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Spettacolo

“M. Il figlio del secolo”: serie TV su Mussolini bloccata negli USA, il regista Wright: “È antifascista, ecco perché è controversa”

Il regista Joe Wright attribuisce la riluttanza delle piattaforme di streaming statunitensi alla natura antifascista della serie.

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    La serie TVM. Il figlio del secolo“, diretta da Joe Wright e basata sul romanzo di Antonio Scurati, sta generando un acceso dibattito, soprattutto negli Stati Uniti. La miniserie, che vede Luca Marinelli interpretare Benito Mussolini, ha riscosso un notevole successo in Italia, ma sta incontrando difficoltà a essere distribuita oltreoceano. Come mai?

    Le ragioni della controversia secondo Wright

    Secondo Joe Wright, intervistato dal Financial Times, la riluttanza delle piattaforme di streaming statunitensi sarebbe dovuta alla natura “antifascista” della serie, considerata troppo controversa. Wright si è detto sorpreso da questa reazione, chiedendosi come l’antifascismo possa essere diventato un tema controverso. Un ulteriore elemento di controversia è rappresentato dai parallelismi tra Mussolini e Donald Trump, evidenziati dalla serie. In particolare, la frase “Make Italy Great Again“, pronunciata da Mussolini nella fiction, richiama lo slogan elettorale di Trump.

    La difficoltà di vendere la serie all’estero

    Nils Hartmann, vice presidente esecutivo di Sky Studios Italia, ha confermato le difficoltà nel vendere la serie all’estero, sottolineando come questo sia un problema comune per molte produzioni italiane di successo. Ma nonostante le difficoltà di distribuzione negli Stati Uniti, “M. Il figlio del secolo” ha ottenuto un grande successo in Italia, diventando un vero e proprio evento mediatico e culturale. Hartmann si è detto ottimista riguardo alla realizzazione di una seconda stagione.

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      Personaggi e interviste

      Giorgio Panariello, tra ferite e risate: dall’infanzia segreta al fratello perduto, al sogno di Sanremo con Conti e Pieraccioni

      Panariello racconta la sua infanzia segnata dagli abbandoni, il senso di colpa per il fratello morto assiderato, le spese folli degli inizi e il flop di Sanremo 2006. Ma oggi, tra tournée e nuovi progetti, ritrova l’ottimismo di sempre: “Forse ho pagato lo scotto di essere un comico, in Italia chi fa cabaret resta fuori da certi giri”.

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        La storia di Giorgio Panariello è una traiettoria fatta di scarti emotivi, scoperte improvvise e di un talento nato quasi per autodifesa. Il comico toscano, oggi in tournée con E se domani…, ha ripercorso le ombre della sua vita con una sincerità rara: un’infanzia che molti definirebbero difficile, lui la chiama semplicemente “singolare”.

        L’infanzia segreta e la verità scoperta per caso
        Fino a undici anni era convinto che i suoi fossero due genitori un po’ più anziani del normale. La realtà gli arrivò addosso tutta insieme: «La signora che compariva a Natale era mamma». Era stata lei, a soli 17 anni, ad abbandonarlo all’Ospedalino degli Innocenti di Firenze. A salvarlo fu la nonna, che lo portò a casa imponendosi su un marito contrario. Quelli che credeva fratelli erano zii, e da qualche parte c’era anche un fratello vero, Franco.

        Franco, la droga e un dolore che non passa
        Quando Panariello lo conobbe, gli volle bene subito. Ma la vita di Franco prese la strada peggiore: la dipendenza, la strada, un tentativo di disintossicazione e poi il destino tragico del 2011, quando fu abbandonato per strada e morì assiderato. Il comico non nasconde il tormento: «Mi sentivo in colpa, lo aiutavo dandogli soldi sapendo che fine avrebbero fatto». Una frattura che ancora oggi trattiene negli occhi.

        Il successo, le spese folli e il Sanremo che brucia
        Panariello non nega di essere stato un esteta dalla mano larga: «Se guadagno cinque, tre li spendo e due li tengo». E il palco, fin da ragazzo, era il suo modo per farsi vedere: firmava quaderni per “allenare” gli autografi. Poi è arrivato Sanremo 2006, un tasto dolente: «Ho sbagliato approccio. L’embargo dei discografici ha fatto il resto».

        Il futuro tra amici, teatro e un’idea di Festival
        Eppure, nonostante tutto, Panariello resta ottimista. Il pranzo con Conti e Pieraccioni è già fissato: se nascerà un’idea, il Festival 2026 potrebbe diventare una sorpresa. «Forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia chi fa cabaret è escluso da certi giri». Ma lui, al pubblico, chiede solo una cosa: continuare a essere visto per quello che è, un uomo che ha imparato a sorridere anche quando la vita non glielo rendeva facile.

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          Televisione

          Pier Silvio valuta i 23 nomi del nuovo GF Vip: il cast “condizionato” che decide il futuro del reality

          Dopo l’annuncio di luglio — «Il GF Vip si farà solo se il cast sarà davvero interessante» — la nuova edizione del reality è nelle mani del vertice Mediaset. Tra i profili selezionati spicca quello della giornalista Anna La Rosa, insieme a volti cult delle reti tematiche e nomi amatissimi dal pubblico social. Restano però dubbi sulla data di messa in onda: si parla di gennaio, marzo o addirittura settembre 2026.

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            La partita del prossimo Grande Fratello Vip si gioca tutta su una lista lunga ventitré nomi. Una lista che Alfonso Signorini e Maria De Filippi hanno confezionato con cura chirurgica fin dall’estate, sapendo che il futuro del reality dipendeva da un’unica condizione imposta da Pier Silvio Berlusconi: “Si farà solo se il cast sarà interessante”.

            La lista dei ventitré
            E ora quella lista è arrivata al quarto piano di Viale Europa, dove l’amministratore delegato sta valutando una squadra che spazia in tutte le direzioni possibili: cantanti, pugili, attori italiani e turchi, conduttrici, opinioniste, persino volti cult delle reti tematiche che hanno una fanbase sorprendentemente fedele. Tra i profili più chiacchierati spunta quello di Anna La Rosa, storica conduttrice e giornalista, nome che darebbe un tocco istituzionale a un programma che negli ultimi anni ha cercato di cambiare pelle.

            Non solo big: le riserve social
            Accanto ai ventitré principali, nove “riserve” attendono un eventuale ripescaggio. Non sono nomi mainstream, ma hanno un appeal fortissimo sul pubblico social, che in un reality di questo tipo può fare la differenza. TikTok, Instagram e fanbase dedicate giocano ormai un ruolo centrale nella costruzione del successo del GF.

            Il grande dubbio: quando andrà in onda?
            Mentre il cast prende forma — e piaccia o no, è indubbiamente ricco — rimane un’incognita sulla messa in onda. C’è chi giura per gennaio, chi per marzo, e chi parla addirittura di un clamoroso rinvio a settembre 2026. Una nebbia che solo Pier Silvio potrà diradare quando avrà deciso se la squadra proposta merita davvero la riaccensione dei riflettori.

            Una cosa però è certa: il cast “interessante” c’è. Ora manca solo il via libera del capo.

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              Musica

              Tiziano Ferro, “Sono un grande”: il ritorno della verità dopo la tempesta

              Pubblicato il 24 ottobre con Sugar Music, Sono un grande racconta due anni di vita vissuta tra crisi, ansia, amore e paternità. “Mi vergogno di alcune parole, ma non le ho cambiate. La verità è il mio unico obbligo verso chi mi ascolta.”

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              Tiziano Ferro

                Tiziano Ferro torna con un nuovo album e una nuova consapevolezza. Sono un grande — uscito venerdì 24 ottobre — è il settimo lavoro in studio dell’artista, anticipato dal singolo Cuore rotto. Un disco intimo e coraggioso che segna non solo il passaggio a una nuova etichetta, la Sugar di Caterina Caselli, ma anche l’inizio di una fase personale diversa, dopo il divorzio dall’ex marito Victor Allen e anni di silenzio forzato.

                Il cambio di etichetta, spiega Ferro all’Ansa, è nato quasi per caso: “Io e Universal ci siamo accorti che il contratto era scaduto… come il latte”, racconta con ironia. “Nessuno se n’era accorto, né io né loro. E così quello che doveva succedere, non è successo.”

                Ma questo disco, nato “quasi per caso”, è diventato la sua forma di terapia. “Dentro c’è tutto ciò che è accaduto in questi due anni, un grande disastro ma non solo”, spiega il cantautore in una nota. Le undici tracce di Sono un grande parlano di amore finito, attacchi di panico, paura e speranza, e lo fanno con una sincerità a tratti spiazzante.

                Nel brano Quello che si capisce, Ferro lascia spazio alla rabbia e alla delusione: “Ci sono frasi molto forti, alcune delle quali oggi un po’ mi imbarazzano, ma non le ho volute cambiare”, ammette. “Volevo che il racconto restasse vivo e reale.” I versi — “Chiamali i soccorsi se hai il coraggio, spiegagli questi anni da ostaggio” — sono un ritratto diretto e vulnerabile del dolore che segue la fine di un amore.

                Il titolo dell’album, Sono un grande, non è un atto di presunzione, ma un modo per ritrovare forza dopo l’autodistruzione. “Non è megalomania,” spiega Ferro. “È più un autoconvincimento, un modo per ricordarmi che se sono ancora qui, forse un motivo c’è.”

                In Fingo e spingo, l’artista riflette invece sul rapporto con la fama: “La tua gente ti aspetta e ti rispetta con la stessa voglia del primo giorno… c’è chi si fida di te, che tu li possa curare.” Una frase che rivela tutto il peso di chi è diventato, nel tempo, una figura di riferimento per molti fan.

                La lotta con l’ansia è raccontata in 1-2-3, un brano uptempo che trasforma l’esperienza del panico in energia musicale: “Conto fino a tre, non svengo più,” canta, rievocando le tecniche che usa davvero per gestire le crisi.

                Il disco si chiude con un tocco di tenerezza in Le piace, dedicata alla figlia Margherita: “Quando crolla dal sonno su me e crollo anch’io… quando ballo e lei balla, però non si sa mai.”

                Intervistato da Il Messaggero, Ferro ha parlato apertamente anche del rapporto con l’ex marito: “Siamo in buoni rapporti, nessuna guerra. Potrei portare via i bambini, ma sarebbe cattiveria, e non me la sento.” Parole che confermano la volontà di non trasformare la fine di un amore in un campo di battaglia.

                Oggi Tiziano vive a Los Angeles, dove si occupa dei figli e continua a scrivere: “Mi ritrovo incastrato qui, come un cretino,” dice con amarezza, “ma forse da questo silenzio è nato l’album più sincero della mia vita.”

                Con Sono un grande, Tiziano Ferro chiude un cerchio e ne apre un altro. Dopo la tempesta, non c’è trionfo né redenzione: solo un uomo che prova, finalmente, ad accettarsi per quello che è.

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