Personaggi e interviste
“Stavolta giuro che è l’ultima”: Mara Venier, dobbiamo crederti?
Quante volte abbiamo sentito dire questa frase dalla conduttrice di Domenica In… Lei giura e spergiura che il 2025 coinciderà con il suo addio alla popolarissima trasmissione.
In sede di conferenza stampa di presentazione della stagione 2024/2025 la Venier aveva dichiarato: “La mia ultima Domenica In, stavolta non torno indietro. Per farla ho trascurato le persone che amo e ho perso un grande amore”. Fra i giornalisti presenti molto scetticismo per una frase che già in passato era stata pronunciata dalla conduttrice, salvo poi ripensarci.
Arrivata a quota 16
Ogni domenica dalla ore 14.00 su Rai 1, in diretta dagli Studi Rai Fabrizio Frizzi, l’edizione 2024/25 di Domenica In, vede al timone anche quest’anno “zia” Mara. Per lei, amatissimo personaggio del piccolo schermo, si tratta della 16° volta alla guida della trasmissione, la settima consecutiva.
Aperta a nuove esperienze
“Quando l’anno scorso ho detto che era l’ultima Domenica In, lo pensavo veramente”, aveva dichiarato. “Io non mi vedo in nessun’altra collocazione di palinsesto che non sia Domenica In, anche se sto cercando di uscirne. Quando dico che è l’ultimo anno è davvero l’ultimo. Indubbiamente c’è una voglia di fare altro, non so che cosa, in questo momento della mia vita sono molto aperta a nuove esperienze, non per forza con grandi visibilità come il prime time. Quello del cinema, dopo l’ultima esperienza con Ozpetek, mi ha colpito molto”.
Il ritorno al cinema con l’amico Ferzan
Sul ritorno sul set, ha avuto modo di aggiungere: “Ferzan Ozpetek ha insistito moltissimo perché tornassi a girare un film, soprattutto perché mi sentivo molto a disagio con attrici del calibro di Luisa Ranieri e Jasmine Trinca. Tra l’altro, è iniziato l’incubo dell’emorragia all’occhio destro e il fatto di dover essere sul set trasandata e con gli occhiali ha aiutato. Mi hanno proposto un altro film e l’ho già rifiutato”. L’incubo per lei era incominciato lo scorso luglio, come anche noi avevamo riportato. «>Erano partite da poco le riprese del film di Ferzan, avevo dei fastidi all’occhio, vedevo male ma pensavo fosse colpa degli occhiali sempre sporchi. Non ci ho fatto caso, non gli ho dato peso. E’ stato un errore mio, se avessi capito subito che qualcosa non andava avrei guadagnato tempo». Oggi quando non lavora indossa sempre gli occhiali scuri: “Sto bene, per gli occhi Santa Lucia mi aiuta. Ho avuto questa emorragia alla retina dell’occhio destro, ho subito tre interventi, ora va meglio”.
Ho sposato un uomo intelligente come il mio Nicola
«In amore non ho avuto delusioni, ho amato e sono stata riamata incondizionatamente. Ho sempre seguito il cuore, non ho mai calcolato nulla. Con Renzo siamo uniti come non mai, lui ogni tanto mi ricorda che sono sposata, ma sono legata a un uomo intelligente (Nicola Carraro, ndr), che non ha gelosie retroattive e mi lascia libera di voler bene alle persone che ho amato. Voglio bene a Renzo e a Jerry».
A Domenica In grazie a Luca Giurato
La Venier nel 1994 venne scelta dal popolare giornalista come volto per la trasmissione e mai intuizione fu più felice. Il bilancio di 16 edizioni è sicuramente positivo, anche se qualcosa nel frattempo è stato sacrificato. “Domenica In mi ha dato moltissimo fin dalla prima puntata, l’amore per il pubblico, che non mi ha mai abbandonato e mi ha voluto bene come una vicina di casa, non come una della televisione. È cambiata la mia vita, sono cambiati i miei amori, figli e nipoti sono cresciuti. Mi ha tolto lo stare con le persone che amo, facendomi perdere un amore che allora era un grande amore, ho fatto degli errori, ma alla fine posso dire che siamo pari”.
«Anche quest’anno avevo deciso di non farla più, ma non so dire di no. Questa però sarà davvero l’ultima, anche se lo dico da sei anni. Giuro: questa è l’ultima, è una promessa che faccio prima di tutto a me stessa».
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Personaggi e interviste
Virginia Raffaele replica a Belen Rodriguez: “La mia imitazione non era volgare. Le offese sono altre”
Botta e risposta nel mondo dello spettacolo tra Belen Rodriguez e Virginia Raffaele. Dopo le critiche della showgirl argentina, che aveva definito “volgarotta” la sua imitazione, la comica ha replicato con calma: “Credo di non aver offeso nessuno, le offese sono altre”. Poi la citazione di Chaplin: “Quando un personaggio viene imitato vuol dire che è veramente grande”.
Virginia Raffaele ha scelto la via dell’ironia per rispondere alle accuse di Belen Rodriguez, che in un’intervista aveva definito “volgarotta” la sua imitazione. Una polemica scoppiata dopo l’ultima apparizione della comica, che aveva portato sul palco una versione esagerata e autoironica della showgirl argentina, suscitando risate e qualche malumore.
“Credo di non aver offeso nessuno, le offese sono altre”, ha dichiarato la Raffaele, mettendo fine alle polemiche con il tono elegante e misurato che da sempre la contraddistingue. Nessuna frecciata, solo una riflessione sul senso stesso dell’imitazione, che secondo lei deve essere sempre “un gioco di specchi, mai una caricatura cattiva”.
La comica ha poi voluto citare Charlie Chaplin, ricordando le sue parole: “Quando un personaggio viene imitato vuol dire che è veramente grande”. Un omaggio all’arte dell’imitazione, ma anche un messaggio indiretto a Belen, che nel corso degli anni è diventata a tutti gli effetti un’icona della tv italiana.
Nel frattempo, sui social, i fan si sono schierati in massa con Virginia, sottolineando la leggerezza e l’intelligenza delle sue parole. “Non c’è volgarità nel talento, solo in chi non sa riconoscerlo”, ha scritto qualcuno.
La Raffaele, dal canto suo, sembra intenzionata a chiudere qui la vicenda: nessun rancore, solo la consapevolezza che ogni imitazione, quando è fatta con rispetto, è un tributo più che una presa in giro. E con la sua solita classe, riesce ancora una volta a trasformare una polemica in una lezione di stile.
Personaggi e interviste
Achille Costacurta, il racconto shock al podcast: “Ho preso sette boccettine di metadone per suicidarmi”.
Nel podcast One More Time Achille Costacurta ricorda l’adolescenza tra droghe, ricoveri forzati e violenza, fino al tentativo di suicidio a 15 anni: “Mi hanno salvato, non so come sia vivo”. La svolta in Svizzera, la diagnosi di ADHD e il legame ritrovato con i genitori.
La storia di Achille Costacurta non è un racconto patinato. È una discesa nel buio e una lenta risalita, narrata con lucidità nel podcast One More Time di Luca Casadei. “Ho iniziato a fumare a 13 anni, al compleanno dei 18 ho provato la mescalina”, racconta. Una spirale di abusi, scontri con la realtà e con la legge: “Una volta ho avuto una colluttazione con la polizia. Ero sotto effetto e ho fatto il matto su un taxi. Il poliziotto arriva, mi tira un pugno in faccia, io ero allucinato quindi l’ho spaccato di legnate. Lì dopo poco mi fanno il primo TSO, me ne hanno fatti 7 in un anno”.
TSO, disperazione e il buio più profondo
Non risparmia nulla, nemmeno i momenti più duri. “A Milano ho trovato due dottori cattivissimi che mi hanno legato al letto per tre giorni… urlavo che mi serviva il pappagallo, io ero legato e mi dovevo fare la pipì addosso”. Un dolore quegli anni che tocca anche la famiglia: “L’unica volta che ho visto piangere mio padre è stata quando gli chiedevo di andare a fare l’eutanasia, perché non provavo più nulla”.
Il punto più basso arriva a 15 anni e mezzo. Arresti, comunità, isolamento. E la fuga verso l’estremo: “Prendo le chiavi dell’infermeria, sette boccettine di metadone. Le bevo tutte. Volevo suicidarmi. Arrivano i pompieri e sfondano la porta… nessun medico ha saputo dirmi come io sia ancora vivo”.
La Svizzera e la diagnosi che cambia tutto
La svolta arriva dopo. “Quando sono arrivato in clinica mi hanno detto: ‘Se fossi stato fuori altri 10 giorni saresti morto’”. In Svizzera scopre l’ADHD. “Tu ti volevi auto-curare con la droga”, gli dicono i medici. Una frase che gli rimane impressa. Anche i genitori partecipano a un corso specifico: “Da lì non è mai più successo niente, perché loro sanno come dirmi un no”.
Una nuova consapevolezza
Oggi Achille ha 21 anni e guarda avanti: “Sono fiero di me. Non mi vergogno di quello che mi è successo, perché sono una persona normale. Ho imparato a non dimenticare quei traumi, ma a farne tesoro”.
Non uno slogan motivazionale, ma una verità conquistata, passo dopo passo. E, come dice lui, “grazie a chi non ha smesso di esserci”.
Personaggi e interviste
Giorgia sul caso delle “sorelle di chat”: «Insultare non è femminista». La cantante interviene
Parlando con Il Fatto Quotidiano, l’artista commenta l’indagine che riguarda tre attiviste accusate di stalking e diffamazione: «Tempo violento, non avrei voglia né modo di insultare nessuno».
Il dibattito sulle forme di attivismo digitale e sui confini dell’azione politica torna al centro della cronaca. La Procura di Monza ha iscritto nel registro degli indagati tre attiviste, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, nell’ambito di un’indagine per stalking e diffamazione. Un gruppo definito in rete come “le sorelle di chat”, accusato di aver messo nel mirino alcune persone con campagne ritenute aggressive e reiterate. Il caso alimenta il confronto su toni, linguaggi e responsabilità, soprattutto nel campo del femminismo contemporaneo e dei social network.
Giorgia: «Non c’è femminismo nell’insulto»
A intervenire è Giorgia, che sul Fatto Quotidiano ha espresso il suo punto di vista. «Non trovo niente di femminista nell’insultare le persone», afferma. La cantante ricorda la sua formazione in un ambiente femminile forte e coeso: «Sono cresciuta in un ambiente di donne che si sono sempre rimboccate le maniche. Mia madre era una femminista gentile: mi dava libri, mi spiegava, parlava. È stato un esempio». L’artista sottolinea di non riconoscersi in dinamiche di aggressione verbale: «Non rientra nella mia educazione comprendere come possa essere ideologico riunirsi e insultare persone a prescindere».
“Un tempo violento”
Per Giorgia il problema va oltre il singolo caso e riguarda il clima del dibattito pubblico: «Diciamo che questo è un tempo molto violento. Io non ce l’avrei il tempo di stare a insultare. Non ci arrivo, non credo che ci sia nulla di femminista in questo». Una posizione che riporta il discorso sul terreno del confronto di idee e non dello scontro permanente, soprattutto in un’epoca in cui la visibilità digitale può amplificare toni eccessivi e polarizzazioni.
Il confronto interno al movimento
L’indagine e le parole della cantante accendono una discussione anche dentro il mondo femminista, dove da tempo convivono approcci diversi: dal linguaggio militante più duro a forme di attivismo empatico e dialogico. La giustizia farà il suo corso, ma il tema resta aperto: come difendere diritti e istanze senza trasformare l’arena social in una piazza punitiva. Per Giorgia la strada passa dalla fermezza, non dall’insulto.
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