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“E io non pago!”: il trend virale che può rovinarvi la vita (altro che risate)
Centinaia di video virali celebrano il Klarna Debts Trend, dove ci si prende gioco delle app che permettono di dilazionare i pagamenti in tre rate. Il problema? Diventare un cattivo pagatore non è uno scherzo. E una risata può costarvi un mutuo (o una carta di credito)

Tutto è iniziato, come spesso accade, per gioco. Una battuta, un video ironico, un’espressione che fa ridere. “E io non pago!” è diventata la parola d’ordine del nuovo trend virale nato su TikTok e già diffusosi a macchia d’olio sui social di mezzo mondo. Ma stavolta non si tratta di un tormentone innocente: il gioco rischia di costare caro, anzi carissimo.
Il fenomeno si chiama Klarna Debts Trend, dal nome di una delle app più note nel settore del “Buy now, pay later” – letteralmente: compra ora, paga dopo – e raccoglie centinaia di video di utenti che si vantano, senza troppi giri di parole, di non avere intenzione di pagare le rate dei propri acquisti.
Come funziona? Le app in questione permettono di acquistare un prodotto, riceverlo immediatamente e saldare il conto in tre rate mensili, senza interessi e senza burocrazia: niente busta paga, niente finanziaria. Basta un clic. Un sistema pensato per la comodità dei consumatori… finché qualcuno non ha pensato di trasformarlo in un palcoscenico per il sarcasmo.
Il trend è mondiale, ma a contribuire al suo boom ci ha pensato anche una ragazza italiana, che in uno dei video più visti – oltre 200 mila visualizzazioni – si riprende mentre scherza: «Io che faccio di tutto tranne pagare quello che devo». E sotto, centinaia di commenti: applausi, emoticon, cuori. Perché ormai anche il debito, se raccontato bene, diventa virale.
Peccato che la realtà sia molto meno divertente di un reel.
«Non pagare le rate delle app “compra ora, paga dopo” è a tutti gli effetti una forma di inadempienza contrattuale», spiegano gli esperti. Il risultato? Dopo due rate mancate, il nome dell’utente viene segnalato al CRIF, il sistema di informazioni creditizie utilizzato da banche e finanziarie. Tradotto: si diventa “cattivi pagatori”.
E da lì, iniziano i veri problemi. Un mutuo? Dimenticatevelo. Un prestito auto? Niente da fare. Un semplice finanziamento per uno smartphone? Neanche quello. A pesare, non è solo l’importo: anche 300 euro non saldati possono bastare per compromettere il proprio profilo creditizio per anni.
È il lato oscuro dell’ironia social: trasformare un cattivo esempio in una moda, sottovalutando le conseguenze. Perché vantarsi dei propri debiti, magari seduti su un volo low-cost diretto a Ibiza, fa tanto ribelle – ma quando sarà il momento di acquistare casa, quel video potrebbe tornare a galla, anche se non su TikTok.
«Le segnalazioni al CRIF non spariscono dall’oggi al domani», ricordano i consulenti. E anche una volta cancellate, il danno di reputazione può persistere: è sufficiente un’occhiata al proprio passato finanziario per far scattare l’allarme rosso.
Intanto, le app di credito coinvolte – da Klarna a Scalapay, passando per tutte le piattaforme “buy now, pay later” – iniziano a prendere provvedimenti. Più controlli, segnalazioni anticipate, e in certi casi il blocco preventivo degli account sospetti. Perché dietro un sistema pensato per aiutare, c’è pur sempre un contratto. E nessuna app dimentica chi ha firmato per pagare… ma poi non ha pagato.
Il risultato? Un trend tanto virale quanto stupido. Perché sì, fa ridere dire “E io non pago!”. Ma quando la risata finisce, potrebbe rimanervi solo il conto da saldare.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
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Maschere antigas e TikTok, dal trend weirdcore alla tragedia: il caso del 27enne morto a Roseto degli Abruzzi
Su TikTok il trend delle maschere antigas è puro estetismo apocalittico, fatto di luci basse e atmosfere decadenti. Ma nell’uso reale i rischi sono enormi: tra filtri vintage tossici e improvvisazioni pericolose, una moda che da gioco visivo può trasformarsi in incubo.

Una maschera antigas sul volto, collegata a una bomboletta di gas refrigerante. Così è stato trovato morto, nella sua stanza di Roseto degli Abruzzi, un ragazzo di 27 anni. Il computer acceso, la posizione composta, l’immagine inquietante di una messa in scena finita male. Le autorità indagano per capire se dietro la tragedia ci sia il legame con uno dei trend più discussi di TikTok: la cosiddetta Gas Mask Challenge.
Il termine “challenge” è forse eccessivo: più che una sfida, è un immaginario estetico che ha preso piede negli ultimi mesi. Gli utenti indossano maschere antigas, spesso vintage o modificate, e si riprendono in ambientazioni cupe, post-apocalittiche, surreali. Le clip sono accompagnate da musiche lente, luci soffuse, atmosfere da videogame come Bioshock o da film disturbanti come Eyes Wide Shut. Una performance visiva, che nulla dovrebbe avere a che fare con sostanze tossiche o con l’uso reale delle maschere.
Eppure il confine è sottile. Le maschere antigas vintage, ad esempio, possono contenere filtri con amianto o composti chimici nocivi. Indossarle senza precauzioni non è affatto innocuo, come dimostrano gli avvertimenti degli esperti. A questo si aggiunge il rischio di emulazioni sconsiderate: c’è chi collega i respiratori a bombolette di gas, sottovalutando gli effetti narcotici o letali.
Il mercato online conferma l’interesse crescente: solo su Amazon, alcuni modelli riutilizzabili hanno registrato oltre 600 acquisti in un mese, e quelli per verniciatura o saldatura hanno raggiunto centinaia di ordini. Un fenomeno di nicchia, ma con numeri non trascurabili che riflettono la fascinazione dark dei più giovani.
A Roseto, invece, la suggestione artistica si è trasformata in tragedia. La bomboletta collegata alla maschera avrebbe diffuso cloruro di etile, sostanza dagli effetti narcotici e potenzialmente mortali. Un gesto su cui gli inquirenti cercano di fare chiarezza: gioco estremo finito male, emulazione inconsapevole o uso volontario di una sostanza?
Quel che resta è la fragilità di un confine sempre più labile tra estetica e pericolo. Un filtro social che, quando si materializza nella vita reale, può diventare fatale.
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Chi è Yakinop, l’italiano signore di Google Maps
Chi è Yakinop, nome reale Yassin En Naimi, il tiktoker di successo che ha conquistato i social media indovinando la posizione delle foto dei captcha.

Yakinop, nome reale Yassin En Naimi, è un tiktoker di successo che ha conquistato i social media indovinando la posizione delle foto dei captcha. Questi ultimi sono misure di sicurezza note come autenticazione challenge/response. Il test captcha protegge tutti noi dallo spam e dalla decriptazione delle password chiedendoci di superare un semplice test che prova che noi siamo una persona e non un computer che sta tentando di violare un account protetto da password.
Si sposta in continuazione ma solo nel mondo virtuale
Il padre di Yakinop è del Marocco, la mamma è di origine napoletana, mentre lui è nato e ha vissuto i primi anni della sua vita a Bolzano. Quindi si è trasferito a Milano e ora vive a Roma dove ha deciso di fermarsi per non spostarsi più. Sebbene non viaggi molto nel mondo reale, si sposta continuamente nel mondo virtuale grazie a Google Maps.
Un’ascesa inaspettata
Yakinop è diventato famoso per la sua abilità di individuare i luoghi esatti ritratti in foto pubblicate online. Con quasi mezzo milione di follower su TikTok, oltre 100.000 su Instagram e più di 70.000 su YouTube, Yakinop ha iniziato la sua carriera su un’altra piattaforma: Twitch. È lì che ha acquisito il soprannome “Il Sindaco” grazie al gioco Fortnite.
Sindaco di Fortnite
Nel periodo tra il 2019 e il 2020, Yakinop ha iniziato a fare streaming di Fortnite su Twitch, dove il suo personaggio scendeva sempre nella stessa città del gioco. Questo dettaglio ha attirato l’attenzione dei suoi spettatori, che hanno iniziato a chiamarlo “Il Sindaco” di quella città. Questo soprannome è rimasto e ha contribuito alla sua identità online. È sindaco grazie a Fortnite.
Nessuno gli può sfuggire
Yakinop ha raggiunto la fama su TikTok grazie alla sua capacità di identificare i luoghi rappresentati nei captcha. Analizzando dettagli come i cartelli, le targhe delle auto, le ombre e la posizione del Sole, riesce a risalire al luogo preciso. Questo talento lo ha reso uno dei maggiori esperti di Google Maps al mondo.
Da GeoGuessr ai social
Il “Sindaco” ha iniziato la sua avventura sui social con GeoGuessr, un gioco online dove bisogna identificare i luoghi delle foto. Sebbene i suoi primi risultati fossero modesti, ha continuato a migliorare e a pubblicare video divertenti su TikTok. L’incontro con un abile giocatore spagnolo lo ha ispirato a perfezionare le sue abilità, diventando un vero detective del mondo virtuale.
Sfida con le Intelligenze Artificiali
Non teme l’avvento delle intelligenze artificiali. Sebbene non usi strumenti di ricerca inversa per immagini, sfrutta ChatGPT per organizzare il suo lavoro e velocizzare le ricerche. Utilizza anche strumenti come GeoSpy per confermare o smentire le sue conclusioni.
Cosa farà da grande?
Oltre alla sua attività sui social, Yakinop ha piani ambiziosi per il futuro. Entro 2-3 anni, spera di aprire una catena di escape room, un settore in crescita con molta domanda. Un obiettivo che dimostra la sua volontà di espandere le sue competenze e offrire sempre nuove esperienze.
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“Sunburnt tan lines”: la follia virale delle scottature esibite come moda
Hashtag, foto e “trofei” di dolore: il ministro della Salute francese avverte i giovani sui rischi di ustioni, invecchiamento precoce e melanoma.

Farsi venire una scottatura come status symbol. È l’ultima moda assurda partorita dai social: il trend delle “sunburnt tan lines” – letteralmente, linee di abbronzatura da scottatura – spopola su TikTok e Instagram. Giovani, soprattutto ragazze, si espongono volontariamente al sole fino a ustionarsi, per poi mostrare con orgoglio la pelle arrossata e i segni netti dell’abbronzatura.









Una pratica tanto stupida quanto pericolosa, al punto che il governo francese ha chiesto all’Autorità per le comunicazioni (Arcom) di intervenire e di coinvolgere la Commissione europea. L’obiettivo: fermare la diffusione di contenuti che incoraggiano un’esposizione estrema e dannosa ai raggi UV.
«La vostra pelle è la vostra vita, ne avete una sola. Non sacrificatela per 30 secondi di buzz», ha dichiarato il ministro della Salute, Yannick Neuder, in un video sui social. L’allarme non è retorica: dietro l’estetica da like si nasconde un rischio clinico concreto.
«Queste giovani non si abbronzano, si bruciano», avverte la dermatologa Anne Dompmartin, responsabile del reparto di dermatologia-venerologia del Chu di Caen. «Le bruciature provocano dolore immediato, distacco della pelle e, nei casi peggiori, vesciche. Alla guarigione restano macchie scure permanenti, le cosiddette “macchie del cimitero”».
Ma la cicatrice estetica è solo l’inizio. I raggi UV danneggiano il DNA delle cellule cutanee e aumentano il rischio di tumori come melanoma e carcinoma. Secondo Santé Publique France, oltre l’85% dei tumori della pelle è causato da esposizione eccessiva al sole, e le scottature in adolescenza sono un fattore di rischio particolarmente elevato.
A preoccupare, oltre alla salute, è il messaggio: farsi del male per un video diventa un atto di “bellezza” da condividere. «È il sintomo di una generazione che cerca emozioni forti in una quotidianità percepita come troppo piatta», osserva Dompmartin.
Il ministero francese vuole che TikTok rispetti il Digital Services Act, che impone di proteggere i minori e ridurre i rischi sistemici. Ma, finché l’algoritmo premia i contenuti più estremi, il sole non è l’unico nemico: lo è anche l’idiozia virale.
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