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Cinema

Il segreto nascosto di Arendelle: Tarzan è il fratello perduto di Anna ed Elsa?

I fan del film del 2013 avevano sempre creduto in un legame di parentela tra le due principesse e il protagonista del film Disney del 1999.

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    Questa notizia è stata innescata dalle affermazioni de un regista della Disney sulla teoria dei fan in merito alla connessione tra le principesse del film “Frozen” e il protagonista di “Tarzan”. Come, come…? Una teoria sulla connessione tra Anna ed Elsa di “Frozen” e Tarzan è stata confermata da Chris Buck, il regista della Disney. I fan della Disney, infatti, hanno sempre creduto in un legame di parentela tra le due principesse e il protagonista del film Disney del 1999.

    Gli easter egg e l’universo condiviso Disney

    Ci troviamo di fronte a una precisa tecnica. Quella degli easter egg letteralmente uova di Pasqua un termine che definisce anche una tecnica utilizzata in cinematografica e nei contenuti digitali. Gli easter egg sono elementi extra, bizzarri e innocui che vengono inseriti in un contenuto audiovisivo. Si tratta di contenuti extra che gli sviluppatori, i creativi e i registi decidono di inserire in un contenuto, magari come omaggio ad un loro film passato, ad una saga, a un regista e via dicendo. Questi dettagli, sebbene non abbiano un impatto diretto sulla trama, contribuiscono a creare un senso di universo condiviso che stimola la fantasia dei fan. La Disney è famosa per inserire easter egg e riferimenti nascosti nei suoi film. Ad esempio, in Frozen, si intravedono Rapunzel e Flynn Rider di Rapunzel, l’intreccio della torre tra gli ospiti all’incoronazione di Elsa, alimentando altre teorie che collegano i film.

    La teoria del legame familiare e l’occhio lungo dei fan Disney

    Secondo questa teoria, i genitori di Anna ed Elsa non sarebbero morti nel naufragio raccontato nel primo film di Frozen. Invece, sarebbero sopravvissuti al naufragio, approdando su un’isola deserta dove la regina di Arendelle avrebbe dato alla luce un figlio. Successivamente, i due genitori sarebbero stati uccisi da un leopardo, lasciando il bambino orfano e destinato a essere cresciuto dai gorilla. Quel bambino sarebbe proprio Tarzan, protagonista del classico Disney del 1999.

    La conferma di Chris Buck su Tarzan, Anna ed Elsa

    Questa teoria ha trovato una conferma sorprendente dallo stesso Chris Buck- che è stato regista sia di Tarzan che di Frozen. In un’intervista rilasciata a MTV nel 2015, Buck aveva affermato che nella sua testa ” il fratello di Anna ed Elsa è Tarzan. Questo è il mio piccolo mondo divertente.” Buck ha spiegato che, secondo la sua visione personale, i genitori delle principesse non sono morti nel naufragio ma hanno vissuto questa incredibile avventura prima di morire nella giungla. E Disney che ne pensa?

    La smentita ufficiale della Disney

    Nonostante le dichiarazioni di Buck, la teoria è stata ufficialmente smentita dal produttore di Frozen 2, Peter Del Vecho. “Posso affermare categoricamente e senza alcuna possibilità di equivoco che Tarzan non sia in alcun modo parente di Anna ed Elsa.” Eppure…Questa affermazione ha deluso molti fan che speravano in un legame concreto tra i due film.

    Conclusioni ne abbiamo?

    Certo che sì. Anche se la connessione tra Frozen e Tarzan non è ufficialmente parte del canone Disney, le parole di Chris Buck hanno alimentato una teoria affascinante che continua a vivere nel cuore degli appassionati. Magari un giorno la Disney potrebbe sorprendere tutti collegando davvero questi mondi magici! A beneficio di nipoti e pronipoti…

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      Cinema

      Amal Clooney nel mirino di Trump: rischia sanzioni e divieto d’ingresso negli Stati Uniti

      Amal Alamuddin Clooney, stimata giurista internazionale, rischia di finire nella lista nera del presidente Trump per aver collaborato alla richiesta di mandato d’arresto internazionale contro il premier israeliano. Il provvedimento, anticipato dal Financial Times, potrebbe coinvolgere anche i suoi beni e la sua vita a Los Angeles.

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        È la legge contro la politica. E per una volta, la legge rischia di soccombere.
        Amal Alamuddin Clooney, icona globale della giustizia e dei diritti umani, potrebbe presto non poter più rimettere piede negli Stati Uniti, paese dove ha costruito casa, famiglia e futuro. La colpa? Aver osato sfidare uno degli alleati più potenti dell’America di Donald Trump: il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

        La rivelazione, firmata Financial Times, è di quelle che fanno tremare. Il ministero degli Esteri britannico ha allertato diversi avvocati residenti negli Stati Uniti sul rischio imminente di sanzioni personali. Tra loro spicca il nome di Amal, la cui carriera si è spesso intrecciata con le cause più scomode della geopolitica internazionale.

        La vicenda prende corpo mesi fa, quando la Corte Penale Internazionale dell’Aia, sotto la guida del procuratore capo britannico Karim Khan, emette un mandato di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella devastata Striscia di Gaza.
        Un’azione che ha scatenato l’ira del presidente Trump, insediato nuovamente alla Casa Bianca da gennaio 2025, deciso a proteggere gli alleati israeliani anche a costo di colpire chiunque osi contestarli.

        «Come avvocata per i diritti umani, non accetterò mai che la vita di un bambino abbia meno valore di quella di un altro», aveva dichiarato senza esitazione Amal, rivendicando il proprio ruolo nel gruppo di esperti che ha sostenuto il procuratore Khan. Un’affermazione che oggi potrebbe costarle molto cara.

        L’ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso febbraio prevedeva già sanzioni contro Khan. Ora però il cerchio si stringe, e rischia di coinvolgere direttamente anche Amal Clooney: divieto d’ingresso negli Stati Uniti, congelamento dei conti correnti, sequestro delle proprietà sul territorio americano.
        Rimarrebbe salva, per ora, soltanto la residenza britannica lungo il Tamigi, acquistata insieme a George Clooney come rifugio discreto fuori dai riflettori hollywoodiani.

        Amal, da sempre impegnata nelle sfide più ardite del diritto internazionale, non è nuova alle tempeste mediatiche e politiche.
        Dopo gli studi a Oxford e il lavoro negli studi londinesi più prestigiosi, ha difeso giornalisti perseguitati, donne vittime di violenza, popolazioni dimenticate in conflitti dimenticati.
        Una carriera brillante, culminata nella collaborazione con le Nazioni Unite e in una visibilità globale rafforzata anche dal matrimonio con una delle star più amate di Hollywood.

        Ma proprio il cognome Clooney ha reso inevitabile il bersaglio. George, attore e regista apertamente democratico, ha sempre criticato Donald Trump, accusandolo più volte di voler soffocare la libertà di stampa: «Vediamo un governo che multa e intimidisce le aziende per controllare i media», aveva dichiarato alla CBS.
        Un attacco al quale Trump aveva replicato senza mezzi termini, definendolo «una star di serie B e un opinionista fallito». Non certo il clima ideale per sperare nella clemenza presidenziale.

        Oggi Amal tace, ma il suo pensiero è scolpito nelle dichiarazioni rese alla Corte Penale Internazionale: «Non esistono conflitti al di sopra della legge. Non esistono leader al di sopra della legge.»
        Un messaggio chiaro, che difficilmente lascerà spazio a compromessi.

        Secondo il Financial Times, insieme a lei rischiano sanzioni anche figure di spicco come l’ex giudice britannico Adrian Fulford, la baronessa Helena Kennedy e l’avvocato Danny Friedman. Una lista di nomi illustri pronti a pagare il prezzo della loro fedeltà alla giustizia internazionale.

        In questo nuovo scenario, la battaglia di Amal Clooney non è più solo quella di un avvocato per i diritti umani.
        È diventata la battaglia di chi crede che anche davanti al potere più feroce, la legge debba poter ancora parlare.
        Anche se la voce dovesse arrivare da oltre oceano, filtrata dalle sanzioni, dalle rappresaglie e dal gelo diplomatico di una nuova America.

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          Cinema

          “I cocci rotti non si riaggiustano”: Micaela Ramazzotti riavvolge il nastro sul suo ex

          L’attrice torna alla ribalta con “30 notti con il mio ex”, ma è la sua vita privata ad attirare i riflettori: la separazione burrascosa da Paolo Virzì, l’amore ritrovato con Claudio Pallitto, una rissa pubblica e la riscoperta di sé. Un racconto che intreccia arte, emozioni e resilienza, tra cinema e realtà.

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            Il 17 aprile arriva nelle sale 30 notti con il mio ex di Guido Chiesa, una commedia per famiglie che segna il ritorno sul grande schermo di Micaela Ramazzotti. Ancora una volta interpreta una delle sue “pazzerelle”, personaggi eccentrici e vulnerabili, ma stavolta il copione sembra fondersi con la vita vera. Micaela non si nasconde più. Non solo nel film, ma soprattutto fuori dal set.

            La verità fa male (ma libera): la scelta di esporsi

            «La verità è bella perché è libera e ti mette in pace con te stessa», dichiara l’attrice. Dopo anni di silenzi, ha deciso di raccontare pubblicamente la sua verità, anche a costo di esporsi al giudizio. La separazione con Paolo Virzì non è stata indolore: accuse, insulti (“Brutta merda, mignotta”, le avrebbe urlato il regista), una lite che coinvolse anche il suo nuovo compagno Claudio Pallitto. «Quando c’è stata quella bufera, ho sentito cose brutte sul mio compagno. Mi hanno fatto male. Difendendolo, ho difeso anche me». Una presa di posizione netta, forte, che rivela una nuova Ramazzotti: più determinata, più consapevole.

            “I cocci a Roma finiscono al monte de’ cocci”: niente kintsugi, solo realtà

            Il film propone una riflessione delicata: è possibile ricostruire un rapporto finito? Ramazzotti risponde senza esitazioni: «Il kintsugi (l’arte orientale di riparare oggetti con l’oro, ndr) è poetico, ma non ci credo. Se si rompe qualcosa di profondo, resta rotto». E no, i cocci non si riaggiustano con l’oro: si buttano. Una dichiarazione che sembra una sentenza definitiva sul suo passato con Virzì. Nessuna possibilità di riconciliazione, solo l’accettazione delle crepe. E la forza di andare avanti.

            Una madre sincera, un’artista rinata

            Micaela non filtra nemmeno con i figli: «Con loro c’è sempre stata onestà intellettuale». Un esempio di maternità moderna, lontana dalla retorica zuccherosa. E come artista? Dice di essere cambiata. «Mi sentivo fragile, ho scoperto di essere una lottatrice». La famosa rissa con l’ex – dove avrebbe persino strappato e lanciato gli occhiali di Virzì – non è solo una scena da rotocalco, ma l’istantanea di un passaggio cruciale nella sua evoluzione personale e creativa.

            Dall’inferno al riscatto: l’amore con Pallitto e il futuro

            Claudio Pallitto, suo attuale compagno, presto marito, è stato bersaglio di critiche e commenti feroci. Ma Micaela lo ha difeso a spada tratta. «Non si attacca una persona per il fisico. Basta, se ne parla una volta sola. Colpo secco, stop». Una donna che si rialza, che non si lascia più mettere all’angolo, che trasforma le ferite in forza. Ramazzotti non solo torna al cinema, ma sembra voler riscrivere il proprio copione di vita: da protagonista, senza censure.

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              Cinema

              Il prossimo James Bond berrà tequila? Con Alfonso Cuarón potrebbe succedere…

              Il regista premio Oscar Alfonso Cuarón ha confermato le trattative per dirigere il prossimo film della saga di James Bond, ora nelle mani di Amazon MGM. Cosa succede quando l’eleganza britannica incontra la passione latina e se il genio dietro Roma prenderà davvero il timone?

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                Avete letto bene. Il celebre regista messicano Alfonso Cuarón ha rivelato di essere in trattativa per dirigere il prossimo capitolo dell’iconica saga di James Bond! Una notizia che ha scatenato entusiasmo e curiosità tra i fan del franchise. Dopo anni di eleganza british, intrighi internazionali e martini “agitati, non mescolati”, 007 potrebbe finalmente parlare… spagnolo?

                Da Roma a Londra (passando per Città del Messico)

                Cuarón, che non dirige un film dal 2018 — anno in cui ha trionfato agli Oscar con Roma — ha dichiarato:

                “C’è effettivamente questo progetto in discussione e ho il desiderio, se dovesse accadere, di rivisitare questa storia a modo mio”.

                Una dichiarazione che lascia intendere non solo un ritorno alla regia, ma anche un desiderio di reinventare Bond secondo la sua sensibilità cinematografica. E se pensiamo a quanto siano stati rivoluzionari film come Gravity o I figli degli uomini, il risultato potrebbe essere esplosivo.

                Amazon MGM cambia le carte in tavola

                Con l’acquisizione dei diritti della saga da parte di Amazon MGM, l’universo di 007 è pronto per una svolta epocale. I fan si aspettano innovazione, diversità e un tono meno “vecchia scuola”. Cuarón, con la sua visione umana e profonda, potrebbe essere la scelta perfetta per questa nuova era.

                Ma chi sarà il prossimo Bond?

                Ancora nessuna conferma sul volto che interpreterà James Bond, ma con Cuarón alla regia, c’è da aspettarsi un personaggio più sfaccettato, emotivamente complesso e, chissà, magari anche con radici culturali diverse. Un Bond meno freddo e più umano? Potremmo davvero essere di fronte al 007 più rivoluzionario di sempre.

                Uno 007 latinoamericano? Sì, grazie!

                Immagina le sequenze d’azione tra i mercati di Oaxaca, inseguimenti tra le piramidi maya o dialoghi intensi sullo sfondo del Día de los Muertos. Il tocco visivo e narrativo di Cuarón potrebbe arricchire l’universo di Bond con nuove prospettive culturali e visive.

                Il ritorno di un maestro

                Dopo anni di silenzio, Alfonso Cuarón potrebbe tornare dietro la macchina da presa con una delle saghe più amate al mondo. E se il progetto andasse in porto, ci aspetta un Bond mai visto prima: più passionale, più profondo, forse persino più reale.

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