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Televisione

Colpo di scena a Sanremo: Russolillo registra il marchio “Festival della Musica Italiana”

La guerra legale sui nomi storici del Festival si complica: mentre Comune e Rai si contendono “Sanremo”, l’imprenditore Vincenzo Russolillo deposita prima di tutti il marchio “Festival della Musica Italiana”. Un colpo di teatro che potrebbe riscrivere i futuri assetti della kermesse.

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    C’era una volta il Festival di Sanremo, e forse non c’è più. O meglio: c’è, ma il suo nome ora non è più cosa certa. Dopo la storica sentenza del Tar della Liguria che ha imposto la messa a gara dei marchi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana”, ritenuti non tutelabili in esclusiva dal Comune, sulla scena fa il suo ingresso a sorpresa un terzo attore. Con una mossa che sa di scacco matto, l’imprenditore Vincenzo Russolillo, patron del Gruppo Eventi e da anni figura chiave del dietro le quinte sanremese, ha depositato l’11 marzo la richiesta per registrare il marchio “Festival della Musica Italiana”.

    Mentre Comune e Rai si rincorrevano tra diffide e manovre legali, convinti di avere il controllo del brand, Russolillo ha bruciato entrambi sul tempo. Un colpo a sorpresa che sposta l’asse del potere mediatico e commerciale della kermesse, proprio nel momento più delicato, quando il futuro stesso del Festival è ancora oggetto di negoziati incerti.

    Ma non finisce qui. In quello che sembra un vero e proprio blitz strategico, Russolillo ha presentato richiesta anche per il marchio “Casa della Musica Italiana”, blindando di fatto la sua creatura più preziosa: Casa Sanremo, il cuore pulsante degli eventi collaterali alla manifestazione, il luogo d’incontro tra artisti, stampa e addetti ai lavori.

    Il tempismo, come sempre, è tutto. Il Comune di Sanremo, secondo quanto risulta, avrebbe avanzato una richiesta simile solo un mese dopo. E ora si ritrova a rincorrere, con il fiato corto, un imprenditore privato che ha appena guadagnato una leva negoziale enorme. Perché se anche la proprietà dei marchi non è ancora assegnata, il semplice fatto di aver presentato la domanda in anticipo lo pone in vantaggio.

    Dietro l’operazione, Russolillo rivendica una scelta difensiva, non provocatoria. «Non è un atto contro il Comune di Sanremo», ha dichiarato in un’intervista esclusiva, «ma una forma di tutela per l’investimento che abbiamo fatto sul Palafiori e sul progetto di Casa Sanremo. Non vogliamo entrare in conflitto con le istituzioni, ma neanche finire tagliati fuori da una partita che ci riguarda da vicino».

    La palla, ora, torna nelle mani della politica. La giunta del sindaco Alessandro Mager, che nelle scorse settimane ha già dovuto affrontare la doccia fredda del Tar, si trova ora a gestire un’ulteriore variabile in un contesto sempre più affollato e complesso. Anche in Rai, dove per decenni la parola Sanremo è stata sinonimo di proprietà morale oltre che televisiva, il dossier assume nuovi contorni. E nel silenzio (al momento) di viale Mazzini, c’è chi inizia a chiedersi se davvero il futuro della musica italiana più popolare passerà ancora dalle mani pubbliche.

    In questo intricato risiko di nomi, loghi e licenze, resta il nodo centrale: cosa significa “Sanremo” per l’Italia e per il suo pubblico? E soprattutto: chi ne detiene il diritto d’uso, in un’epoca in cui anche l’identità culturale può finire sul tavolo di un avvocato?

    Una cosa è certa: la prossima stagione non sarà solo quella dei cantanti in gara, ma anche degli avvocati. E il palco dell’Ariston, più che di fiori, potrebbe profumare di carte bollate.

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      Televisione

      Barbara D’Urso rivendica le sue rughe: «Non mi sono mai rifatta, le luci sì ma il volto è tutto mio»

      A 68 anni, pronta a scendere in pista a Ballando con le Stelle, Barbara D’Urso racconta la sua scelta di non ricorrere alla chirurgia estetica e lancia una stoccata: «Le mie luci? In tv le hanno copiate tutti».

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        Barbara D’Urso non ha dubbi e, a modo suo, rilancia con orgoglio l’immagine di donna che non teme il passare del tempo. Invitata sul palco dell’evento “Il tempo delle donne” del Corriere della Sera, la conduttrice ha voluto chiarire una volta per tutte le voci sui presunti ritocchi estetici che da anni l’accompagnano. «Non mi sono mai rifatta – ha dichiarato –. Labbra, seno, naso: è tutto mio. Non faccio neanche il botulino, nemmeno le punturine. Perfino le unghie sono le mie».

        Parole che hanno subito acceso il dibattito, perché D’Urso ha costruito gran parte della sua carriera anche sull’immagine, ma rivendica di non aver mai ceduto al bisturi. «Ho 68 anni ed è naturale che io abbia le rughe – ha aggiunto –. Le porto con orgoglio, soprattutto quando sono struccata. Ho fatto una scelta precisa: niente interventi. Io sono così».

        Da qui l’aneddoto sulle famose “luci di Barbara D’Urso”, diventate un marchio di fabbrica. «Ho chiesto che mi aiutassero con le luci, perché la luce giusta può valorizzarti anche quando hai qualche difetto. Così sono nate le mie luci. Negli anni molte colleghe le hanno imitate, triplicandole persino. Ma l’etichetta resta: le luci di Barbara D’Urso».

        Un’affermazione che suona come una frecciatina al mondo televisivo di oggi, dove i ritocchi – estetici e digitali – sono spesso la norma. D’Urso, invece, rivendica di essere rimasta fedele a se stessa, pronta a portare sul palco anche i segni dell’età.

        E mentre si prepara a debuttare come concorrente di Ballando con le Stelle, la conduttrice dimostra di non voler rallentare. La televisione resta la sua casa, ma non intende rinunciare alla coerenza con cui ha scelto di vivere la propria immagine. «Meglio le rughe che non mi nascondo – ha concluso – che la paura di mostrarmi per quello che sono».

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          Tommaso Labate, il cosentino che debutta su Rete4: «Non vivo per gli ascolti, Realpolitik non sarà l’ennesima telerissa»

          «Non penso che tutti i politici facciano schifo. Serve serietà al posto delle urla», dice Labate, che ricorda gli anni al liceo classico di Locri e rivendica la sua cifra personale: «In ogni contesto ho sempre una riconoscibilità mia».

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            Cosenza può rivendicare un altro volto che si prepara a conquistare la ribalta nazionale. Tommaso Labate, 46 anni, giornalista e volto noto dei talk televisivi, il 17 settembre debutterà da solo alla guida di Realpolitik, nuovo appuntamento del prime time di Rete4. Un passaggio importante per il cronista calabrese, che dopo anni di analisi e presenza nei programmi di approfondimento firma ora un format cucito su misura.

            «Non lo chiamerei nemmeno talk», spiega Labate. «La mia cifra stilistica è andare oltre la logica delle tifoserie. In tv siamo abituati a vedere da una parte chi considera Trump, o Meloni, o Schlein, il prossimo Nobel per la pace, e dall’altra chi li paragona a Hitler. Io invece vorrei che la visione passasse dagli spalti alla partita vera e propria, per capire davvero cosa accade in campo».

            Il tono non sarà quello delle risse urlate a cui la politica televisiva ha abituato il pubblico. «Non sono un ammiratore dell’antipolitica. Non penso che tutti i politici facciano schifo. Serve serietà e rispetto, al posto delle telerisse. Anche perché un tempo, quando a litigare erano Vittorio Sgarbi o Filippo Facci con Paolo Liguori e Roberto D’Agostino, c’era una forza spettacolare e sublime. Oggi, spesso, sullo schermo finiscono seconde file dei partiti che non hanno lo stesso peso né lo stesso carisma».

            Per lui sarà un esordio solitario alla conduzione, in uno spazio importante. E non nasconde l’emozione: «Se c’è una sola cosa di cui posso vantarmi è avere in ogni contesto una mia riconoscibilità personale. Quella che avevo anche da ragazzo, quando frequentavo il liceo classico di Locri. È lì che ho iniziato a formarmi, ed è una parte della mia identità che porto sempre con me».

            Calabrese di Cosenza, Labate non dimentica le sue radici: «Il senso del programma è restituire a ciascun evento la voce che merita, con il giusto tono, senza ossessioni di ritmo. Voglio coinvolgere non solo i protagonisti della scena politica ma anche osservatori e analisti acuti, magari volti che non si vedono spesso o che ripeschiamo da panchine in cui si erano auto-confinati».

            Resta la domanda sugli ascolti, il macigno di ogni trasmissione televisiva. Labate si schermisce: «In una tv commerciale è un pensiero di tutti. Ma non sono un televisionaro di quelli che pensano che il mondo si fermi in virtù dello share. Gli ascolti contano, certo, ma se cominci a vivere solo per quelli hai già perso la partita».

            Per il giornalista cosentino, Realpolitik sarà un banco di prova e insieme una dichiarazione di intenti: niente tifo da stadio, niente urla, niente caccia al titolo a effetto. Ma una politica spiegata con serietà, con la sua voce riconoscibile e con il bagaglio di chi, dalla Calabria, ha costruito passo dopo passo una carriera nazionale.

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              X Factor, scoppia il caso Virginia: la concorrente protesta dopo il siparietto con Achille Lauro

              Durante le audizioni la giovane cantante ha raccontato un aneddoto che ha acceso i riflettori più sul gossip che sul talento. Dopo la puntata, sfogo sui social: “La mia voce messa in secondo piano da una scenetta da quattro soldi”.

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              X Factor, scoppia il caso Virginia: la concorrente protesta dopo il siparietto con Achille Lauro

                La scintilla è nata venerdì 12 settembre, durante la puntata di audizioni andata in onda su Sky e in streaming su NOW. Protagonista Virginia, una concorrente che ha deciso di chiarire sui social il malessere provato dopo la messa in onda della sua esibizione, ridimensionata – a suo dire – da un momento televisivo costruito intorno al suo racconto personale.

                L’aneddoto su Achille Lauro

                Prima di esibirsi, Virginia ha ricordato di aver incontrato Achille Lauro e Boss Doms a un concerto, precisando di essere una loro fan. Il racconto, interrotto da un episodio imprevisto – l’uso di spray urticante che causò panico tra il pubblico – ha offerto lo spunto per battute e ironie da parte dei giudici. Jake La Furia, scherzando, ha commentato il “mancato limone” tra la cantante e Lauro. Virginia, con un sorriso, ha replicato: «Non è ancora detto». Una frase che ha alimentato all’istante il chiacchiericcio social.

                Il malumore dopo la puntata

                La reazione online non si è fatta attendere: meme, battute e commenti hanno monopolizzato il dibattito, oscurando la sua performance musicale. A quel punto la concorrente ha scelto di intervenire con un lungo sfogo: «Ragazzi, è televisione questa. Non so se avete presente come funziona un programma televisivo. Mi dispiace che la mia voce e la mia persona siano passate in secondo piano per un siparietto televisivo da quattro soldi».

                Tra contratti e silenzi forzati

                Virginia non si è fermata qui. In un altro passaggio, ha sottolineato la frustrazione di non poter parlare liberamente di alcuni aspetti legati alla trasmissione: «Purtroppo ho firmato un contratto di privacy, quindi per questioni legali e formali non posso dire nulla». Parole che lasciano intendere come dietro la sua insoddisfazione possano esserci anche dinamiche di produzione e scelte narrative, non solo il momento di leggerezza in studio.

                Il dibattito sui social

                L’episodio ha acceso un confronto acceso tra gli spettatori. C’è chi ha accusato il talent di dare più spazio ai siparietti che al canto e chi, invece, ha difeso la leggerezza del programma, ricordando che X Factor è sempre stato una miscela di musica, personalità e spettacolo. Sui profili ufficiali del format, intanto, il frammento con Virginia e Achille Lauro è uno dei più commentati delle ultime ore.

                Musica contro gossip

                Virginia, che ha dichiarato di provenire da esperienze legate al jazz e all’R&B, ha voluto ribadire che il suo obiettivo resta far emergere la sua voce, non alimentare dinamiche di gossip. Un messaggio che risuona forte in un contesto televisivo in cui i confini tra show e musica sono sempre più sottili.

                Il caso Virginia dimostra ancora una volta come X Factor non sia solo un palcoscenico musicale, ma anche una macchina narrativa pronta a trasformare ogni dettaglio in televisione. Resta da capire se la concorrente riuscirà a spostare nuovamente i riflettori sul suo talento, lasciandosi alle spalle la polemica che, per il momento, l’ha resa una delle protagoniste più discusse di questa edizione.

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