallentare i risultati economici di Prada e Miu Miu.

                La strategia di separazione: Versace come “brand parallelo”

                Se l’acquisizione dovesse andare in porto, una delle opzioni contemplate sarebbe quella di mantenere Versace come un’entità separata all’interno del gruppo. In questo modo, Prada e Miu Miu potrebbero concentrarsi sui loro successi, mentre Versace verrebbe curata e gestita con una struttura dedicata, magari anche sotto una leadership manageriale distinta. Questa strategia potrebbe consentire a Prada di gestire meglio la nuova acquisizione, senza compromettere la forza dei marchi già consolidati.

                Mossa tattica… ma con qualche dubbio

                In sintesi, l’acquisizione di Versace e Jimmy Choo rappresenta una mossa strategica interessante per Prada, che mira a rafforzare il suo portafoglio di brand di lusso e a entrare in nuovi segmenti di mercato. Tuttavia, l’operazione non è priva di rischi, soprattutto considerando la situazione economica dei due marchi acquisiti. Gli investitori sembrano entusiasti, ma gli esperti avvertono che ci vorrà tempo per vedere se l’acquisizione porterà i risultati sperati. In ogni caso, è chiaro che Prada sta cercando di posizionarsi come il re del lusso, ma dovrà fare attenzione a non esagerare con le operazioni, rischiando di diluire troppo il suo focus. L’acquisizione di Versace e Jimmy Choo è solo l’inizio di una lunga corsa per diventare il numero uno nel mondo del lusso. Ma la strada è ancora tutta in salita…

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