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Morgan e Angelica, niente pace (e tanti veleni): fallisce la mediazione, lei rifiuta i 15mila euro e lo accusa di stalking sui social

Angelica Schiatti ha lasciato il tavolo conciliativo: chiesti 150mila euro, lui ne offre 15mila “senza colpa”. Poi parte la guerra social: Morgan si proclama vittima, lei replica duramente e lo accusa di “mistificazione”

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    Altro che pace: tra Morgan e la sua ex compagna Angelica Schiatti è ormai guerra aperta, dentro e fuori dalle aule di giustizia. Fallito il tentativo di giustizia riparativa, il processo per stalking e diffamazione aggravata contro Marco Castoldi — in arte Morgan — andrà avanti. Il 27 settembre scorso il Tribunale di Lecco aveva accettato la richiesta dell’artista di accedere a un percorso di mediazione, ma la controparte si è tirata indietro. Fine della tregua.

    I fatti risalgono agli anni 2020-2021, quando — secondo l’accusa — Morgan avrebbe tormentato la ex con messaggi, telefonate e comportamenti invasivi. Lui ha sempre negato. La frattura definitiva si è consumata in aula martedì: secondo quanto riferito da Il Giorno, Angelica Schiatti avrebbe chiesto 150mila euro di risarcimento, mentre Morgan ha offerto 15mila euro come gesto “di responsabilità civile, ma senza ammettere colpa”.

    Nel frattempo, la battaglia si sposta online. Morgan ha pubblicato un video in cui sostiene che in tribunale sarebbe “stata riconosciuta la sua innocenza”, che “i fatti non sono gravi” e che lui stesso avrebbe subito un danno. Poi la frecciata alla ex: “Se vuole, devolva i 15mila euro alle vittime vere di violenza”. Una mossa che ha innescato l’immediata reazione social di Angelica.

    Sui suoi canali, la cantautrice ha smentito tutto: “Oggi l’udienza è stata semplicemente rinviata al 9 settembre. Il processo nemmeno è iniziato, e già lui parla di assoluzione. È la solita strategia: prendere tempo per sfinire magistrati e me”. Poi la replica ancora più dura a chi, secondo lei, cerca di minimizzare: “Insinuare che io mi meriti stalking, pedinamenti, appostamenti e diffamazione solo perché ho accettato due inviti radiofonici… è delirante”.

    Nessun passo indietro da parte di Schiatti, che conclude con un messaggio rivolto a tutte le donne: “Siate forti, non mollate mai”. Il processo, intanto, è fissato per settembre. E con questi toni, si annuncia infuocato.

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      Musica

      Jennifer Lopez, la voce che unisce cuore, arte e identità

      A più di trent’anni dal suo debutto, la popstar e attrice americana continua a usare la sua fama come strumento di espressione e di impegno sociale.

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      Jennifer Lopez

        Ci sono performance che restano nella memoria collettiva più come atti di cultura che di intrattenimento. Quella di Jennifer Lopez al Super Bowl 2020, insieme a Shakira, è una di queste. Non solo per la potenza scenica o l’energia contagiosa, ma per il messaggio politico e personale che la star portò su uno dei palchi più seguiti del pianeta.

        Ospite del programma CBS Mornings, la cantante e attrice americana – che quest’anno ha festeggiato i 55 anni – ha ricordato quel momento come “uno dei più emozionanti della mia vita”. A rendere speciale l’esibizione non fu solo la coreografia impeccabile o la sinergia con Shakira, ma la presenza di Emme, la figlia allora undicenne, con cui cantò Let’s Get Loud. “Vedere mia figlia lì, accanto a me, mentre il pubblico cantava con noi… non lo dimenticherò mai”, ha raccontato con le lacrime agli occhi.

        Un messaggio per la comunità latina

        Dietro le luci e i riflettori, quella performance aveva un significato preciso. Era il 2020, e gli Stati Uniti vivevano un clima politico acceso, segnato dal dibattito sull’immigrazione. Lopez ha spiegato di aver voluto “mandare un messaggio di orgoglio e libertà per la comunità latina e per i bambini di tutto il mondo”.

        Durante lo show, la cantante aveva infatti scelto di introdurre Born in the U.S.A. di Bruce Springsteen, mentre sullo sfondo apparivano gabbie luminose, richiamo evidente alla crisi dei minori migranti detenuti al confine tra Stati Uniti e Messico. “Non sapevamo se ci avrebbero permesso di farlo”, ha ricordato J.Lo. “Abbiamo quasi rinunciato, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Ed è stato un momento di verità.”

        Oltre il glamour: una voce di impegno

        Jennifer Lopez è da decenni una delle figure più riconoscibili dello spettacolo mondiale. Ma dietro la perfezione dei red carpet e i successi da record – oltre 80 milioni di dischi venduti, una carriera da produttrice, attrice e imprenditrice – c’è una donna che non ha mai smesso di lottare per essere presa sul serio.

        “Per anni mi hanno detto che ero solo un bel viso o un corpo su un palco”, ha raccontato. “Ma la mia carriera è sempre stata molto più di questo: voglio che la mia voce serva a dire qualcosa di importante.”

        La popstar ha parlato anche del legame speciale con la comunità LGBTQ+, che l’ha sempre sostenuta. “Mi hanno insegnato tanto sul coraggio di essere se stessi. Io voglio restituire quell’amore, celebrando la libertà in tutte le sue forme.”

        Il lato più tenero di J.Lo: la madre

        Oltre alla star internazionale, c’è la madre affettuosa. Lopez ha due gemelli, Emme e Max, oggi diciassettenni, avuti dall’ex marito Marc Anthony. Sul suo profilo Instagram ha recentemente condiviso una foto del primo giorno di scuola del figlio, scrivendo: “Non importa quanti anni avranno, resteranno sempre i miei bellissimi bambini.”

        È un’immagine lontana dai palchi e dalle luci dei riflettori, ma è forse quella che più rappresenta l’essenza di Jennifer Lopez: una donna che trasforma l’amore e la vulnerabilità in forza creativa.

        Una carriera che continua a ispirare

        A oltre tre decenni dal suo debutto, J.Lo resta una delle artiste più influenti e versatili al mondo. Dalla musica al cinema, dai progetti di moda alla produzione cinematografica, ogni sua scelta riflette un’idea chiara: usare il successo come mezzo per rappresentare la diversità e la resilienza.

        “Il mio viaggio non è fatto solo di glitter e applausi,” ha detto in chiusura dell’intervista. “È la storia di una donna che continua a imparare, a cadere, a rialzarsi e a cantare più forte di prima.”

        E se il mondo ha imparato qualcosa da Jennifer Lopez, è che dietro ogni hit, dietro ogni passo di danza perfetto, c’è sempre un cuore che batte per qualcosa di più grande della fama.

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          Musica

          KATSEYE, la nuova rivoluzione pop che unisce il mondo

          Con milioni di fan e un’estetica Y2K che mescola nostalgia e innovazione, le KATSEYE sono il fenomeno che racconta il presente (e il futuro) della musica.

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          KATSEYE

            C’erano una volta sei ragazze con un sogno: diventare popstar. Ma questa non è una favola, bensì una storia reale di talento, strategia e rivoluzione culturale. Sophia, Lara, Daniela, Manon, Megan e Yoonchae sono i nomi che compongono le KATSEYE, la prima global girl band nata dalla collaborazione tra Hybe, la potente casa di produzione sudcoreana dietro al successo dei BTS, e la statunitense Geffen Records.

            L’idea è semplice e geniale: fondere l’energia e la precisione del K-Pop con la creatività e il carisma del pop occidentale. Il progetto prende forma nel 2021 con il talent internazionale The Dream Academy, un programma pensato per selezionare le sei artiste che avrebbero incarnato un nuovo ideale di band globale. Alle audizioni partecipano oltre 120.000 candidate da tutto il mondo; solo venti accedono al durissimo training documentato online, tra prove di canto, danza e performance. Un anno dopo, il sogno diventa realtà: nascono le KATSEYE.

            Un mix di culture e di personalità

            Le componenti del gruppo arrivano da continenti diversi e rappresentano culture differenti, ma è proprio questa la chiave del loro fascino. Sophia Laforteza, filippina cresciuta negli Stati Uniti, è la leader e voce principale; Daniela Avanzini, già nota per il talent So You Think You Can Dance, porta energia e tecnica; Manon Bannerman, svizzera di origini ghanesi, aggiunge carisma e potenza scenica; Lara Raj, attrice e performer indo-americana, è l’anima creativa; Yoonchae Jeong, sudcoreana, incarna la tradizione K-Pop; Megan Meiyok Skiendiel, hawaiana, rappresenta la freschezza internazionale del gruppo.

            Nel 2024 il debutto ufficiale con il singolo “Debut”, seguito dall’EP “Soft Is Strong”, trascina la band ai vertici delle classifiche e su YouTube supera i 170 milioni di visualizzazioni con il video di Touch. Netflix racconta la loro ascesa nella docuserie Popstar Academy: KATSEYE, che mostra i retroscena della formazione e il percorso di crescita personale delle sei protagoniste.

            Pop, moda e identità

            Le KATSEYE non sono solo musica. Il loro stile estetico, ispirato alla moda dei primi anni 2000 — crop top, jeans a vita bassa e colori pastello — è diventato un fenomeno virale. Il loro look, definito da molti “una via di mezzo tra le Bratz e le Winx Club”, ha riportato in auge la moda Y2K, risvegliando la nostalgia dei Millennial e l’entusiasmo della Generazione Z.

            Non sorprende quindi che marchi come GAP le abbiano scelte come testimonial per le nuove campagne, dove danzano sulle note di un remix di Milkshake di Kelis. Un’operazione di marketing perfetta, che le consacra come icone pop a tutto tondo, capaci di influenzare tendenze ben oltre il panorama musicale.

            Dietro le luci, la realtà

            Ma la loro forza sta anche nella sincerità. “La nostra amicizia è un disastro meraviglioso,” ha ammesso Lara Raj in un’intervista a Teen Vogue. “Litighiamo, ridiamo, ci supportiamo. Non vogliamo sembrare perfette: vogliamo essere vere.”
            Una dichiarazione che spiega gran parte del successo del gruppo, capace di mostrarsi autentico in un mondo di performance controllate al millimetro.

            Con il singolo “Gnarly”, uscito nell’aprile 2025, la band entra per la prima volta nella Billboard Hot 100, consolidando il proprio status internazionale. E l’attesa per il nuovo EP “Beautiful Chaos”, che include la hit Gabriela co-scritta con Charli XCX, cresce di giorno in giorno.

            Il pop che unisce

            La loro esibizione agli ultimi MTV Video Music Awards, premiata come Push Performance of the Year, ha confermato ciò che molti sospettavano: le KATSEYE non sono solo un esperimento di marketing globale, ma una nuova forma di pop contemporaneo, capace di superare i confini linguistici, culturali e geografici.

            Con il Coachella 2026 già confermato e una fanbase — gli EYEKONS — in costante espansione, il gruppo sembra destinato a ridefinire il concetto stesso di girl band.

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              The Dark Side of the… Pooh: siamo alla fantamusica!

              Gli alfieri del progressive rock inglese e il longevo quartetto pop di casa nostra; che cosa potranno mai avere in comune? Qualcuno sostiene una teoria quantomeno bizzarra…

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                E’ proprio il caso di considerarlo un paragone assurdo quello fra la band italiana e quella inglese. Anche se, a ben guardare, un elemento che li lega – anche se non certo positivo – esiste. Il brano di Facchinetti e soci Concerto per un oasi è molto simile alla floydiana Terminal Frost, tratta dall’album A Momentary Lapse of Reason. La composizione dei Pooh è, infatti, molto debitrice di suoni particolari. I Pooh li conosciamo tutti molto bene, hanno vissuto una lunghissima e gloriosa carriera, elevando il valore del pop (ogni tanto con qualche spruzzatina di rock…) in Italia. Certamente non avevano bisogno di copiare una delle formazioni progressive rock più ricche e celebrate. O forse sì…

                Nessuna azione legale da parte dei Pink Floyd

                Ad onor del vero va detto che non c’è mai stato alcun procedimento penale o giudiziario a riguardo. Si tratta quindi di una possibile copia mai realmente confermata, anche se gli ascoltatori più esperti possono certamente pensar male. Prova ad ascoltare…

                Comunque sia… rimane il fatto che la band italiana rappresenta un classico intramontabile, un romanzo popolare che da quasi sessant’anni non si smette di leggere. E, nonostante tour d’addio e saluti finali… non sembra abbiano intenzione di smettere. E a chi gli paragona alla band di David Gilmour, loro rispondono, con un – si spera – tocco di autoironia: “Non siamo i Pink Floyd italiani. Semmai sono loro i Pooh inglesi”.

                Tutto grazie al pubblico, che “alimenta la macchina”

                L’anno scorso Roby Facchinetti ha spento 80 candeline: «Emozione. Quella che sento dentro di me pensando a questo progetto, e che vedo sui volti delle persone che vengono ad ascoltarci. Il fuoco si autoalimenta così, la spinta a migliorare non finisce mai, però con una serenità e una consapevolezza che prima non c’erano. Se ci siamo rimessi a suonare dopo sette anni, e dopo la perdita di Stefano D’Orazio (il loro batterista, avvenuta nel 2020, ndr), lo dobbiamo all’insistenza dei nostri figli e all’amore del pubblico».

                Nel 2026 la festa per i 60 anni

                Al momento l’età pensionabile non è prevista. Nel 2025 si concederanno un anno sabbatico, e nel 2026 festeggeranno i sessant’anni di attività. Sempre avanti… finché ci sarà musica.

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