Cinema
Disney sotto accusa: il caso “Oceania” e la sceneggiatura rubata
Buck Woodall accusa la Disney di furto e appropriazione indebita della sceneggiatura di Bucky, un progetto sviluppato dal 2003. Sostiene che il materiale sia stato sottratto da Jenny Marchick, ex direttrice dello sviluppo della Mandeville Films. Dopo un primo stop giudiziario, l’uscita di Oceania 2 ha riaperto il contenzioso. La multinazionale si difende: «Nessuno dei creatori ha mai visto il suo lavoro».
Quando nel 2016 Oceania è sbarcato al cinema, ha conquistato il pubblico con la sua eroina polinesiana, le atmosfere leggendarie e la presenza del semidio Maui. Il successo è stato schiacciante, con un incasso globale miliardario e un impatto culturale duraturo. Oggi, con l’arrivo di Oceania 2, una vecchia accusa torna a tormentare la Disney: l’idea originale sarebbe stata rubata.
L’animatore Buck Woodall ha intentato una nuova causa contro la Disney, sostenendo che il film sia stato copiato dalla sua sceneggiatura originale di un progetto chiamato Bucky e sottratto con l’inganno.
Nella denuncia, Woodall parla apertamente di un’“impresa fraudolenta”, che avrebbe portato alla Disney i materiali del suo progetto senza il suo consenso, attraverso una figura chiave: Jenny Marchick, allora direttrice dello sviluppo della Mandeville Films e oggi responsabile dei lungometraggi DreamWorks.
Secondo Woodall, nel 2003 aveva iniziato a condividere dettagli su Bucky, un film ambientato in un antico villaggio polinesiano, con protagonisti adolescenti impegnati in una missione per salvare la loro terra. Tra le creature incontrate c’era anche un semidio con un enorme uncino e una figura colossale nascosta dentro una montagna.
Marchick avrebbe ottenuto bozze della sceneggiatura, concept art e altri dettagli di produzione, garantendogli che avrebbe spinto il progetto per la realizzazione. Invece, secondo l’accusa, avrebbe passato tutto alla Disney, sfruttando scappatoie legali per aggirare il copyright.
Somiglianze sospette: il caso si riapre con Oceania 2
Woodall aveva già provato a trascinare la Disney in tribunale, ma nel novembre scorso un giudice federale aveva stabilito che la causa fosse ormai prescritta. Ma l’arrivo di Oceania 2 ha riaperto la battaglia.
Questa volta l’animatore non si accontenta di poco: chiede 10 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% degli incassi complessivi del film. Inoltre, ha richiesto un’ordinanza per impedire alla Disney di continuare a utilizzare elementi protetti dal suo copyright.
Tra le similitudini segnalate tra Bucky e Oceania ci sarebbero:
- L’ambientazione polinesiana e la missione dei protagonisti per salvare la loro isola.
- L’incontro con entità spirituali sotto forma di animali.
- Il gallo e il maiale come amici del protagonista.
- Un vortice oceanico che funge da portale, elemento che secondo l’accusa sarebbe una trovata originale di Bucky e non una coincidenza narrativa.
Woodall sostiene che “questi dettagli non sarebbero potuti emergere per caso” e accusa la Disney di aver deliberatamente utilizzato il suo materiale.
La difesa della Disney e le dichiarazioni di Ron Clements
La Disney ha negato con forza ogni accusa, dichiarando che nessuno dei membri coinvolti nella realizzazione di Oceania ha mai visto il progetto Bucky.
Anche Ron Clements, regista del film, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per il tribunale: «Non abbiamo preso ispirazione né ci siamo basati su Bucky o su qualsiasi altro materiale di Woodall. Ne ho sentito parlare solo dopo la prima causa».
Il peso della causa sulla corsa agli Oscar
Intanto, Oceania 2 continua a macinare record al botteghino, con 989,8 milioni di dollari incassati finora in tutto il mondo. Tuttavia, la questione legale potrebbe influenzare la corsa del film agli Oscar.
Già ai Golden Globe, il sequel della Disney ha dovuto cedere il premio di miglior film d’animazione a Flow, e il clima di controversia potrebbe spingere l’Academy a evitare ulteriori polemiche.
Se la battaglia giudiziaria prenderà piede, la Disney dovrà difendersi non solo in tribunale, ma anche davanti all’opinione pubblica. Dopotutto, l’ombra delle accuse di plagio è l’ultima cosa di cui ha bisogno mentre cerca di consolidare il suo dominio nel mondo dell’animazione.
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Cinema
Il calendario dell’avvento di Gwyneth Paltrow? Tra corde bondage e oro 24 carati, il Natale più hot di sempre
Gwyneth Paltrow lancia la sua versione del calendario dell’avvento, pensata per chi vuole accendere le feste con sensualità e ironia. Dalle corde bondage alle manette dorate, fino al vibratore a cinque velocità: un mix di erotismo e design firmato Kiki de Montparnasse.
Altro che cioccolatini o cosmetici: il calendario dell’avvento di Gwyneth Paltrow è un viaggio nei piaceri del corpo. Nella sua Pleasure Seeker’s Gift Guide, pubblicata sul sito di lifestyle Goop, l’attrice premio Oscar propone un Natale decisamente fuori dagli schemi, con 24 sorprese ad alto tasso erotico e altrettanto alto di prezzo.
Il Natale secondo Goop
Il cofanetto, che rientra tra i consigli per gli acquisti natalizi più discussi del web, è una vera e propria mini “stanza dei giochi”. Dentro si trovano corde bondage di sei metri, manette placcate in oro, vibratori a cinque velocità e lingerie di lusso firmata Kiki de Montparnasse, marchio cult del piacere raffinato.
Lusso, ironia e libertà
Non è la prima volta che la Paltrow usa il Natale per provocare. Dopo la “candela che profuma come la mia vagina” e le guide al discoppiamento consapevole, la star di Hollywood rilancia la sua visione del benessere sensuale: senza tabù, ma con molto stile.
Un investimento (più che un regalo)
Il prezzo non è per tutti, ma il messaggio sì: godersi le feste può essere un’arte. E se c’è qualcuno che sa trasformare l’erotismo in business, quella è Gwyneth Paltrow, regina indiscussa del lusso consapevole.
Cinema
Riccardo Scamarcio, aria di gelosia sul set? Si mormora che l’attore non gradisca le “affinità” tra Benedetta Porcaroli e Lorenzo Zurzolo
Lui, icona di fascino tormentato; lei, attrice raffinata della nuova generazione; l’altro, talento giovane e magnetico. Si racconta che Riccardo Scamarcio non abbia preso benissimo l’alchimia sul set tra Benedetta Porcaroli e Lorenzo Zurzolo per 7 Anniversari. Sarà solo atmosfera da ciak o qualcosa di più ha sfiorato l’aria sul set?
Le voci corrono veloci quanto i flash. Si dice che Riccardo Scamarcio abbia percepito un’eccessiva “affinità elettiva” tra Benedetta Porcaroli e Lorenzo Zurzolo durante le riprese di 7 Anniversari, film che segna l’esordio alla regia di Sabrina Iannucci. Nulla di ufficiale, ovviamente: solo sussurri da set, mezze frasi e quella sottile corrente che nasce quando due attori si trovano bene sullo stesso respiro. Quella chimica scenica che il cinema esige, e che a volte, inevitabilmente, qualcuno osserva con un sopracciglio leggermente sollevato.
Benedetta, Lorenzo e la magia del set
Porcaroli e Zurzolo sono due nomi del nuovo cinema italiano che piacciono, funzionano e brillano. Giovani, belli, versatili, capaci di accendere la macchina da presa con un’intesa naturale, fatta di sguardi e ritmo emotivo. E come ogni coppia ben assortita sullo schermo, attirano attenzione, commenti, supposizioni. Non è la prima volta che un set diventa terreno fertile per chiacchiere e intuizioni: la distanza tra finzione e vibrazione autentica, a volte, è appena una linea di dialogo. E intanto, qualcuno osserva e interpreta.
Scamarcio, fascino e protezione (forse)
Riccardo Scamarcio non è nuovo a ruoli intensi e a quell’aura mediterranea che lega amore e tormento. Da qui a immaginarlo nella parte dell’uomo che alza un po’ le antenne il passo è breve, almeno per chi alimenta il racconto. Gelosia o semplice attenzione? Curiosità o spirito di protezione per la compagna? Le fonti parlano di un’ombra lieve, una vibrazione sottintesa più che una reazione visibile. Nulla di clamoroso, solo quel sottotesto che spesso accompagna le coppie del cinema quando sul set entra un terzo elemento talentuoso e bello da vedere.
In fondo, è la formula classica del gossip: due attori in crescita, un partner celebre, un film che ancora nessuno ha visto ma di cui già si parla. Il resto lo farà il grande schermo. Perché, alla fine, l’unica verità certa è quella che passa attraverso un’inquadratura. E lì, si sa, chimica e percezioni non mentono mai — o almeno ci piace crederlo.
Cinema
Angelina Jolie pronta a lasciare gli Stati Uniti per la Cambogia
Angelina Jolie sarebbe pronta a voltare pagina. Secondo fonti vicine all’attrice, la star di Hollywood starebbe progettando di trasferirsi in Cambogia insieme ai suoi figli. Un ritorno alle origini simboliche: il Paese asiatico è da anni la sua seconda casa, luogo in cui ha girato il film Per primo hanno ucciso mio padre e dove ha fondato la Maddox Jolie-Pitt Foundation dedicata alla tutela ambientale e ai diritti dell’infanzia.
Addio all’America “che non riconosco più”
Nata a Los Angeles, Jolie avrebbe espresso crescente disagio verso il clima politico e culturale americano. In particolare, la nuova ondata di censure e limitazioni alla libertà artistica sembra averle dato il colpo di grazia. Negli ultimi giorni, la star avrebbe commentato in privato il caso di Jimmy Kimmel, il comico televisivo finito nel mirino per alcune battute satiriche, come “un segnale preoccupante di regressione”.
La Cambogia come rifugio e rinascita
Per Angelina, la Cambogia non è solo un luogo dell’anima, ma anche una scelta di vita. Qui ha adottato il primogenito Maddox nel 2002 e ha investito tempo e risorse per la conservazione della natura e lo sviluppo delle comunità locali. “È il posto in cui mi sento più libera, più utile e più me stessa”, avrebbe confidato a un’amica.
Una decisione definitiva non sarebbe ancora stata presa, ma il messaggio è chiaro: se l’America si chiude nella paura, Jolie apre le porte del mondo — e della sua nuova casa — alla libertà di essere semplicemente sé stessa.
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