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Cinema

Per molti Lucio Corsi è un’extraterrestre: coerente… ora presta la voce all’alieno Tegmen in “Elio”!

Lucio Corsi, cantautore toscano dalla creatività eccentrica, debutta nel doppiaggio con il nuovo film Pixar-Disney “Elio”, dove presta la voce a Tegmen, un ambasciatore alieno acuto e razionale. Dopo aver lasciato il segno a Sanremo e all’Eurovision con il brano Volevo essere un duro, l’artista rivela la sua passione per Toy Story e racconta come la musica e l’animazione siano, per lui, due mondi incredibilmente vicini. Il film esce il 18 giugno.

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    Cosa ci fa il cantautore più bohémien della musica italiana in un film d’animazione spaziale targato Pixar? Semplice: dà voce a un alieno. Lucio Corsi, già amatissimo per la sua poetica visionaria e l’estetica fuori dal tempo, ha sorpreso tutti annunciando il suo debutto nel doppiaggio con Elio, il nuovo lungometraggio Disney-Pixar diretto da Madeline Sharafian, Domee Shi (Red) e Adrian Molina (Coco).

    La citazione di Toy Story a Sanremo

    Nel film, in uscita nelle sale italiane il 18 giugno, interpreta Tegmen, ambasciatore alieno del Comuniverso, una bizzarra federazione galattica. E proprio lui, Lucio, che a Sanremo aveva fatto parlare di sé per la scritta “Andy” sotto lo stivale (omaggio a Toy Story), torna a celebrare il suo amore per l’animazione: «Mi rivedevo nel personaggio di Sid, per il modo in cui trasformava i giocattoli. E adoro Randy Newman, la sua musica è un’ispirazione costante».

    “Elio”: tra immaginazione, spazio e meraviglia

    Elio racconta la storia di un undicenne pieno di immaginazione, grande appassionato di alieni, che viene teletrasportato nel Comuniverso e scambiato per errore come rappresentante della Terra. Il film, colorato e profondo, celebra il potere dei sogni, dell’identità e dell’incontro tra mondi diversi.

    Altre voci famose

    Il doppiaggio italiano include anche nomi noti come Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini e Neri Marcorè, ma è proprio la voce di Lucio Corsi ad aggiungere un tocco inaspettato: «Il mio personaggio è razionale e tagliente. Ho amato lavorare sui toni della lingua italiana, che ha una musicalità naturale».

    Musica e cinema: due galassie che si incontrano

    Per Lucio Corsi, questa esperienza è tutt’altro che casuale. Il confine tra canzone e narrazione visiva, tra palco e cinema, è sottilissimo nel suo universo creativo. «Amo inventarmi realtà alternative – racconta – e Pixar mi consente di esplorare nuovi mondi, proprio come faccio nei miei testi». Con il tour estivo alle porte e l’hype per Elio in crescita, Corsi dimostra ancora una volta di essere un artista trasversale, capace di attraversare linguaggi e media mantenendo intatta la propria autenticità.

    Nello spazio, ma con i piedi nella musica

    Lucio Corsi conquista lo spazio… con la voce. Il suo cameo in Elio è la conferma di una carriera in continua evoluzione, dove il coraggio di sperimentare si fonde con la magia dell’infanzia, dei film d’animazione e della musica che sa raccontare storie. Proprio come fanno i grandi.

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      Cinema

      “Francesca e Giovanni”: la grande storia d’amore e giustizia spezzata a Capaci

      “Francesca e Giovanni”, diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi, sarà nelle sale dal 15 maggio, distribuito da Adler Entertainment. Ma stavolta al centro del racconto non c’è solo il coraggio professionale: c’è un amore vero, forte, tragico. Quello tra Francesca Morvillo, prima magistrata uccisa dalla mafia, e Giovanni Falcone.

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        Dopo il film di Michele Placido del 1993, che raccontava un’estate speciale con Beppe Fiorello nei panni di Paolo Borsellino e Massimo Popolizio in quelli di Giovanni Falcone, e dopo la miniserie televisiva con Massimo Dapporto, arriva ora al cinema un nuovo, toccante omaggio alla memoria del magistrato simbolo della lotta alla mafia.

        Un amore nella tempesta

        A interpretare Francesca è Ester Pantano, mentre Primo Reggiani veste i panni del giudice Falcone. Il film ripercorre gli anni più intensi della loro vita, fino al tragico attentato di Capaci del 23 maggio 1992, quando una carica di 500 kg di tritolo distrusse l’auto dei magistrati sull’autostrada A29, uccidendo anche gli agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

        La pellicola, scritta da Simona Izzo insieme a Felice Cavallaro e Domitilla Di Pietro, si apre nel 1979, in una Palermo segnata dalla guerra di mafia. Francesca Morvillo è sostituto procuratore presso il tribunale dei minori e conduce una vita riservata insieme al marito Giuseppe. Ma la chiamata a seguire un caso di parricidio la mette davanti a una realtà crudele: un adolescente ha ucciso il padre sotto gli occhi della madre, che sceglie il silenzio per difendere l’”onore” familiare. Francesca, ferma nei suoi principi, si scontra con un sistema giudiziario ancorato alla punizione, rifiutando compromessi. Per lei, la giustizia è soprattutto educazione e futuro.

        Quando l’incontro cambia il destino

        In un momento di crisi personale e professionale, Francesca incontra Giovanni. Da subito è chiaro che i due condividono una visione comune, valori forti e un senso della giustizia che li avvicina profondamente. Il loro amore nasce in un contesto difficile, cresce tra minacce, isolamento e una quotidianità costantemente in bilico. La loro unione diventa un rifugio e allo stesso tempo una forza: affrontano tutto insieme, sostenendosi reciprocamente.

        Ma la realtà non fa sconti. I momenti intimi si assottigliano sotto il peso delle indagini, delle pressioni, della consapevolezza del pericolo imminente. Anche il romanticismo deve piegarsi davanti alla durezza della lotta alla mafia. Eppure, fino all’ultimo, restano l’uno accanto all’altra, uniti da un legame profondo quanto la missione che li accomuna.

        Il dovere della memoria

        “Raccontare Francesca, far conoscere il suo amore per Giovanni e il suo impegno per la giustizia ci ha spinto a realizzare questo film”, spiegano Izzo e Tognazzi. “Ci sono storie che non possono essere dimenticate. Francesca è stata una pioniera del diritto minorile, la prima consigliera della Corte d’Appello di Palermo. Ma troppo spesso il suo nome è rimasto in ombra.”

        Il film ha ricostruito il contesto storico, sociale e umano quasi interamente attraverso il punto di vista di Francesca, esplorando con delicatezza anche la dimensione privata. Fondamentale, per gli autori, è stato il dialogo con il fratello della magistrata, il giudice Alfredo Morvillo, e con sua moglie Anna. “Con loro – racconta Izzo – abbiamo vissuto momenti molto toccanti, come la visita alla Chiesa di San Domenico a Palermo, dove oggi riposa Falcone. Lì, vicino alla sua tomba, c’è solo una targa per Francesca e per gli agenti di scorta. Una memoria troppo fragile per un sacrificio così grande.”

        Un film necessario

        “Francesca e Giovanni” è molto più di un film biografico: è un atto d’amore, un gesto civile, un modo per riportare alla luce la voce di una donna che ha scelto di non restare in silenzio. Insieme a Falcone, ha condiviso ideali, battaglie, timori e sogni. E con lui è morta, nell’attentato che ha segnato per sempre la storia della Repubblica. Un film che invita a ricordare, ma soprattutto a non dimenticare. Perché la giustizia, quella vera, ha spesso il volto silenzioso di chi ha amato fino all’ultimo respiro.

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          Cinema

          Brad Pitt rompe il silenzio sul divorzio da Angelina Jolie: «Non è stata una cosa così importante»

          Dopo anni di silenzio, Brad Pitt parla del divorzio da Angelina Jolie: «Non credo sia stata una cosa così importante, è solo una che si è realizzata legalmente». Parole che sorprendono e contrastano con le dichiarazioni di lei, che si era detta “esausta ma sollevata”. Un addio freddo, mentre la distanza tra l’attore e i figli sembra ormai insanabile.

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            Dopo otto anni di battaglie legali e silenzi, Brad Pitt ha finalmente deciso di parlare del divorzio da Angelina Jolie. Un divorzio che, a detta dell’attore, non avrebbe lasciato segni profondi nella sua vita. Intervistato da Gq, l’attore ha liquidato la questione con un tono quasi distaccato: «Non credo sia stata una cosa così importante. È solo una che si è realizzata legalmente», ha detto. Parole che sorprendono, soprattutto considerando l’intensità della battaglia legale e l’impatto emotivo che il divorzio ha avuto sull’ex moglie e sui loro sei figli.

            L’accordo di divorzio era stato raggiunto nel dicembre 2024, otto anni dopo la separazione avvenuta nel 2016. In quell’occasione i legali di Angelina Jolie avevano parlato di una donna «esausta ma sollevata» dalla fine di una disputa che sembrava senza fine. Eppure, a sentire Pitt, la vicenda è solo un capitolo chiuso e ormai archiviato.

            Il contrasto tra i due ex coniugi è netto. Se Jolie non ha mai nascosto la sua sofferenza, Pitt appare oggi concentrato su una nuova fase della sua vita. Secondo quanto riportato da People, infatti, l’attore sarebbe «felice» della nuova serenità ritrovata con la compagna Ines de Ramon. Ma dietro la facciata di indifferenza, resta un tema ancora irrisolto: il rapporto con i figli.

            La famiglia numerosa, un tempo simbolo di armonia e amore, si è sgretolata rapidamente dopo l’episodio avvenuto su un volo nel 2016, quando – secondo la stampa americana – Pitt, ubriaco, avrebbe aggredito il figlio maggiore Maddox. Da allora, la rottura è stata irreversibile. Maddox ha depennato il cognome Pitt dal proprio nome, e con lui anche Zahara, Vivienne e Shiloh hanno preso le distanze dal padre.

            Oggi, Brad Pitt avrebbe un solo desiderio: ricostruire un legame con i figli. Ma se la freddezza con cui ha parlato del divorzio riflette davvero il suo stato d’animo, sembra difficile che possa trovare il modo per sanare una ferita così profonda. «Recuperare il rapporto coi figli è la sua priorità», rivelano fonti vicine all’attore. Eppure, fino ad oggi, in pubblico Brad Pitt ha preferito il silenzio. E le sue ultime parole – lapidarie e quasi sprezzanti – non sembrano certo il primo passo verso la riconciliazione.

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              Cinema

              Alla salute di Star Wars: quando in Cile trasformarono la saga in uno spot ad alto tasso alcolico (video)

              Due anni fa, in un angolo dell’universo chiamato Cile, una TV decise di aggirare le pause pubblicitarie con una trovata geniale (o sacrilega, dipende dai punti di vista): inserire spot di birra dentro i film di Star Wars. Il risultato? Obi-Wan con una lattina, Palpatine che fa il barista Jedi e fan in delirio. George Lucas non l’ha presa bene…

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                Non è una fan fiction né una teoria complottista: nel 2003, l’emittente cilena Channel 13 trasmise la trilogia originale di Star Wars… con un twist. Per evitare interruzioni pubblicitarie tradizionali, decisero che fosse molto più elegante infilare gli spot direttamente dentro il film. Ed ecco che, con un colpo di scena degno di Yoda, la birra Cerveza Cristal entrò a gamba tesa nella Forza.

                Jedi e birra: una combinazione esplosiva

                Le scene modificate rasentano il grottesco e il geniale. Obi-Wan Kenobi che estrae una lattina dalla tunica come fosse una spada laser. L’Imperatore Palpatine che usa la Forza non per distruggere i ribelli, ma per afferrare una birra gelata. Luke Skywalker che si prende una pausa prima del duello finale per sorseggiare qualcosa di fresco. Insomma, mancava solo Chewbacca col grembiule da barista.

                Lato chiaro, lato scuro… e lato pubblicitario

                Il popolo del web, quando i video riemersero anni dopo, non ha saputo resistere: il materiale è diventato virale e “stracultissimo”. I meme si sono moltiplicati come cloni imperiali. E sebbene fosse palese che non ci fosse nessun accordo ufficiale con Lucasfilm, l’effetto era talmente ben confezionato da far quasi credere a un bizzarro spin-off birroso della saga.

                Lucasfilm: “Questo non è il marketing che stavamo cercando”

                Purtroppo per i cileni, George Lucas non apprezzò l’omaggio. Gli avvocati di Lucasfilm si scatenarono come Ewok a una festa, denunciando la violazione del codice pubblicitario cileno e l’uso non autorizzato del marchio. I documenti legali ritrovati da Gizmodo Australia confermano l’inferno burocratico scatenato dalla birra più controversa della galassia.

                Un brindisi al marketing estremo

                Se la galassia di Star Wars ha un canone, questo episodio è certamente fuori da ogni rotta tracciata. Ma resta uno degli esempi più esilaranti di product placement non autorizzato della storia. E, a quanto pare, anche uno dei più apprezzati dal pubblico.

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